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una pedagogia dell' antimafia file, Dispense di Pedagogia

riassunto della parola antimafia

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 27/01/2023

miri089
miri089 🇮🇹

4.3

(4)

31 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica una pedagogia dell' antimafia file e più Dispense in PDF di Pedagogia solo su Docsity! XXIII.3 Una pedagogia dell’antimafia come riterritorializzazione educativa: per una società della prossimità umana Giancarlo Costabile Ricercatore - Università della Calabria giancarlo.costabile@unical.it 1. La parola antimafia come strumento per una nuova pedagogia della li- berazione La scelta di proporre questa breve argomentazione nasce dall’esigenza di di- vulgare le ragioni scientifiche di un percorso laboratoriale svolto all’Uni- versità della Calabria negli ultimi dieci anni1 e caratterizzato dall’uso di due parole, pedagogia e antimafia, tenute insieme faticosamente nel quadro di un’analisi più ampia indirizzata allo studio del tema della riterritorializza- zione educativa secondo gli approcci della pedagogia critico-radicale di Paulo Freire e don Lorenzo Milani. La definizione pedagogia dell’antimafia viene utilizzata la prima volta nell’anno accademico 2015-2016 per costi- tuire formalmente un laboratorio didattico all’interno dell’offerta formativa 1 In dieci anni di attività didattica sono stati organizzati 118 seminari in presenza, 14 online (a causa della pandemia da covid-19) e 26 laboratori all’aperto (da Scampia a Palermo, dalla Piana di Gioia Tauro alla Locride, passando per le periferie di Cosenza), che hanno coinvolto più di 300 relatori. Figure di alto profilo istituzionale della Dire- zione Nazionale Antimafia e della Commissione Parlamentare Antimafia, delle Procure distrettuali antimafia (Catanzaro, Reggio Calabria, Palermo e Napoli) e delle forze dell’ordine, il mondo dell’associazionismo laico e cattolico, importanti prelati e sacer- doti impegnati nella promozione della memoria antimafia, la realtà dei movimenti, gli imprenditori che hanno denunciato il racket delle estorsioni, il giornalismo mili- tante, hanno animato in questi anni accademici il cantiere pedagogico nato sulle colline di Arcavacata. Più di 4mila gli studenti impegnati nella sperimentazione didattica tra i banchi delle aule (anche digitali) di Scienze dell’Educazione, mentre mille sono stati gli universitari che hanno partecipato ai laboratori di cittadinanza attiva svolti nei ter- ritori del Mezzogiorno. Una rassegna divulgativa di informazioni sulle iniziative svolte è consultabile al sito www.pedagogiadellar-esistenza.it. 1490 Lingue e Scienze dell’Educazione (oggi Culture, Educazione e Società). In realtà, l’iniziativa seminariale di fondazione del progetto di resistenza alle mafie è datata 23 maggio 2011, nell’ambito delle attività didattiche del- l’insegnamento di Storia della pedagogia attivo allora presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Unical. Successivamente pedagogia dell’antimafia diventa un insegnamento laboratoriale a partire dall’anno accademico 2018-2019. Con quale obiettivo? Parafrasando Freire di Pedagogia degli op- pressi, si potrebbe dire: provare a costruire un’intima solidarietà tra queste due parole, pedagogia e antimafia. Una solidarietà prassica che si traduca nella ricerca di una grammatica della liberazione in grado di assumere come compito politico la ricostruzione delle relazioni socioeducative all’interno di quei territori caratterizzati da una permanente distorsione dei diritti di cittadinanza, e sfregiati da una narrazione della subalternità che rende estre- mamente fragile e precaria la tenuta delle istituzioni democratiche. L’edu- cazione all’antimafia non è materia da consegnare soltanto ai convegni o ai simposi serali o peggio ancora a pratiche speculative di ordine monetario: la parola che libera non può essere quella pagata dal sistema. Educare alla giustizia sociale è soprattutto una pratica di libertà nella misura in cui tale processo assuma il paradigma della liberazione (Freire, 1970/2018, 1992/2014) come categoria fondante la propria riflessività e la propria ope- ratività. La pedagogia della liberazione si pone infatti come opera di conti- nua ricostruzione dell’umano e della sua continua difesa dalla violenza del potere economico globale che mercifica e delinea condotte empiriche alie- nanti (Freire, 1996/2014). 2. Le mafie: linguaggi di potere delle classi dirigenti La trasformazione delle mafie, da soggetto criminale a incubatore perma- nente e plurale di relazioni politico-economiche che si sono affermate su scala globale (Gayraud, 2005/2010; Dalla Chiesa, 2013; Gayraud, Ruta, 2014; Melorio, Sales, 2017; Arlacchi, 2018), rende non più differibile la costruzione di una pedagogia dell’antimafia che vada oltre l’asfittico seg- mento dell’educazione securitaria e di mera conformazione alla legge. Le mafie si sono emancipate dal tradizionale perimetro criminale della violenza urbana organizzata per diventare pienamente una modalità strutturale e Giancarlo Costabile 1491 del corso di studio in Scienze dell’Educazione afferente al dipartimento di replicanti che lavora con lo specchio della duplicazione legittimando un apprendimento mnemonico e ripetitivo a danno di quello critico e attivo. I replicanti per Barbiana non saranno mai in grado di costruire nuove leggi o sarebbe più opportuno dire “leggi buone” perché vengono educati alla subalternità e alla sudditanza. Ripetere non vuol dire conoscere ma essen- zialmente adeguarsi al sistema, accettando lo status quo e rifiutando la pos- sibilità che la società cambi. Per don Milani si devono rispettare le leggi giuste: quelle che costituiscono la “forza del debole” (p. 38), per dirla con le sue parole. Significa pensare alla legge come linguaggio dell’uguaglianza e pratica della dignità sociale (pp. 36-39). Barbiana si presenta come Scuola della Costituzione e del dissenso verso ogni forma di legalità neutra, cioè incapace di tutelare i marginali e gli ul- timi. Don Milani si assume la responsabilità, sotto processo, di difendere il diritto alla disobbedienza civile verso le leggi ingiuste: quelle che si mani- festano come il potere dei forti, destinati a diventare prepotenti sul piano delle dinamiche sociali (pp. 37-38). Alle leggi ingiuste, anche se formal- mente ineccepibili, Barbiana oppone la resistenza civile e la necessità di una loro trasformazione per via democratica secondo gli strumenti che la Co- stituzione prevede: il voto e lo sciopero (p. 38). Don Milani, quindi, delinea una chiara idea di legalità strettamente ancorata alla tutela degli ultimi che la Costituzione riconosce e rende pubblicamente manifesta. La pedagogia, in questa narrazione dell’emancipazione, si presenta come sapere critico de- putato alla scoperta di parole capaci di esercitare consapevolezza sociale e cittadinanza attiva attuandosi coerentemente nei comportamenti attraverso la testimonianza (pp. 37-38). Testimoniare vuole dire dimostrare la forza dell’educazione e la sua ca- pacità di ricostruire i nessi sociali, di indirizzare le dinamiche comunitarie. Barbiana diventa un grande esercizio di scuola democratica organicamente connessa all’idea di giustizia sociale, categoria che consente a parole come libertà, uguaglianza, dignità, di avere un senso storico in grado di produrre concretamente una pedagogia di massa nell’ambito della tutela dei diritti e della pratica dei doveri di cittadinanza attiva. La più efficace risposta pedagogica alla società mafiogena è tutta nel principio di uguaglianza dei cittadini: la loro dignità sociale, ossia il com- plesso delle condizioni che rendono la vita di un uomo degna di essere vis- suta. I diritti costituzionali sono l’orizzonte di una pedagogia della cittadinanza che si scopre esercizio responsabile ed effettivo di giustizia so- Panel 23 1494 ciale. Mentre la società mafiogena annienta i diritti e costruisce relazioni improntate alla totale dipendenza e sudditanza, la legalità costituzionale prescrive invece una società libera, giusta, solidale in cui tutti, a partire dai deboli, possano trovare una collocazione dignitosa. L’antimafia in questa visione si afferma come nucleo di resistenza per la costruzione di una de- mocrazia popolare consapevole della propria biografia giuridico-costituzio- nale e strettamente ancorata all’esigibilità di quei diritti collettivi di prossimità che vincolano l’esercizio pubblico della sovranità a scelte nor- mative consequenziali. 4. Una pedagogia dell’antimafia per una società dell’ultimità L’educazione all’antimafia può concorrere a (ri)fondare un’etica dell’uma- nizzazione declinabile attraverso il paradigma dell’ultimità di don Milani: ciò renderebbe storicamente attuabile una pedagogia della prossimità e del dono (Scuola di Barbiana, 1996, pp. 94-97) quale vettore di una nuova ci- vilizzazione rispetto alla dimensione mercantile delle odierne relazioni umane, ridotte dagli algoritmi del capitalismo informatico all’alienante con- dizione del consumo. Civilizzare, soprattutto secondo il modello educativo di Barbiana, impegna a lavorare sul piano pedagogico a una nuova riterri- torializzazione: abitare cioè in modo consapevolmente critico i territori ur- bani del nuovo millennio tramite una partecipazione dal basso che promuova strategie laboratoriali di didattica sociale. Una critica che però non può esercitarsi dentro il sistema della globalizzazione capitalistica (per limitarne soltanto gli aspetti maggiormente predatori) ma contro di essa, assumendo l’abito di una pedagogia politica impegnata a rendere praticabile un diverso modello di società, che muova dal mettere in discussione le at- tuali politiche mondiali di produzione e distribuzione della ricchezza (Negri, Hardt, 2000/2002). L’accettazione passiva delle povertà e delle di- suguaglianze (ombrello ideologico della società mafiogena) legittima, da una prospettiva pedagogica, la persistenza antinomica del “trauma della rot- tura” nelle relazioni umane: gli ultimi sono lo scarto di una società che si fonda sulla disumanizzazione come paradigma antropologico-identitario della razza umana e quindi come vocazione ontologica della storia umana a produrre inesorabilmente disuguaglianze (all’infinito) nella dimensione politico-sociale (Freire, 1970/2018). Giancarlo Costabile 1495 L’educazione all’antimafia, in conclusione, può costituirsi come parte integrante di quell’idea delle pedagogie radicali degli anni Sessanta del No- vecento che riteneva irrinunciabile l’orizzonte ermeneutico della ricostru- zione educativa delle relazioni di prossimità umana attraverso la rimozione delle disuguaglianze. Proprio l’alfabeto dell’ultimità, con la sua epistemo- logia del dono, è l’ambito teorico-prassico di definizione di una narrazione della speranza, che riprenda tutta la forza trasformatrice della profezia pe- dagogica dell’emancipazione per realizzare sul piano storico un modello di inclusione alternativo al paradigma dell’odio, della mercificazione e dello sfruttamento sociale. A partire dal Meridione e dai Sud del mondo. Riferimenti bibliografici Arlacchi P. (2018). I padroni della finanza mondiale. Lo strapotere che ci minaccia e i contromovimenti che lo combattono. Milano: Chiarelettere. Borsellino P. (2011). Oltre il muro dell’omertà. Scritti su verità, giustizia e impegno civile. Milano: Bur. Dalla Chiesa N. (2013). L’impresa mafiosa. Tra capitalismo violento e controllo so- ciale. Milano: Cavallotti University Press. Dalla Chiesa N. (Ed). (2017). Mafia globale. Le organizzazioni criminali nel mondo. Milano: Laurana. Falcone G. (2007). Cose di Cosa Nostra. Milano: Bur. Freire P. (1970). Pedagogy of the oppressed. New York: Herder & Herder (trad.it. Pedagogia degli oppressi, Ega, Torino, 2018). Freire P. (1992). Pedagogia da Esperança. Rio de Janeiro: Paz e Terra (trad. it. Pe- dagogia della speranza, Ega, Torino, 2014). Freire P. (1996). Pedagogia da autonomia. São Paulo: Paz e Terra (trad. it. Pedagogia della speranza, Ega, Torino, 2014). Galli G., Caligiuri M. (2017). Come si comanda il mondo. Teorie, volti, intrecci. Soveria Mannelli: Rubbettino. Galli G., Caligiuri M. (2020). Il potere che sta conquistando il mondo. Le multina- zionali dei Paesi senza democrazia. Soveria Mannelli: Rubbettino. Gayraud J.F. (2005). Le monde des mafias. Géopolitique du crime organisé. Paris: Odile Jacob (trad. it. Divorati dalla mafia. Geopolitica del terrorismo mafioso, Ellint, Roma, 2010). Gayraud J.F., Ruta C. (2014). Colletti criminali. L’intreccio perverso tra mafie e fi- nanze. Roma: Castelvecchi. Gratteri N., Nicaso A. (2015). Oro bianco. 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