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Una questione privata di Beppe Fenoglio, Appunti di Letteratura

Riassunto dettagliato del libro, integrato agli appunti presi durante le lezioni.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 15/11/2022

BibianaFavuzza
BibianaFavuzza 🇮🇹

4.3

(34)

32 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Una questione privata di Beppe Fenoglio e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! UNA QUESTIONE PRIVATA DI BEPPE FENOGLIO Vita di Fenoglio: Fenoglio nasce ad Alba, in Piemonte nel 1922, nei suoi scritti tratta principalmente della guerra. Muore a causa di una malattia ai polmoni nel 1963. Fu un partigiano, scrittore e traduttore italiano. E’ uno scrittore iaconico: schietto senza giri di parole, va al cuore delle cose. In questo libro si collega alla guerra civile che è stato l’ultimo e il più doloroso scontro della Seconda guerra mondiale. La guerra civile iniziò l’8 settembre del 1943. Fenoglio fa riferimento a uno dei poemi più importanti di Lucano il “Bellum Civile”, Lucano fu il poeta che cantò della sconfitta di Pompeo che perse contro Cesare, la vittoria di Cesare che cosa avrebbe significato? La distruzione della libertà di Roma, perché si sarebbe instaurata una vera e propria tirannia. Lucano parlò di questa sconfitta con la malinconia di chi sa che le ragioni della giustizia non sono necessariamente quelle della storia. In questo caso si parla di una frattura tra etica e storia. In Italia la guerra va male subito e viene così segnato il crollo del regime. Nel 1943 l’Italia aveva perso la guerra, l’alleanza con la Germania non andò a buon fine e in seguito il regime crollò. L’8 settembre 1943, data che segna il crollo del regime, con Badoglio viene firmato l’armistizio con gli USA, l’Italia è divisa in due e una parte viene occupata dalla Germania. Dopo l’arresto di Hitler, l’Italia entra in una guerra civile e tutti sono costretti ad intervenire in linea. Mussolini si insedia nella Repubblica di Salò. Fenoglio si immerge nella guerra per provare a raccontare cosa sia accaduto, il suo scopo fu quello di “pagare un debito alla coscienza” e raccontare un momento della storia italiana. Pubblicato nel 1963 dopo la sua morte perché una volta terminato il romanzo, questo venne riposto in un cassetto e si dice che Fenoglio riferì alla moglie di volerlo modificare perché non pienamente soddisfatto, venne ritrovato da Lorenzo Mondo (giornalista). Ambientazione: guerra civile con i partigiani, la durata del racconto è di soli 4 giorni dell’anno 1944, verso gli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale al culmine della guerra civile tra partigiani e nazifascisti. La storia ha inizio in medias res (siamo a metà della guerra civile) e per raccontare della guerra Fenoglio parte dalla prospettiva di un ragazzo: Milton, soprannome di battaglia da partigiano (il nome fa riferimento a Milton John poeta che scrisse “Paradiso Perduto” nel 1667), innamorato di Fulvia, il corrispettivo di Beatrice di Dante e Angelica di Ariosto: simbolo di beatitudine, poesia, virtù e bellezza. Milton è un personaggio alquanto misterioso mentre Fulvia è di famiglia ricca, ama sentirsi corteggiata e per questo chiede a Milton di tradurle dei versi e di scriverle delle lettere d’amore. Perché il nome Fulvia? Fulvia, decide di chiamarla così Fenoglio, facendo riferimento al rosso fulvo del sole al tramonto che è bello si ma si perde e tramonta, restandone solo il ricordo. Dicevamo che Fenoglio inventa la storia di questo ragazzo brutto, di 22 anni in cui si proietta, in cui rivede un’immagine di sé stesso. I due hanno molte cose in comune come la passione di leggere e tradurre dall’inglese, Fenoglio infatti scrisse anche “Il partigiano Johnny” nel 1968 in lingua mista: italiano e inglese. Entrambi hanno un’indole introversa e riservata. Il tempo della coscienza si sa, ci fa andare avanti e indietro nel tempo, ed è differente dal tempo dell’orologio, Milton girando per le colline di Alba si imbatte nella villa di Fulvia e ripensa ai giorni felici con l’amata (per cui non si dichiarò mai). La vicenda ha inizio ad Alba in Piemonte, Milton pensa a quando potrà rivedere la donna amata, sa che ciò non accadrà prima della fine della guerra, ma appena sarà finita si promette di correre a Torino da lei. Non la vedeva dall’inizio della guerra, momento in cui Milton venne proposto di entrare o nell’esercito nazi-fascista oppure di diventare partigiano, scelse di diventare partigiano. Ripensa ai tempi in cui aveva frequentato quella villa e la ragazza, con il cuore fermo a causa del turbamento, era riuscito a tornare indietro di due anni (associazione di diversi ricordi). I due si erano conosciuti grazie Giorgio Clerici, migliore amico di Milton e più bel e ricco ragazzo di Alba (Fulvia 16 anni, trasferita da Torino per metterla in salvo dai bombardamenti, probabilmente non sarebbe più tornata ad Alba, il padre avrebbe venduto la villa che serviva solo a proteggere la bambina). Fenoglio afferma che tutto era più bello prima dell’arrivo della guerra, ora era lei a comandarli e non viceversa. Milton era insieme all’amico Ivan, Ivan si dimostra aggressivo nei suoi confronti invece Milton è silenzioso, introverso e timido ma allo stesso determinato. Fenoglio nel primo capitolo ci descrive il personaggio di Milton e noi attraverso l’aspetto fisico possiamo conoscerlo anche dal punto di vista psicologico, possiamo capire che è una persona sensibile. Numerosi sono i flashback in cui vengono ricordati diversi episodi con Fulvia, episodi anche di sofferenza continua perché questa donna sembra non affermare le sue intenzioni e Milton ha paura. Fulvia sembra prenderlo in giro, sa che è un ottimo scrittore, essendo studente dell’università, ed è per questo che gli chiede di scriverle delle belle lettere così da potersi sentire lusingata (narcisismo). Fenoglio in questo testo non mette al centro del romanzo il lutto della guerra ma qualcosa che sopravvive in una situazione d’emergenza. Il ciliegio viene umanizzato, ma non perde di vista l’obbiettivo, vuole sapere la verità a tutti i costi: sembrerebbe essere la famosa questione privata del titolo, cioè la volontà di scoprire cosa c’è stato tra Fulvia e l’amico Giorgio. Ma non è così perché il titolo è POLISEMA: sembra rimandare a un senso ma in realtà il senso è un altro, la questione privata non è il fatto privato di Milton, della ragazza e dell’amico ma è la questione della guerra inserita in un romanzo. Il titolo è un enigma, c’è ambiguità nella lettura. Il tentativo di salvarlo sembra impossibile ma Milton vuole tentarle tutte e architetta un possibile scambio tra prigionieri: scambiare un prigioniero fascista con un prigioniero partigiano. Così va alla ricerca tra i vari gruppi partigiani di un prigioniero fascista, ma niente, nessuno sembrava avere ciò di cui aveva bisogno. Numerosi flashback, ad esempio, quello della prima volta che rossi e azzurri combatterono come alleati contro soldati fascisti. Viaggiò molto e fece sosta anche a trovare sua madre. A un certo punto pensò che avrebbe dovuto arrangiarsi da solo, trovarsi da sé il suo prigioniero e rapì il sergente Alarico che si trovava da quelle parti per una donna che faceva la sarta, nemica di una vecchia contadina (grazie all’aiuto di una vecchia contadina). Non voleva ucciderlo ma lungo la strada fu costretto a farlo perché tentò la fuga, infrangendo la scommessa con Milton e così gli sparò. Questo momento lo paralizza e lo mette ancora una volta difronte all’orrore della guerra civile. Inoltre, gli fa perdere tutte le speranze di sapere la verità. Milton si ammala durante il viaggio, sembra avere la febbre molto alta: la febbre ha un connotato metaforico, la ricerca di Giorgio è una ricerca febbrile. Di spicco è la differenza tra le due donne che Milton incontra: la governante e la vecchia che lo ospita, completamente l’opposto: la signora che lo accoglie (che aveva perso i figli in guerra nel 32) è il rovescio della signora a casa di Fulvia, mostra delle qualità che l’altra non aveva, ha patito sulla propria pelle le conseguenze della guerra, gli tiene le armi e lo ospita. Le due donne si smentiscono a vicenda, sono l’opposto, la seconda donna è coraggiosa, franca e sincera, accetta di nascondere le armi di Milton nel pozzo rischiando di essere condannata perché, se i fascisti dovessero scoprirla, verrebbe sicuramente fucilata. Il messaggio che viene trasmesso è sicuramente un messaggio di solidarietà umana: anche dentro diversi pensieri politici, ogni uomo è vittima della guerra. Per tutto il libro e nei personaggi che Milton incontra nel viaggio c’è tanto odio per i fascisti. Nel capito 11 si ritrova a Trezzo dove incontra Fabio, vicecomandante del presidio di Trezzo e Matè, durante questo capitolo si fa un pensiero a quelli che sono finiti di Germania e del fatto di far finire quanto prima la guerra, un giorno meno sarebbe bastato per salvare tante persone. Parlano di Giorgio, Milton spiega che se avesse avuto la possibilità si sarebbe sicuramente difeso o addirittura si sarebbe sparato piuttosto che finire nelle loro mani. Matè racconta di una maestra fascista, una di quelle che sognava di avere un figlio con Mussolini, si generalizza al fatto che tutte le maestre sono fasciste. La maestra in questione faceva propagando contraria, ricevette ben due diffide a causa di aver augurato la morte ai partigiani, la si sarebbe dovuta fucilare ma il pensiero fu’ ‘E’ una donna ragiona con l’utero’ e venne rasata come punizione. Una delle parti più interessanti del libro coincide con una digressione nel capitolo 12 a pagina 117 dove si racconta come viene vissuta dalla parte dei fascisti la notizia della morte del sergente Alarico Rozzoni. Anche se Fenoglio per tutto il libro si concentra su Milton e spesso assume la sua prospettiva, in questo caso fa una digressione per far vedere una realtà opposta. I fascisti fanno una rappresaglia mandando a morte due ragazzi uno di 14 l’altro di 15 anni: Bellini e Riccio, entrambi vittime della guerra, facevano i porta-ordini ed essendo ragazzini non sapevano bene cosa fosse la guerra. Quando cadono nelle mani dei fascisti nessuno fa loro del male, vengono tenuti nel limbo (riferimento a Dante) e sviluppano la sindrome di Stoccolma, si affezionano al proprio rapitore e scambiano il luogo dove sono prigionieri per la loro casa. Una mattina scatta però l’ordine di giustiziarli e secondo Fenoglio, in questo momento, scatta una certa simmetria secondo qui quando ci si sente alle strette e ci si sente ormai vittime, è come se non esistessero più divisioni ideologiche e politiche ma si fa avanti la pietà verso un nostro simile che viene ucciso ingiustamente. Milton decide di tornare dalla governante per farsi ripetere tutto ciò che gli aveva detto e ciò che non gli aveva detto. Il finale è un finale accelerato e aperto, il protagonista corre ancora di più, una delle ipotesi è che Milton muoia di crepacuore, Fenoglio non lo legittima apertamente ma lascia l’idea. C’è la voglia di farla finita perché Milton si sente in trappola e vuole mettere fine al supplizio e la voglia di scappare e vivere. Ad un certo punto, Milton cade contro un muro, il romanzo sembra essere incompiuto anche se non è così: il romanzo finisce senza finire. Forse muore o forse no, l’idea è quella di mantenere Milton vivo nonostante sia stato colpito. Negli ultimi 4 paragrafi vi è un’anafora: viene ripetuta la parola “correva” per fotografare l’idea del correre senza più una meta ma anche per sottolineare che Milton corre e non smetterà di farlo, sarà sempre avanti a chi vuole ucciderlo. Alla fine, la prospettiva descritta è quella che deriva dagli occhi di Milton, l’inquadratura coincide con il suo sguardo, Milton ha la vista offuscata, non guarda più in alto ma guarda in basso, guarda i suoi piedi mentre corre, vede la morte ancor prima di sentire lo sparo, sente già la pace della morte e ad un certo punto si scontra con un muro. Fenoglio racconta il punto di vista di Milton prima del colpo, dà al lettore la possibilità di fare ipotesi e di immaginare.
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