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Una storia europea. Dalla fine del Medioevo ai giorni nostri - parte 1, Appunti di Storia Moderna

Appunti della lezione + slide integrate al libro

Tipologia: Appunti

2018/2019

In vendita dal 13/03/2019

Giulia.aa98
Giulia.aa98 🇮🇹

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Scarica Una storia europea. Dalla fine del Medioevo ai giorni nostri - parte 1 e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! UNA STORIA EUROPEA: dalla fine del Medioevo ai giorni nostri. DAGLI IMPERI AGLI STATI (secoli XII – XVI) 1. OCCIDENTE E ORIENTE: GLI INIZI DI UNA LUNGA STORIA L’Europa attuale è costituita da 27 stati. Questo è l’esito di un lungo percorso storico che ha condizionato il passaggio dagli Imperi agli Stati. Caratteristiche attuali dell’Europa derivanti dalla divisione dell’Impero Romano in due zone. Tra il III e il IV secolo d. C. avviene la divisione dell’Impero Romano in: • Impero Romano d’Occidente (395 – 476 d. C.) • Impero Romano d’Oriente (395 – 1457) Tra il XI e il XV secolo avviene la divisione della cristianità in un Cristianesimo occidentale (Roma) e in un Cristianesimo orientale (patriarcato di Costantinopoli). Nel 1453, con la presa di Costantinopoli, si afferma il lungo dominio dell’Impero Ottomano nell’Europa balcanica e centrale. Tra il XV e il XIX secolo si assiste all’affermazione, nelle regioni dell’Europa Occidentale e Settentrionale, di processi di organizzazione politico-territoriale che condurranno alla formazione degli stati nazionali. Diversità tra l’Europa della cristianità occidentale e l’Europa della cristianità – ortodossa (orientale). A partire dal V secolo è possibile distinguere due grandi aree europee: 1. EUROPA BIZANTINA caratterizzata dalla permanenza delle strutture dell’Impero Romano; dalla cultura del mondo classico; dalla presenza della chiesa ortodossa sottomessa al potere politico. 2. EUROPA DELLA CRISTIANITA’ ROMANA caratterizzata da un sincretismo (ovvero da un incontro) culturale ed istituzionale tra i linguaggi e le istituzioni dei popoli barbari e il diritto romano. Dopo la fine nel 476 d. C. dell’Impero Romano d’Occidente, i poteri ecclesiastici divengono punti di riferimento politico-economico e contendono ai poteri laici il controllo delle risorse. Nell’800 d. C. nell’Europa cristiana occidentale Carlo Magno riprende gli ideali universalistici e fonda il SACRO ROMANO IMPERO basato sul sistema feudale di riconoscimento-omaggio da parte dei vassalli nei confronti del signore. Alla morte di Carlo Magno (814) l’universalismo del Sacro Romano Impero si dissolve e, dopo l’840, l’Impero si disgrega dando origine a tre regni. In queste aree col tempo si formarono estese sovranità statali. Queste sovranità statali contrastano con l’universalismo dell’Impero e, per questo, si scontrano con la concorrenza dei poteri ecclesiastici: contrasti tra il potere politico e quello ecclesiastico. L’autorità statale si dissolve e cresce l’autorevolezza degli apparati ecclesiastici. Segni di questo rapporto contrastato tra il potere politico e quello ecclesiastico sono: • La pretesa del Papa di affermare, attraverso la cerimonia dell’incoronazione, che il potere politico debba dipendere dal riconoscimento ecclesiastico. • (Supremazia del Papa) • Potere temporale del Papa • Potere temporale dei vescovi • Ereditarietà dei feudi: il controllo del re diventa inefficace • Lotte per le investiture tra Papato e Impero Il feudalesimo, cioè l’organizzarsi di un sistema di poteri territoriali delegati dal sovrano a signori locali, segnò una fitta maglia di GERARCHIE (socio-economiche) e GIURISDIZIONI (poteri e istituzioni laiche ed ecclesiastiche). [NB: il sistema feudale si trasforma e sopravvive fino al 1789]. In questa rete intricata di poteri e giurisdizioni concorrenti, intorno al 1000 d. C. rinascono le città: COMUNI (Italia centro-settentrionale, Germania, ma anche in Fiandre, Inghilterra, Penisola Iberica) e CITTA’ LIBERE. [NB: i Comuni e i poteri feudali coesistono]. “Negli stessi secoli l’Europa bizantina segue percorsi differenti…”. Già molto prima del 1453 l’Impero bizantino perde potere e territori. Questo indebolimento progressivo avviene su diversi piani: • MILITARE anche per effetto dell’espandersi dei Franchi e poi delle crociate. • CAPACITA’ AMMINISTRATIVA in quanto vasti territori fanno ormai parte solo formalmente dell’Impero. • ESPANSIONE DELL’ISLAM APPROFONDIMENTO SULL’ISLAM. Il maggiore divario tra la civiltà musulmana e le altre sta nel rifiuto di distinguere tra religione e stato e di mettere la religione a fondamento della sfera politico-sociale. Manca nell’Islam una Chiesa che rappresenti sul piano istituzionale la “categoria” del religioso. Per questo non c’è distinzione tra Stato e Religione, né un’interpretazione ufficiale del Corano. I Musulmani hanno sempre utilizzato un linguaggio religioso per esprimere le loro istanze politiche. “Non hanno mai operato quel salto che l’Europa ha dovuto compiere per distinguere tra potere clericale e un potere laico” (l’Europa lo ha fatto dal tempo in cui è stato necessario comporre i conflitti tra Impero e Papato). Maometto “si è presentato come un profeta, ma durante la vita ha assunto le vesti di uomo di stato” senza che ciò abbia prodotto una sacralizzazione della sua persona o a istituzionalizzare la sua funzione di guida. L’annuncio della nuova religione serve a Maometto come “premessa e spinta” per creare un nuovo potere che vuole contrapporre a quanto è presente nei luoghi in cui opera Maometto (alla Mecca), ovvero il paganesimo. “In questa direzione Maometto intraprende una serie di azioni politiche e militari, trova risorse economiche, ritaglia un territorio in cui egli e i suoi seguaci possono vantare diritto di cittadinanza” che vanta come risalente alla volontà divina. A partire da lui il messaggio religioso si traduce nella ricerca di realizzare su questa terra il regno dell’Islam, attraverso la costituzione di uno stato islamico quanto più ampio possibile. Fin dall’inizio il fine non è la salvezza in un “al di là” ma la realizzazione della pienezza di vita sulla terra. Dalla Penisola arabica c’è una rapida diffusione della religione islamica nei territori dell’Africa settentrionale e del Mediterraneo meridionale (Sicilia, Penisola Iberica). L’ambito specifico della politica è nell’Islam l’AMMINISTRAZIONE: ci sono molte differenze da luogo a luogo, ovvero c’è l’assenza di una codificazione precisa. Dio è padrone del mondo. Lo stato islamico (e il re che lo rappresenta) è vicario di Dio, quindi funge da PROPRIETARIO della terra e ne affida la GESTIONE a chi ne acquisisce il diritto per aver svolto alcuni servizi. Il concetto di “gestione” spiega perché nell’Islam NON SI COSTITUISCE UN’ARISTOCRAZIA TERRIERA: se si può fare una analogia con l’Occidente, la si può fare con il feudalesimo prima che l’ereditarietà dei feudi abbia interrotto la relazione tra il conferimento del feudo in cambio del servizio e della fedeltà da prestare al signore. Prima del Capitolare di Quierzy (877), con cui Carlo il Calvo concede l’ereditarietà ai grandi feudatari anche in Occidente, non vi era (per i feudatari) la possibilità di contrattare con il sovrano. Questione della tolleranza religiosa nell’Islam dell’età medievale e moderna. La permanenza all’interno dei territori dell’Islam di non musulmani è di regola accettata, ma subordinata al pagamento di una tassa (discriminante sul piano cetuale?). Molte le eccezioni (e gli episodi di violenza e persecuzione) “ma nell’insieme l’integrazione di cristiani ed ebrei è stata più forte di quanto ci si potesse aspettare. Si riconoscono ministri e funzionari califfali di religione cristiana non costretti a convertirsi per accedere o mantenere la loro posizione”. Tanto è vero che comunità cristiane sono tutt’ora presenti in zone a larga diffusione dell’Islam (es. Egitto). • 1699 pace di Carlowitz: gli Ottomani devono cedere all’Impero l’Ungheria e la Transilvania, e la Morena a Venezia. • 1717 le truppe imperiali guidate da Eugenio di Savoia conquistano Belgrado. Questi scontri ripetuti non alterano gli equilibri tra le forze, né interrompono la fitta rete di scambi commerciali, politici e culturali tra Europa cristiana ed Impero ottomano. Es.: la Francia utilizza più volte gli Ottomani in funzione antiasburgica e antispagnola. Venezia non cesserà mai di avere rapporti commerciali con le zone turche. Il Mediterraneo è stato un confine “liquido” tra Europa cristiana e mondo islamico. È il teatro della guerra “di corsa” che aveva come protagonisti non solo i pirati barbareschi che partivano dalle coste dell’Algeria o della Tunisia per andare all’assalto delle navi cristiane e dei villaggi costieri dei paesi europei, ma anche i “corsari” cristiani, ovvero mercanti francesi, olandesi, inglesi o spagnoli che cercavano rapide fortune. Sul Mediterraneo agiscono in funzione anti-ottomana anche gli ordini militari cavallereschi come l’Ordine di Malta o quello di Santo Stefano, fondato dal granduca di Toscana. 4. GLI STATI NELL’EUROPA DELLA PRIMA ETA’ MODERNA Le grandi trasformazioni impresse dai conflitti Papato-Impero e cristiani-musulmani portano al consolidarsi, nei diversi complessi territoriali, di strutture politiche di controllo delle risorse e di reti clientelari che si riconoscevano nel dominio di grandi dinastie. Le grandi monarchie non sono il prodotto de superamento dei “particolarismi”, MA l’esito dell’inglobamento dei particolarismi in “complessi politici e istituzionali compositi”. Tutto ciò avvenne mentre si costituisce una grande crepa all’interno del mondo del cristianesimo, dovuta alle esigenze di riforma mai soddisfatte, cui dà voce e uno sbocco Martin Lutero. PORTOGALLO: in Portogallo l’affermazione della dinastia è precoce ed è legata all’espansione commerciale e territoriale al di fuori dell’Europa. La posizione geografica pone il paese al centro delle vie commerciali con l’Inghilterra e il Nord Africa: la dinastia Avis, presente già nel 1385, avvia una intensa attività di esplorazioni geografiche e viaggi al fine di trovare nuove strade per l’Oriente, data la continua espansione dei Turchi. Nel 1487 Bartolomeo Diaz effettua il superamento del Capo di Buona Speranza, che era l’estrema punta meridionale dell’Africa. Si apre così la via della circumnavigazione dell’Africa e il raggiungimento dell’Oceano Indiano. Fino al 1580 il Portogallo partecipa in concorrenza con la Spagna all’esplorazione del Nuovo Mondo avviata da Colombo. La colonizzazione portoghese è diversa da quella spagnola o inglese: è un’espansione molto rapida, sorretta dagli interessi diretti dalla dinastia e caratterizzata non da colonie di popolamento, MA da una RETE DI CENTRI COMMERICALI prevalentemente situati lungo le coste, fatta eccezione del Brasile che era un territorio controllato solo dal Portogallo. La forte proiezione del Portogallo oltre l’Europa è sorretta dall’ideologia della Reconquista, ma impedisce il rafforzamento delle strutture politico-amministrative in patria: questo costituisce una debolezza interna. Tra il 1580 e il 1680 ci fu una temporanea unione tra Portogallo e Spagna. SPAGNA: nella penisola iberica, dopo la conquista musulmana dell’Andalusia (711), i sovrani cristiani dei vari stati sorti sul territorio iberico avviarono la “Reconquista”, cioè la compagna per cacciare i musulmani. Il 2 gennaio 1492 i sovrani di Castiglia: Isabella (regina di Castiglia e Leon) e di Aragona: Ferdinando II (re di Aragona, Valencia, Cordoba, Maiorca, Sardegna, Napoli, conte di Barcellona) fecero il loro ingresso trionfale a Granada, ultimo baluardo musulmano e concludendo la Reconquista iniziarono a diffondere il mito di sé stessi come “los reyes catòlicos”. Il loro matrimonio (1469) costituì l’unico elemento di unione dei due regni che conservarono istituzioni e consuetudini diverse, ma fu un essenziale punto di riferimento politico. Nel 192 fu decretata l’espulsione di ebrei e moriscos (musulmani convertiti). In questo contesto Isabella decise di finanziare il viaggio di Cristoforo Colombo per scoprire una nuova rotta per raggiungere le Indie, dopo che la caduta di Costantinopoli in mano ai turchi aveva interrotto le strade consuete. [NB: solo nel 1700 di realizzerà un vero e proprio processo di unificazione sotto un unico sovrano: saranno i Borboni a realizzarlo]. Nei secoli precedenti la Spagna è una “monarchia composita” in cui l’unione tra le varie parti è garantita solo dalla “unione personale” realizzata con il matrimonio tra i “re cattolici”. Questo non cancella le diversità istituzionali e culturali. Tra l’altro, ognuno di questi regni è, al proprio interno, un mosaico che contiene diversità notevoli (si pensi alla contea di Barcellona). La Castiglia è più omogenea: vi è la presenza di centri urbani, ma la maggior caratteristica è data da estesi possedimenti aristocratico-feudali da cui era partita la Reconquista. FRANCIA: durante la Guerra dei Cent’anni (1337-1453) con l’Inghilterra si realizzano grandi mutamenti territoriali in Francia dove sono presenti rilevanti stati principeschi (Borgogna e Angiò). Alla fine della guerra gli inglesi sono espulsi dalla Francia. La corona è in mano ai Valois che, con Luigi XI, riescono a sottomettere alla corona la Borgogna e riunire alla corona altre regioni. I Valois hanno realizzato un processo di riorganizzazione territoriale sotto il controllo della dinastia che ha origine: • Dalla vittoria sull’Inghilterra • Dalla scomparsa (o dal controllo) di alcune casate feudali • Dalla capacità di controllare la Chiesa francese (gallicanesimo) • Dalla presenza di un esercito forte Viene riorganizzata l’amministrazione della Giustizia (Parlamenti) e rafforzato il sistema fiscale da cui sono esenti nobili e clero. Il successore di Luigi XI, Carlo VII (1483-1298) acquista anche la Bretagna grazie al matrimonio con Anna: il suo obiettivo è espandersi. Come erede del duca di Angiò punta su Napoli e invade la penisola italiana. INGHILTERRA: la sconfitta inglese nella Guerra dei Cento anni porta alla “Guerra delle Due Rose”: due casate (York e Lancaster) si contendono la corona (1455-1485). Alla fine si afferma Enrico VII Tudor (1485-1509). La dinastia Tudor (1485-1603) inizia cercando di incentivare i trattati di commercio con Spagna e Paesi Bassi e con una politica interna forte, atta a slegare la monarchia dai condizionamenti delle grandi casate aristocratico-feudali. Figlio e successore è Enrico VII (1509-1547): egli svolge una politica molto attiva sul piano europeo: apertamente schierato a fianco della Spagna contro la politica di espansione in Italia della Francia. Capace di armonizzare le scelte di politica internazionale con la difesa degli interessi economici inglesi e degli obiettivi dinastici, Enrico VIII è pero ossessionato dal problema della successione. Egli è il secondo sovrano di una dinastia giovane sorta dalla Guerra delle Due Rose e sente l’imperativo di assicurare una successione sicura al proprio popolo: ebbe sei mogli tra il 1509 e il 1547: Caterina d’Aragona, Anna Bolena, Jane Seymour, Anna di Clèves, Catherine Howards, Caterina Parr. Nel 1534 promulga l’ATTO DI SUPREMAZIA con cui dà vita alla Chiesa Anglicana. Nel 1536 formula ‘ACT OF UNION: annessione del Galles alla corona inglese. IMPERO: nell’area tedesca, dominata dal Sacro Romano Impero, gli Asburgo costituiscono la dinastia più importante. La loro politica matrimoniale è abilissima. Grazie ai legami matrimoniali, stipulati in funzione della opportunità dei ereditare nuovi territori, gli Asburgo tra il XIV e il XVI secolo riescono a formare un territorio molto ampio che va a costituire la cosiddetta “monarchia asburgica”, anche se il loro titolo è di “arciduchi”. I loro territori subiscono le incursioni dei Turchi Ottomani (1471) e degli ungheresi di Mattia Corvino (1443-1499) che conquistano la Moravia e occuparono l’Austria, la Carinzia, la Stiria e la stessa Vienna nel 1485 (la città conoscerà diversi assedi fino al 1683). L’imperatore Federico III (1440-1493), nonostante l’ostruzionismo della Dieta Imperiale, rilancia la dinastia con la sua abile politica: sposatosi con Eleonora d’Aviz del Portogallo, ne 1463 tenta di accordarsi con Mattia Corvino per ottenere il diritto di successione degli Asburgo sul trono ungherese (ma ciò si realizzerà solo nel 1541). Nel 1477 il figlio di Federico III, Massimiliano I si sposa con la più ricca ereditiera d’Europa, Maria di Borgogna, che porta in dote un cuneo di territori importanti posti tra la Francia e l’Impero. Dal matrimonio nascono due figli: Filippo il Bello (1478-1506) e Margherita (1480-1530). Massimiliano I, rimasto vedovo nel 1482, diventa reggente di Borgogna, si risposa nel 1493 con Bianca Maria Sforza (1472-1510), nipote di Ludovico il Moro. Da questo matrimonio non nascono figli, ma è importante perché rappresenta l’interesse di Massimiliano I verso l’Italia. Massimiliano I attuò una politica matrimoniale: • Nel 1496 suo figlio Filippo il Bello sposa Giovanna, figlia di sovrani cattolici. • Nel 1496 sua figlia Margherita sposa Giovanni (1478-1497), figlio dei sovrani cattolici. Una doppia unione lega ora le dinastie di Spagna e mondo tedesco. ITALIA: tra la fine del XVI e la metà del XV secolo si passa da una dimensione cittadina ad una dimensione regionale: si costituiscono gli stati signorili che spesso si trovano in conflitto tra loro per questioni politico- economiche. Nel 1454 viene stipulata la PACE DI LODI: con essa inizia un periodo di equilibrio che favorisce la riorganizzazione politica interna degli antichi stati italiani. La riorganizzazione si traduce in accentramento e avvantaggia gli interessi dei ceti urbani rispetto a quelli contadini. Tra il 1454 e il 1559 (pace di Cateau Cambresis) i poteri statali stranieri (Spagna, Francia ed Impero) sono sulla penisola e controllano l’attività politico-amministrativa di alcuni stati italiani. Gli Stati signorili e le Repubbliche sono alla ricerca del compromesso, sopravvivono strutture e sistemi: inglobamento del vecchio e del nuovo. STATI SIGNORILI: Milano, Firenze e Mantova: dominati dalle dinastie autoctone: Visconti (poi Sforza), Medici e Gonzaga: frutto di investiture (feudi imperiali). NB: ci sono stati che possono avere dimensione cittadina (Mantova). Torino: governo dei Savoia. Roma: Stato della Chiesa, si estende fino all’Emilia Romagna. Regno di Napoli e Regno di Sicilia sottoposti a dinastia straniera: prima gli Angiò, poi gli Aragonesi. REPUBBLICHE: Genova e Venezia: dimensione quasi regionale. Lucca: dimensione cittadina. 5. L’EUROPA OCCIDENTALE E LA SUA PROIEZIONE OLTRE L’EUROPA: esplorazioni, scoperte, colonialismo (1492-1550) La colonizzazione delle Americhe rappresenta il primo ed unico esempio di riproduzione efficace di modelli politici, culturali ed economici europei fuori dall’Europa. Il crescente fabbisogno di oro, necessario alle monetazioni europee, fu una delle cause che concorse maggiormente ai viaggi di esplorazione intrapresi da alcuni stati europei. L’obiettivo principale era quello di raggiungere le Indie (spezie, legni profumati, oro e pietre preziose), ma l’instabilità politica dell’Europa Orientale spinge a trovare nuove strade, nuovi sbocchi. Il Portogallo già all’inizio del XV secolo, si spinge sulle coste africane per ampliare il giro dei suoi traffici: nel 1427 i portoghesi occupano le Azzorre. Sulle coste africane (Ghana e Guinea) i mercanti portoghesi trovano oro per la monetazione, pepe per conservare cibi e schiavi da impiegare nei lavori agricoli (piantagioni di canna da zucchero a Madera) o come domestici. Nel 1487 Bartolomeo Diaz raggiunge il Capo di Buona Speranza. Nel 1497 Vasco da Gama raggiunge Calicut, in India, circumnavigando l’Africa. Dopo il 1500, ogni anno, i portoghesi organizzano una “spedizione”, un viaggio di esplorazione (carrera de India) per sostenere i loro traffici commerciali. Le importazioni dall’Oriente non sono pagate con manufatti portoghesi, bensì con l’oro ricavato in Africa dalle colonie: non crescono le attività produttive della madrepatria. NUOVO MONDO (XVI secolo): il Regno d’Aragona nel Quattrocento si è espanso nel Mediterraneo. Isabella di Castiglia decide di espandere anche la Castiglia verso le nuove rotte atlantiche come aveva fatto il marito. La conquista del Nuovo Mondo sarà sempre considerata conquista castigliana. L’esito positivo della prima spedizione di Cristoforo Colombo stimolò un’intensa attività di esplorazione lunga la rotta aperta dal evangelica sorretto da un profondo intento morale e da una sincera tensione alla pace e alla concordia universale. In questo clima di inserisce Martin Lutero (1483-1546), monaco agostiniano, professore di teologia a Wittenberg (in Sassonia), che per carattere e formazione culturale era concentrato sul problema della salvezza dell’anima. Un viaggio a Roma e l’occasione di una vendita straordinaria delle indulgenze in Germania, promossa da papa Leone X per finanziare la costruzione della basilica di San Pietro, fanno scattare in lui l’idea della violenta denuncia contro la corruzione della Chiesa, esposta in 95 TESI rese pubbliche sulla porta della cattedrale di Wittenberg nell’ottobre del 1517. Con esse sottolinea l’assurdità delle indulgenze: il pagamento non può garantire il pentimento. In queste tesi egli: • Respinge l’autorità papale sulle anime dei defunti • Afferma che la salvezza dell’individuo sta nella FEDE, non nelle opere (es.: indulgenze) • Critica ai sacramenti: “I Sacramenti non sono compiuti mentre vengono impartiti, ma in quanto si presta fede ad essi” (ovvero: non sono “riti magici”; la loro efficacia non è “automatica”; nel senso che tutti si riducono al fatto che l’uomo accetta, attraverso la fede, le promesse che Dio gli ha fatto) • Cresima ed estrema unzione gli paiono “ritualistici”; il matrimonio è “sacro” ovunque, ma non per questo diventa un sacramento • Solo Battesimo ed Eucarestia devono essere considerati sacramenti: il Battesimo fa di ogni cristiano un sacerdote • Proclama il SACERDOZIO UNIVERSALE: ogni cristiano deve recuperare un rapporto diretto e personale con Dio attraverso la letture diretta dei testi sacro (traduce la Bibbia in tedesco: indiretto impulso all’alfabetizzazione). Proclamando il sacerdozio universale e negando valore sacramentale al matrimonio Lutero, in un certo senso, destruttura la Chiesa e la società [Prima di Lutero erano state fatte almeno diciassette versioni tedesche della Bibbia. Lui realizza una versione ricavata dalle fonti originarie, rifacendosi al testo greco ed ebraico proposto da Erasmo nel 1516]. Reazione della Chiesa: prima compie un tentativo di farlo “abiurare”, poi lo scomunica nel 1518. Reazione del potere politico: Carlo V incontra Lutero nella DIETA DI WORMS del 1521 e, di fronte al suo rifiuto di ritrattare le sue tesi, lo bandisce dall’Impero. Lutero trova allora rifugio e protezione presso il principe Elettore Federico il Saggio di Sassonia: egli gli consente la traduzione dell’Antico e del Nuovo testamento. Nel 1522 ci sono le rivolte dei contadini: partendo dai principi luterani in cui vedono messo in discussione il principio di autorità, essi si ribellano ai feudatari. In questa situazione Lutero si pone al fianco dei principi contro i contadini. Contemporaneamente schiere di “Ritter” (cavalieri) attaccano le terre dell’Elettore-arcivescovo di Treviri affinché siano ripristinate, accanto alla spiritualità cristiana delle origini, anche le loro prerogative militari messe in ombra dagli eserciti mercenari. La riforma di Lutero destabilizza religione, società e politica. Si diffonde rapidamente in tutta l’Area Tedesca, in Francia ed in Svizzera, ma la critica al principio di autorità e il grande dibattito che caratterizza il luteranesimo fanno sì che esso si disperda in mille rivoli differenti (gli anabattisti, i seguaci di Carlostadio, Muentzer e Zwingli, contrari all’eucarestia, al clero e alla messa) che affievoliscono il suo ruolo. A Ginevra nel 1534 nasce il CALVINISMO: strada di critica e ricostruzione di una chiesa nuova. GIOVANNI CALVINO (1509-1564): nato a Noyon, nella Francia settentrionale, in una famiglia molto benestante, riceve una formazione religiosa nel collegio di Montaigue. Qui la regola imposta è ascetica e molto rigorosa, ma l’impronta culturale è umanistica: viene indirizzato verso studi umanistici. Successivamente segue gli studi di diritto a Orléans dove incontra un professore di greco di fede luterana che nel 1533 lo porta ad aderire alla fede evangelica. Trasferitosi a Parigi è costretto a fuggire in Svizzera nel 1534 quando iniziano le persecuzioni contro i luterani. Tra il 1536 e il 1541 Calvino vive tra Ginevra e Strasburgo. Scrive i testo “institutio christianae religionis”. Come Lutero, Calvino pensa che la fede sia più importante delle opere. Il calvinista è certo della propria fede: è la grazia divina a concederci la fede -> i seguaci di Calvino parleranno di “PRINCIPIO DELLA PREDESTINAZIONE”. Calvino trasforma il lavoro (“le opere”) in un modo per glorificare Dio ed esprimere concretamente la saldezza della fede degli individui. [Lutero ha un atteggiamento più pessimista rispetto a Calvino]. Nel 1541 vengono emanate a Ginevra le ORDINANZE ECCLESIASTICHE di Calvino. Per calvino la vita religiosa deve dare l’impronta a tutta la comunità civile (forte ortodossia): • La religiosità calvinista, al contrario di quella luterana, non deve restare chiusa nella sfera della coscienza • Le istituzioni civili devono essere al servizio di una società RIGIDAMENTE MORALE E RELIGIOSA • Lo Stato serve a valorizzare la vita associata • Le autorità civili devono promuovere il bene spirituale dei sudditi in accordo con la Chiesa Le ordinanze ecclesiastiche: • Svalutano le immagini sacre • Riducono le feste religiose: solo Natale, Pasqua, Ascensione e Pentecoste • Riorganizzano la Chiesa ginevrina • Suddividono i compiti di culto ed educazione assegnandoli a una precisa gerarchia ecclesiastica nuova con poteri di censura anche sui magistrati civili MAX WEBER (sociologo) si basa su questa impostazione data dai calvinisti alla società per dire che laddove si è diffuso il calvinismo, più veloce si fonda il capitalismo. Il CALVINISMO promuove un modello di comunità civile repubblicana e una società morale. Caratteristiche della città riformata calvinista sono: • Disciplina ferrea • Proibizione degli svaghi • Vita civile associata uniformata al credo Area di diffusione del Calvinismo: Svizzera, Francia, Paesi Bassi, Scozia, Boemia, alcuni principati tedeschi. In Italia: comunità della Chiesa Valdese. Nel diffondersi, il movimento della Riforma incontra l’adesione di fermenti religiosi e di istanze “antiromane” presenti nella cristianità europea tra XV e XVI secolo e, soprattutto, trova l’appoggio dei poteri laici. CARLO V: nasce nelle Fiandre nella prima metà del 1500. È figlio di Filippo il Bello e di Giovanna. Nel 1516 viene incoronato re di Spagna con il nome di Carlo I, e nel 1519 viene eletto imperatore con il nome di Carlo V. Dopo il bando di Lutero l’Impero di Carlo V si trova a fare i conti con la diffusione del protestantesimo. “PLUS ULTRA” (andare sempre oltre) è il motto di Carlo V. Il Sacro Romano Impero è nel Cinquecento la dignità più alta in Europa: diventare imperatore era qualcosa di unico. Il potere imperiale è slegato da qualunque connotazione nazionale perché è qualcosa che raggruppa diversità enormi anche dal punto di vista linguistico. La sua reale potenza dipende dal suo evidente carisma: il CARISMA dell’imperatore fa la grandezza di un Impero in un determinato periodo. Il vasto complesso di territori sottoposti all’autorità di Carlo V suscita preoccupazioni in Francia che, dalla fine del Quattrocento, sta pensando ad una espansione nell’area mediterranea cercando di controllare la penisola italiana: nel 1499 conquista lo Stato di Milano. Francesco I di Valois cerca di ostacolare Carlo V: tra loro c’è un antagonismo che caratterizza il “periodo delle guerre di Italia” che durerà 40 anni. In questo antagonismo il problema della Riforma, che minaccia la solidità del potere di Carlo V, ha influito negativamente: • Oltre al MOTIVO SPIRITUALE e RELIGIOSO (Carlo V era cattolico) • C’è il fatto che la riforma andava a minacciare la dipendenza delle scelte politiche di Carlo V e la sua potenza, qualora si fosse diffusa soprattutto tra i principi elettori e non (potrebbe venire meno la maggioranza nell’assemblea elettorale). Ciò porta Carlo V a fare una scelta religiosa antiluterana. Su suggerimento del suo cancelliere Arborio di Gattinara, Carlo V elabora una sua teoria politica: la “RESTAURATIO IMPERI” (= restaurazione dell’Impero): egli propone il ricongiungimento, sotto un potere imperiale rispettoso delle diversità istituzionali, i territori europei che avevano fatto parte del Sacro Romano Impero. La RELIGIONE CATTOLICA sarebbe stato l’elemento comune tra i territori, intesa come l’unica garanzia di pace possibile. Si vengono a costituire due fronti: • La guerra contro i protestanti che vincono. Ciò rende ancora più urgente l’impegno dell’Imperatore a riunificare la fede cristiana. • La guerra contro Francesco I che assorbe risorse e uomini a Carlo V. Nel 1525 c’è battaglia di Pavia che sancisce la vittoria di Carlo V su Francesco I che viene imprigionato e trasferito in Spagna. Nel 1527 le truppe imperiali, sena stipendio e quindi non controllate da Carlo V, saccheggiano Roma, capitale della cristianità. Questo provoca all’imperatore una ROTTURA CON IL PAPATO. Carlo V compie un viaggio in Italia tra il 1529 e il 1530 per riconoscere e farsi riconoscere Imperatore dai signori locali che hanno interesse a riceverlo. Fa questo viaggio per raccogliere consensi alla Restauratio imperii, e ci riesce. In cambio egli riconosce i poteri locali dei signori che lo hanno accolto. Nel 1530, con il CONGRESSO DI BOLOGNA, il papato e Carlo V si riconciliano. Il papa Clemente VII riconosce Carlo V come imperatore e fa la sua incoronazione. Nel 1531 i principi protestanti (tedeschi) formano un’alleanza militare contro Carlo V a Smalcalda: LEGA DI SMALCALDA. A partire dal 1535 il potere in Italia dell’imperatore è un dato acquisito. In questo stesso anno (1535) muore Francesco II Sforza (ultimo Sforza) e Milano passa nelle mani di Carlo V, in quanto Milano era un feudo imperiale da sempre. In quanto feudo Milano venne dato in beneficio agli Sforza ma, dato che Francesco II morì senza lasciare eredi, la città ritornava in possesso di Carlo V. Milano è anche il feudo imperiale più grande ed importante d’Italia. Nel 1545 Carlo V favorisce l’apertura di un CONCILIO ECUMENICO (cioè aperto a tutti) a TRENTO per tentare di ristabilire l’unità cristiana. Esso si svolse a Trento perché era un principato vescovile ed era il territorio più vicino a quelli degli Asburgo. Nel 1555 c’è la PACE DI AUGUSTA tra Carlo V e i principi protestanti che permetto il ristabilimento di una convivenza tra Carlo V e i protestanti. Essa rappresenta il primo elemento di tolleranza religiosa in quanto Carlo V riconosce che la libertà religiosa è concessa, ma sottomessa alla volontà dei principi. Solo loro decidono la religione ammessa in un determinato territorio sulla base del principio del “cujus regio ejus religio”. Sulla base della Pace di Augusta coloro che non avessero aderito alla confessione del proprio maniera molto rigida, soprattutto nei territori che gli sono stati assegnati dal padre (Borgogna). Proprio in Borgogna il calvinismo si era diffuso in maniera molto rapida. Qui il rigore di Filippo II contro i protestanti s sostegno dell’ortodossia cattolica provoca una rivolta che porta una parte del territorio a staccarsi dalla tutela spagnola: RIVOLTA DE PAESI BASSI (dura 13 anni). Questa rivolta porterà nel 1581 alla proclamazione dell’indipendenza. Da questa guerra nasce la REPUBBLICA DELLE 7 PROVINCE UNITE (Olanda attuale) con un governo autonomo di fede calvinista, regolata da un forte rigore morale. Il conflitto però permane, e si conclude solo nel 1648. IL COLONIALISMO ANGLO-FRANCESE FRANCIA: sin dalla fine del XV – inizio XVI secolo la Francia e l’Inghilterra conducono spedizioni per conto dei sovrani sulle coste dell’America settentrionale senza dar luogo ad insediamenti permanenti. All’inizio del XVII secolo avvengono iniziative private: nel 1605 si costituisce il primo nucleo dell’insediamento francese e nel 1608 viene fondata Québec. Tra il 1625 e il 1635 si consolida la presenza francese nell’area caraibica contemporaneamento alle difficoltà spagnole in Europa per la Guerra dei Trent’anni. Il mezzo per questa affermazione è anche il ricorso alla pirateria (“filibusta”) contro le navi e le colonie spagnole. Nelle Antille, nelle coltivazioni di canna da zucchero, viene inserita la manodopera schiavile. INGHILTERRA: anche in Inghilterra è stata usata la manodopera schiavile dal pirata Francis Drake che inaugura, con il consenso di Elisabetta I, la “guerra di corsa” contro le colonie spagnole. Nel 1585 viene fondata la prima colonia inglese: la Virginia (in onore della regina vergine Elisabetta I). Solo nel XVII secolo le colonie inglesi si consolidano. All’inizio del XVII secolo nuovi fattori determinano il flusso degli inglesi nel Nuovo Mondo: il dissenso religioso di quanti non riconoscono la supremazia della Chiesa Anglicana (nel 1620 i “Padri pellegrini” fondano la “nuova Inghilterra” e New Plymouth; nel 1630 dissidenti calvinisti fondano Boston, Massachusetts). Non ci sono solo motivazioni religiose a spingere i coloni inglesi a raggiungere i territori del Nuovo Mondo. Questi primi coloni sono animati dal desiderio di un territorio disabitato e nuovo dove costruire una nuova società civile. Ad attirarli erano quindi gli ampi spazi, nuove terre dove poter attivare piantagioni di tabacco con la manodopera schiavile africana (sin dal 1638 in Virginia). Questo segna il primo passo verso la “tratta” degli schiavi. In Virginia, parallelamente al commercio degli schiavi, si evolve una società “aristocratica” caratterizzata da valori religiosi (osservanza del Prayer Book dal 1643). -> Si fonda il Maryland a maggioranza cattolica che attira coloni sia dall’Inghilterra che dalla Virginia. -> A causa di tensioni religiose alcuni territori si staccano dal Massachussets -> Rhode Island e New Hampshire. Nella seconda metà del XVII secolo – inizio XVII i sovrani Stuart attuano una politica di autorizzazioni coloniali: si costituiscono nuove colonie. 1670 circa: Carolina del Nord (piccoli proprietari) e Carolina del Sud (grandi possedimenti). 1681: Pennsylvania (dal quacchero W. Penn). 1704: gli olandesi devono cedere agli inglesi il Delaware. 1732: re Giorgio II concede la costituzione della tredicesima colonia, la Georgia. OLANDA: anche l’Olanda avvia la colonizzazione del Nuovo Mondo, incuneandosi tra le zone occupate dagli inglesi (Nuova Amsterdam). C’è un’enorme crescita dell’economia olandese nel Seicento. Questo porta a conflitti: GUERRA ANGLO-ALANDESE. 1647: pace che riconosce agli inglesi il possesso di Nuova Amsterdam, ribattezzata New York. L’azione olandese si concentra maggiormente sugli spazi lasciati senza controllo dal Portogallo (tra 1580 e 1640 unione dinastica con la Spagna): in Asia e Oceano Indiano. 1602: COMPAGNIA OLANDESE DELLE INDIE ORIENTALI dà impulso al sistema coloniale olandese. Essa effettua controlli sulla produzione di spezie, concentrate in alcune isole controllate direttamente dalla Compagnia stessa. LA GUERRA DEI TRENT’ANNI (1618-1648) La guerra dei trent’anni si manifesta sullo sfondo della scena politica europea dell’inizio del Seicento (inizio XVII secolo in Europa). Essa rappresenta l’ultimo grande conflitto religioso che scoppia in Europa che ha come protagonisti cattolici contro protestanti calvinisti. Consiste in una serie di conflitti armati che sconvolgono l’Europa tra il 1618 e il 1648. La guerra dei trent’anni inizia come conflitto religioso fra cattolici e protestanti calvinisti, ma si conclude come lotta politica per l’egemonia in Europa tra la Francia e le potenze asburgiche. Alla base del conflitto vi sono motivi religiosi (perché nella Pace di Augusta non erano stati compresi i calvinisti molto diffusi, soprattutto in Boemia) e tensioni politiche: la miccia è costituita dall’elezione a imperatore di Ferdinando II, no più disposto come i predecessori ad un atteggiamento “morbido” verso i protestanti in Boemia. Nella guerra dei trent’anni si ridefiniscono i rapporti di forza fra cattolici e protestanti, si riorganizzarono le istituzioni e le ambizioni della dinastia in Europa. I combattimenti si svolgono soprattutto nell’area germanica, ma intorno nascono piccolo conflitti collegati (es. la Guerra di successione per Mantova che riguarda vaste aree dell’Italia del Nord) che coinvolgono la maggior parte delle potenze europee (ad eccezione di Regno Unito e Russia). Dopo il 1630 i combattimenti della guerra dei trent’anni si estendono anche ai territori francesi, ai Paesi Bassi e alla Catalogna. 1648: PACE DI WESTFALIA. Questa comprende due trattati (Osnabruck e Munster) che vengono siglati: il primo tra l’Impero e la Francia, il secondo tra l’Impero e la Svezia. Con questa pace vengono riconosciute le confessioni religiose: i princìpi della pace di Augusta vengono estesi anche al calvinismo, perciò ai calvinisti viene concessa la possibilità di professare la religione scelta dal proprio principe. L’area tedesca si trova divisa in due zone: una cattolica vicina ai domini ereditari degli Asburgo, l’altra calvinista vicina alla Francia. La Pace di Westfalia chiude l’ultimo conflitto scoppiato in Europa per motivi religiosi. Però, tra 1648 e 1700 compaiono importanti novità su piano culturale, politico, sociale e della sensibilità religiosa. CAMPO CATTOLICO: c’è la comparsa di diverse proposte rispetto a quelle della Chiesa di Roma. Compare la corrente spirituale del GIANSENISMO che cerca di depurare la religione da tutti gli elementi barocchi, si richiama al Cristianesimo primitivo, e adotta pratiche di culto più austere (dottrina di Sant’Ambrogio in polemica con gli indirizzi dottrinali e le pratiche di culto dei Gesuiti). A metà strada tra Cattolicesimo e Giansenismo si trova il pensiero di Ludovico Antonio Muratori (1672-1750) che ha notevole influenza sulla cattolicità italiana e tedesca: rappresenta una posizione moderata di riforma morale e religiosa che imponga maggior rigore e allontani i fedeli dal vuoto della religiosità gesuitica e barocca. CAMPO PROTESTANTE: mancano gli “ordini religiosi” contro i quali si coaguli l’esigenza di rinnovamento. • Nei paesi luterani c’è l’affermazione di diverse declinazioni: si cerca una forma di culto e di liturgia più personale ed interiore. Il PIETISMO esprime una di queste declinazioni: forti accenti mistici contro il formalismo dogmatico: la “fede pura” che si ottiene attraverso letture bibliche, canti e preghiere da condividere in piccoli gruppi familiari. • In Inghilterra, negli anni ’30 del XVIII secolo, c’è l’esigenza d una fede pura, più intima, in cui la gerarchia ecclesiastica non sia intollerante e politicizzata, e si occupi dei bisogni sociali. Nasce il METODISMO (J. Wesley, 1703-1791). Tutti vanno più incontro ai bisogni personali dell’individuo. IL SISTEMA DEGLI STATI EUROPEI TRA XVII E XVIII SECOLO Con l’avvento del colonialismo l’Europa si proietta oltre i propri confini. Contemporaneamente, al suo interno si consolida un SISTEMA di stati e MODELLI di ORGANIZZAZIONE POLITICO-AMMINISTRATIVA e una cultura politica che viene esportata attraverso le colonie. Due sono i modelli che si vengono a creare: 1. Sistema assolutistico 2. Governo moderato-rappresentativo. Esso ha due versioni: Repubblica d’Olanda e Regno d’Inghilterra. Monarchia costituzionale-parlamentare. Durante questo periodo si accentuano le differenze tra Europa mediterranea ed Europa nord-occidentale. • L’Europa mediterranea risente nel XVII secolo della crisi della Spagna ed è più povera. • L’Europa nord-occidentale riesce a sfruttale meglio l’apertura atlantica ed è più ricca. Il sistema degli stati europei si è consolidato tra Cinque e Seicento sullo sfondo della Riforma religiosa, dei conseguenti conflitti e della concorrenza coloniale tra gli stati. Spesso si è parlato di contrapposizione tra Europa Cattolica ed Europa Protestante. Nel XVII secolo la pace di Westfalia sottolinea una più marcata differenza dal punto di vista economico e sociale tra queste due zone. FRANCIA: Enrico IV viene ucciso da un frate cattolico non convinto della sua conversione. Al suo posto sale al trono il figlio Luigi XII che aveva solo 9 anni. La monarchia francese di Luigi XII è guidata, tra 1624 e 1642, dal primo ministro cardinale Richelieu (1585 – 1642). Gli OBIETTIVI di Richelieu erano: 1. Rilanciare il ruolo politico della Francia all’esterno. Per fare ciò, egli cerca di controllare l’operato dei giudici e di ridurre il potere delle grandi famiglie, ridimensionando lo spazio concesso agli Ugonotti con l’editto di Nantes, estendendolo non solo a Parigi, ma anche in altre cinque città. La Francia punta all’unità religiosa. 2. Rafforzare il potere del sovrano all’interno della stessa Francia. Per far ciò, egli riprende il colonialismo ed aumenta la pressione fiscale. CONSEGUENZE a questa politica: l’aumento della pressione fiscale in un periodo di epidemie e carestie porta a rivolte contadine e “parlamentari” (rivolte a che cos’è il Parlamento in Francia. Sono rivolte dei giudici perché non accettano un controllo dall’alto verso la loro attività). Alla morte di Richelieu (1642) e di Luigi XII (1643), si apre un periodo di Reggenza, ovvero un periodo di transizione non sorretto dal re, ma da qualcuno che esercita l’autorità (reggente). Solitamente si trattava di donne, come per esempio la madre del sovrano reggente troppo piccolo per salire al trono, e moglie del re appena morto. Sale al potere il cardinale Giulio Mazzarino (1602 – 1661) che prosegue la politica del suo predecessore Richelieu. Giulio Mazzarino punta a rafforzare il ruolo della Francia approfittando della crisi delle potenze asburgiche: la pace di Westfalia (1648) e quella dei Pirenei (1659) sono grandi successi di Mazzarino: la Francia ottiene ampliamenti territoriali a danno dei Paesi Bassi, e l’alleanza matrimoniale con la Spagna: Luigi XIV si sposa con l’Infanta di Spagna Maria Teresa. Questo rappresenta una pacificazione apparente tra Francia e Spagna, possibile anche grazie alle gravi crisi che si stanno svolgendo contemporaneamente in Inghilterra (Prima Rivoluzione). Durante il regno di Enrico IV di Borbone (chiuso nel 1610) era stata emanata una regola per cui, pagando una tassa, i giudici inseriti nelle corti di giustizia potevano diventare nobili e trasmettere il titolo nobiliare ai propri discendenti. Richelieu riduce invece i poteri nobiliari: i parlamentari tentano di riottenere quel privilegio ottenuto con Enrico IV. C’è quindi una grave crisi interna: i parlamenti (cioè i tribunali, le corti di giustizia) non accettano che la nobiltà sia colpita dalle tasse che Mazzarino chiede per finanziare l’esercito. Nel 1648 nasce così la RIVOLTA DELLA FRONDA: è una vera e propria guerra civile, parlamentare, animata dalla nobiltà di toga, alla quale si uniscono anche i nobili di spada: si tratta di una rivolta di un’élite contro l’assolutismo regio. Il cardinale, la regina e il piccolo sovrano Luigi XIV sono costretti a fuggire. Nel 1652 l’esercito regio ha la meglio: si chiude la rivolta della Fronda e la monarchia acquista prestigio interno ed internazionale. Dal 1663 l’assemblea imperiale (Reichstag, Dieta) ha a Ratisbona una sua funzione stabile, permanente. Essa riunisce i Grandi Elettori, i rappresentanti dei 350 stati che facevano parte dell’Impero (principi e conti) ed i rappresentanti delle città imperiali. Nei domini diretti degli Asburgo la riorganizzazione dello Stato, conseguente all’indebolimento delle strutture imperiali, non si traduce in una politica assolutistica, ma in una pratica di rafforzamento dei legami tra gli Asburgo e le principali famiglie aristocratiche, cementata dalla comune appartenenza alla fede cattolica -> la dinastia assicura agli aristocratici il riconoscimento dei privilegi sociali e politici in cambio del riconoscimento della supremazia politica degli Asburgo. Essi diventano una forza catalizzatrice dal punto di vista culturale e politico: attraggono politici, intellettuali, e soldati da ogni parte d’Europa. A Vienna, sotto il regno dell’Imperatore Leopoldo I (1658 – 1705), si crea una vivace corte che fa da CONTRAPPASSO alla Francia di Luigi XIV. Negli anni ’80 del ‘600 gli Asburgo appoggiano i rami cattolici di alcune casate in crisi di successione. Gli Asburgo si rafforzano all’interno dell’Impero anche grazie ad un evento indipendente da loro, che riescono a trasformare in un punto di grande forza. Nel 1683 c’è l’assedio turco a Vienna. Leopoldo I riesce a raccogliere una grande coalizione cattolica e a respingere i Turchi. Questo costituisce un grande successo militare e politico, e anche un’azione propagandistica. L’Impero di Leopoldo I diventa la potenza in grado di arginare l’espansionismo di Luigi XIV che aveva finanziato segretamente i Turchi nell’attacco a Vienna. Leopoldo I stringe un’importante alleanza con l’Inghilterra contro i Re Sole (luigi XIV di Francia). Queste sono le premesse per l’espansione dell’Impero verso i Balcani ed il Mediterraneo realizzata nel XVIII secolo. Vienna diventa centro politico, culturale ed amministrativo della monarchia e dell’Impero (che è sede dei consigli e dei tribunali imperiali) e tutte le famiglie vogliono costruire una residenza nella Hofburg. RUSSIA: due sono gli elementi caratterizzanti: 1. La lotta contro l’espansionismo turco – ottomano 2. Il processo di occidentalizzazione Ruolo importante ha la politica espansionistica di IVAN IV il Terribile (1533 – 1584) che diventa, nel 1547, il primo zar di tutte le Russie anche grazie ad una energica POLITICA di RIDUZIONE DEL POTERE DEI GRANDI PROPRIETARI TERRIERI (chiamati boiardi) che si riuniscono nella Duma (assemblea rappresentativa). Nel 1550 Ivan IV costruisce: • Una NUOVA ASSEMBLEA in cui far convergere i boiardi che gli sono fedeli: formazione di una nobiltà di servizio. La Duma resta comunque, ma con un ruolo marginale: le vengono lasciati i governi delle regioni periferiche. • Un CORPO MILITARE non più controllato dai boiardi, ma da nobili che gli sono fedeli. • Una RIFORMA AMMINISTRATIVA che affida allo zar il controllo del governo delle regioni centrali russe. • MISURE ANTINOBILIARI • Azioni che APPESANTISCONO LA SERVITU’ DELLA GLEBA Si avvia un processo di rinnovamento per cui la nobiltà russa è reclutata sulla base del servizio amministrativo. La Russia, quindi, avvia con Ivan il Terribile un processo di rafforzamento del potere del sovrano attraverso il contenimento del potere nobiliare (simile all’assolutismo occidentale), ma con la peculiarità dell’ulteriore appesantimento della servitù della gleba (che verrà abolita solo nel 1860). CRISI: alla morte di Ivan il Terribile (1584) i boiardi riprendono parte del potere che gli era stato tolto. All’inizio del XVII secolo Mosca è occupata dalla Polonia e due re polacchi si fanno incoronare zar. Dopo un periodo di caos (età dei torbidi), nel 1613 diventa zar MICHELE ROMANOV (1613 – 1645) che riprende l’espansione verso occidente, bloccando l’espansione della Polonia e della Svezia verso la Russia. Con PIETRO I IL GRANDE (1696 – 1725) si consolida il potere dello zar rispetto alla nobiltà e il controllo sulle strutture politico – amministrative: PROCESSO DI OCCIDENTALIZZAZIONE. Tra il 1697 ed il 1698 Pietro, giovanissimo (nato nel 1672), compie un viaggio in Europa occidentale per conoscere le tecniche di produzione e la società, ed avviare così la modernizzazione della Russia. Da questo viaggio comprende l’importanza di: • Costruzione di un esercito permanente • Attivazione di un grande cantiere navale sul Baltico • Sviluppo di fabbriche di cannoni • Attivazione di miniere sugli Urali Mette in atto anche misure di carattere culturale: • Introduzione della misurazione araba • Riforma del calendario • Costruzione di una nuova capitale: PIETROBURGO L’Occidentalizzazione è imposta a forza da Pietro il Grande: • Migliaia di servi vengono convertiti in operai e minatori • I nobili sono costretti ad assumere abitudini e costumi tipici della nobiltà europea, come il taglio della barba • Forti pressioni sulla Chiesa affinchè supporti questo processo di Occidentalizzazione Si crea così la setta dei “vecchi credenti” che si oppone all’innovazione. Tra il 1700 ed il 1721 c’è la GRANDE GUERRA del NORD: Russia, Danimarca e Polonia contro la Svezia. Le iniziali vittorie svedesi non offuscano la potenza di Pietro il Grande che si conferma lo zar della più grande potenza dell’Europa orientale. POLONIA: si trova al centro dell’Europa. La Polonia aveva una PARTICOLARITA’ rispetto agli altri stati europei: nel corso del Cinquecento l’aristocrazia terriera si rafforza e dopo l’estinzione (1572) della dinastia degli Jagelloni l’assemblea dei nobili prende la strada di una MONARCHIA ELETTIVA: elegge come nuovo sovrano Enrico di Valois (famiglia dei re di Francia) che è re di Polonia nel 1737 e 1574. Egli, in cambio della sua elezione, approva e riconosce alla nobiltà: • AUTONOMIA POLITICA • FACOLTA’ DI ELEGGERE IL SOVRANO • LIBERTA’ DI CULTO PER I NON CATTOLICI Con Sigmondo III Vasa (1587 – 1632), re di Polonia e di Svezia che attua la ricattolicizzazione e la riduzione della libertà di culto, si ripristina il potere monarchico: la Polonia del ‘600 è un BALUARDO DELLA CATTOLICITA’ contro i Turchi, i protestanti e contro la Chiesa ortodossa sostenuta dagli zar russi. PERO’: l’assetto politico istituzionale polacco non ruota intorno ad una dinastia, ma intorno all’assemblea nobiliare composta da grandi feudatari e piccoli nobili che in base ai propri interessi eleggevano il sovrano. L’elezione del sovrano è quindi uno strumento di corruzione e pressione a favore di candidati anche stranieri. OLANDA: chiamata anche REPUBBLICA DELLE 7 PROVINCE UNITE, è nata dalla rivolta contro la Spagna di Filippo II. Ciò che caratterizza i ceti dirigenti dell’Olanda era la comune aspirazione alla rapida crescita economia ed al commercio extraeuropeo. Essa era una potenza europea prevalente nei commerci extraeuropei grazie ai traffici della Compagnia delle Indie Orientali (soprattutto in Indonesia). Tra il 1650 ed il 1672 centrale è la figura di JAN DE WITT, interprete di una politica PACIFISTA che tutela gli interessi della grande borghesia, più interessata ai commerci che alla guerra. L’Olanda è uno stato caratterizzato dalla fede calvinista. Essa aveva due nemici: Inghilterra e Francia. • Con l’Inghilterra l’Olanda ricerca la pace. • Con la Francia del Re Sole la posizione è più dura: a causa dell’aggressività francese (che minaccia di invadere l’Olanda, nel 1672, che per ostacolare l’avanzata apre le dighe inondando il proprio territorio) sale al potere un partito militarista organizzato intorno a GUGLIELMO D’ORANGE. Nel 1672 Jan de Witt viene ucciso in una sommossa popolare. Sale al potere il partito militarista di Guglielmo d’Orange (1650 – 1702) come statholder (cioè come massima carica militare). La sua salita al potere costituisce un’ALTERNATIVA ALLA MONARCHIA ASSOLUTA ed incarna il modello della repubblica federale, fondata sul libero commercio, animata da una borghesia liberale, colta e relativamente tollerante in fatto di fede religiosa. Guglielmo d’Orange si sposa con Maria Stuart (figlia ed erede del re d’Inghilterra Giacomo II) ed avvia una politica antifrancese. Si avvicina all’Inghilterra di cui, in seguito alla seconda rivoluzione, diventa re. INGHILTERRA: alla morte di Elisabetta sale al trono nel 1603 Giacomo I Stuart che era stato educato dalla stessa Elisabetta nella fede anglicana. In questo momento Inghilterra e Scozia sono uniti, ma è solo una “unione personale”: la vera unificazione si avrà nel 1707. Questa nuova dinastia, gli Stuart, con Giacomo I e il suo successore Carlo I, attua una POLITICA INTERNA ASSOLUTISTICA spostandosi rispetto alla tradizione su altre linee di politica estera basata sull’avvicinamento a Spagna e Francia, senza trascurare un aiuto agli Ugonotti Francesi nel 1627. Gli Stuart sembrano voler seguire il modello politico di Filippo II di Spagna e di Enrico IV di Francia: restringono quindi gli spazi politici del Parlamento e dei ceti mercantili (gentry) rappresentanti della Camera dei Comuni. Gli Stuart: • Fanno della corte il centro della politica • Gestiscono il governo con l’aiuto di un “favorito” (duca di Buckingham) • Promuovono un ceto nobiliare nuovo e fedele al sovrano, vendendo i titoli nobiliari, contro il Parlamento (che era sede dell’aristocrazia più antica). SUL PIANO DELLA POLITICA RELIGIOSA: dopo la scoperta della congiura filocattolica “delle poveri” (1605), gli Stuart promuovono una legislazione anticattolica e la Chiesa Anglicana diventa sempre più uno strumento per affermare ‘autorità del sovrano. Prosegue la penetrazione del Calvinismo: significa l’affermarsi di tendenze sempre più rigorose dal punto di vista religioso. INOLTRE: le tendenze radicali del Calvinismo inglese si scontrano con il rigore della Chiesa Anglicana e vanno ad alimentare l’emigrazione verso il Nuovo Mondo (1620: costituzione dei “padri pellegrini” che fondano nel Nuovo Mondo il Massachussets). C’è un’OPPOSIZIONE RELIGIOSA, TENSIONI e DIVERSE SETTE. Si genera quindi una SITUAZIONE DI TENSIONE e DI DIFFICOLTA’ ECONOMICHE. Alla ricerca di nuove entrate Giacomo I, tra 1604 e 1624, convoca più volte il Parlamento perché gli confermi la possibilità di creare nuove entrate, il quale però non soddisfa le richieste del sovrano. Lo stesso succede a Carlo I. Egli è costretto a firmare nel 1628 un accordo (Petition of Right) che dichiara ILLEGALI: • Le tasse imposte senza il consenso del Parlamento • Gli arresti arbitrari • L’acquartieramento delle truppe (le caserme) • Comparsa di nuovi soggetti politici (Prussia e Regno di Sardegna). La SECONDA META’ del Settecento è caratterizzata da: • Riforme politico – amministrative (Età delle Riforme, o Età del dispotismo riformatore). • Si tenta di attuare un maggiore controllo dei territori e delle loro risorse • Si afferma una nuova idea della politica: - rafforzamento del potere sovrano contro la rete di interessi e privilegi dei “corpi”; - la società è pensata come insieme di individui, ciascuno dei quali ha diritto alla felicità; - il sovrano persegue la “pubblica felicità” degli uomini come metodo di governo. • Due grandi Rivoluzioni che mutano non solo l’assetto geopolitico, ma anche i fondamenti della società occidentale: Rivoluzione Americana e Rivoluzione Francese. IN EUROPA ORIENTALE: dopo il 1718 la decadenza dell’Impero Ottomano che provoca, da parte della Russia e degli Asburgo, il tentativo di recuperare le spoglie dell’Impero: gli Asburgo e Romanov sono in concorrenza per approfittarne. Cresce la pressione della Russia sull’Europa orientale ed occidentale e cresce l’influenza della Prussia come Stato fortemente militarizzato. La PRIMA META’ del Settecento è caratterizzata da: • Gli Asburgo ottengono il controllo delle regioni centro-settentrionali della penisola balcanica. • Negli Anni Trenta Russia ed Impero si scontrano tra loro e con altre potenze europee per controllare la Polonia (guerra di successione polacca 1733 – 1738). La SECONDA META’ del Settecento è caratterizzata da: • Nel 1772 c’è la spartizione tra Russia, Impero e Prussia di porzioni del Regno di Polonia che si sfalda tra il 1793 ed il 1795. • I Romanov ottengono nel 1774 il controllo della Crimea e dell’Ucraina meridionale. EUROPA OCCIDENTALE – prima metà del XVIII secolo: CONTINUA RIDEFINIZIONE DELL’EQUILIBRIO EUROPEO attraverso le GUERRE DI SUCCESSIONE: 1. Guerra di successione SPAGNOLA: 1701 – 1714 2. Guerra di successione POLACCA: 1733 – 1738 3. Guerra di successione AUSTRIACA: 1740 – 1748 GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGNOLA (1701 – 1714): i territori spagnoli erano: lo Stato di Milano, il Regno di Napoli, il Regno di Sicilia e la Sardegna. Con la morte di Carlo II d’Asburgo finisce la dinastia asburgica. La soluzione successoria prospettata dal testamento di Carlo II prevedeva che il trono e i domini da esso controllati andassero al duca Filippo d’Angiò (della linea borbonica), pronipote del Re Sole che determina una corona spagnola dominata da una nuova dinastia parente di quella francese. Questa soluzione rafforza la Francia di Luigi XIV (sposato con Meria Teresa, sorellastra di Carlo II). Ad aspirare al trono in questa situazione sono: • Filippo duca d’Angiò (Versailles 1683, Madrid 1746): a lui lascia il trono l’ultimo Asburgo di Spagna, il re Carlo II. • L’arciduca Carlo d’Asburgo (Vienna 1685, Vienna 1740), figlio dell’imperatore Leopoldo I: è il candidato degli Asburgo e dei loro alleati (Regno Unito, Olanda, e le forze filoasburgiche presenti all’interno degli stati). All’inizio di dicembre del 1700, Filippo d’Angiò prende possesso del Regno di Spagna con il nome di Filippo V. All’inizio del 1701 l’Impero stringe un’alleanza con Regno Unito ed Olanda contro Spagna e Francia per rivendicare il diritto degli Asburgo di succedere sul trono spagnolo. Si verificano i primi successi degli eserciti gallo-ispani (= Francia + Spagna borbonica). Successivamente gli Asburgo, detentori della corona imperiale, con i loro alleati riacquistano terreno. Nel 1705 c’è la rivolta in Catalogna: invasione da parte delle truppe alleate. Carlo d’Asburgo sbarca a Barcellona e instaura una corte: diviene Carlo III di Spagna. La Spagna si trova quindi divisa in due: a Madrid con il governo di Filippo di Borbone, e a Barcellona con quello di Carlo III di Spagna. A Carlo III fanno riferimento molti aristocratici che in Italia e in Europa sostengono la causa filoimperiale e filoasburgica nella successione spagnola. Nel 1706 le truppe imperiali, guidate dal principe Eugenio di Savoia, entrano a Milano e cacciano il governo spagnolo. Nel 1707 lo stesso accade a Napoli, e nel 1708 in Sardegna. Così gli Asburgo d’Austria si riappropriano di una parte dei territori italiani prima controllati dai “cugini” Asburgo di Spagna. La morte nel 1705 dell’imperatore Leopoldo I, le vittorie imperiali in Italia, e soprattutto la successiva morte dell’imperatore Giuseppe I (figlio di Leopoldo I) nel 1711, complicano la situazione internazionale: l’arciduca Carlo (diventato Carlo III di Spagna) viene eletto imperatore a Vienna con il nome di Carlo III. Gli alleati (Inghilterra ed Olanda) comprendono che se diventasse re di tutta la Spagna sarebbe troppo potente e quindi ritirano il loro appoggio. Dal 1711 cambiano le dinamiche della guerra di successione: 1713 – 14: nelle Paci di Utrechte e di Rastadt avvengono: mutamenti territoriali in Europa: • La corona di Spagna viene affidata ai Borbone (nuova dinastia), insieme alle colonie americane. • Sotto Filippo V, i Borboni attueranno in Spagna profonde trasformazioni e opere di riassetto istituzionale, mutando radicalmente gli equilibri tradizionali basati sui “Consejos” (= Conseguo), introducendo un controllo del governo basato sulla corte. Mutamenti territoriali in Italia: • Lo Stato di Milano, il Regno di Napoli e la Sardegna vengono assegnati agli Asburgo d’Austria, imperatori del Sacro Romano Impero. • Fine del Ducato di Mantova (fine dei Gonzaga accusati di tradimento) che, essendo stato giudicato colpevole di tradimento e deposto il duca Ferdinando Carlo, torna per devoluzione all’Impero. IN ITALIA: i duchi di Savoia si vedono elevare la propria dignità a rango regale e diventano re di Sicilia (e del Piemonte e di Savoia): nel 1720 gli accordi dell’Aja sanciranno lo scambio tra la Sicilia e la Sardegna, per cui Vittorio Amedeo di Savoia diventa re di Sardegna -> inizia da qui la storia dei Savoia come re di Sardegna. IN EUROPA: anche le famiglie degli Hohenzollern, duchi di Brandeburgo e di Prussia, vede elevata la propria dignità a rango regale (il Regno di Prussia è uno dei protagonisti della storia dell’Ottocento) e del processo di unificazione in Germania). Essi avviano una nuova organizzazione dello stato che sarà fortemente militarizzato e burocratico. C’è un’apparente vittoria dei Borboni. IN REALTA’ la guerra di successione spagnola ha creato una situazione più mossa: • L’arciduca Carlo, che avrebbe dovuto diventare re di Spagna, coltiverà a lungo il “sogno spagnolo” di diventare re di Spagna anche dopo la nomina ad Imperatore nel 1711. • La Monarchia Asburgica conosce tra il 1714 ed il 1738 il periodo della sua massima estensione: dall’area centro europea danubiana al Mediterraneo. INOLTRE c’è anche un fattore economico che mette in dubbio la vittoria borbonica perché: • L’Inghilterra mantiene il controllo su Gibilterra e Minorca, importanti postazioni strategiche, ed alcuni territori nord americani (Terranova e Nuova Scozia). • L’Inghilterra ottiene anche il monopolio sulla tratta degli schiavi dall’Africa (asiento) che prima apparteneva alla Spagna, dalla quale ottiene anche la facoltà di esportare, una volta all’anno, i propri prodotti nelle colonie del Nuovo Mondo. La Guerra di successione Spagnola sancisce: • La supremazia territoriale dell’Impero • L’egemonia politico-commerciale dell’Inghilterra Dopo il 1714 si verificano tentativi della Spagna di Filippo V e del suo ministro, il cardinale Alberoni, di riconquistare le colonie italiane. Nel 1717 ci sono spedizioni in Sicilia e Sardegna: provocano una parziale riapertura del conflitto in cui si forma una quadruplice alleanza (Francia, Regno Unito, Impero ed Olanda) contro la Spagna di Filippo V. Nel 1720 viene firmata la PACE DELL’AJA nella quale: • Vengono riconosciuti i diritti di Carlo di Borbone (figlio di Elisabetta Farnese duchessa di Parma e di Filippo V di Spagna) su Parma e Piacenza. • I Savoia permutano la Sicilia con la Sardegna diventando re di Sardegna. GUERRA DI SUCCESSIONE POLACCA (1733 – 1738): PREMESSE: la corona polacca è elettiva: diversi candidati sostenuti dalle potenze europee. La Russia impone un candidato austriaco (Federico Augusto II di Sassonia). Francesi e Svedesi appoggiano un nobile polacco: Stanislao Leczsynski, marito di una figlia del re di Francia Luigi XV. Il conflitto porta inizialmente ad una vittoria delle truppe franco spagnole che, con l’aiuto dei Savoia, estromettono momentaneamente da una parte dell’Italia gli Asburgo dal governo delle province italiane (es: a Milano 1733 – 36 c’è l’occupazione gallo-sarda perché i Savoia sono alleati della Francia). Nel 1738 c’è la PACE DI VIENNA che porta a MUTAMENTI TERRITORIALI: • Gli Asburgo conservano in Italia solo il dominio sullo Stato di Milano con l’aggiunta dei ducati di Parma e Piacenza. • È la fine del “sogno spagnolo” di Carlo VI: da questo momento lo Stato di Milano diventerà “Lombardia austriaca”. • Nel Regno di Napoli e in Sicilia si instaura una nuova dinastia indipendente, retta dal re Carlo I di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese. • Il pretendente al trono polacco Stanislao Leczsynski viene ricompensato per la perdita del trono con l’assegnazione della Lorena che alla sua morte passerà alla Francia. • Il duca di Lorena Francesco Stefano, marito dal 1736 di Maria Teresa d’Asburgo, viene ricompensato per la perdita della Lorena con l’assegnazione del Granducato di Toscana. GUERRA DI SUCCESSIONE AUSTRIACA (1740 – 1748): CAUSE: • Alla morte di Carlo VI le potenze non accettano la “prammatica sanzione” che dava diritto di successione sui territori ereditari degli Asburgo anche alle figlie femmine, e si indica come successore al titolo imperiale Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa d’Asburgo. • La Prussia di Federico II, alleata con la Francia, occupa la Slesia. I duchi di Sassonia e Baviera (principi elettori) avanzano pretese sulla successione imperiale, proponendosi quali candidati. Il titolo imperiale rimane vacante fino al 1742 quando viene nominato imperatore il duca di Baviera con il nome di Carlo VII e che morirà nel 1745. Dopo iniziali difficoltà, l’abilità diplomatica di Maria Teresa ed il contesto internazionale, creano i presupposti per la PACE DI PARIGI del 1748: gli Asburgo accettano la perdita della Slesia a favore della Prussia che riconosce come imperatore Francesco Stefano, marito di Maria Teresa. consono per combattere la tirannide dell’assolutismo. Per l’autore dissimulare non è ingannare, ma la capacità di tenere nascoste le intenzioni, ed è consentita ad esempio come mezzo per salvare lo stato dal caos. Mentre l’Europa è stretta tra ortodossie religiose e poteri assoluti dei principi: • LA SCIENZA SCOPRE NUOVI ORIZZONTI • L’ARTE SPERIMENTA NUOVA FORME BAROCCO: espressione di libertà. Barocco significa anomalia (perla irregolare): • Forse è una reazione alla rigorosa normatività caratteristica di alcuni aspetti (es. la Controriforma, l’assolutismo) • Forse è lo specchio di un’epoca di grandi contrasti, il modo di esprimersi di una società contraddittoria • Forse la risposta al fatto di scoprire una realtà molteplice • È la reazione ad una società autoritaria e rigida, o espressione di una società solo apparentemente rigida, ma in realtà infuocata da mille passioni? Il Barocco è una tendenza culturale che investe tutti gli aspetti: letteratura, pittura, architettura. [Lecce è la capitale del Barocco] ESTETICA BAROCCA: compito dell’artista è: • Mostrare il proprio ingegno • Stupire • Trovare forme nuove • Saper contenere nell’opera d’arte tutto e il suo contrario • Creare nessi inediti • Il fine della poesia è creare meraviglia (Giovan Battista Marino): - Il mondo è come un grande teatro dove ciascuno ha una parte - La spettacolarità investe tutte le arti, non solo il teatro - Ogni espressione dell’uomo è caratterizzata da questo dettaglio - La politica usa la spettacolarità per creare consenso o per stigmatizzare comportamenti inaccettabili Comprendeva anche gli spettacoli dell’orrore: i roghi delle “streghe”. RELAZIONI INTERNAZIONALI: la riflessione politica si occupa anche dei rapporti tra gli stati. Viene definito il “diritto internazionale” a cui si dovrebbero attenere gli stati europei. Nel 1625 UGO GROZIO pubblica De iure belli ac pacis: • Sfondo storico: Guerra dei Trent’Anni • Sfondo politico: Olanda (Province Unite) Premesse: la società umana si basa su un contratto che gli uomini, per sfuggire alla degenerazione dello stato di natura (divenuto violenza e sopraffazione), stipulano con un principe che avrà il compito di obbligare tutti ad obbedire alle leggi. Da qui ha origine lo stato. Tesi: per sfuggire alla violenza della guerra, gli stati sovrani devono concordare i fondamenti del diritto naturale, cioè le norme di comportamento universalmente valide: GIUSNATURALISMO. Quest’opera ebbe larga diffusione nei paesi protestanti. Viene introdotta la riflessione sull’origine della società umana e del “contratto” che è alla base dello stato. 1651: Thomas Hobbes: Leviatano -> dal nome del mostro biblico che simboleggia lo stato. 1672: Samuel Pufendorf: De iure naturali et gentium. 1690: John Locke: Trattati sul governo. Ognuno di essi offre soluzioni differenti allo “stato di natura” dell’umanità e sull’origine dello stato. HOBBES: vive durante la prima rivoluzione inglese. Diversamente da Grozio, ritiene che lo stato di natura non sia epoca di serenità, ma realtà violenta, di odio e sopraffazione. Homo homini lupus: lo stato assoluto è l’unica garanzia di pace. Solo la legge stabilisce ciò che è giusto: prima della stipulazione del patto non vi è né bene né male. Hobbes rifiuta l’origine divina dello stato e fonda la VISIONE LAICA DELLO STATO. PUFENDORF: è il primo ad insegnare diritto naturale. È influenzato da Grozio ed Hobbes. Il diritto naturale è per lui autonomo rispetto alla religione. Alla base dello stato per Pufendorf c’è un “patto di unione” tra tutti i contraenti e un conseguente “patto di soggezione” di essi al sovrano cui è delegato il potere. I suoi testi circolano grazie anche ad autori cattolici. LOCKE: vive durante la seconda rivoluzione inglese. Come i giusnaturalisti, Locke è convinto che il potere politico abbia la funzione di garantire i diritti personali (tra cui la proprietà privata). Lo stato si fonda sul “comune consenso”, pertanto Locke rifiuta lo stato assoluto ed appoggia la resistenza al sovrano che si muova contro i diritti dei cittadini. Pone le basi del LIBERALISMO. Grazie a queste posizioni si afferma l’idea che lo stato si debba prendere cura della vita sociale e debba avere competenze anche in ambito sanitario, educativo e culturale. A fine XVII secolo si afferma l’idea che il fine dello stato siano la pubblica felicità ed il benessere dei sudditi. SUL CONCETTO DI PUBBLICA FELICITA’: tra fine Seicento e fine Settecento si crearono due declinazioni: 1. LUDOVICO ANTONIO MURATORI (1672 – 1750): per primo, nel 1749, usa l’espressione “pubblica felicità” e la intende come una sorta di ideale religioso che deve guidare l’azione dei Principi. 2. PIETRO VERRI (1728 – 1797): riflette che la società ha origine dalla ricerca del benessere: per la sicurezza di ciascuno ha rinunciato a parte della propria libertà e la “pubblica felicità deriva dalla ricerca del benessere del maggior numero di individui”. Sulla stessa linea di Verri, il pensiero di Cesare Beccaria (1738 – 1794) che nel 1764 pubblica Dei delitti e delle pene, il testo più noto dell’Illuminismo italiano. Si tratta di un saggio contro la tortura e la pena di morte che teorizza la necessità di pene commisurate ai reati. L’ILLUMINISMO: Nel 1784 il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724 – 1804) pubblica l’opera Was ist der Aufklarung? (Che cos’è l’Illuminismo?). Da Kant derivano i termini Lumières ed Einlightenment. ORIGINI DELLE IDEE ILLUMINISTE: tra il 1715 ed il 1723, durante la Reggenza seguita alla morte del Re Sole, In Francia, ci fu un grande allargamento degli orizzonti culturali. Grande attrazione per la Gran Bretagna, monarchia parlamentare. Nel XVIII c’erano differenze tra l’Inghilterra e il resto dell’Europa occidentale: in Inghilterra si consolida la monarchia parlamentare, negli altri paesi ci sono i sovrani assoluti o gli esperimenti dell’assolutismo riformatore. Ha origine qui il costituzionalismo (= rispetto delle leggi fondamentali) che si svilupperà particolarmente del XIX secolo. Però, nonostante questa ammirazione per l’Inghilterra, il francese diventa lingua veicolare. Charles – Louis de Secondat, barone di Montesquieu, pubblica nel 1721 le Lettere persiane: romanzo epistolare, intriso di vena antidispotica. Qui c’è la critica ai costumi “antiquati” della società francese affetta, secondo l’autore, da dogmatismo religioso, superstizione ed intolleranza. C’è anche la lode alla tolleranza religiosa ed alla libertà di pensiero. Nel 1748 Montesquieu pubblica Lo Spirito delle leggi dove analizza comparativamente le leggi fondamentali degli stati europei (costituzioni) e teorizza un sistema politico moderato in cui il POTERE ESECUTIVO, QUELLE LEGISLATIVO E QUELLO GIUDIZIARIO SIANO SEPARATI. Francois – Marie Arouet (Voltaire) (1694 – 1778) pubblica nel 1734 le Lettere inglesi: l’Inghilterra è vista come “modello”, ciò che la Francia avrebbe potuto essere e non è. Tra il 1751 ed i 1772 viene pubblicata da Denis Diderot e Jean Baptiste D’Alembert l’Enciclopédie, “Dizionario ragionato delle arti e delle scienze” -> C’è grande attenzione alla scienza ed alla tecnologia: SOLO IL PENSIERO SCIENTIFICO – MATEMATICO E’ CONCEPITO COME VALIDO PER CONOSCERE LA NATURA. Argomenti considerati di poco valore, come il sapere tecnico, diventano oggetto di riflessione e diffusione scientifica. Quest’opera è la traduzione della Cyclopedia inglese. Tra il 1748 ed il 1749 viene completata la traduzione IN ITALIANO della Cyclopedia inglese. In tutta la penisola ci sono numerosi gruppi di intellettuali che leggono e studiano i testi dei filosofi europei e ne diffondono le idee -> società europea -> società cosmopolita. In alcuni paesi europei i sovrani vengono influenzati da queste idee e si attivano per operare delle riforme politico – amministrative. ILLUMINISMO= movimento variegato -> desiderio di contrapporre all’idea di una società completamente permeata dalla religione, l’idea di una società che possa orientare le scelte dei politici verso la soddisfazione dei bisogni dei sudditi. LA RIVOLUZIONE AMERICANA: Premesse: fino alla metà del Seicento c’è la colonizzazione spagnola, francese ed inglese. A inizio ‘700 diventano sempre più rilevanti commercialmente le aree dell’America Settentrionale colonizzate dai puritani inglesi fuggiti dall’Inghilterra all’inizio del ‘600. Nel NORD AMERICA tra 1606 e 1681 si formano 12 colonie inglesi, tutte situate sulla costa orientale affacciata sull’Oceano Atlantico. Nel 1732 si aggiunge una tredicesima colonia inglese: la Georgia. Coloni= agricoltori o commercianti. Nativi (Indiani o Pellerosse)= pescatori o cacciatori. • Aree riservate ai nativi sempre più ridotte: dove finiscono i campi coltivati inizia la “frontiera” che si sposta sempre più verso ovest, erodendo gli spazi dei nativi. • Continuo aumento della popolazione delle colonie a causa delle frequenti migrazioni dall’Europa: gli abitanti non hanno origine uniforme. • Situazione territoriale e caratteristiche sociali differenti delle varie colonie. • Le colonie inglesi dipendono dalla madre patria, anche se hanno un proprio governo in cui esiste un sistema di rappresentanza degli interessi dei coloni. • Una parte degli emigrati è di estrazione agricola e artigianale. Essi giungono in America attratti dalla mobilità sociale consentita nelle colonie (possibilità di migliorare le condizioni di vita e lavoro; possibilità di accedere alla proprietà terriera). Molti si pagano il viaggio firmando contratti di lavoro gratuito per 4-5 anni con un padrone. Al termine di questo periodo l’emigrante è però libero e in grado di occupare un piccolo appezzamento di terra. • Popolazione molto giovane. • Forte presenza schiavile (10% della popolazione totale) dovuta alla tipologia agricola installata dall’economia coloniale.
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