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Una storia europea. Dalla fine del Medioevo ai giorni nostri - parte 2, Appunti di Storia Moderna

Appunti della lezione + slide integrate al libro

Tipologia: Appunti

2018/2019

In vendita dal 13/03/2019

Giulia.aa98
Giulia.aa98 🇮🇹

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Scarica Una storia europea. Dalla fine del Medioevo ai giorni nostri - parte 2 e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! LA RIVOLUZIONE FRANCESE: “ La più straordinaria trasformazione politica mai realizzatasi sino a quel momento nella storia dell’Europa Occidentale”. Nonostante i molteplici cambiamenti storeografici che ci sono stati, la Rivoluzione Francese è considerata da tutti come un confine che ha mutato l’approccio con cui ci si è rapportati ai cittadini e allo Stato, che ha cambiato il modo di guardare alla storia. La presa della Bastiglia (14 luglio 1789) è uno dei simboli più forti della Rivoluzione Francese. CAUSE DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE: La rivoluzione Francese è parsa nei decenni successivi come un evento di grande portata per tutto il mondo occidentale. Sono nate diverse interpretazioni sulla sua causa: 1. Nel XIX secolo si pensava che la Rivoluzione fosse causata dalla POVERTA’ del popolo: quindi da una ribellione delle classi popolari -> popolo intero. 2. Fino agli anni Settanta del XX secolo di riteneva che fosse stata la BORGHESIA la causa della Rivoluzione: essa era così ricca, ma anche priva di diritti e di privilegi di cui invece era rivestita la nobiltà -> solo una parte del popolo. 3. Oggi l’interpretazione più accettata è quella elaborata da W. Doyle nell’”L’ancien regime”: i “vecchio ordine” sociale cadde non per gli attacchi di chi era escluso dal potere (es. borghesia), ma per i contrasti interni di chi privilegiava del vecchio regime, cioè nobili e sovrano. Pertanto la Rivoluzione sarebbe nata dal conflitto tra il sovrano e i ceti dominanti, i quali erano sempre più preoccupati degli spazi che la borghesia andava acquisendo. Osservando gli eventi precedenti lo scoppio della Rivoluzione si possono individuare: 1. C’era la MANCANZA DI COLLEGAMENTO TRA CORTE E SOCIETA’ (dal 1614 non viene più convocata l’Assemblea degli stati generali che era un’assemblea dove erano raccolti i rappresentanti degli stati. Essa viene tolta perché i sovrani sapevano che altrimenti dovevano cedere agli stati dei diritti e dei privilegi). Il parlamento (considerato come supremo corte di giustizia) di Parigi diventa il centro di raccolta dell’insoddisfazione e si fa promotore di una battaglia (remonstrances) per non rendere esecutivi ordini ritenuti contrari alle consuetudini del regno. 2. C’era nell’alto della nobiltà un MALCONTENTO NOBILIARE perché avvertivano nell’assolutismo del sovrano un limite alla nobiltà stessa. Quindi i nobili ostacolano l’azione monarchica per conservare i loro privilegi. 3. C’era una grave crisi economica conseguente la guerra dei sette anni: c’era quindi un paese “irrigidito”. Le difficoltà economiche erano dovute all’INEFFICIENZA DEL SISTEMA FISCALE, all’eccessiva estensione dell’immunità fiscale a nobili ed ecclesiastici, e al conseguente inasprimento fiscale che grava sui più poveri. 4. AUTORITARISMO DI LUIGI XV (1723 – 1774): c’era da parte del sovrano l’incapacità. Egli aveva avuto diversi scontri con il Parlamento di Parigi che si incrocia con i confitti tra le fazioni di corte. 5. Contro di lui si era creata una OPINIONE PUBBLICA NEGATIVA NEI CONFRONTI DEL GOVERNO rispetto alla sconfitta francese nella guerra dei sette anni: c’era quindi un paese in grande fermento. 6. Si vennero a creare delle CARESTIE che portarono all’impoverimento dei ceti più deboli. 7. INCAPACITA’ di Luigi XVI. Questi molteplici elementi fanno capire perché si è potuto spiegare la Rivoluzione Francese in vario modo: per esempio causata dalla povertà, causata dalla ricchezza, causata dalla volontà di potere della borghesia. LUIGI XVI (1774 – 1793): Luigi XVI affida a ministri riformatori Turgot e Necker una parziale soluzione della crisi: si tratta di persone competenti e vicine all’Illuminismo. Essi coltivano gli ideali di Montesquieu della separazione dei poteri. La loro azione si mostra efficace, ma indirizzata a smantellare i privilegi della nobiltà e del clero: su insistenza di alcuni membri della corte vengono rimossi. Nella Rivoluzione Francese cresce un ampio dibattito pubblico in cui confluiscono le proposte che hanno caratterizzato la Rivoluzione Americana. Nel 1788 avviene la convocazione dell’Assemblea degli stati generali che si sarebbe poi svolta nella primavera del 1789. Tra fine 1788 ed inizio 1789 si svolgono le procedure per scegliere chi deve rappresentare i tre ordini sociali dell’Assemblea degli Stati Generali (assembla degli ordini sociali) in cui si riuniscono i rappresentanti dei tre ordini sociali o ceti o “stati” (dal francese états): termine che indica la “condizione” sociale, ovvero lo stato sociale di un individuo, di una famiglia, di un gruppo. All’apice della società francese dell’Antico Regime si trovava il re. Appena sotto c’era la famiglia reale. Il primo ordine sociale era formato dal clero, suddiviso tra alto e basso (preti di campagna). Il secondo ordine era caratterizzato dalla nobiltà. Questi due ordini costituivano il 2% della popolazione. Al di sotto di essi c’era una “linea immaginaria” che divideva i ceti privilegiati e quelli senza privilegi. Il terzo ordine era formato dal popolo e comprendeva il 98% della popolazione francese e non era omogeneo al suo interno. La borghesia, facente parte del terzo ordine, era posta appena sotto la “linea” ed aspirava ad ottenere quel salto di ordine sociale che gli avrebbe permesso di diventare nobili. Non era semplice elevare il proprio ceto sociale, ma era comunque possibile. I rappresentati degli stati sono selezionati attraverso una serie di assemblee. Ciascuna assemblea deve stilare dei Chaiers de doléances, cioè una specie di quaderno, dove vengono segnalate le lamentele (doléances) del popolo. In questa fase si assiste ad un mutamento del lessico politico. Attraverso queste assemblee si diffondo parole e concetti nuovi tra tutto il popolo, come: costituzione, dichiarazione, diritti, rigenerazione dello stato, nazione, sovranità, interessi, felicità. Durante la campagna per l’elezione dei rappresentanti si inizia a discutere di un problema molto fondativo: come si vota nell’assemblea? Prima si votava per ordine: ogni ordine si riuniva e i loro rappresentanti decidevano cosa avrebbe votato tutto l’ordine. Questo avrebbe portato al fatto che gli ordini privilegiati (che erano due su tre) votavano a loro favore perché non volevano togliersi i privilegi e, quindi, tutta la popolazione doveva soccombere alla decisione di appena il 2% della popolazione totale. Quindi si unisce il terzo stato con gli esponenti del basso clero e alcuni della nobiltà che capiscono i bisogni del popolo: iniziano a sostenere il voto per testa (avendo un maggior numero di rappresentanti possono vincere) cosicché ognuno potesse esprimere la propria opinione. Si vengono a creare due schieramenti sugli obiettivi da raggiungere: 1. Partito conservatore, favorevole all’assolutismo: • Ha la sua base nel primo e nel secondo stato • Predilige il voto per ordine che gli garantirebbe la maggioranza 2. Partito “patriota” composto dalla maggioranza del terzo stato più una minoranza di nobili liberali, esponenti del basso clero e clero liberale (a capo del quale c’è Luigi Filippo d’Orléans): • Questo gruppo vuole trasformare la Francia in una monarchia costituzionale che poteva trovare il modello nella in quella inglese • Preferisce che l’assemblea si riunisca in un solo luogo e si voti “per testa” 2: DALLA MONARCHIA ALLA REPUBBLICA (1791 – 1793): Il cattivo raccolto del 1791 contribuisce ad acuire le tensioni sociali forti per la crisi economica e perché i nobili fuggiti stanno cercando appoggi nelle monarchie europee contro il governo francese, per ristabilire l’ordine. Luigi XVI favorisce lo scontro contro i paesi europei, sperando nella sconfitta della Francia, che consenta di ristabilire l’ordine precedente. I Giacobini, invece, temono il conflitto perché hanno paura che i francesi non siano in grado di reggere il confronto con gli stati stranieri. Austria e Prussia minacciano di intervenire contro la Francia rivoluzionaria e, per la paura, il 20 aprile 1792 l’Assemblea legislativa francese decide di dichiarare guerra all’Impero (Austria) e alla Prussia. C’è un iniziale disastro militare francese: gli ufficiali, appartenenti all’aristocrazia, disertano o non si impegnano. C’è un USO POLITICO DELLA GUERRA: si sposta l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi interni a quelli internazionali. Si diffonde tra il popolo il sentimento che se si dichiara guerra, la Francia sarebbe in pericolo per via degli stati stranieri che minacciano di attaccarla. Si diffonde quindi il sentimento che “LA PATRIA E’ IN PERICOLO”. L’assemblea legislativa riesce ad infiammare gli animi contro i nemici esterni ed interni attraverso la diffusione di questo sentimento. La lotta per la difesa delle conquiste rivoluzionarie si unisce alla difesa della Francia dall’attacco delle potenze straniere. Tantissimi volontari in armi accorrono a Parigi per salvare la patria. LA GRAVE SITUAZIONE ECONOMICA ACUISCE L’INSODDISFAZIONE PER L’AZIONE DEL SOVRANO. Il 10 agosto 1792 c’è l’assalto da parte del popolo di Parigi al palazzo del re: Luigi XVI viene arrestato e accusato di tradimento (si ritiene che Luigi XVI abbia chiesto l’intervento dell’Austria contro la Francia). Viene sciolta l’Assemblea Legislativa, e viene convocata una “Convenzione” eletta a suffragio universale maschile, con il compito di varare una NUOVA COSTITUZIONE REPUBBLICANA. Il 20 settembre 1792 c’è la vittoria francese a Valmy: la Francia occupa la Savoia, Nizza, i Paesi bassi Austriaci e la riva sinistra del Reno. Il 21 settembre 1792 viene PROCLAMATA LA REPUBBLICA. Inizia così il processo a Luigi XVI che, ritenuto colpevole, sarà condannato a morte e giustiziato il 17 gennaio 1793 con la ghigliottina (lo stesso accade alla moglie). Diverse furono le reazioni all’uccisone di Luigi XVI: • In Europa: l’indignazione dei sovrani riapre la guerra contro la Francia rivoluzionaria. • In Francia: i nobili e il clero conservatore scatenano una rivolta popolare filomonarchica in Vandea. 3: IL TERRORE (1793 – 1794): La Convenzione era composta da: • GIRONDINI: 160 eletti (a destra) repubblicano, rappresentanti dei ceti borghesi più elevati, contrari all’accentramento politico e alle misure radicali dei sanculotti (cioè popolani più umili). • PALUDE (marais): 389 eletti (al centro), schieramento più numeroso (50%) e meno deciso. • MONTAGNARDI: 200 eletti (a sinistra) più rivoluzionari e decisi. Tra di loro vi sono i giacobini come Robespierre. In questa fase il gruppo dirigente rivoluzionario eletto nella Convenzione non è più di origine nobiliare, ma proviene dalle libere professioni: Danton e Robespierre sono avvocati; Brissot è un giornalista. Questi sono i nuovi capi della rivoluzione, più vicini alle libere professioni. Nell’estate 1793 si accentuano le criticità contro la rivoluzione (perdura la rivolta in Vandea, si accende una rivolta in Bretagna e altre rivolte antirepubblicane, si estende l’opposizione alla leva di massa e i perduranti problemi economici). Avviene un’ulteriore radicalizzazione della Rivoluzione. Parigi rimane in mano al popolo (sauconotti) che preme contro la Convenzione per ottenere misure più radicali a supporto degli effetti negativi della crisi (calmieramento dei prezzi). Viene studiata una nuova Costituzione, molto “democratica”, e vengono emanate nuove disposizioni governative: • Suffragio universale maschile • Libertà di stampa • Vendita di lotti di terreno per diffondere la piccola proprietà • Blocco dei prezzi per combattere l’inflazione • Riforma del calendario (cioè divisone dell’anno in 12 mesi ispirati al ciclo agrario, ciascuno consta di 30 giorni suddivisi in 3 decadi + 5-6 giorni “sauconotti”) • Politica di scristianizzazione (contro le forme di culto tradizionale cristiano e contro la Chiesa) • Sostituzione della religione cristiana con un culto “rivoluzionario”, centrato sull’Essere Supremo, sui valori della Rivoluzione e il culto dei martiri rivoluzionari A Parigi i Montagnardi riorganizzano il GOVERNO DI EMERGENZA dominato da Robespierre. Viene istituito un COMITATO DI SALUTE PUBBLICA per individuare i sospettati di azioni contro la Rivoluzione (VIENE ISTITUITO UN TRIBUNALE RIVOLUZIONARIO PER PUNIRE I NEMICI DELLA RIVOLUZIONE). -> Politica del Terrore -> DITTATURA POPOLARE = egemonia dei giacobini. Viene riorganizzato l’esercito attraverso la LEVA DI MASSA. Il “nuovo corso” riesce a fronteggiare la penuria alimentare, a risollevare moralmente il paese, a renderlo nuovamente coeso e sicure delle proprie possibilità. MA allo stesso tempo la radicalizzazione della Rivoluzione comporta un ACUIRSI DEL DISORDINE SOCIALE: vendette personali contro veri o presunti “nemici” della Rivoluzione. La RADICALIZZAZIONE delle dinamiche politiche PORTA AL RAFFORZAMENTO DEI MODERATI all’interno della Convenzione. Avviene la congiura contro i capi Giacobini. Il 16-27 luglio 1794 la Convenzione ordina l’arresto di Rebespierre (poi ghigliottinato) e l’abolizione dei tribunali speciali. Questo provoca la REAZIONE TERMIDORIANA (dal nome del mese di luglio) con l’obiettivo di abbattere il regime del Terrore. NB: i protagonisti di questa reazione non costituiscono un gruppo omogeneo, non hanno un programma definito. Si entra così nell’ultima fase: REAZIONE TERMIDORIANA (o repubblica borghese del DIRETTORIO 1794 – 1799). DIRETTORIO (1795 – 1799): I moderati riacquistano spazio politico. Anche i filo-monarchici riemergono e agiscono in modo violento (agitando il cosiddetto “Terrore Bianco”, cioè vendette personali contro sauconotti e giacobini). Vengono abolite alcune delle leggi emanate nella fase precedente come il blocco dei prezzi o la libertà di stampa che viene limitata. Si cerca anche di sottrarre il potere legislativo alla pressione del popolo. Alla dichiarazione dei diritti si affianca quella dei doveri. Si elimina dal linguaggio comune l’appellativo “cittadino” e si torna ad usare “signore”. Nel 1795 viene elaborata ed emanata una nuova costituzione: il diritto di voto va a tutti i contribuenti, ma si distingue tra l’elettorato passivo (che non può essere eletto) e quello attivo: solo chi è proprietario può fare politica attiva. Il potere legislativo è in mano a due camere: il Consiglio dei 500 (che propone le leggi e le discute) e il Consiglio degli Anziani (che le approva). Entrambi sono rinnovabili per 2/3 volte. Il potere esecutivo, invece, è in mano al DIRETTORIO, COMPOSTO DA 5 MEMBRI. Si verifica una situazione molto difficile: • SITUAZIONE INTERNAZIONALE: firmata la pace con la Spagna e la Prussia, la Francia rimane in guerra con Inghilterra, Impero e Regno di Sardegna. • GRAVE SITUAZIONE INTERNA: il Direttorio attua misure repressive sia contro i monarchici, sia contro i repubblicani radicali (giacobini). Nel 1796 viene sventata una congiura, detta “degli Eguali”, capeggiata da Gracco Badeuf e da Filippo Buonarroti, il cui obiettivo era lo smantellamento della proprietà privata e l’introduzione di un’amministrazione comunitaria dei beni. Nel 1796 per risolvere i problemi interni ed internazionali, il Direttorio decide di scegliere la “via militare”: un membro del Direttorio, Paul Barras, affida al generale Napoleone Bonaparte la repressione dei filomonarchici e la CAMPAGNA D’ITALIA. L’OBIETTIVO era quello di esportare i principi della Rivoluzione e spostare l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi interni a quelli internazionali. ITALIA 1796 – 1799: IL “TRIENNIO GIACOBINO”. A capo della spedizione c’è NAPOLEONE BONAPARTE che ottiene una serie di straordinari successi: vince l’esercito sardo ottenendo Nizza e la Savoia, invade la Lombardia e conquista Milano e Mantova. Il 17 ottobre 1797 viene firmato il Trattato di Campoformio: l’impero riconosce alla Francia i Paesi Bassi meridionali e la Lombardia. Ottiene in cambio Venezia che perde la sua plurisecolare indipendenza. Gli italiani in genere appoggiano Napoleone e sono attratti dagli ideali repubblicani, anche se rimangono delusi per il trattato di Campoformio (Foscolo). Nasce la REPUBBLICA CISPADANA che comprende: i ducati Padani e i territori papali ad esse confinanti (Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia). Per la prima volta viene istituito il tricolore come simbolo. Nascono le REPUBBLICHE SORELLE che sono sorelle della Repubblica francese. Repubblica Cisalpina = Repubblica Cispadana alla quale si unisce anche la Lombardia. A Genova nasce la Repubblica ligure. Nel 1798 nasce la Repubblica romana: crolla il potere pontificio e viene sostituito da un regime repubblicano (il papa Pio VI viene portato in Francia dove muore nel 1799). 1798: occupazione francese di Napoli: nasce la Repubblica partenopea e Ferdinando di Borbone si rifugia in Sicilia. ETA’ NAPOLEONICA (1799 – 1814): Ormai la Francia ha un solo nemico: l’Inghilterra. Finita la Campagna d’Italia, Napoleone elabora un progetto per indebolire gli inglesi: sbarcare di sorpresa (1798 – 99) in Egitto dove l’Inghilterra ha importanti basi commerciali per i traffici con le colonie orientali. Napoleone ottenne grande successo nella BATTAGLIA DELLE PIRAMIDI, ma poi venne sconfitto ad Aboukir ad opera dell’ammiraglio Nelson. Napoleone sembra finito, ma c’è un nuovo colpo di scena: Napoleone trova la soluzione: portare a Parigi un governo “forte con un COLPO DI STATO”. 18 brumaio 1799 (9 novembre 1799): abolizione del Direttorio e instaurazione di un triumvirato. Napoleone è nominato PRIMO CONSOLE, ovvero CAPO DELLO STATO. Durante la spedizione in Egitto, tra 1798 e 1799 le repubbliche giacobine sorte in Italia erano crollate. Napoleone, primo console, nel 1800 varca nuovamente le Alpi ed infligge a Marengo importanti perdite agli eserciti imperiale e sardo. Viene fatta la pace di Luneville che comporta la fine della guerra. Nel 1801 viene fatto un ACCORDO CON LA SANTA SEDE: il papa Pio VII riconosce la Repubblica francese e la vendita dei beni ecclesiastici in cambio del riconoscimento del CATTOLICESIMO COME RELIGIONE DI STATO. Il patto serve a Napoleone per ricucire i rapporti con il mondo ecclesiastico francese e con i monarchici. Allo stesso tempo Napoleone emana un decreto con il quale attenua la portata dell’accorso con la Santa Sede, disponendo l’uguaglianza dei culti: Napoleone ristabilisce il controllo dello stato sulla religione (= tradizione del cosiddetto “gallicanesimo”). • Napoleone costituisce un nuovo ordine: un potere esecutivo di ispirazione militaresca che, pur riconoscendo l’irreversibilità di alcune conquiste rivoluzionarie, tende a servirsene per legittimare una gestione autoritaria del potere. • Viene data grande importanza alla formazione del personale amministrativo. • Si crea un ceto nuovo, di grandi dimensioni, consapevole ed orgoglioso del proprio ruolo al servizio dello stato: i BUROCRATI, protagonisti della monarchia amministrativa. I burocrati sono animati dalla fedeltà alla patria e al bene pubblico. Grazie a loro il regime napoleonico si consolida e crea solide radici per la macchina statale. LA FINE DEL SOGNO: Il sogno di una Francia che sia al centro dell’Europa si infrange a causa dell’eccessiva mania di grandezza di Napoleone, contro l’Inghilterra e la Russia che Napoleone non è riuscito ad assoggettare. I successi interni ed internazionali attirano su Napoleone l’attenzione delle uniche due potenze europee non contaminate dal sistema napoleonico: Russia e Inghilterra. La decisone della Russia di riprendere i commerci con la Gran Bretagna è all’origine della guerra. L’attacco di Napoleone al colosso russo è all’origine del suo tramonto e della sua sconfitta sul piano militare che porta nell’immediato (1814) al ritorno dei Borboni sul trono francese. La Francia perde l’egemonia in Europa. Napoleone è mandato in esilio all’Isola d’Elba dove rimarrà per 9 mesi, fino al febbraio del 815 quando riuscirà a rientrare in Francia dando vita ad un nuovo governo (100 giorni), mentre a Vienna è in atto un congresso che deve rimettere ordine in Europa. Il congresso di Vienna si svolge in due tempi, ed i risultati sono dovuti al fatto che l’idea che Napoleone potesse tornare, preoccupava molto. Una nuova sconfitta militare di Napoleone a Waterloo, in Belgio, porrà fine definitivamente all’età napoleonica. Napoleone morirà in esilio all’Isola di S. Elena il 5 maggio 1821. RISORGIMENTI, STATI NAZIONALI, IMPERI (XIX – XX SECOLO): dal Congresso di Vienna all’Imperialismo: VERSO UN NUOVO ORDINE EUROPEO: Con il Congresso di Vienna si pone l’inizio di una nuova era: chi vi aveva partecipato fingeva di non sapere quanto in realtà si era diffusa l’idea rivoluzionaria. Con la Rivoluzione Francese, infatti, nei paesi coinvolti, si diffonde una nuova sensibilità e nuovi termini, come per esempio: COSTITUZIONE, RAPPRESENTANZA POLITICA, NAZIONE, FRATERNITE’ (che indica l’appartenenza ad un qualcosa comune, alla nazione). Questi nuovi concetti non sono più appartenenti solo ad una élites, ma all’intero popolo. L’esperienza napoleonica contribuisce a rendere più forti le differenze tra l’Europa francesizzata (con nuove formazioni politiche e aspirazioni all’allargamento della rappresentanza) e l’altra Europa (che aveva caratteri autoritari, nobiliari e cetuali, e nella quale si erano diffusi il patriottismo e il costituzionalismo). CONGRESSO DI VIENNA: 1814 – 1815. Dopo la fine di Napoleone e la battaglia di Waterloo, le potenze vincitrici stabiliscono il nuovo equilibrio europeo. Questo congresso si svolge con i rappresentanti delle maggiori potenze. Esso ha dato luogo a DUE INTERPRETAZIONI: 1. Ha dato luogo ad un’Europa che asseconda gli interessi delle grandi dinastie (Asburgo, Borbone, Romanov, Hannover, Hohenzollern) che tornano al governo: RESTAURAZIONE. 2. Si parla di RISTRUTTURAZIONE perché la geografia dell’Europa dopo il 1815 non è la stessa del 1792: alcuni stati, prima del Congresso di Vienna, non esistevano (es.: Regno Lombardo Veneto, Regno Unito dei Paesi Bassi). Anche se alcuni sovrani non hanno cancellato tutta la legislazione napoleonica, in generale viene ripristinato l’assolutismo e vi sono forti opposizioni nella società. Per indicare il periodo 1815 – 1848 nell’Ottocento viene coniato il termine RESTAURAZIONE, perché con la riproposizione dei principi di LEGGITTIMITA’ DINASTICA e di ASSOLUTISMO sembra aver vinto l’idea di riportare indietro l’orologio della storia ripristinando l‘ordine tradizionale. In realtà a Vienna vincono il realismo politico e il principio di equilibrio (balance of power) tra le più grandi potenze europee. Per questo, oggi, alcuni preferiscono parlare di RISTRUTTURAZIONE: infatti nel 1815 vengono anche istituiti organismi politici nuovi, mai esistiti prima (Regno Lombardo Veneto, Regno dei Paesi Bassi comprendente anche l’Olanda, …). Nel Congresso non si era però tenuto conto della mentalità diffusa del corpus di nuovi termini propri della Rivoluzione Francese. In pochissimi anni queste idee riemergono e portano a delle novità: si cerca la garanzia di una Costituzione. Si vengono a creare delle società segrete che raggruppano élites di persone che si chiedevano come fare a cambiare il sistema e si scontrano contro l’ordine restaurato nei paesi europei per ottenere la Costituzione. Alcune società segrete: in Italia la Carboneria, in Spagna i Comuneros e la Massoneria, nell’aerea tedesca la Lega della virtù, in Grecia l’Etheria, in Polonia la Società patriottica, in Russia l’Unione della salvezza… Questi gruppi vedono i limiti del presente e vogliono riuscire a superarli. Nascono così TRE ONDATE DI INSURREZIONI IN VARIE PARTI D’EUROPA: inizialmente solo pochi si rendono conto della necessità di agire, ma piano piano ci fu un allargamento della conoscenza all’intero popolo. 1. 1820 – 21: Questi primi moti nascono dall’insoddisfazione dell’ordine ricostituito. C’era la diffusione della cultura romantica che aveva degli elementi che servivano allo scopo, in quanto esaltava il sentimento, la libertà e la nazione. La rapida diffusione di società segrete portò in Spagna, Napoli, Piemonte e Grecia, allo scoppio di movimenti insurrezionali che chiedevano ai sovrani una COSTITUZIONE DI STAMPO LIBERALE, che faceva riferimento alla Costituzione di Cadice del 1812 e che si limitava ad un’elezione del Parlamento su base censitaria, alla richiesta della salvaguardia dei diritti, e all’abbattimento dell’assolutismo. I sovrani inizialmente aderiscono, ma successivamente fanno un passo indietro con l’intervento in loro favore della Santa Alleanza (Austria, Prussia e Russia): laddove ciò che è nato dal Congresso di Vienna viene messo in crisi da questi moti, i sovrani spediscono l’esercito della Santa Alleanza per fermarli. Solo in Grecia l’insurrezione contro la Turchia ebbe un esito positivo (la Grecia ottiene l’Indipendenza nel 1830) perché era in collegamento con intellettuali inglesi, Francia e Russia, che traevano vantaggi dalla sua indipendenza. C’è quindi un intento imperialistico da parte di Inghilterra, Francia e Russia: essi così facendo possono controllare e guidare le sorti della Grecia. 2. 1830: C’è una nuova fase di insurrezioni che prende avvio in Francia perché era lo stato su cui governava Carlo X che esercitava il suo potere in maniera più che assoluta, senza tenere conto che nel popolo erano diffuse le idee di libertà e di uguaglianza. L’assolutismo di Carlo X si scontrò con le richieste di libertà costituzionali della popolazione, il re fugge e le camere nominano un nuovo sovrano: si crea la monarchia di luglio 1830 (con Luigi Filippo d’Orléans). Questa prima ondata di insurrezioni dà luogo alla nascita di un nuovo regime liberale moderato in cui il sovrano concede alcune delle libertà richieste dal popolo: il re e è sottoposto al controllo del Parlamento, ristabilisce la libertà di stampa ed allarga lievemente il suffragio (sempre censitario). L’insurrezione della Francia si estende in Belgio, Italia (Modena) e in Polonia. Fu però ancora un evento di pochi. In Belgio si fa strada la volontà di trovare il modo di emanciparsi dall’Olanda (sul modello della Grecia del 1820), e si riesce ad ottenerne l’indipendenza grazie ad aiuti di inglesi e francesi. In seguito ci provò anche la Polonia: il successo belga favorì la rivolta dei sudditi per liberarsi dall’influenza russa che non incontrò l’appoggio delle potenze europee e la Russia impose la normalizzazione. La Polonia perciò fallì. A Modena i carbonari sembrava fossero riusciti ad ottenere un accordo con il Duca che era interessato ad ampliare il suo potere oltre il territorio dopo la concessione di una Costituzione. Dopo la costituzione dello Stato delle Province Unite, il duca non mantiene l’accordo, e fa arrestare i capi della rivolta, tra cui Ciro Menotti, e chiamo in aiuto l’Austria. Nel 1830 il protagonista della rivoluzione di Modena fu Ciro Menotti che scrive: “Indipendenza, Unione e Libertà siano il grido DELL’ITALIA RIGENERATA, e lo stendardo dei tre colori, verse, rosso e bianco sia composto ancora dalla croce, che così avvicina il simbolo del trionfo della Libertà e della Religione”. Nel marzo del 1831 l’intervento dell’Austria annulla ovunque le speranze che si possa ripetere il miracolo belga. Nel 1831 Mazzini, che era stato un carbonaro, nato a Genova (che da sempre era indipendente e repubblicana), comincia ad elaborare un nuovo e importante progetto politico: la GIOVINE ITALIA. Nel suo progetto Mazzini si rivolge ai giovani perché non avendo vissuto la rottura con la Rivoluzione, possono osare di più e hanno più coraggio: egli è convinto che se in Francia nel luglio del 1830 non ci fossero stati tanti reduci della Rivoluzione Francese, ci sarebbe stato il coraggio di scegliere una soluzione repubblicana. Mazzini intende lottare affinché l’Italia sia UNICA, INDIPENDENTE e REPUBBLICANA. 3. 1848: La rivolta europea ebbe ripercussioni anche su paesi che non erano ancora stati toccati, ma la cosa più importante è che ci fu una profonda crisi economica a caratterizzare il 1848. Questa crisi aveva aumentato il senso di disagio e malessere sociale. La rivolta nacque proprio da questa profonda crisi economica di portata europea. L’altro aspetto nuovo che interviene nel 1848 è il fatto che gli intellettuali incominciano a farsi carico delle loro aspirazioni in maniera più pubblica, coinvolgendo anche le masse popolari. Questi elementi portano a nuove richieste: non si chiedeva più solo la costituzione o un allargamento delle libertà, bensì cambiamenti più radicali: suffragio universale o indipendenza nazionale. In FRANCIA la “monarchia di luglio”, che era uno dei regimi meno oppressivi d’Europa, aveva consentito una crescita socio – economica che aveva fatto nascere nuovi problemi: c’erano nuove esigenze nate dal basso conseguentemente alla diffusione dell’industrializzazione. C’era quindi bisogno di nuove riforme negate dal governo moderato di Luigi Filippo d’Orléans e dal suo ministro Francois Guizot. Si forma quindi un fronte di opposizione al governo, il cui obiettivo era ottenere il SUFFRAGIO UNIVERSALE (diritto di voto a tutti i cittadini MASCHI senza distinzione di reddito). Si vengono a formare manifestazioni per raccogliere consensi alla richiesta di suffragio: la Rivoluzione scoppia quando viene proibito un “banchetto” per la diffusione del programma democratico: il 22 febbraio 1848 a Parigi il governo vuole impedire la propaganda con la forza. Da qui si diffondono le “barricate” per impedire alle autorità di bloccare le insurrezioni. Gli insorti innalzano le barricate, ma la situazione precipita: ci sono 350 morti e il re Luigi Filippo è costretto a fuggire da Parigi. Viene costituito un governo provvisorio e proclamata la Repubblica, abolita la pena di morte e abrogata ogni restrizione della libertà. Vengono votate le leggi a favore dei diritti degli operai: ciò porta, nelle elezioni per l’Assemblea costituente (aprile 1848), ad una maggioranza moderata che scatena nuove insurrezioni. Questo porta di conseguenza ad una svolta in senso moderato della Repubblica: a dicembre viene nominato presidente Luigi Napoleone Bonaparte. Nel 1851, con un colpo di stato, questi si proclama imperatore. Nel frattempo, nel marzo 1848, la rivolta si propaga nell’Impero austriaco, negli stati italiani e nella Confederazione Germanica. A Vienna viene concesso un parlamento dell’Impero, ma scoppiano insurrezioni anche in Ungheria, nel Lombardo – Veneto e a Praga: tutti i rivoltosi chiedono l’INDIPENDENZA. La rivolta, però, cede il passo alle forze militari e, nell’ottobre del 1848, sale al trono un nuovo imperatore: Francesco Giuseppe. • Nel 1848 c’è la prevalenza di una componente democratica e radiale (grazie anche all’innesto delle idee mazziniane a partire dal 1830). ITALIA 1848: Nel 1848 in Italia si fronteggiano due soluzioni: 1. Ipotesi federalista, cioè una federazione di stati, presieduta dal Papa (i mazziniani erano contrari) 2. Ipotesi repubblicana I principi e i sovrani avevano paura dell’ipotesi repubblicana (2), ma non erano entusiasti dell’ipotesi federalista (1). Tutto questo porta ad una grande confusione (vengono concesse carte costituzionali da principi e sovrani, ma poi le ritirano; partecipano a iniziative militari comuni, ma poi si pentono). Fallisce il progetto di disfarsi dell’influenza austriaca. Nonostante l’insuccesso nella prima Guerra d’Indipendenza (1848 – 49), il REGNO DI SARDEGNA (Savoia) rimane l’unico Stato interessato a mantenere viva la battaglia contro l’Austria e l’unico disponibile ad avere un ammodernamento delle strutture e degli obiettivi politico – economici: dopo il 1849 i Savoia hanno avuto il coraggio di rendere lo Stato un po’ più moderno. Questo fu reso possibile grazie a Cavour. Cavour aveva un grande carisma e convinse i Savoia (Regno di Sardegna) ad attuare un consolidamento del regime liberale, nonostante i limiti dello Statuto: il Parlamento è organo fondamentale della vita politica. Cercò poi di mettere in pratica dei provvedimenti legislativi moderni come per esempio le leggi Siccardi contro i privilegi ecclesiastici, o la legislazione scolastica (1859, legge Casati). Per quanto riguarda la politica estera, con la partecipazione alla Guerra di Crimea, il Regno di Sardegna esce dall’isolamento politico e, con gli accordi di Plombiéres, ottiene l’appoggio di Napoleone III, imperatore di Francia, qualora l’Austria avesse attaccato il Piemonte. ITALIA 1859: Ci furono da parte delle truppe poste al confine con il Lombardo Veneto delle manifestazioni/provocazioni che attirarono l’esercito austriaco. Nel 1859, quindi, scoppia la Seconda Guerra d’Indipendenza (nome dato dalla storeografia sabaudista solo più tardi). Di fronte all’attacco austriaco intervenne l’esercito sabaudo a fianco dell’esercito francese e dell’insurrezionalismo (esercito sabaudo + esercito francese + insurrezionalismo VS esercito austriaco). Ci fu una conseguente indipendenza di molte regioni dell’Italia centrale (Parma, Modena, Firenze, Legazioni pontificie, Marche, Umbria), ma soprattutto l’utilizzo di uno strumento che serve a convalidare operazioni politico – militari da parte di Napoleone: il PLEBISCITO. Le regioni insorte votano con un plebiscito la loro volontà di annettersi al Regno di Sardegna, ma la paura di Napoleone II di una guerra sul Reno, lo porta a firmare con l’Austria (separatamente dal suo alleato sabaudo) l’armistizio di Villafranca. Con questo armistizio l’Austria, per umiliare il Regno di Sardegna, cede la Lombardia alla Francia che la affida al re Vittorio Amedeo II di Savoia. Questa azione da parte della Francia autonoma dal Regno di Sardegna non piace a Cavour che, per protesta, si dimette (ritornerà molto presto al Governo, nel 1860). Inghilterra e Francia appoggiano il Regno di Sardegna contro l’Austria e per l’annessione dei territori che hanno votato i plebisciti. C’è però il timore da parte dei Borboni (Regno delle Due Sicilie) che il Regno di Sardegna si estenda e rafforzi troppo: cominciano a girare voci che il Regno delle Due Sicilie stia per attivarsi per un’azione congiunta con l’Austria contro il Regno di Sardegna. Queste voci cambiano l’idea di Cavour (che fino ad ora non ha mai pensato all’unificazione, ma solo all’espansione del Regno di Sardegna): capisce che ora è indispensabile appoggiarsi all’insurrezionalismo mazziniano. Da qui nasce l’idea della Spedizione dei Mille di Garibaldi, appoggiata da Cavour. Dopo lo sbarco dei Mille a Marsala, e numerosi scontri con le truppe borboniche in Sicilia, le truppe garibaldine risalgono la Penisola e, il 7 settembre 1860, entrano a Napoli. A Teano avvenne l’incontro tra Garibaldi e il re di Sardegna Vittorio Emanuele II: per mantenere l’indipendenza vengono consegnati i territori liberato dai garibaldini al re delle Due Sicilie: SI CONCLUDE IL RISORGIMENTO NAZIONALE ITALIANO. Il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II assume il titolo di re d’Italia. Il 18 marzo 1861 venne fatta la seduta inaugurale del primo Parlamento italiano. Fu applicato lo Statuto Albertino a tutti i paesi che facevano parte dell’Italia. COSTITUZIONE, INDIPENDENZA e PARLAMENTO NAZIONALE sono tre concetti chiave del percorso politico – sociale svoltosi in Italia nella prima metà dell’Ottocento. Si è trattato dal frutto di molte sinergie: • Brillante azione diplomatico – politica di Cavour • Desiderio espansionistico sabaudo [Questi due elementi si saldarono con l’Insurrezionalismo] • Insurrezionalismo (costituzionalismo, indipendentismo) diffuso nella società europea del primo Ottocento MA questo vincente percorso ha coagulato equilibri sociali tra loro differenti, e storie politiche molto diverse, per cui sono rimaste aperte alcune questioni delicate come ad esempio la questione cattolica e del rapporto che il nuovo Stato deve avere con la Chiesa. LA QUESTIONE TEDESCA: Dopo il 1815 (Congresso di Vienna9 viene costituita la CONFEDERAZIONE GERMANICA, costituita da 39 stati, compresa la Prussia, e presieduta dall’imperatore d’Austria. Nel 1834 la Prussia (potenza industrializzata) promuove la costituzione di una unione doganale (Zollverein) che l’Austria rifiuta. La Zollverein costituisce una spinta fondamentale allo sviluppo dell’economia tedesca e la base per l’unificazione, ma è anche un elemento che moltiplica le contraddizioni. In Prussia i conservatori sono contrari allo Zollverein perché troppo innovativo, e perché vedono nella Confederazione Germanica un legame con il passato e con la tradizione. In Prussia l’unione doganale è sostenuta, invece, dai liberali nazionalisti che credono diventi la base per l’unificazione politica in cui la Prussia diventi il fulcro del nuovo stato tedesco. Nel 1848, delle insurrezioni a Vienna, Praga e Berlino, il contagio rivoluzionario si diffonde anche nei piccoli stati della Confederazione Germanica da cui emerge la richiesta di un’assemblea rappresentativa di tutti gli stati facentene parte, con lo scopo di redigere una costituzione. Viene quindi fatta l’ASSEMBLEA COSTITUENTE DI FRANCOFORTE con elezioni a suffragio universale. Nonostante i moti insurrezionali vengano sedati in Prussia e Austria, l’assemblea costituente continua a discutere sulla “questione tedesca”. L’UNIFICAZIONE TEDESCA: Anche l’aerea germanica, come quella italiana, ha un alto tasso di frammentazione politica, ma dopo la fine del Sacro Romano Impero nel 1806 e la nascita nel 1815 della Confederazione Germanica (con presidenza austriaca e ispirazione prussiana), la zona aveva conosciuto una unificazione di tipo economico con la creazione dello Zollverein (1834). Nel 1848 emergono richieste di una costituzione e di un’unificazione politico – amministrativa. Esse si intreciiano con le aspirazioni imperialistiche della Prussia, la sua ispirazione oligarchica e antidemocratica, e con la progressiva decadenza dell’Impero austriaco (solo dal 1867 austro – ungarico). Si profilano due soluzioni: una PICCOLA GERMANIA e una GRANDE GERMANIA. Possibile soluzione: NUOVA CONFEDERAZIONE TEDESCA. Dopo che l’assemblea di Francoforte offre al re di Prussia di creare un impero ereditario (28 marzo 1849), e il conseguente rifiuto di Federico Guglielmo (il re di Prussia non accetta un potere derivante da un atto rivoluzionario), avviene la fine della costituente di Francoforte. Si apre così una lunga FASE DI STALLO: l’impero d’Austria è sempre più debole e incapace di rappresentare istanze nazionali. Pertanto PREVALE L’IPOTESI DELLA “PICCOLA GERMANIA” da costruire intorno alla Prussia. L’incapacità di dare una struttura confederale alla costituzione che tra 1849 e 1849 si vuole costruire, blocca tutto il processo. Seguono dieci anni di stallo. Negli ANNI ’50 in Prussia di afferma un debole regime costituzionale. Nel 1861 avviene la svolta decisiva: sale al trono Guglielmo I (1797 – 1888). Egli propone un programma politico articolato su tre punti: 1. ESPANSIONE TERRITORIALE 2. ESERCITO COME FULCRO DEL SISTEMA POLITICO – ECONOMICO 3. ATTENZIONE AGLI INTERESSI ECONOMICO – FINANZIARI DELL’ARISTOCRAZIA FONDIARIA Questi tre punti sono realizzati dal primo ministro Otto Von Bismark (1815 – 1898). I primi due punti portarono alle guerre di espansione contro: • DANIMARCA (1864 – 65): la Prussia ottiene Schleswig, Holstein e Lauerberg • AUSTRIA (1866): la Prussia accanto al Regno d’I, l’Austria cede il Veneto • FRANCIA (1870 – 71): la Prussia ottiene l’Alsazia e la Lorena. È la fine dell’impero di Napoleone III e l’inizio della Terza Repubblica in Francia Nella reggia di Versailles, occupata dai Prussiani, il 18 gennaio 1871 i principi tedeschi e il cancelliere Bismark proclamano il Kaiser Guglielmo primo imperatore tedesco. L’unificazione tedesca avviene in nome del patriottismo e dell’esaltazione della Nazione tedesca che hanno consentito il superamento delle differenze culturali, religiose e storiche esistenti tra le diverse componenti dell’ampia area tedesca (ad esempio tra stati cattolici e stati riformati). In altre aree del mondo… CENTRO – SUD AMERICA: la fine degli Imperi coloniali. Nel Centro – sud America ci fu una rapida diffusione di movimenti insurrezionali che portò alla creazione di nuovi regimi. C’erano da un lato le rivolte per liberarsi dalle dominazioni europee, e dall’altro i movimenti per l’indipendenza dal bonapartismo. Il processo di decolonizzazione viene accelerato dagli effetti dell’occupazione francese della penisola iberica (1808) durante l’Età Napoleonica. In PORTOGALLO la corte fugge in Brasile dove instaura il Regno. Nel 1820 una rivoluzione avvia un regime costituzionale, e nel 1822 viene proclamata l’indipendenza del Brasile. La Spagna ha nell’America del centro -Sud quattro vasti territori (escluso il Brasile). L’occupazione francese stimola i ceti creoli (ovvero delle popolazioni dell’America Latina) a lavorare per l’indipendenza (rivolte bonapartiste). Il ritorno dei Borboni e l’Assolutismo, cancellando i privilegi dei creoli, dà loro un motivo in più per cercare di realizzare la loro aspirazione all’indipendenza. Già nel 1812 in Venezuela Simon Bolivar aveva provato a diffondere i principi dell’indipendenza, poi esportati in altre zone dell’America Latina: Colombia e Perù. I contenuti di Bolivar erano: Questione irlandese: il sentimento nazionale si innesta sulla rivendicazione della diversità religiosa (scontro tra cattolici e anglicani esistente sin dal Cinquecento). Nel 1829 avviene una moderata emancipazione dei cattolici ai quali finalmente è consentito l’accesso alle cariche civili e militari di Londra (precluse dalla fine del Seicento), ma non alle università. La moderna emancipazione politica non è seguita da un’emancipazione in ambito economico (l’Irlanda è un paese agricolo, ma i latifondisti sono inglesi): la legge non spegne le rivendicazioni nazionaliste e nasce un partito nazionalista, mentre il governo Gladstone (1870) emana una legge a sostegno dei piccoli proprietari. Le aspirazioni irlandesi trovano risposta solo dopo la Prima Guerra Mondiale con la proclamazione di uno Stato irlandese dapprima associato all’Impero britannico, e poi nel 1949 indipendente (Repubblica d’Irlanda che esclude ancora oggi l’Ulster, ovvero l’Irlanda del nord, in cui il 40% della popolazione è cattolica; e a partire dagli anni Sessanta si sono verificati attacchi terroristici). NUOVI EQUILIBRI: Con la conferenza internazionale di Berlino del 1878, grazie all’occasione della guerra russo – turcica del 1877 – 78 con cui i russi consolidano la propria presenza sui Balcani, viene raggiunta l’Unificazione tedesca: il cancelliere tedesco Bismark promuove un accordo per stabilire un nuovo equilibrio internazionale che possa reggere nel tempo e che rispetti una divisione delle aree di influenza degli stati maggiori. La Serbia, il Montenegro e la Romania ottengono il riconoscimento dell’indipendenza, mentre la Bulgaria è divisa in due parti. Austria, Russia e Gran Bretagna cercano di realizzare un equilibrio nell’Europa Orientale che volga a limitare la potenza ottomana. L’Austria ottiene il riconoscimento dell’occupazione della Bosnia. La Grecia (appoggiata dagli inglesi) ottiene la promessa di futuri ampliamenti (realizzati nel 1881) verso Corfù e in Tessaglia. L’Italia deve rinunciare al Trentino, ma ottiene il permesso di espansione territoriale in Africa (Tripoli e Libia). NUOVO COLONIALISMO: L’IMPERIALISMO. L’Europa industrializzata, attenta agli interessi dei capitalisti e dei mercati finanziari, intraprende alla fine dell’Ottocento una massiccia azione di espansione coloniale per promuovere e/o proteggere gli interessi commerciali europei (acquisizione di materie prime e/o necessità di mercati dove esportare i propri prodotti). C’è, da parte di Stati e Imperi, un tentativo di trovare un punto di mediazione, che è quello che fonda l’età dell’Imperialismo (metà anni Settanta, fine Novecento). Nel 1868 viene aperto il canale di Suez. Conferenza di Berlino del 1884 – 85: essa rappresenta il momento in cui prese forma questa politica imperialista. Bismark promuove una nuova conferenza internazionale per dare legittimazione e ordine al colonialismo europeo. Il problema era capire i problemi coloniali delle nazioni europee nel mondo: in questa conferenza le potenze europee dovevano esplicitare i territori in cui volevano estendere il loro controllo. Si stabilisce che: • Ogni potenza europea deve concordare con le altre la propria politica coloniale. • Vengano riconosciute le attuali frontiere (ovvero le occupazioni territoriali già realizzate). • ACCELERAZIONE DELLE SPEDIZIONI COLONIALI. PORTOGALLO: partendo dalle postazioni preesistenti in Africa Orientale (attuale Mozambico), i portoghesi cercano di espandersi verso l’Africa Occidentale (attuale Angola), ma la conferenza di Berlino li costringe a fermarsi al confine con la Rhodesia inglese. GRAN BRETAGNA: occupa nel 1881 l’Egitto e vi istituisce un protettorato per difendere i propri interessi commerciali. Dopo il 1898 avviene l’occupazione anche di Sudan, Kenya e Uganda. In Sud Africa, già dal 1814, gli inglesi strappano agli olandesi il controllo del Capo di Buona Speranza, quindi occupano le regioni del Sud Africa ricche di giacimenti di diamanti e oro, prima colonizzati dai boeri, di origine olandese. Da lì si spostano verso nerd e danno vita alla colonia della Rhodesia (dal nome dell’esploratore Cecil Rhodes). Tra 1889 e 1902 scoppia con i boeri una sanguinosa guerra. La vittoria inglese dà vita nel 1910 all’Unione Sudafricana, membri del Commonwealth britannico. FRANCIA: nel 1881 avviene l’occupazione di Tunisi, quindi dell’Algeria, e poi del golfo di Guinea. Da lì i francesi si dirigono verso est verso il Sudan, e verso le regioni del fiume Congo, dove si instaura anche una colonia belga (nell’attuale Zaire), che tra 1885 e 1908 diventa possesso personale del re del Belgio. ITALIA: nel 1881 occupa il porto di Massaua in Eritrea e da lì si estende verso l’interno, costituendo la colonia italiana di Eritrea nel 1890. C’è poi un tentativo di occupazione dell’Etiopia, impedito da due sconfitte (1895: Amba Alagi; 1896: Adua). Nel 1899 c’è l’occupazione della Somalia e nel 1912 il possesso della Libia. GIAPPONE: a partire dal XVII secolo, il governo dei Tokugawa proibisce qualunque relazione con gli stati europei e solo l’Olanda può attaccare con le navi. Nel XIX secolo le pressioni commerciali ed economiche inglesi su tutta l’area asiatica convincono il governo a firmare accordi commerciali con alcuni stati europei e questo porta tensioni interne: crisi politica e militare -> matura una volontà di modernizzazione che porta il Giappone a diventare un impero “occidentalizzato” asiatico (conflitti vittoriosi con la Cina nel 1895 e con la Russia nel 1905). CINA: dopo la completa chiusura a tutte le penetrazioni commerciali occidentali (guerra dell’oppio per vietarne ai mercati inglesi l’introduzione), in Cina le pressioni per una presenza economica e politica europea e degli Stati Uniti portano dapprima ad una apertura (e al principio della “porta aperta” nel 1899 per cui si estendono a tutti i paesi interessati i privilegi commerciali concessi ad uno stato per n determinato prodotto), poi ad una reazione patriottica e antioccidentale (come la rivolta dei Boxer del 1900) contro l’influenza straniera colonialista. DALLE GUERRE ALLA PACIFICAZIONE EUROPEA: LA POLITICA ITALIANA DALL’UNITA’ ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE: L’Italia del 1861: • Era costituita da 22 milioni di abitanti (con Lazio e Veneto 26 milioni); • Era caratterizzata da una scarsa alfabetizzazione; • Era un paese fortemente urbanizzato, cioè con molte città (Napoli: 450.000 abitanti; Torino, Palermo, Milano e Roma: 200.000 abitanti); • Solo Milano, Torino, Genova e Napoli avevano attività produttivi di rilievo; • L’agricoltura era il settore primario e trainante, ed occupava il 70% della popolazione attiva; • Il 18% della popolazione attiva era impiegata nell’industria e nell’artigianato; • Il 12% della popolazione attiva era impiegata nel settore terziario. • Le aziende agricole della Pianura Padana erano le uniche moderne (ma al nord c’era una coesistenza di aziende condotte con criteri capitalistici e piccole aziende a conduzione familiare). • Al centro dominava la mezzadria. • Al sud persisteva il latifondo: grandi distese coltivate a grano e contratti agrari arcaici che risentivano dell’ordinamento feudale abolito in Sicilia nel 1838. • In generale: era largamente diffusa l’economia di autoconsumo e scambio: l’Italia non era messa bene dal punto di vista economico – produttivo. Tra 1861 e 1866 la capitale è a Torino, ma l’obiettivo è Roma capitale del Regno d’Italia. Nel 1866 (con la guerra austro – prussiana) avviene l’acquisizione del Veneto da parte del Regno d’Italia. Tra 1866 e 1871 la capitale è Firenze. Nel 1870 c’è la breccia di Porta Pia e dal 1871 Roma diviene capitale. Quattro erano i problemi principali dell’Italia del 1861: 1. QUESTIONE ROMANA: la politica piemontese era antiecclesiastica (leggi Siccardi estese a tutto il regno) -> i sudditi cattolici erano divisi tra obbedienza papale e lealtà verso lo stato (Cavour aveva pensato a una soluzione negoziata: “libera Chiesa in libero Stato”). 2. ACCENTRAMENTO AMMINISTRATIVO: come amministrare i nuovi territori annessi al regno? L’accentramento amministrativo serviva a dare maggiore uniformità: venne esteso a tutto il regno l’ordinamento amministrativo della Sardegna del 1859. Questo accentramento assomigliava un po’ alla monarchia amministrativa napoleonica. La centralizzazione serviva ad ottenere una maggiore coesione. Ciò però non bastò a superare la presenza di un grande divario tra il paese reale e il paese legale (cioè quello che si voleva realizzare). Da questa idea di centralizzare nacque un altro aspetto negativo: l’eccessiva Piemontesizzazione. Questa venne ad aumentare le differenze già esistenti tra Nord e Sud. Questo contrasto prese la forma di rivolte che si tradussero anche in brigantaggio. Questa scelta imposta dalle necessità, ma organizzata troppo velocemente, sarebbe dovuta essere organizzata tenendo conto dei bisogni della popolazione. 3. UNIFICAZIONE ECONOMICA: lo stato unitario si accolla il debito pubblico degli stati preunitari. Ci fu la necessità di creare un MERCATO COMUNE per abolire le barriere doganali. Questo non fu semplice da fare: bisognava creare delle infrastrutture (per esempio strade, banche, ecc...) per favorire la circolazione delle merci. Per riuscire a costruire queste infrastrutture ci fu un aumento delle tasse, la vendita di terre comuni e la requisizione e la vendita dei beni ecclesiastici (che aumenta il contrasto con la Chiesa). Questo avvenne perché uno degli obiettivi principali fu quello di raggiungere il pareggio del bilancio. Si venne così sempre più a creare l’esistenza di due Italie: divario tra Nord e Sud. Anziché far crescere i contadini e trasformarli in coltivatori proprietari, il capitalismo italiano ha finanziato lo sviluppo trasformando i contadini in emigranti produttori di reddito all’estero. 4. ORDINAMENTO ISTITUZIONALE: lo stato unitario si sviluppa dentro un ordinamento istituzionale di tipo liberale “censitario”: cioè dove il Parlamento e il Governo sono nelle mani di un ristretto ceto politico, che era l’espressione di una élite ridotta (cioè il 2% della popolazione, ovvero alta borghesia e aristocrazia): gli elettori e gli eletti erano solo ricchi imprenditori agricoli, industriali, commercianti ad ampio raggio, militari, funzionari statali e professionisti. Questo mostra come la DESTRA STORICA era una realtà non omogenea, vincolata a equilibri territoriali specchio della realtà degli antichi stati italiani. La classe dirigente non aveva informazioni sulla reale situazione sociale. Essa era composta da Destra e Sinistra storica. • La DESTRA STORICA governo tra 1861 e 1876, ed allargò il paese acquisendo il Veneto (1866) e Roma (1870). Essa era costituita soprattutto da alcuni territori: piemontesi (La Marmora, Sella, Lanza), lombardi (Jaicini, Visconti, Venosta), emiliani (Farini, Minghetti): individui diversi per formazione culturale e provenienza, formarono un gruppo omogeneo di ispirazione moderata (la vera destra erano i clericali e i nostalgici degli antichi regimi). • La SINISTRA STORICA rimase all’opposizione fino al 1876 e fu eletta su base censitaria. Essa aveva una base sociale più ampia della destra: piccola e media borghesia cittadina (parte di professionisti, intellettuali, commercianti, imprenditori). Il nucleo centrale era costituito dai democratici piemontesi (Depretis, Valerio, Brofferio) e dai patrioti mazziniani o garibaldini (come Crispi e Bertani). • 1888: rafforzamento del governo rispetto al parlamento e allargamento del diritto di voto nelle elezioni amministrative. • 1889: codice Zanardelli (1889) che prevede l’abolizione della pena di morte e un implicito riconoscimento del diritto di sciopero. • 1889: legge pubblica della sicurezza che prevede l’attribuzione di più potere alla polizia e più limiti alla libertà sindacale. Queste riforme portarono ad una RIORGANIZZAZIONE EFFICENTISTA DELLO STATO. In POLITICA ESTERA, ci fu una decisa affermazione del ruolo dell’Italia come grande potenza (espansione coloniale in Africa: 1890 Colonia italiana in Eritrea e avvio dell’espansione in Somalia). Tutto questo portò ad un DIFFUSO MALCONTENTO con le conseguenti dimissioni di Crispi nel 1891. 1891 – 1893: governo di transizione di GIOVANNI GIOLITTI (Sinistra storica) che vuole portare una maggiore uguaglianza fiscale e un’attenuazione dell’autoritarismo crispino. MA nel 1892 – 1893 ci fu la protesta in Sicilia (= Fasci siciliani), i cui obiettivi erano contro il fiscalismo e il malgoverno locale: forti preoccupazioni nel ceto dirigente. Nel 1892 ci fu lo scandalo della Banca Romana: una delle cinque banche che potevano emettere cartamoneta aveva finanziato la speculazione edilizia scoppiata a Roma, divenuta capitale. Quando scoppiò la crisi economica degli anni Ottanta, il settore edilizio entrò in crisi e i proprietari non furono in grado di restituire i prestiti. La Banca entrò in crisi: da un’inchiesta risultò che molti politici avevano ottenuto finanziamenti per le campagne elettorali. Giolitti fu costretto a dimettersi perché ritenuto responsabile di aver coperto le irregolarità. 1893 – 1896: IL RITORNO DI CRISPI C’era un’austerità finanziaria e un alto livello di spese militari. • 1893: perfezionamento della Riforma bancaria avviata da Giolitti: istituzione della BANCA D’ITALIA. • 1893: Ordine pubblico: repressione dei Fasci siciliani e dell’insurrezione anarchica in Lunigiana. • 1894: leggi autoritarie: limitazione della libertà di stampa, riunione e associazione -> leggi antisocialiste. Ci furono un diffuso malcontento e polemiche per il coinvolgimento di Crispi nello scandalo della Banca Romana. 1896: sconfitta nella battaglia colonialista di ADUA. FINE DELL’ETA’ CRISPINA. 1896 – 1901: LA CRISI DI FINE SECOLO Gli insuccessi coloniali, le tensioni sociali e le crisi politico – istituzionale avevano provocato la definitiva caduta di Crispi. Di fronte alle sfide della modernità il regime liberale avrebbe dovuto cambiare. Ma come? Evolversi verso la democrazia o “ritornare allo Statuto”, restringendo i poteri del Parlamento? Ampliare i diritti o colpire la protesta sociale e ridare poteri all’oligarchia? Ci fu una grande divisione su come risolvere molti problemi. Nel 1898 ci furono rivolte e una repressione durissima. Vennero presi provvedimenti restrittivi dal primo ministro Pelloux e ci fu un ostruzionismo parlamentare della sinistra. Ci fu inoltre la caduta del governo (elezioni nel giugno 1900). Il 29 luglio 1900, a Monza, dopo tre attentati fu ucciso Umberto I di Savoia, re dal 1878. 1901 – 1914: LA SVOLTA LIBERALE – L’ETA’ GIOLITTIANA Dopo la morte del sovrano si avvia l’età Giolittiana. Il nuovo re Vittorio Emanuele III sembrava più disposto ad accogliere le richieste dei progressisti. Giolitti viene chiamato dal nuovo re a reggere il ministero degli Interni (1900 – 1903): egli era convinto che il governo possa migliorarsi favorendo lo sviluppo delle organizzazioni operaie e che non ci fosse nulla da guadagnare dalle repressioni indiscriminate. Giolitti avvia quindi un “NUOVO CORSO”: il governo persegue non più una linea di intransigenza, ma di cooperazione. Questa nuova collaborazione tra popolazione e governo portano a: • Diverse riforme riguardanti il diritto del lavoro: assicurazioni volontarie per la vecchiaia e obbligatorie per gli infortuni. • Istituzione di un organo consultivo sui problemi del lavoro aperto anche ai rappresentanti sindacali. • Neutralità del governo nelle vertenze del settore privato. CONSEGUENZE: Rafforzamento delle organizzazioni sindacali e brusco aumento degli scioperi: aumento dei salari (tra 1900 e 1915 aumento del 30% del reddito medio). Questo periodo è caratterizzato dal DECOLLO INDUSTRIALE: c’è un miglioramento da tutti i punti di vista. L’età giolittiana ebbe la sorte di trarre profitto dalle misure adottate dai governi precedenti e dalle circostanze favorevoli all’industrializzazione (esempio: costruzione di ferrovie, sistema bancario, crescita del settore automobilistico). Ci fu un aumento del tenore di vita della popolazione, il miglioramento delle condizioni igieniche, più denaro per l’acquisto di case e attività ricreative. Il divario con l’Europa avanzata rimase grande: analfabetismo, bassi redditi, prevalenza della popolazione contadina. La localizzazione dell’industrializzazione al nord non aveva acuito la “questione meridionale”. Ci fu quindi una forte tendenza migratoria: tutte le regioni vi parteciparono, ma più rilevante fu quella del Mezzogiorno. • 1904: leggi speciali per il Mezzogiorno al fine di modernizzare l’agricoltura. • Statalizzazione delle ferrovie. • 1906: riduzione del tasso di interesse sui debiti dello stato. Nel 1906 ci fu una CRISI INTERNAZIONALE. • 1908: ripresa economica grazie alla Banca d’Italia, ma la crescita non ebbe più i ritmi del periodo 1897 – 1906, e le lotte sociali si inasprirono: nel 1910 nacque la Confindustria. • 1910: nacque anche l’associazione nazionalista italiana per la ripresa della politica coloniale. 1912: • Suffragio universale maschile • Avvio della conquista della Libia (che provocherà grandi contrasti sociali) C’erano diverse posizioni riguarda la spedizione in Libia: una nazione giovane, in crescita, ma con enormi sacche di povertà, e una grande emigrazione, tentava un’avventura coloniale in Africa per essere alla pari delle grandi potenze. I socialisti italiani, guidati da Filippo Turati, sapevano che la collaborazione con le forze borghesi progressiste era l’unica via possibile. Ma non tutti la pensavano così (i socialisti rivoluzionari che avevano dato vita nel 1906 alla CGL però furono sconfitti). Nacque il movimento democratico – cristiano. 1913: Ci furono le prime elezioni realizzate con il suffragio universale maschile. Giolitti stipula il PATTO GENTILONI: Gentiloni garantì con Giolitti l’impegno dei cattolici a sostenere candidati liberali contrari al divorzio, favorevoli a tutelare l’insegnamento privato e a riconoscere le organizzazioni sindacali cattoliche. Questo patto portò in Parlamento una maggioranza non coesa, ma divisa. Giolitti quindi si dimise e favorì un’esperienza di governo conservatore con il progetto di rientrare in gioco successivamente. Le tensioni sociali del giugno 1914 e la grande guerra posero fine al giolittismo. La linea apolitica di Giolitti aveva favorito la democratizzazione e il contributo allo sviluppo economico, ma si fondava sulla mediazione parlamentare ed era inadeguata a fronteggiare le contraddizioni della società che stava nascendo: la società di massa. PRIMI ANNI DEL XX SECOLO: CRISI IRREVERSIBILE DELL’IMPERO OTTOMANO: tra Impero austro – ungarico e Impero zarista si creò un’accesa rivalità per spartirsi le spoglie dell’Impero Ottomano. Le rivendicazioni per l’autonomia serba e l’unione col Montenegro scuotono l’Impero austro – ungarico. 1914: ATTENTATO DI SARAJEVO. Questo è una miccia che fa scoppiare un sistema che era già fortemente in crisi: fu l’occasione per rompere gli accordi internazionali stabiliti con le conferenze di Berlino del 1878 e del 1884. L’equilibrio internazionale viene compromesso anche dal rifiuto di una soluzione diplomatica. Si vengono subito a delineare due schieramenti che però si decompongono ben presto: TRIPLICE ALLEANZA (Germania, Austria e Italia) da un lato, e TRIPLICE INTESA (Francia, Gran Bretagna e Russia) dall’altro. Scoppia la PRIMA GUERRA MONDIALE che è un conflitto di massa, alla quale vi partecipano tutti gli stati europei con l’aggiunta di Stati Uniti e Giappone. Il Giappone (a fianco della Gran Bretagna) approfitta del conflitto per impadronirsi dei territori tedeschi in Cina, e impone la sua influenza politica ed economica in Cina. Caratteristiche del conflitto: • Grande mobilitazione di massa • Scontri sulle frontiere nelle trincee • Impiego di armi e tecnologie nuove (aerei e gas letali) • Grandissime perdite umane (12 milioni), grande coinvolgimento delle risorse economiche AUSTRIA: invasione della Serbia. GERMANIA: occupazione del Belgio (1914). ITALIA: dalla neutralità della prima fase, nonostante la sua partecipazione alla Triplice Alleanza, passa alla Triplice Intesa ed entra in guerra nel 1915. La guerra si trasforma ben presto in guerra di trincea. 1917: Rivoluzione russa e crollo dell’impero zarista. 1917: gli Stati Uniti entrano in guerra a fianco dell’Intesa. L’IMPERO OTTOMANO, entrato in guerra a fianco degli imperi centrali (Austria e Germania), si dissolve. Il Reich tedesco e l’Impero austro – ungarico vengono sciolti e sostituiti da due repubbliche. L’EUROPA FASCISTA: Dopo la guerra si diffondono paura e desiderio di ordine. A questo sentimento di stanchezza di rivolta continua, si unisce il sentimento della vittoria mutilata e l’esperienza di Fiume. Nasce quindi l’IRREDENTISMO che va ad alimentare la voglia di un cambiamento. L’irredentismo rappresenta un vasto movimento di opinione pubblica borghese che, sull’onda dell’esperienza coniata da Gabriele D’annunzio di “vittoria mutilata”, rivendica il diritto di ottenere Fiume. ESPERIENZA DI FIUME: rappresenta un simbolo della lotta per l’irredentismo. C’era una forte presenza di italiani sul suolo fiumano: quasi la maggioranza degli abitanti parla la lingua italiana. Alcune manifestazioni di piazza manovrate dai media diffondono l’idea della pace ingiusta. Nel 1919 D’Annunzio, con un reparto di militari ribelli, raggiunge Fiume per via aerea. La città, posta sotto un controllo internazionale, viene occupata per oltre un anno dai ribelli che ne proclamarono l’annessione all’Italia. Lo scopo di D’Annunzio era di compiere un esperimento: era concepita come strumento di pressione sul governo. È un’esperienza politica inedita, nella quale si cimentano personaggi di ogni tipo: militari con la vocazione al colpo di stato, intellettuali di ispirazione nazionalistica, avventurieri e giovani idealisti. Fiume diventa un LABORATORIO POLITICO per il fascismo: vengono sperimentati formule e rituali collettivi (adunate coreografiche, dialoghi fra il capo e la folla): • Atteggiamenti polemici antigovernativi • Velleitarismo antimonarchico • Progettazione di una “marcia su Roma” per cacciare il governo A questo si aggiunge: • Lo stato di agitazione dei CONTADINI (molti hanno partecipato alla guerra sperando, ma non ottenendo, una distribuzione di terre). • Agitazione dei MILITARI per le difficoltà di reinserimento nella società dopo la fine del conflitto. • Agitazione degli OPERAI per il salario o perché, non essendo stata attuata la riconversione industriale, molti hanno perso il lavoro. • Incapacità della classe politica liberale di dare delle risposte convincenti alle esigenze del popolo. • Divisione tra socialisti e comunisti. E’ da questa situazione che nasce il bisogno di ordine, richiesto dal popolo, al quale dà voce Benito Mussolini e il movimento fascista che decidono di cavalcare l’onda del dissenso popolare in seguito al “Biennio rosso”. Partito da posizioni socialiste, Mussolini passa ad un programma politico che fa del ristabilimento dell’ordine pubblico il proprio obiettivo, imputando proprio ai socialisti l’origine del disordine sociale. Il movimento fascista tra 1920 e 1921 abbandona l’iniziale programma radical – democratico e si organizza in una struttura paramilitare con le SQUADRE D’AZIONE, che servivano a portare ordine, con la forza, laddove lo Stato non riusciva. Nel 1924 c’è il delitto Matteotti (sicari fascisti uccidono il parlamentare socialista oppositore del regime appena instaurato) e nascono le leggi fascistissime: censura sulla stampa e abolizione delle istanze rappresentative partitiche e sindacali. Negli anni successivi il regime si consolida grazie ad una serie di leggi che affermano un modello di stato corporativo. Nel 1927 viene introdotta la carta del lavoro: base per la creazione degli istituti assicurativi a tutela dei lavoratori, della pensione di vecchiaia, delle indennità di disoccupazione, della cassa delle malattie, delle ferie pagate, e del tetto massimo di otto ore lavorative. Nel 1929 viene stipulato un concordato con la Santa Sede perché, dopo la presa di Roma c’era stata una lontananza della Chiesa dallo Stato e Mussolini riesce a creare l’unione tra Chiesa e Stato con questo Concordato. La soluzione italiana alla crisi del dopoguerra rappresenta un MODELLO per altri paesi in cui sono forti lo scontro sociale e l’inadeguatezza della politica: • In Ungheria sale al potere un governo reazionario che si avvicinerà al nazismo. • In Jugoslavia nel 1928 il re Alessandro I cancella la Costituzione e introduce un regime personale. • In Polonia, nel 1926, con un colpo di stato, il generale Pilsudski, ex presidente della Repubblica, prende il potere e instaura un governo personale (governo autoritario). GERMANIA: Nel 1919, dopo l’armistizio, l’imperatore Guglielmo II abdica e viene proclamata la Repubblica. Dopo la crisi del movimento spartachista, a Weimar, nel luglio 1919, viene varata la Costituzione a carattere democratico, ma la Repubblica di Weimar è debole a causa: • Delle pesanti contribuzioni finanziarie imposte alla fine della guerra. • Dalla cessione alla Francia degli impianti minerari del bacino della Ruhr. • Dalla debolezza dei partiti politici. • Dal malcontento per la sconfitta e la sua gestione. Tutto questo porta ad un’insoddisfazione e ad una accentuazione della CRISI ECONOMICA. Nel 1925 viene eletto presidente della Repubblica di Weimar il maresciallo HINDENBOURG, che è espressione delle forze militariste, nazionaliste e revansciste. Nel 1930 egli instaura un regime personale che restringe le libertà democratiche. In questa situazione si fa strada la figura di Adolf Hitler che riscuote sempre più consensi predicando cambiamenti radicali e l’abbattimento del sistema dei partiti incapaci di risolvere la crisi, in nome della difesa dell’integrità del popolo tedesco contro il disordine sociale e morale del paese. Nel gennaio 1933 Hitler viene nominato cancelliere: grazie ad un finto attentato al Parlamento, con le leggi a difesa del popolo tedesco, annulla quanto resta dell’ordinamento di Weimar e INSTAURA IL REGIME NAZISTA antidemocratico, razzista ed antiebraico. Contemporaneamente a quanto sta accadendo in Italia e Francia, la Spagna, pur non avendo partecipato alla Grande Guerra, ha problemi economici e conflitti sociali. Nel 1923 il generale Miguel primo de Rivera, con il consenso del re Alfonso XIII, effettua un colpo di stato ed instaura un regime dittatoriale basato sulla censura, la legge marziale e il bando dei partiti politici. Però, la crisi del 1929 gli toglie l’appoggio sociale ed è costretto a dimettersi nel 1930. Questa situazione portò alla fine della Monarchia e all’INSTAURAZIONE della REPUBBLICA. Le riforme economiche e politiche, introdotte dalla maggioranza repubblicana e socialista, portano nel 1936 alla reazione delle forze di destra con l’appoggio dei militari: si creano tensioni sociali che portano allo scoppio della GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 – 1939). L’esercito repubblicano è appoggiato da molti volontari provenienti da tutta Europa e dagli USA. Grazie all’appoggio dell’esercito italiano e di quello nazista di Hitler, il generale spagnolo Francisco Franco instaura un totalitarismo che terrà la Spagna isolata dall’Europa fino al 1975. 1920 – 1940 NEL MONDO: L’Europa liberale e delle istituzioni parlamentari è assediata da sistemi illiberali e regimi autoritari, e minacciata dall’esempio sovietico che si definisce ateo, socialista e anticapitalista. Molti di questi regimi operano in nome del bene della nazione. I princìpi di nazione e nazionalità che hanno condotto alla Grande Guerra, sono stati anche alla base delle scelte della pace di Versailles e ovunque in Europa si pensa in quegli anni che il vecchio continente debba essere costituito da stati nazionali. Però l’avvento del nazismo nel 1933 costituisce un forte elemento di instabilità e contraddizioni. La Germania hitleriana CHIEDE: 1. La revisione dei confini imposti a Versailles 2. La rivendicazione dell’unità di tutti i popoli di lingua tedesca in un solo stato Per realizzare queste richieste, la Germania hitleriana AFFERMA E PERSEGUE: 1. Una politica di riarmo 2. La supremazia della razza ariana, e una politica di annientamento degli ebrei In nome di questi princìpi, con il riarmo, incomincia l’espansione territoriale: 1936: occupazione della Renania. 1938: annessione dell’Austria e dei Sudeti (dalla Cecoslovacchia). 1939: OCCUPAZIONE DELLA POLONIA (con il consenso della Russia di Stalin). L’invasione della Polonia provoca la dichiarazione di guerra contro la Germania da parte di Francia ed Inghilterra: INIZIA così la SECONDA GUERRA MONDIALE, caratterizzata da due fasi. 1. PRIMA FASE: si verifica una serie di rapide vittorie tedesche: • Occupazione della Francia nel 1940; • Espansione nei Balcani a sostegno dell’alleato italiano • Rottura con la Russia e invasione nel 1941 • Entrata in guerra del Giappone (1941) a fianco di Italia e Germani • Distruzione della flotta statunitense a Pearl Harbor con ingresso in guerra degli USA 2. SECONDA FASE: nel 1942 c’è il rovesciamento delle sorti belliche: • Si ferma l’avanzata tedesca in Russia (battaglia di Leningrado) • Inizia l’avanzata sovietica in Centro – Europa (che si concluderà con la presa di Berlino il 2 maggio 1945) • Si verificano le prime vittorie americane sul Pacifico contro il Giappone • Ci sono l’avanzata inglese e americana in Nord – Africa che annientano le armate italiane e tedesche Nell’estate 1943, con lo sbarco in Sicilia, CROLLA IL REGIME FASCISTA e viene firmato l’armistizio con l’Italia. Le armate tedesche occupano il Nord – Italia e inizia la Guerra Civile (guerra partigiana). Nel 1944 le truppe alleate (anglo – americane) sbarcano in Normandia e avanzano contro la Germania. Il 25 aprile 1945 c’è la liberazione di Milano. Gli americani lanciano le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki: il Giappone si arrende e la guerra finisce. L’Europa del 1945 è segnata dalla distruzione e dall’emergere di due grandi potenze: USA e URSS. Nel febbraio 1945 si svolge a Yalta (in Crimea) una conferenza in cui i delegati di Inghilterra, USA e URSS decidono un nuovo assetto da dare al mondo alla fine del conflitto. Avviene la divisione del mondo in zone di influenza. L’Europa è distrutta, deve essere ricostruita quasi integralmente e diventa una sorvegliata speciale, ovvero un’area che potrà rinascere solo all’ombra degli aiuti che le saranno offerti dai due colossi mondiali: USA e URSS, le due superpotenze. Negli anni successivi, tra 1946 e 1991, si sviluppa un conflitto sotterraneo tra gli interessi divergenti di americani e sovietici: la GUERRA FREDDA non combattuta direttamente tra le due superpotenze, ma in modo mediato, all’interno delle zone di influenza dei due blocchi e spesso animata dalla concorrenza in vari campi. La divisione del mondo in zone di influenza comporta per l’Europa la divisione in due blocchi:
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