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Una storia europea: dalla fine del medioevo ai giorni nostri, Rosa e Verga, Sintesi del corso di Storia Moderna

Dalla fine del Medioevo ai due conflitti mondiali e alla guerra fredda

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 21/08/2019

Dalilad1988
Dalilad1988 🇮🇹

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Scarica Una storia europea: dalla fine del medioevo ai giorni nostri, Rosa e Verga e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! UNA STORIA EUROPEA – DALLA FINE DEL MEDIOEVO AI GIORNI NOSTRI CAPITOLO 1: DAGLI IMPERI AGLI STATI Il processo di integrazione politica ed economica, avviato alla metà degli anni '50 del XX secolo in Europa, ha inizio tra Medioevo e prima età moderna, nella divisione della cristianità in un cristianesimo occidentale romano e un cristianesimo orientale che riconosceva la sua supremazia in Costantinopoli. Nel IV secolo d.C. l’Impero romano è un territorio difficile da amministrare. Le grandi differenze fra le popolazioni assoggettate vengono gestite con difficoltà. Nel 395 l’imperatore Teodosio I divide l’impero in due parti: l’Impero Romano d’Occidente, con capitale Roma, e l’Impero Romano d’Oriente, con capitale Costantinopoli. L'Occidente del papa, di lingua latina, frazionato e sfibrato, è spesso depredato dai barbari: goti, normanni, franchi, longobardi. Dall’altro, l’Oriente del patriarca di Costantinopoli, di lingua greca, cresce e prospera compatto. Questa divisione, che all’inizio riguarda solo la gestione del potere politico, in seguito investe diversi altri aspetti: nei due Imperi, infatti, si parlano lingue diverse e la comunicazione si fa sempre più difficile. La separazione tra i due Imperi si estende ben presto anche al potere religioso, o potere spirituale. Il capo supremo della Chiesa cristiana è il papa di Roma. Con il tempo, però, il patriarca di Costantinopoli, massima autorità cristiana in Oriente, diventa sempre più riluttante ad accettare la supremazia del papa e l’Impero romano d’Oriente reclama maggiore autonomia anche sul piano religioso. Così nel 451 i vescovi della Cristianità d’Oriente e d’Occidente si raccolgono in concilio nella città di Calcedonia per risolvere la crisi. Il concilio decreta che le chiese di Roma e Costantinopoli hanno la stessa importanza. La decisione è rivoluzionaria. Papa Leone I rifiuta di adeguarsi, ma lo Scisma è avviato. Seguono ben 6 secoli in cui la separazione si fa sempre più netta, le due cristianità conducono vita autonoma e adottano dottrine differenti. La rottura definitiva avviene per un disaccordo sulle competenze delle diocesi nel sud Italia. Al principio dell’anno Mille, infatti, il sud Italia è ancora diviso tra territori appartenenti alla Chiesa di Costantinopoli e territori appartenenti a Roma. Nel luglio del 1054 papa Leone IX invia una delegazione alla corte del patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario per tentare un accordo. Ma le due parti non trovano un’intesa. Leone IX dunque scomunica Cerulario. A sua volta Cerulario scomunica il papa di Roma. Con lo Scisma d'Oriente la cristianità si divide ufficialmente in due: a occidente la Chiesa cattolica e a Oriente la Chiesa cristiana ortodossa, tutt'oggi divise. Dal 1378 al 1417 la Chiesa Cattolica è divisa da un conflitto chiamato Grande Scisma d’Occidente. Questo conflitto inizia quando le gerarchie ecclesiastiche, divise in due fazioni contrapposte, eleggono ognuna un papa. Il Grande Scisma deriva da una profonda crisi del Papato. Le sue premesse risalgono agli inizi del ‘300, quando la sede papale è trasferita da Roma ad Avignone. Innanzitutto proprio la presenza del papa dava un rilievo all'Italia nella politica imperiale. Fallito il disegno di ciascuno dei due poteri, l'Impero e il Papato, di prevalere l'uno sull'altro, si delineò dal XIV secolo una fase di squilibri, come la discesa in Italia di Enrico VII di rivendicare il potere imperiale e di svolgere una politica di pacificazione dei contrasti tra ghibellini, fautori del potere imperiale, e guelfi, che reclamavano i diritti del Papato. A metà del XIV secolo Carlo IV di Boemia cerca di affermare nuovamente il potere imperiale, con il Papato indebolito per il trasferimento, imposto dal re di Francia, della sede pontificia da Roma ad Avignone. Per oltre 70 anni sono eletti solo pontefici francesi, sottomessi alla volontà del re di Francia. È la cosiddetta Cattività Avignonese. Il Papato sembra aver perso il suo ruolo di guida della Cristianità. Negli ambienti intellettuali e religiosi, molti denunciano la crisi e invocano una profonda riforma della Chiesa. La necessaria premessa è la fine della Cattività Avignonese. Nel gennaio 1377, il papa francese Gregorio XI accoglie le richieste provenienti da più parti del mondo cristiano e riporta la sede papale a Roma. L’anno seguente, alla sua morte, si riunisce il conclave per l’elezione del nuovo pontefice: il popolo reclama a gran voce un papa italiano. L’8 aprile è eletto il napoletano Bartolomeo Prignano, con il nome di Urbano VI. La sua politica mira a ripristinare l’autorità del pontefice, sottraendo la Chiesa all’influenza della Francia. Ma i cardinali francesi non approvano la sua linea e a soli 5 mesi dall’elezione di Urbano VI si riuniscono a Fondi, dove eleggono un papa francese, Clemente VII. Dopo aver tentato invano di destituire il pontefice romano, Clemente VII stabilisce la propria sede ad Avignone. La coesistenza di due papi crea una spaccatura nella cristianità. Questa scissione prosegue anche dopo la morte dei due pontefici in carica. Intorno alle due sedi pontificie si delinea un sistema di alleanze che riproduce in gran parte gli schieramenti della Guerra dei cent’anni, il conflitto che oppone Francia ed Inghilterra fin dal 1337. Francia, Spagna, Italia meridionale e Scozia si schierano con Clemente VII. Inghilterra, Fiandre, Italia centro-settentrionale e Impero restano fedeli a Urbano VI. Il Grande Scisma rende ancora più incalzanti le richieste di riforma della Chiesa. Risulta evidente che la spaccatura ha motivazioni politiche, non teologiche. Per sanare il conflitto e rinsaldare l’autorità spirituale della Chiesa, si chiede la convocazione di un concilio. Nel 1409 il Concilio di Pisa dichiara deposti i due papi scismatici ed elegge Alessandro V. I due papi deposti, però, non accettano le decisioni conciliari. Ora, perciò, si trovano in carica ben tre pontefici. Nonostante questo fallimento, si rafforza l’idea che la risoluzione della crisi debba essere affidata a un organo collegiale. Così, è convocato il Concilio di Costanza, che finalmente giunge a una risoluzione. I tre pontefici sono deposti ed è eletto Martino V, il papa della riconciliazione, che si stabilisce a Roma. Superata la crisi, l’auspicata riforma della Chiesa non si verifica. Un secolo dopo, le speranze tradite saranno tra le cause della Riforma protestante. Le regioni dell'Europa occidentale si caratterizzano per la formazione di estesi poteri politico territoriali e per una trasformazione dell'economia e della società. L'Europa bizantina invece segue percorsi diversi: nel 1453 la caduta di Costantinopoli segna formalmente la fine di un Impero ridotto ormai a un modesto territorio e il processo di espansione dell'impero ottomano che intraprende una politica espansionistica con Selim I e Solimano il Magnifico: solo nel 1717 la conquista di Belgrado da parte delle truppe asburgiche del principe Eugenio di Savoia segnò un arretramento della dominazione turca nell'Europa centrale e balcanica, mentre nel 1774 l'impero zarista iniziò a espandersi verso le regioni del Mar Nero. Gli equilibri non vennero intaccati e le potenze interessate e non interruppero gli scambi commerciali, politici e culturali. Tra XIV e XV secolo l'affermarsi del dominio ottomano nel Mediterraneo orientale e l'instabilità politica delle regioni dell'Asia minore e centrale mutarono il quadro delle consolidate relazioni commerciali tra l'Europa mediterranea e l'Oriente: fu il Portogallo il protagonista di questa prima fase di espansione dei traffici eruopei, puntando all'occupazione della costa nordafricana, isola di Madera e Azzorre, per poi spostarsi lungo l'Atlantico. I mercanti portoghesi trovavano oro, pepe e schiavi. Maturò sempre più nei portoghesi l'interesse a portare a compimento la circumnavigazione del continente per raggiungere le Indie → 1497: Vasco De Gama (doc 1-3, cap 4). Zenzero, pepe, cotone provenienti dall'India, chiodi di garofano e noce moscata dall'Indonesia, sete pregiate e legni profumati dalla Cina soddisfecero i consumi europei. Tali commerci però avevano elementi di debolezza: le importazioni dall'Oriente, pagate con l'oro africano e non con l'esportazione di manufatti portoghesi, non concorsero alla crescita delle attività produttive della madrepatria; inoltre, il sistema coloniale portoghese non eliminò le vie tradizionali di esportazione dei prodotti orientali attraverso il mar Rosso, Siria e Egitto dove Venezia, per tutto il '500, trovò un'importante fonte di approvigionamento. Successivamente anche la Spagna (Isabella di Castiglia) vuole cercare una nuova via per le Indie, in competizione col Portogallo, affidando perciò una flotta al genovese Cristoforo Colombo: trattato di Tordesillas (doc 4, cap 4). Dal 1516, la Spagna conquistò l'impero azteco nell'attuale Messico con Hernan Cortes, gli incas e i maya: tale conquista avvenne in tempi rapidissimi grazie alla superiorità tecnologica dell'armamento spagnolo, la loro determinazione e l'avida ricerca di oro (doc 5-11 → encomienda, cap 4). Una delle più gravi conseguenze della colonizzazione spagnola dell'America meridionale fu il genocidio delle popolazioni native, causato dallo sfruttamento e dalle malattie prima sconosciute, diffuse dai nuovi arrivati (vaiolo, morbillo, tifo, influenze) contro cui gli organismi nativi non avevano difese immunitarie. Nel 1522 Cortes fu proclamato governatore del territorio azteco ribattezzato Nuova Spagna. Riguardo la conquista del territorio inca c'è la testimonianza di Pizarro (doc 10, cap 4). Gli spagnoli continuarono l'espansione conquistando l'impero maya fino alla città di Cuzco. Per governare questi enormi possedimenti la corona spagnola fece ricorso a strumenti collaudati, organizzando la costituzione di due viceregni: Nuova Spagna con capitale Città del Messico e Perù con capitale Lima + i viceregni di Nuova Granada e La Plata. della Siberia. 1613-1645: Ascesa al trono di Michele Romanov, capostipite della dinastia che regnò fino al 1917: bloccata espansione Polonia e Svezia verso Oriente, si consolidò ulteriormente il potere degli zar nei confronti della nobiltà, accentuando i poteri di controllo e di intervento, anche allo scopo di reperire fondi sufficienti a sostenere le maggiori spese militari. Si fecero più forti le pressioni dello zar sulla chiesa ortodossa attraversata dallo SCISMA DEI VECCHI CREDENTI che si oppone alle innovazioni politiche e culturali sostenute dalla dinastia. Con Michele Romanov riprese l'espansione verso occidente → dalla metà del '600 fino alla ripresa dell'offensiva svedese di Carlo XII, la Russia era la più grande potenza dell'Europa orientale. Polonia / regno lituano polacco: con la scomparsa dell'ultimo sovrano della dinastia Jagellone, il potere passò a Enrico di Valois, che riconobbe alla nobiltà autonomia politica, il diritto di eleggere il sovrano e la libertà di culto per i non cattolici. Invece Sigismondo III Vasa fece un'opera di ricattolicizzazione della Polonia e della sua nobiltà sotto il segno della Controriforma, limitando il pluralismo religioso. Repubblica delle province unite: la politica militarista di Guglielmo III d'Orange dette un indirizzo apertamente antifrancese alla politica olandese, stringendo nuovi rapporti con l'Inghilterra. Sposò Maria Stuart e rese l'Olanda una terra di convivenza e relativa tolleranza dove si ritrovavano ebrei, ugonotti cacciati dalla Francia, dissenters espulsi dall'Inghilterra, esponenti calvinismo. 1707 – 1714: GUERRA PER LA SUCCESSIONE SPAGNOLA 1733 – 1738: GUERRA PER LA SUCCESSIONE POLACCA 1740 – 1748: GUERRA PER LA SUCCESSIONE ASBURGICA 1756 – 1763: GUERRA DEI SETTE ANNI Guerre per ottenere la successione al trono. La guerra di successione spagnola terminò con la pace di Utrecht (1713) che sancì la fine della dominazione spagnola in Italia e l'inizio della dominazione austriaca. Le guerre di successione polacca e austriaca terminarono con la pace di Aquisgrana (1748). Con esse in Italia il granducato di Toscana passò ai Lorena, parenti degli Asburgo e i Borbone si insediarono nel regno delle due Sicilie al posto degli spagnoli. La GUERRA DEI 7 ANNI (1756-63) fu a vantaggio dell'Inghilterra che ricevette dalla Francia il Canada e dalla Spagna la Florida, mentre la Francia cedette alla Spagna la Louisiana. L'espansione coloniale olandese derivò dalla crescita dell'economia olandese che estese la sua presenza dal Baltico al Mediterraneo, all'oceano Atlantico, a quello Indiano, a danno del Portogallo. In seguito l'espansione olandese continuò in America, mentre in Oriente furono sconfitti dagli inglesi. La pace di Parigi (1763) segnò il riconoscimento della supremazia inglese nel Mediterraneo e in Europa e il consolidarsi dell'impero coloniale britannico in America e in Asia. Con la pace di Hubertsburg Federico II di Prussia ottenne la Slesia. Alla fine della guerra dei 7 anni al vertice ci sono l'Inghilterra e la Prussia. Col trattato di Pietroburgo (1772) la Polonia cede alla Russia parte della Lituania e altri territori, all'Austria la Galizia e alla Prussia la vasta zona tra la Pomerania e la Prussia orientale. Con successivi accordi la Polonia scompare definitivamente. Terminata la guerra dei 7 anni la situazione finanziaria è drammatica → periodo di riforme e riflessione sui limiti da imporre alla proprietà ecclesiastica, sulla sua tassazione, sulla liberalizzazione del commercio dei prodotti agricoli e sulla diffusione di una nuova cultura agronomica. CAPITOLO 2: DAL CRISTIANESIMO ALLE CHIESE I confini religiosi (cristianesimo e ortodossia, Europa protestante e cattolica) hanno segnato la politica, la visione dell'uomo e del mondo, i valori e i comportamenti sociali. Il Concilio di Firenze del 1439 segnò l'ultimo tentativo di unione tra la chiesa romana e la chiesa ortodossa: il concilio si aprì mentre l'impero bizantino, assediato dalle forze ottomane, si era indebolito e al suo interno era indebolito dalle divisioni tra serbi e bulgari e dai dissidi tra i membri della famiglia imperiale. Dopo la caduta di Costantinopoli e la fine dell'impero romano d'Oriente nel 1453 le chiese ortodosse cercarono appoggio nella chiesa russa che aveva dichiarato la propria indipendenza dalla chiesa di Roma. Nel 1589 sotto Ivan IV fu istituito il patriarcato di Mosca (terza Roma), punto di riferimento per le chiese ortodosse sottoposte all'autorità ottomana; il patriarcato di Costantinopoli finì per volontà dell'impero ottomano e fu soggetto alla norma che obbligava i titolari ad acquistare la carica ecclesiastica, devolvendo somme considerevoli alle autorità imperiali. Il patriarcato di Mosca aumenta la sua autorevolezza, anche se le comunità ortodosse a confine tra Lituania e Ucraina si riuniscono alla cristianità occidentale di Roma; con Nikon il patriarcato avviò una uniformazione dei testi liturgici e una riforma dei riti, ma egli venne confinato in un monastero dallo zar Alessio perchè intenzionato a rivendicare la superiorità della chiesa sul sovrano. Il concilio del 1666 confermava però la riforma religiosa di Nikon, suscitando l'opposizione dei vecchi credenti ancorati alle tradizioni ortodosse russe. Lo zar Pietro I procedette a una nuova riforma della chiesa russa, abolendo la figura del patriarca e nominando un collegio, il Sacro Sinodo → subordinazione della chiesa russa all'autocrazia zarista, con lo spostamento della capitale da Mosca a San Pietroburgo (1713), dividendo la sede del potere sovrano dalla tradizionale sede dell'autorità religiosa. Successivamente dal patriarcato di Costantinopoli nascono chiese indipendenti: ortodossa serba, greca, rumena, bulgara, ortodossa albanese, tutte regioni sottomesse all'impero ottomano. Cristianità legata a Roma: già a fine '400 si erano sviluppate varie tendenze in polemica con la curia romana di cui si denunciava la corruzione. Ad appoggiare queste tensioni → Erasmo da Rotterdam (doc 4-5 + 1-3, cap 6). In questo clima si avvia la riforma di Martin Lutero (doc 6-8, cap 6), monaco agostiniano e professore di teologia dell'università di Wuttenberg: egli respingeva l'autorità del pontefice nell'estensione delle indulgenze alle anime dei defunti, prevista dai decreti papali; pontefice e chiesa non avevano autorità sul purgatorio, ma la salvezza era questione individuale dovuta alla grazia di Dio e non alle opere → concezione della giustificazione per fede. Roma lo fece condannare come eretico nel 1518. Protestantesimo = movimenti nati con la riforma del 1517 (tra cui il luteranesimo). La riforma trovò conferme non solo in Germania, ma anche in Danimarca, Svezia, Inghilterra. In altre aree si creò un conflitto tra cattolici e riformati e tra differenti interpretazioni della riforma, come la contrapposizione tra Calvino e Zwingli in Svizzera (doc 9-15, cap 6). Il calvinismo si diffuse ma in Francia l'incapacità della corona di mediare tra la maggioranza cattolica e la forte minoranza calvinista diede inizio a una guerra civile che terminò con l'avvento al trono di Enrico IV di Borbone, convertitosi al cattolicesimo e con l'emanazione dell'editto di Nantes (1598) che lasciava degli spazi di tolleranza agli ugonotti. I Paesi Bassi si divisero tra un'area meridionale cattolica e filospagnola e un'area a nord calvinista che diede vita a uno stato indipendente, la repubblica delle sette province unite in seguito alle lotte contro la monarchia spagnola. Inghilterra: alla morte di Elisabetta Tudor, l'ascesa alla corona inglese di Giacomo I Stuart della famiglia scozzese, sancì l'unione personale dei due regni, che solo nel 1707 si unificarono nel Regno Unito. Contro una chiesa anglicana, strumento politico nelle mani del sovrano, il calvinismo conquistava adesioni tra i ceti sociali più attivi. Oggetto di continue repressioni politiche e religiose, il radicalismo religioso fu protagonista a inizio '600 di ondata di emigranti per motivi religiosi, come i padri pellegrini. Anche sul piano della politica interna ci furono motivi di contrasto: il Parlamento rispose solo parzialmente alle richieste del sovrano di reperire risorse → Petition of rights che richiedeva la salvaguardia delle libertà personali del governo e il rispetto delle tradizionali procedure parlamentari per l'imposizione e l'esazione di nuove tasse. Nonostante la Petition, Carlo I sciolse il Parlamento fino al 1640, anno in cui ci fu una rivoluzione della chiesa scozzese che privilegiava la struttura calvinista, per cui convocò il Parlamento per reperire fondi necessari alla guerra contro gli scozzesi. Gli scozzesi sconfissero l'esercito inglese e il sovrano fu costretto a convocare un nuovo parlamento, all'interno del quale si manifestò l'opposizione alla politica di Carlo e dei suoi ministri e con l'appoggio della camera dei Lord si decise di arrestare i suoi favoriti e di abolire l'assolutismo; il re dovette impegnarsi a non sciogliere a suo arbitrio il Parlamento, mentre la maggioranza di esso rimetteva in discussione l'assetto gerarchico della chiesa d'Inghilterra per favorire un riavvicinamento alla Chiesa scozzese. Nel 1641, in seguito a una rivolta cattolica scoppiata in Irlanda, si riapre il conflitto tra sovrano e parlamento → guerra civile tra un esercito regio e uno parlamentare, guidato da Oliver Cromwell → l'esercito parlamentare prevalse. Una seconda fuga del re presso gli scozzesi riaccese una guerra civile che si concluse ancora una volta con la vittoria del parlamento: Cromwell fece decapitare il re Carlo I il 30 gennaio 1649, primo esempio nella storia dell'Europa moderna di un sovrano giustiziato da un parlamento rivoluzionario. Nel 1534, ATTO DI SUPREMAZIA col quale prese vita la chiesa anglicana sotto il diretto controllo del sovrano; i puritani, di forte orientamento calvinista, abolirono la monarchia Stuart e proclamarono il Commonwealth, l'unione di Inghilterra, Irlanda e Scozia in un unico sistema politico sotto la guida di Oliver Cromwell. Repressione rivolta irlandese (1649-1650) e scozzese (1650) che non riconoscevano come sovrano il figlio di Carlo I, Carlo II Stuart. In seguito Cromwell prese il titolo di Lord protettore del Commonwealth: limiti alla libertà di espressione e stampa, persecuzioni e repressioni verso i dissidenti religiosi e gli esponenti più radicali dell'esercito, prelievo fiscale per mantenere marina e esercito. Morto Cromwell nel 1658, il titolo passò al figlio Richard che non riuscì a mantere lo stesso controllo, quindi venne richiamato Carlo II Stuart che riconobbe il nuovo ruolo politico del parlamento e concesse una limitata libertà religiosa. Il Parlamento si divise in 2 schieramenti: i tories, vicini agli interessi dei ceti agrari, sostenitori del sovrano e della chiesa anglicana; i whigs, fautori di un ruolo politico più attivo del parlamento, più aperto a forme di tolleranza. Alla morte di Carlo II seguì un altro periodo di tensioni tra dinastia e parlamento con il Parlamento che votò il Test Act con l'obbligo di giurare fedeltà alla chiesa anglicana → il problema divenne più acuto con la successione al trono del figlio di Carlo II, Giacomo II, fervente cattolico e sposato con la principessa italiana cattolica Maria Beatrice d'Este: egli promulgò una nuova Dichiarazione d'indulgenza che abrogò le disposizioni del Test Act, suscitando la forte reazione dei vescovi anglicani e del parlamento → il parlamento propose come erede al trono la principessa Maria, figlia di primo letto di Giacomo II e sposa di Guglielmo III d'Orange (Olanda) → Guglielmo sbarcò in Inghilterra e Giacomo II si rifugiò in Francia. 1689 ATTO DI TOLLERANZA con l'avvio, per la prima volta in Inghilterra, della monarchia parlamentare di Maria e Guglielmo d'Orange, i quali ristabilirono la preminenza della chiesa anglicana, lasciando spazi di libertà a chiese non conformiste. Chiesa romana: opera di ridefinizione dottrinale → 1545-63: Concilio di Trento (doc 19, cap 6) con i decreti tridentini del 1564 → ribadirono le basi della dottrina cattolica, i 7 sacramenti in particolare penitenza, eucarestia e sacerdozio; sacramento del matrimonio: non più contratto sociale e morale tra due persone, ma impegno dei promessi sposi nella verifica di eventuali impedimenti alla celebrazione delle nozze, al controllo dei comportamenti sessuali prematrimoniali, tutto gestito dall'istituzione ecclesiastica. Ciò lasciava spazio anche ai matrimoni clandestini in quanto non si percepiva più il peso delle rispettive famiglie. I decreti tridentini trovarono resistenze in diversi stati, come in Francia dove vennero accolti solo nel 1614. CAPITOLO 3: LE CULTURE EUROPEE Anche se il latino era ancora utilizzato negli ambienti ecclesiastici e laici, in diversi contesti politici e culturali si venne sviluppando l'uso delle lingue volgari, anche se il latino continuò ad essere utilizzato dagli uomini colti. Con l'invenzione della stampa ad opera di Gutenberg (metà XV sec) si allargò il pubblico dei lettori; la Bibbia fu il primo testo stampato, anche se ancora per lungo tempo circolavano comunque i manoscritti. Dato fondamentale è l'allargamento tra '400 e '500 del numero di lettori, quindi di persone alfabetizzate anche se con diversi livelli di fruizione e comprensione. Si rafforzò pertanto il ruolo della città come società della scrittura e della lettura, accentuando il divario col mondo rurale in cui restò per lungo tempo la parola e la cultura orale. Le corti di principi, le città e le istituzioni ecclesiastiche furono per tutta la prima età moderna i centri di produzione culturale → cfr Machiavelli e Bodin (doc 1-5, cap 5); Hobbes vs Locke. Dalla metà del '500 al '700 il controllo della cultura fu esercitato attraverso la censura: nei paesi cattolici la chiesa romana istituì il tribunale dell'Inquisizione e la congregazione dell'Indice dei libri proibiti (doc 18- 23, cap 7 + doc 1-8, cap 8): Diderot e D'Alambert, Verri e Beccaria... Metà XVIII secolo civiltà come valore fondante della identità europea. Tale concetto da un lato riconosceva tra i fondamenti del proprio passato usi e costumi di origine germanica e nordica,  Lombardia+Veneto = lombardo veneto soggetto al controllo austriaco;  a capo del granducato di Toscana, Parma, Piacenza, Modena e Reggio = sovrani “imparentati” con la casa d'Austria;  Stato della Chiesa (Lazio, Marche, Umbria e parte Emilia Romagna) tornò a papa Pio VII;  meridione unito nel regno delle due Sicilie sotto Ferdinando I di Borbone;  Regno di Sardegna rimase ai Savoia. SANTA ALLEANZA = patto tra Austria, Prussia e Russia con lo scopo di difendere la religione cristiana e i principi politici della monarchia assoluta contro le idee liberali. Pronte a intervenire in caso di rivoluzione in qualsiasi stato. Al principio di intervento aderirono in seguito anche Francia e Inghilterra. Dal punto di vista culturale si diffuse il romanticismo, caratterizzato dal sentimento in contrapposizione alla ragione, ideale illuminista. In molti stati europei si diffuse il liberalismo = dottrina politica ed economica basata sulla libertà dell'individuo, progresso, giustizia della società e sui diritti dei cittadini, stabiliti da una costituzione. Alcuni liberali avevano idee estremiste e miravano a cambiamenti profondi = i liberali democratici che non accettavano la figura del re e volevano il diritto di voto per tutti i cittadini. Altri erano più moderati e accettavano la monarchia purchè fosse costituzionale. Inoltre volevano che il diritto di voto fosse concesso solo alle classi più ricche e colte In contrapposizione ai liberali c'erano i conservatori, conservare organizzazione politica, economica e sociale già esistente senza alcun cambiamento, e i reazionari, veri protagonisti della restaurazione, reagivano aspramente contro tutte le idee nuove e volevano ripristinare, anche con la forza, l'ordine sconvolto dalla rivoluzione. In realtà un completo ritorno al passato era impossibile perchè i cambiamenti erano stati troppo grandi: i movimenti che si crearono chiedevano una costituzione e rivendicavano l'indipendenza nazionale laddove non era stata riconosciuta. Fu il caso dell'Italia e della Germania. Italia: ripristinato il sovrano assoluto, la libertà economica e di commercio fu fortemente ostacolata dalla presenza di dogane. La polizia e la censura colpirono ovunque i liberali. Il governo austriaco del lombardo veneto incarcerò i ribelli, impedì la stampa e la diffusione di libri e giornali. Anche nel regno di Sardegna, due Sicilie e nello stato della chiesa la restaurazione fu molto dura, mentre in Toscana il duca Ferdinando III si mostrò moderato, concedendo alcune libertà. CAPITOLO 5: RISORGIMENTI, STATI NAZIONALI, IMPERI Risorgimento = processo di indipendenza e aspirazione nazionale da parte di alcuni paesi europei: Risorgimento = vicende attraverso cui l'Italia divenne uno stato unitario. Il nome risorgimento fu coniato da Camillo Benso Conte di Cavour, il quale fondò un quotidiano con questo nome. Inizia in Italia con i moti del 1820-21 e 1830-31. Il loro fallimento stimolò molte riflessioni sui motivi dell'insuccesso. Tutti erano d'accordo a liberare l'Italia dallo staniero e unirla in un unico stato: con una rivoluzione o con la diplomazia? L'Italia doveva essere uno stato accentrato o federalista? Monarchia o repubblica? Queste riflessioni hanno portato a 3 principali ipotesi: chi avrebbe voluto un'Italia repubblicana, chi federalista e chi monarchica. Il più importante rappresentante del movimento liberale moderato, cioè di chi proponeva una monarchia con diritto di voto limitato fu Cavour che proveniva da una nobile famiglia piemontese, rivestì importanti incarichi politici per il regno di Sardegna fino a diventare primo ministro nel 1852. Cavour era convinto che solo il regno di Sardegna fosse in grado di realizzare l'unità d'Italia poiché era un paese libero, cioè non sottomesso all'Austria come lo erano tutti gli altri stati italiani. Per questo motivo egli avviò in Piemonte una serie di riforme che fecero diventare questo stato un modello per l'Italia: realizzò canali di irrigazione per sviluppare l'agricoltura, costruì la rete ferroviaria più estesa di Italia e incentivò il commercio estero, avviò accordi diplomatici con Francia e Inghilterra cercando di guadagnarsi il loro sostegno come alleati per combattere gli Austriaci. In Italia infatti nessuno stato possedeva un forte esercito e l'appoggio diplomatico delle grandi potenze europee era fondamentale per mettersi contro un nemico così forte come l'Austria. Il genovese Mazzini invece voleva che l'Italia diventasse una repubblica democratica. Egli era profondamente convinto che l'Italia dovesse diventare indipendente, unita e repubblicana. Egli fu il primo a sostenere l'idea che l'unità politica e l'indipendenza dell'Italia dovevano essere una conquista di tutto il popolo. Mazzini iniziò la sua attività come carbonaro, ma dopo i moti del 1830 che erano falliti, si convinse sempre più che le insurrezioni avevano successo solo quando riuscivano a coinvolgere l'intera popolazione, infatti era stato proprio questo l'errore della Carboneria. 1831: fondò una nuova società segreta per diffondere le proprie idee, la Giovine Italia a cui seguì la Giovine Europa. Il compito degli iscritti era quello di fare propaganda tra i ceti popolari cioè di reclutare operai e artigiani delle città, di istruirli e di indurli alla rivoluzione. Sui contadini Mazzini non faceva affidamento perchè troppo ignoranti ed estranei alla vita politica del paese. Anche Garibaldi come Mazzini aspirava a un'Italia unita, repubblicana e democratica. Fu soprattutto un uomo d'azione, infatti partecipò ai moti organizzati nel 1833-34 dalla Giovine Italia in Liguria, Piemonte, Savoia e Romagna. Essi purtroppo fallirono tutti e fuggito da Genova dopo i moti del 1834 si rifugiò in sud America dove combattè per molti anni affianco dei rivoluzionari democratici. Cattaneo, economista milanese, lanciò l'idea di una repubblica federale formata dai vari stati italiani sull'esempio della Svizzera e degli Stati Uniti. Sosteneva il federalismo perchè era consapevole delle profonde differenze esistenti tra le varie regioni italiane. Egli era contrario alla monarchia dei Savoia che giudicava uno dei governi più reazionari d'Italia. 1847: a Roma fu eletto papa Pio IX che simpatizzando per i liberali varò alcune riforme a favore della popolazione, in Toscana fece la stessa cosa il granduca Leopoldo II. A Torino era salito al trono Carlo Alberto che in quell'anno aveva concluso col papa e col granduca di Toscana un accordo per l'abolizione delle dogane che consentiva alle merci di circolare liberamente tra i 3 stati. Queste riforme fecero ben sperare i patrioti italiani, creando preoccupazione negli Austriaci. 1848-52: l'Italia e l'Europa: insofferenza dei liberali per le condizioni imposte dal Congresso di Vienna si aggiunsero le conseguenze di una pesante crisi economica che aveva colpito agricoltura e commercio provocando miseria e disoccupazione. Contadini e operai erano pronti ad appoggiare i liberali che chiedevano indipendenza e costituzione. Fu proprio dall'Italia che si accese la miccia, il 12/01/1848: a Palermo la popolazione cacciò le truppe borboniche dalla città e la rivolta si estese a tutta la Sicilia. A Napoli Ferdinando II di Borbone fu costretto a concedere la costituzione; il 22/02 a Parigi i rivoltosi riuscirono a far abdicare il re Luigi Filippo e a proclamare la repubblica che concesse il suffragio universale maschile. Come presidente fu eletto Luigi Napoleone (poi imperatore col nome di Napoleone III), nipote dell'ex imperatore. La rivoluzione di Parigi innescò una serie di rivoluzioni a catena che a seconda dei paesi chiedevano la costituzione, l'indipendenza o l'unità nazionale o tutte e 3 le cose. Il 13/03 insorse Vienna, 15/03 Budapest, capitale dell'Ungheria che si dichiarò indipendente dall'Austria, poi Colonia e Berlino appartenenti alla Prussia. L'8 aprile la rivoluzione scoppiò a Praga. In Italia la rivoluzione risalì pian piano la penisola: il papa Pio IX, Leopoldo II di Toscana e Carlo Alberto concessero degli statuti stabiliti dai sovrani e non dal popolo. Segnarono un passo avanti, importante fu lo statuto albertino che diventerà la costituzione dell'Italia unita fino al 1946. questo statuto trasformò il regno di Sardegna da monarchia assoluta in monarchia costituzionale garantendo ai sudditi libertà e uguaglianza. 17/03 insorse Venezia guidata dai patrioti Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, poi i cittadini di Milano scesero in piazza guidati da Cattaneo per 5 giorni, le cosiddette 5 giornate di Milano. 21/03 Parma e Modena costringendo alla fuga i duchi. 23/03/1848 il Piemonte entrò in guerra contro l'Austria → PRIMA GUERRA DI INDIPENDENZA che si concluse con la sconfitta dei piemontesi e i vari sovrani tornarono sul trono con l'appoggio degli austriaci tranne nel regno di Sardegna. Nonostante la sconfitta, il regno di Sardegna fu quello più impegnato a eliminare gli Austriaci, insieme allo sviluppo economico e sociale del Piemonte grazie a Cavour. In politica estera Cavour fece gli accordi di Plombieres con Napoleone III che si impegnava ad aiutare il regno di Sardegna qualora fosse stato attaccato dall'Austria, ottenendo in cambio Nizza e Savoia. La dichiarazione di guerra da parte dell'Austria al regno di Sardegna diede inizio alla SECONDA GUERRA DI INDIPENDENZA (1859), che avrebbe visto la partecipazione dell'esercito francese accanto a quello sardo per la conquista della Lombardia. Con l'armistizio di Villafranca tra Napoleone III e Francesco Giuseppe d'Austria si pone fine alla guerra: l'Austria cede la Lombardia alla Francia che a sua volta la passa a Vittorio Emanuele II; Cavour riprende il disegno mazziniano di unità e nel 1860 invia una spedizione dei 1000 con a capo Garibaldi nell'Italia meridionale. Il 17 marzo 1861 il primo parlamento nazionale italiano, eletto con suffragio censitario, proclama a Torino Vittorio Emanuele II re d'Italia. In questi stessi anni anche la Germania e la Prussia erano alle prese con l'unificazione che ottennero in seguito alla politica militarista di Bismarck, segnando la fine dell'impero di Napoleone III. America meridionale: fine degli imperi spagnolo e portoghese, l'invasione francese nella penisola iberica provocò nei 4 viceregni l'inizio di un movimento di indipendenza guidati da Bolivar. Russia: esaltazione dello spirito nazionale e patriottismo peggiorarono i rapporti con le minoranze presenti all'interno dell'impero, come con gli ebrei contro i quali vennero attuati interventi repressivi. 1878 Congresso di Berlino: fu promosso dall'Austria e accettato dalle altre potenze europee per rettificare la pace di Santo Stefano che aveva accresciuto il potere russo nei balcani dopo aver sconfitto la Turchia. La Bulgaria venne divisa in due, mentre Romania, Serbia e Montenegro vennero dichiarate indipendenti. La Germania fece da mediatrice tra Austria e Russia, incrinando i rapporti con quest'ultima. All'Italia si prospettava un ingrandimento coloniale in Africa settentrionale (Tripoli e Libia), mentre la Francia poteva ambire all'occupazione della Tunisia. 1884-85, Berlino, conferenza promossa da Bismarck: ogni potenza deve concordare con gli altri stati le proprie ambizioni coloniali e sono riconosciute le occupazioni territoriali già consolidate: Portogallo → dalle coste africane verso l'interno; Gran Bretagna occupa l'Egitto, Sudan, Kenia e Uganda; Francia → dopo l'occupazione della Tunisia continua l'espansione; Italia: occupa l'Eritrea con il suo porto ma non riesce ad occupare l'Etiopia e dopo la guerra con l'impero ottomano occupa la Libia. Diversa la situazione in Asia: il Giappone proibisce le relazioni con gli stati europei per salvare il paese da influenze straniere. In seguito imporrà la propria presenza ed egemonia in Asia, sconfiggendo la Cina e poi la Russia nel 1904. Le pressioni delle potenze europee per una maggiore presenza economica e politica nel continente cinese portarono nel 1842 alla GUERRA DELL'OPPIO, scoppiata per volontà dei cinesi di vietare ai mercanti inglesi l'introduzione dell'oppio nel loro paese con l'apertura dell'impero ai commerci con gli europei e gli americani fino alla proclamazione del principio della “porta aperta”, che estendeva i privilegi commerciali a tutti gli stati, determinando la subordinazione dell'economia cinese ai mercati europei. I veri vincitori del colonialismo 800esco furono inglesi, tedeschi, belgi, francesi; gli inglesi nel continente australiano conquistato crearono degli stabilimenti penali dove deportare criminali. Solo più tardi venne popolato da coloni specializzati in allevamento ovino riducendo gli spazi di vita degli aborigeni. CAPITOLO 6: LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Con l'invenzione della macchina a vapore nella seconda metà del 700 nascono le macchine e inizia la rivoluzione industriale. Con la parola industria si definisce quel tipo di attività economica che partendo da materie prime le trasforma in prodotti da destinare alla vendita: prima veniva compiuto da artigiani nelle botteghe a mano o servendosi della forza motrice dell'acqua o del vento. Le cose cambiarono perchè la macchina a vapore si muoveva grazie al carbone, facilmente conservato e
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