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Ungaretti ., Sintesi del corso di Italiano

riassunto :)

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica Ungaretti . e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! Ungaretti Rappresenta la più alta voce lirica del novecento, inconfondibile che però si collega alla grande tradizione poeti italiana, inaugurata da Petrarca. Precursore dell'ermetismo, corrente letteraria che rientra nella grande categoria del decadentismo. Si può considerare un modello sopratutto per i giovani, perché la sua è una poesia di massa, oltre che una poesia d'animo. Evita gli elementi dissonanti dal punto di vista formale, molto cruda e depurata dagli elementi concreti e materiali della realtà concreta. L'astrattismo è presente soprattuto nella veglia, perché nella conclusione sostiene che accanto alla morte straziante dell'amico mai si è sentito più vivo scrivendo lettere d'amore. Poesia che tende ad andare oltre la storia, anche nelle poesie di guerra (porto sepolto, cima 4 della veglia) sono tutte firmate e datate durante la sua permanenza in trincea. Anche quando rappresenta questo tipo di realtà, di orrore, la realtà viene trascesa e trasferita in valori più assoluti e superiori. N san Martino del Carso scriverà "di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro" espressione che in realtà sembra attribuire al muro una esistenza. " La vita: vita che ha segnato la sua opera. Poesia dei fiumi, attraverso la memoria dell'acqua ripercorre tutta la sua storia personale. Parla attraverso la memoria dell'acqua di quei fiumi più improntati che lo hanno visto nascere, crescere e diventare uomo (vv.52 pagina 230, questo è il nilo i ha visto nascere e crescere, questa è la Senna in cui si è trasferito). Il tuffarsi nel fiume Isonzo e il riemergere è come una purificazione, l'acqua è pulizia, una sorta di riscoperta di quelle identità che la guerra annienta. Crollo assoluto di certezze nell'uomo. Nasce ad Alessandria d'Egitto nel 1888 da genitori italiani. Si trasferisce a Parigi immergendosi nell'ambiente delle avanguardie (1912). Nel 1915 si arruola come soldato semplice, combattimenti sul Carso che segneranno la sua vita e la sua opera. Sostiene apertamente il fascismo. Raccoglie tutte le poesie in vita d'un uomo. Muore a Milano nel 1870. Le opere: allegria (1919-1931) raccolta principale del poeta. Può essere considerata una sorta di raccolta in divenire, perché prima di Allegria scrive altro e confluiscono in essa le poesie già contenute nella prima raccolta, il porto sepolto (1916). Allegria dei naufragi seconda raccolta, quindi dopo aver modificato alcuni testi e averne aggiunti di nuovi si arriva alla terza edizione definitiva, Allegria, del 1931. Tutto influirà poi nella raccolta complessiva Vita d'un uomo (1942-69) Tutti hanno dei titoli metaforici: il porto sepolto fa riferimento al l'antico porto di Alessandria d'Egitto che secondo la leggenda finì sotto il mare: allusione al segreto della poesia, ovvero il poeta palombaro che scende nell'abisso per portare in superficie la verità delle cose. Il segreto della poesia, che è la verità surreale, è nascosta in fondo, in un abisso dove il poeta si immerge per farla riaffiorare. Come palombaro si comporta nella veglia: fa emergere il segreto della vita tra tanto orrore. Di porto sepolto fa parte anche una poesia che bene interpreta questa sensazione (pag 223): di questa poesia mi resta quel nulla d'inesauribile segreto. Questa poesia (qualcosa di concreto) che mette in luce quel segreto (qualcosa di astratto): egli concretizza ciò che non può essere concreto, perché l'orrore della guerra viene presentato nella poesia in modo tale che quel l'orrore viene stemperato, quindi diventa una accanita ricerca di una parola che sfiori il segreto senza però che venga intorbidito, che rende materiale ciò che materiale non può essere. (Accosta l'orrore della guerra con la vitalità). La seconda: allegria dei naufragi: anche qui ossimoro, allegria naufragi. Naufragio fa riferimento all'effetto distruttivo del tempo e della morte, la parola allegria invece fa riferimento al sentimento che nasce da ciò. Tale precarietà anche nella veglia diventa un canto di sopravvivenza. Nella raccolta definitiva invece scompare la parola naufragio e rimane solo allegria: si sottolinea solo l'aspetto positivo. L'ultima raccolta vita d'un uomo perché nonostante sia l'esperienza singolare viene universaliszzata, può essere la vita di ciascuno di noi. Altra capacità del poeta, quella di capire quali sono i meccanismi dell'animo umano. Per Ungaretti e gli emeriti in seguito, poesia e vita sono correlati fra loro: la letteratura ha un ruolo privilegiato perché svolge la funzione di svelare il senso vero della vita, portando a galla sentimenti inespressi. Nelle liriche vengono quindi espressi eventi dell'esperienza personale del poeta, ma eventi trasfigurati e assunti ad un valore paradigmatico e universale, consentendo di comprendere anche all'uomo comune il senso profondo e ultimo dell'esistenza umana. Carattere autobiografico per come si presentano, sono una sorta di diario personale e da esse emerge il valore emblematico di questa esperienza. La guerra e lemblema della precarietà dell'uomo. Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie, idea riassuntiva della precarietà dell'uomo. Evidente uno degli aspetti formali di Ungaretti: procedimento analogico. Si sta verbo che dà l'idea della solitudine, dell'abbandono. Poche parole per dare l'idea della precarietà, ed è in questa precarietà che si ritrova l'occasione per riscoprire la vita, ma anche la solidarietà tra gli uomini (fratelli, altra poesia). L'immagine del rovesciamento presente nella veglia, la morte che può scomparire nella vita e viceversa. In alcuni componenti c'è anche una oscillazione dialettica fra l'essere e il nulla, fra il gesto l'immobilità. Veglia pagina 224: non c'è punteggiatura. Testo che rivela una grande intensità: orrore scritto per la morte, dolore, ma all'improvviso nel dolore come una intuizione (epifania) si riscopre la vita, l'amore per la vita, attraverso una semplice lettera. L'azione del poeta è qui rintracciabile, che fa emergere il senso della vita. Testo caratterizzato da numerosi omoteleuti: ricorrenza suoni simili. Si viene a costruire una fitta rete fonica, in cui sono presenti i participi passati (buttato, massacrato, penetrato, digrignato) uniti da una unità di significato: crudezza della situazione, espressa con violenza di matrice espressionista. A potenziare questo effetto c'è la metonimia: vv.8 congestione intende le mani congestionate, parte per il tutto. Contrapposizione tra il cadavere sfigurato è colui che cerca di restare vivo è sottolineata dagli aggettivi possessivi di terza persona: sua bocca, sue mani, mentre la prima persona del poeta nel mio silenzio. Il morto penetra nello spazio interiore del poeta, e tale minaccia di solfati onde richiede una reazione vitale: ecco perché alla fine c'è slancio amoroso, che fa da resistenza alla penetrazione del macabro. Esplosione: non sono mai stato tanto attaccato alla vita. Nella seconda strofa la violenza si risolve nel suo contrario, la reazione del poeta al l'orrore della veglia funebre, orientamento improvviso verso l'amore. Protesta contro l'estrema violenza della guerra, lascia spazio alla fantasia. Non sono mai stato attaccato alla vita, in forma epigrafica (sentenza scolpita sulla pietra) ribadisce le ragioni del l'attaccamento alla vita, istinto naturale che ha la meglio sulla morte. L'elemento autobiografico è ampiamente rintracciabile nella sua poetica. Letteratura e vita sono intrecciati: lo stesso Ungaretti sostiene che non vi possa essere né sincerità me verità in un'opera d'arte, se quest'ultima non è una confessione. Opera d'arte deve avere un riscontro tangibile con la vita. Tuttavia, tale valore autobiografico non è intesa come una narrazione della sua vita, è capacità di portare a galla il senso nascosto delle cose. Poesia che ha il compito attraverso esperienze fondamentali quali possono essere il dolore per la morte del figlio, la guerra, di illuminare e illustrare l'essenza delle cose. Tale illuminazione non ha bisogno di esprimersi con troppe parole o troppo chiarimenti: ne deriva un procedimento lirico analogico, forte analogia di soldati ne è un esempio. Il procedere poetico di Ungaretti è un procedere analogico, immagini senza fili: corrispondenze di Baudelaire simile, ma spesso queste immagini senza fili sono racchiuse in poche parole (m'illumino d'immenso). Parole, come dice, "scavate nel silenzio" e che emergono dal silenzio, quindi ancestrali cioè riconoscibili a tutti gli uomini. Parole anche semplici e comuni, che nell'allegria appaiono sgranate e isolate in pochi versi. M'illumino d'immenso ad esempio: non sono posti sullo stesso verso, avvolti dallo spazio bianco restano ancora di più parole evocative che dilatano la loro dimensione e assumono espansioni cosmiche. Ungaretti tende ad escludere le componenti più realistiche e ridurre i suoi versi all'essenziale, sia dal punto di vista contenutistico che formale. San Martino del Carso: versi liberi, imput per l'esperienza poetica è l'immagine di un paese distrutto dalla guerra. Qui è descritta la forza devastante della guerra, come dicono i versi 2-3-4 (non è rimasto che qualche brandello di muro). A prescindere dai morti (che sono tanti V.5) la guerra porta al dilaniamento dei corpi e alla mancanza della sepoltura (Foscolo), vv. 8-9-10. Non è rimasto né il corpo né la sepoltura, alludono alla sorte orribile di questi uomini, perché entrambe le orribili sorti denunciano la violenza della guerra. Recupero delle strutture sintattiche tradizionali, sopratutto la forma metrica petrarchesca e leopardiane, si ritorna ad una struttura tradizionale. Dalla raccolta il dolore si nota, nella poesia Non gridate più: si definisce uomo di pena, pieno di dolore, quindi nella poesia sono presenti il dolore autobiografico ma anche quello collettivo. Dilaniato dalla morte del fratello, del figlio ma allo stesso tempo motivato a scrivere da questo dolore. Il percorso della sua sofferenza segue non solo la prima guerra ma anche la seconda. Propone come valore religioso di solidarietà tra gli uomini, solidarietà che li accomuna nelle
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