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Ungaretti, Guide, Progetti e Ricerche di Italiano

vita, pensiero, e poesie (con parafrasi testo e commento) più famose.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2015/2016

Caricato il 22/10/2016

DoraDalla
DoraDalla 🇮🇹

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Scarica Ungaretti e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Italiano solo su Docsity! Ungaretti LA VITA Nacque nel 1888 ad; il padre, che lavorava come operaio al canale di Suez, morì quando il poeta aveva appena due anni e la madre continuò a gestire un forno. Il soggiorno africano lasciò a Ungaretti un patrimonio di ricordi “esotici”. Dopo aver compiuto gli studi medi in Egitto, Ungaretti si trasferì a Parigi, dove studiò per due anni alla Sorbona, senza tuttavia laurearsi. Intanto frequentava i maggiori esponenti delle avanguardie. Gli anni parigini furono segnati anche da un evento tragico che turbò fortemente il giovane Ungaretti: il suicidio dell’amico Moammed Sceab. Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, giunse in Italia, dove partecipò alla campagna interventista e infine si arruolò volontario. Dal 1918 al 1921 visse ancora a Parigi, lavorando presso l’ambasciata italiana e scrivendo corrispondenze per il “popolo d’Italia” (il giornale di Mussolini); qui sposò Jeanne Dupoix, con la quale si trasferì a Roma impiegandosi presso il ministero degli Esteri. Nel 1931 divenne corrispondente della “Gazzetta del Popolo”, e come tale compì numerosi viaggi in Egitto e in Europa. Nel 1936 accettò l’incarico d’insegnare Letteratura Italiana all’Università di San Paolo in Brasile; qui fu colpito da un grave lutto: la morte del figlio Antonietto, di soli nove anni (che gli ispirerà le poesie del Dolore). Rientrato in patria, fu eletto Accademico d’Italia ed ebbe la cattedra di letteratura italiana contemporanea all’università di Roma. Dopo una vecchiaia attivissima - costellata di viaggi, premi, conferenze- morì a Milano nel 1970. ERMETISMO L'Ermetismo è una corrente letteraria italiana che si sviluppò nella prima metà del Novecento; fu definita anche “Poesia pura” o “Poesia ermetica” con la quale si realizzò il rinnovamento del linguaggio, libero dagli schemi tradizionali. Il termine fu coniato dal critico letterario Francesco Flora, per indicare che si trattava di una poesia oscura e difficile da comprendere, poiché gli scritti ermetici sono antichi testi di scienze occulte, attribuiti al Dio Ermes. Secondo i rappresentanti della corrente il compito della poesia è quello di portare alla luce l'essenza nascosta del reale, scoprendo quindi i lati più nascosti dell'animo umano e delle cose e testimoniare la sofferenza esistenziale. La poesia ermetica interpreta una condizione spirituale nuova, legata alle vicende storiche del nostro paese (Prima guerra mondiale, Fascismo...), ed esprime il disagio dell'uomo di fronte ai problemi ed ai cambiamenti della società, infatti i temi centrali sono “Il senso di solitudine” in un mondo ostile, “l'angoscia” che deriva dal non capire il significato della vita, “l'impossibilità di stabilire un rapporto” armonioso e positivo con l'universo e con le persone; proprio per questo motivo simbolo della poetica ermetica può essere considerata la lirica di Eugenio Montale “Spesso il male di vivere ho incontrato”. I poeti ermetici ricercano la “parola essenziale”, tentando di concentrare in pochi vocaboli tutto quanto si vuole esprimere, eliminando ogni elemento decorativo. La metrica tradizionale è superata, trionfa il verso libero, la punteggiatura viene abolita o ridotta al minimo, si fa ricorso all'uso della metafora, della sinestesia e dell'analogia per rendere carichi di significato i messaggi. Con il movimento ermetico la poesia italiana si apre alla cultura europea poiché diventa idonea a rappresentare l'inquieta sensibilità moderna. ESPERIENZA IN TRINCEA Ungaretti vive in prima persona l’esperienza del fronte e della trincea. Della guerra rappresenta la paura, il freddo, la morte, ne denuncia l’atroce assurdità. Al tempo stesso, proprio la quotidianità con la morte e la consapevolezza della propria disperata solitudine sono le condizioni esistenziali sulle quali Ungaretti costruisce la sua incessante ricerca della poesia pura. “Questo vecchio libro è un diario. L’autore non ha altra ambizione e crede che anche i grandi poeti non ne avessero altre se non quella di lasciare una sua bella biografia. Le sue poesie rappresentano dunque i suoi tormenti formali, ma vorrebbe si riconoscesse una buona volta che la forma lo tormenta solo perché la esige aderente alle variazioni del suo animo, e, se qualche progresso ha fatto come artista, vorrebbe che indicasse anche qualche perfezione raggiunta come uomo. Egli si è maturato uomo in mezzo ad avvenimenti straordinari ai quali non è stato mai estraneo. Senza mai negare le necessità universali della poesia, ha sempre pensato che, per lasciarsi immaginare, l’universale deve attraverso un attivo sentimento storico, accordarsi con la voce singolare del poeta” (G. Ungaretti, cit., p. 527-28) Si tratta di una autobiografia trasfigurata, quindi, poiché i singoli eventi assumono un valore simbolico di avvicinamento dell’essere umano alla verità e al senso della vita. Indicativa in tal senso la lirica Soldati (Si sta / come d’autunno / sugli alberi / le foglie) in cui l’uso del pronome impersonale trasfigura l’esperienza contingente del soldato Ungaretti nella condizione esistenziale di precarietà propria di tutti gli esseri umani. LO STILE Per quanto riguarda gli aspetti espressivi, Ungaretti utilizza un lessico scarno ed essenziale, per lo più privo di aggettivi. La parola viene caricata di un intenso significato attraverso il procedimento dell’analogia, grazie ad accostamenti nuovi e imprevisti. I versi sono corti, a volte costituiti da una sola parola-verso, privi di schemi metrici, e anche i testi sono molto brevi, tanto che si può parlare di una vera e propria poetica del frammento d’ispirazione vociana. Come per i Futuristi, la ricerca di una libertà assoluta dagli schemi espressivi si traduce nell’abolizione della rima e della punteggiatura. L’effetto è di una comunicazione immediata e diretta, non mediata, piuttosto evocata dall’uso dell’analogia. Le poesie di “Sentimento del tempo” (composte fra il 1919 e il 1933) sono solo in apparenza più “tradizionali” rispetto alle precedenti, perché tanto sul piano contenutistico quanto su quello formale anche questa raccolta poggia su basi estremamente moderne. Ungaretti vi persegue con coerenza la tematica della poesia come rivelazione di una verità che giace nel profondo del suo “io”. L’argomento in senso lato di queste liriche è la scoperta che avviene per successive immagini e intuizioni, dell’esistenza del “tempo”. Il ritrovamento nella natura e nella vita umana di questa dimensione dà al poeta l’ansia di trovare valori eterni, che superino il breve spazio di ciò che è contingente. In questo bisogno si esplica la religiosità del poeta, che da un lato aspira ad una innocenza che l’uomo moderno ha perduto, dall’altro riscopre la sua “anima” e le sue esigenze, la prima delle quali è il bisogno di Dio. Ungaretti evoca vari momenti del giorno e dell’anno (“O notte”, “Ultimo quarto”, “Notte di marzo”, “di luglio” ) , oppure momenti della sua esistenza ( “La madre , 1914-1915) con un atteggiamento mai descrittivo, ma che ha l’aspetto della “rivelazione”, espressa sempre in forma non logica, sulla condizione umana. Alcune liriche sono veri e propri inni, ricchi di sentimento religioso: “La pietà”, “La preghiera”, “Dannazione”, altre hanno addirittura soggetto mitologico come “Sirene”, “Apollo”, a sottolineare il tempo più remoto in cui l’umanità era innocente. Le ultime raccolte L’ultima fase della poesia di Ungaretti tocca due diverse tematiche. La prima, contenuta soprattutto nella raccolta “Il dolore” , è quella della sofferenza, legata sia a eventi drammatici vissuti dal poeta, quali la morte del fratello e successivamente del figlio Antonietto di nove anni, sia a quelli che colpiscono una comunità intera. Il tema del dolore è fortemente rappresentato anche nella raccolta “Un grido e paesaggi”, del 1952. L’altra tematica è presente soprattutto in “ LA TERRA PROMESSA”, opera incompiuta, edita nel 1950 ma frutto di un progetto molto precedente: si tratta di un poema per musica centrato sulla figura di Enea che raggiunge il luogo che gli è destinato e, metaforicamente, allude a un ritorno di Ungaretti stesso alle “origini”: attraverso modalità fortemente simboliche, il poeta racconta la speranza di ottenere una qualche conoscenza di un mondo perfetto, un mondo perduto ma di cui in qualche modo l’uomo ha mantenuto il ricordo. LA POETICA Ungaretti compone poesie per un lungo arco di tempo, circa sessant’anni, durante i quali, anche se mutano temi e tematiche espressive, la sua concezione della poesia rimane fedele ad alcuni principi fondamentali. Egli è poi sempre molto attento a ripensare al significato che la poesia ha, sia per lui sia per il pubblico cui è rivolta, fermo restando che egli non intende mai diventare un “vate” o un “maestro” per nessuno. La sua formazione letteraria si compie in un primo tempo in Egitto, poi in Francia. In tal modo egli non ha alcun senso di sudditanza verso i modelli poetici allora imperanti in Italia, quindi Pascoli e D’Annunzio; non ha rapporti neppure con i crepuscolari, altra corrente di inizio secolo. E’ invece profondamente influenzato dalla poesia francese contemporanea, quella delle “avanguardie” di Mallarmé, Apollinaire e dalle idee futuriste conosciute a Parigi. Ungaretti è però sempre cosciente di appartenere a una comunità ideale: l’Italia, e vuole comunicare con essa. La sua poesia nasce sempre da un dato psicologico, legato alla sua esperienza biografica, ma non si propone di descrivere realisticamente alcuna realtà, neppure quelle interiori. E’ una poesia che somiglia a una “illuminazione” improvvisa, alla evocazione di una verità che emerge dal profondo e da molto lontano. Equivale a una discesa nell’abisso di sé, per riportare alla luce frammenti di verità. La lirica che dà il nome alla sua prima raccolta, “Il porto sepolto”, e che significativamente allude a un antico porto sepolto nel fondo del mare davanti ad Alessandria d'Egitto, dice infatti : “ Vi arriva il poeta /e poi torna alla luce con i suoi canti /e li disperde // Di questa poesia / mi resta / quel nulla / d’inesauribile segreto”. La poesia equivale a una rivelazione al poeta stesso di una intuizione che era sepolta nella sua coscienza o nella sua memoria e che illumina un aspetto della realtà assoluta delle cose, un loro segreto. Tramite queste illuminazioni, sempre parziali, il poeta riscopre la realtà, ed entra per un attimo in sintonia con l’Universo e l’Eternità. La poesia di Ungaretti si compone quindi di intuizioni, che sono altrettante scoperte (sempre vissute perciò con atteggiamento di meraviglia) di un frammento dell’immensità che circonda l’uomo. Lo stile: tra tradizione e novità Le scelte stilistiche di Ungaretti sono rivoluzionarie, ma pienamente coerenti con la sua concezione della poesia. Nel primo nucleo di liriche “L’Allegria” egli rifiuta il verso e la sintassi tradizionale per valorizzare al massimo la parola poetica, “isolandola” nella pagina o inserendola in versi brevissimi. Nel suo verso libero, privo di rime e perfino di punteggiatura, ogni parola sembra nascere come evocata da un lontano silenzio, ed essendo sottratta ai consueti nessi sintattici, essa si carica di una fortissima tensione emotiva e assume valore simbolico, spesso anche fonosimbolico, vibrando di una sua propria risonanza interiore. Sono fortemente scandite le pause, gli “a capo” e soprattutto gli spazi bianchi, che equivalgono ai silenzi da cui la parola nasce. Come i simbolisti e i futuristi, Ungaretti attribuisce grandissima importanza non al discorso logico ma all’analogia, che stabilisce un nesso solo psicologico fra oggetti diversi. Le sue liriche, coerentemente con le sensazioni vissute durante la Grande guerra, sono espresse in forme concentrate e ridotte all’essenziale, perché rappresentano le cose che veramente contano nell’esistenza umana. Nelle raccolte successive Ungaretti, coerentemente con l’ampliarsi dei temi, sembra ritornare alle forme metriche della nostra tradizione lirica, da Petrarca a Leopardi (endecasillabo e settenario), alle strofe, alla punteggiatura, a una sintassi più elaborata. La sua intenzione non è però, quella di “ritornare all’ordine”, come voleva la rivista “La Ronda”: prima di tutto perché egli vuole riscoprire “dal di dentro” la metrica classica, facendola coincidere con le sue necessità espressive; poi perché non rinnega assolutamente i suoi primi ritrovati stilistici, che divengono anzi più maturi. L’analogia, per esempio, che nelle sue prime opere era di semplice e immediata comprensione, è mantenuta, anche se ora si trasforma e diventa più sottile, rarefatta, a volte ardua interpretazione perché carica di simboli complessi. Le immagini sono spesso fortemente contrapposte con valore simbolico; la sintassi è sempre lineare, il ritmo è fortemente scandito e ricco di silenzi e pause cariche di tensione emotiva. Egli esercita così una fondamentale influenza sulla nascente poesia ermetica. L’OPERA POETICA L’itinerario poetico di Ungaretti si presenta caratterizzato da un primo tempo ”rivoluzionario”, con una metrica disgregata e originalissima, congiunta ad una rigorosa ricerca di essenzialità verbale intorno al tema drammaticamente coinvolgente della guerra testimoniato dalla raccolta “L’Allegria” e quindi da un “ritorno alla tradizione” sotto il profilo metrico, linguistico, di modelli e fonti, ma anche ideologico, in linea con la restaurazione europea e in particolare italiana. L’itinerario è significativo di una generale evoluzione dall’eversione primo- novecentesca alla normalizzazione tradizionale del ventennio fascista. L’esordio poetico di Ungaretti risale al 1915, quando pubblica le sue prime poesie sulla rivista “Lacerba”, aperta ai futuristi. Ungaretti aveva da subito rivelato nei testi dell’esordio un’importante e originale retroterra: da una parte quello poliglotta e interculturale di Alessandria, dall’altra quello parigino segnato dall’avvento delle avanguardie, cui si affianca il legame, con l’ambiente futurista e lacerbiano. La poetica delle parole Ungaretti sente l’esigenza, variamente condivisa da simbolisti, avanguardia, crepuscolari, futuristi, di cercare uno strumento espressivo originale e non L’ALLEGRIA Il Titolo Il titolo definitivo, così come il precedente, ossimorico e più esplicito Allegria di Naufragi, vuole alludere alla volontà di superare il pesante senso di sconfitta ricominciando vitalmente da capo, con inesauribile determinazione. Il titolo originario Il Porto Sepolto conteneva l’allusione, a un fatto storico, o leggendario, sulle origini della città di Alessandria e allo stesso tempo simbolico. Caratteri principali della Raccolta Obiettivo del poeta, raggiunto mediante il lungo e tormentato lavoro correttorio, è conquistare il massimo d’essenzialità e di assolutezza espressiva e semantica. A livello metrico il fenomeno più evidente è la disgregazione del verso tradizionale: la lunghezza media dei versi è infatti di cinque sillabe. Spesso il verso è costituito da una sola parola. Viene altresì eliminata la rima e la punteggiatura. Molto risalto è assunto sulla pagina dagli spazi bianchi che isolano singole parole, che, grazie alla loro messa in rilievo, acquistano un nuovo significato. Lo stile ungarettiano risulta per lo più evocativo e altamente suggestivo, nonostante il lessico qui piuttosto corrente e non particolarmente ricercato. Vi è inoltre un uso frequente e forte di analogie e metafore. I Temi: La Guerra, la Fratellanza, la Conoscenza, il Tempo, il Deserto Le poesie della raccolta sono tutte legate a una precisa occasione: luogo e data di composizione, riportati in calce, trasformano il volume in una sorta di diario della guerra e di biografia in versi del poeta-soldato. • La guerra e la fratellanza: La guerra porta a riscoprire il legame di fratellanza tra gli uomini che partecipano della stessa realtà. • La conoscenza: Il poeta mostra attenzione alla vita psichica, propria e degli uomini con cui condivide una così dura ed esasperata condizione esistenziale. • Il tempo: Il tempo è quello interno, psichico, per cui non si dovrebbe parlare di ricordo, ma di un passato che trova nel presente continua attualizzazione: il breve istante rappresentato nella poesia si trasforma pertanto in durata. • Il deserto: Il deserto è uno dei temi più ricorrenti, cui viene associato il motivo dell’aridità, della solitudine, del miraggio ingannevole ma che apre brevi parentesi di felicità, divenendo una delle immagini più adatte a rappresentare la vita dell’uomo. L’io del poeta si proietta così sulla figura del nomade, del girovago, dell’emigrante, costretto a un viaggio inarrestabile, alla ricerca di un’introvabile” terra promessa”. • IDEOLOGIA E POETICA • Ungaretti vive nel periodo in cui la borghesia, dopo aver realizzato in Italia il capitalismo, non porta avanti gli ideali di giustizia e libertà, ma si chiude in se stessa, temendo di perdere la propria egemonia, e affida la risoluzione delle proprie contraddizioni sociali prima al colonialismo- imperialismo, poi alla guerra mondiale, al fascismo e alla II guerra mondiale. • • La tristezza di Ungaretti • I • L'ermetismo è una forma d'individualismo ma sofferente. E' più profondo del futurismo, crepuscolarismo, superomismo dannunziano, "vocismo"...; forse lo si può paragonare al simbolismo francese. • L'ermetismo però non contiene messaggi etico-politici significativi. Anzi, con Ungaretti (che era partito, come il Pascoli, dal socialismo anarchico), esso giunge a desiderare la dittatura politica, nell'illusione di poter risolvere i mali sociali. • Il suo ermetismo, che fu apprezzato da Mussolini, esprime il bisogno di recuperare la purezza originaria degli individui, la loro primitiva semplicità e forza d'animo. L'intenzione, di per sé, è lodevole, ma se in politica si cerca di affermare un principio del genere, senza realizzare, nel contempo, una rivoluzione sociale e culturale, lo sbocco verso l'ideologia fascista diventa inevitabile, anche se un poeta come Ungaretti non potrà non accorgersi, in seguito, che il regime fascista, incapace di affrontare la complessità della vita, predicava solo illusioni e mistificazioni. • II • C'è della sensualità nella poesia Natale, soprattutto laddove si parla di "caldo buono" e di "quattro capriole". Il poeta sembra aver rifiutato l'invito dei suoi amici soldati, in licenza come lui, di dimenticare (forse in qualche postribolo) le fatiche e gli orrori della guerra. • Al poeta non piacciono gli atteggiamenti superficiali, evasivi: egli ha "troppa stanchezza", cioè troppa amarezza, per poter fingere. Preferisce star solo coi suoi pensieri piuttosto che, senza pensieri, nelle braccia d'una donna d'occasione. Gli sembrerebbe di tradire se stesso, di venir meno all'impegno di prendere con serietà le cose della vita. • Il "caldo buono" è quello che riscalda l'anima, non il corpo, quello che riconcilia con l'esistenza, che aiuta ad accettare il dolore con sobrietà e coerenza. Anche questo è un modo di vivere la sensualità: "le quattro capriole di fumo nel focolare" gli tengono compagnia come un'amante che lo conosca nel suo più profondo.OPERE • FIUMI 3 quest’albero mutilato: l’albero viene personificato attraverso l’uso del verbo "mutilare", tipicamente attribuito ad essere umani, e richiama così in . 1 Si noti, tra gli effetti stilistici della poesia di Ungaretti, l’inversione dell’ordine naturale di questa interrogativa e il costrutto “a che” (che significa “per quale motivo”, “a che vantaggio”) modellato sul francese à quoi?. Il risultato è di stringere in tre versi brevissimi l’analogia tra i compagni morti, il dolore nel cuore del poeta e la domanda sul senso di tutto questo (dato che le croci diventa appunto una “innalzata sentinella”, sempre vigile e presente a chi scrive). 2 cuore malato: nella prima edizione del testo, Ungaretti carica volutamente il testo di un tono patetico, poi alleggerito nella versione definitiva del testo. FRATELLI Fratelli fa parte delle poesie composte da Ungaretti durante la prima guerra mondiale, mentre il poeta si trovava volontario al fronte. Il tema principale è quindi quello della precarietà della vita, costantemente posta di fronte a una sensazione opprimente di morte. Anche in questi versi, come in Soldati, la fragilità umana è espressa dall'autore attraverso il confronto tra individuo e natura: i fratelli commilitoni diventano così “foglie appena nate” (v. 5). Con la definizione di “fratelli” (v. 10) i soldati riacquistano la propria umanità ed intima dignità. Attraverso l'immagine de l'“involontaria rivolta dell'uomo” (vv. 7-8), Ungaretti celebra l'istinto di quest'ultimo alla vita e il desiderio insito nell'animo di ognuno di sfuggire la morte e la guerra. 1 Si tratta della località di Mariano del Friuli, paesino in provincia di Gorizia, a qualche chilometro a nord della linea dell’Isonzo. 2 fratelli: parola-chiave che apre e chiude il componimento, e a cui si connettono tutti gli altri termini del testo (“parola tremante”, “foglia”, “involontaria rivolta”). Il tema passa così dalla realtà della guerra al senso di fratellanza che, nonostante tutto, prova ad instaurarsi tra i soldati. 3 tremante: la sensazione di paura e di timore, connessa al pericolo di morire da un momento all’altro, è trasferita dagli uomini del reggimento alla parola- chiave “fratelli”, che in tal senso vibra e risuona nella notte simboleggiando tutta la fragilità umana dei “soldati” (come appunto recitava il titolo originale della poesia nella raccolta del 1916). 4 foglia appena nata: analogia ungarettiana (come in altri testi, da Sono una creatura a San Martino del Carso), che isola in un singolo verso tutta la fragilità dell’uomo. 5 involontaria rivolta: riproposizione del tema della fratellanza umana nel momento del più cupo dolore; la parola “fratelli”, scambiata tra due reggimenti in una notte di guerra e di morte, diventa una forma di ribellione istintiva e spontanea (come se la sofferenza avesse portato a galla l’intima natura di ciascuno) all’assurda tragicità della realtà. VEGLIA Dal punto di vista stilistico, notiamo la tipica tensione verso l'essenzialità da parte di Ungaretti e la brevità del testo, tutto incentrato sull'uso del participio passato. Metro: versi liberi, intessuti di richiami fonici e da ricorrenti rime o assonanze non regolate. Evidente anche l’insistenza su alcuni suoni forti e duri, come quello della della dentale - t - o della - r - (“intera nottata”, v.1; “buttato”, v. 2; “massacrato”, v. 4; “penetrata”, v. 10; “attaccato”, v. 16). 1 L’indicazione in calce al componimento di data e luogo di stesura di ogni pezzo del Porto sepolto rende la raccolta ungarettiana una sorta di diario lirico della guerra, in cui trasporre, a brandelli e per immagini strappate alla massacrante vita del fronte, tutto l’orrore del conflitto e tutto l’attaccamento alla vita che ne consegue. 2 massacrato: l’uso costante di participi passati dà forma alla struttura sintattica del testo, secondo una tecnica (applicata anche in altre poesie quali Fratelli e Sono una creatura) che Ungaretti recupera dalFuturismo marinettiano. 3 I frequenti “a capo” che isolano le parole rendono la lettura del testo frammentata e tragica, isolando i termini-chiave della poesia: “massacrato” (v. 4), “digrignata” (v. 6), “penetrata” (v. 10), tutti participi passati che indicano il passaggio analogico dall’orrore della guerra alla riflessione intima del poeta (“nel mio silenzio”, v. 11). 4 la congestione: emerge qui l’attenta ricerca ungarettiana sul lessico (e sui connessi effetti ritmico-sonori), per comunicare tutta la drammaticità della guerra: “buttato” (v. 2), “massacrato” (v. 4), “digrignata” (v. 6), “congestione” (v. 8). 5 lettere: queste lettere sono metaforicamente indirizzate a tutta l’umanità, con la quale il poeta, proprio in un momento di estrema difficoltà, riscopre un profondo senso di fratellanza. 6 La poesia ungarettiana, soprattutto quella della fase del Porto sepolto, si gioca anche su studiati effetti grafici; in questo caso lo spazio bianco che isola i tre versi finali contribuisce a sottolinearne meglio il messaggio, che 6 decisa: l’aggettivazione sottolinea la posa plastica della madre, che aspetta il poeta post mortem. 7 davanti all’eterno: si affacciano qui i temi del giudizio divino e del perdono della madre al figlio. 8 Il momento topico della morte, con l’aspettativa di incontrare di lì a poco Dio (“Mio Dio, eccomi”, v. 11), si replica per la madre nell’incontro con il figlio, e nella speranza della sua salvezza. 9 negli occhi un rapido sospiro: la sinestesia (e cioè la figura retorica per cui si esprime una sensazione ricorrendo ad un ambito sensoriale diverso da quello che ci si aspetterebbe: in questo caso, la sensazione del sospiro è percepita attraverso il senso della vista) permette di focalizzare il momento, rapido e fugace, della conquista della serenità da parte della madre, che vede il figlio, perdonato da Dio, accanto a sé. NATALE 1 In licenza dalla guerra, Ungaretti fu ospitato a Napoli in casa dell’amico Gherardo Marone. 2 La lirica si apre sul rigetto della realtà circostante, motivato dal contrasto con la realtà della Prima Guerra Mondiale da cui proviene l’io-lirico. 3 La metafora traduce il senso di violenta immersione in una dimensione completamente diversa da quella bellica di cui Ungaretti ha fatto esperienza. 4 Si tratta del centro di Napoli, con il suo dedalo di strade strette; l’immagine del “gomitolo”, però, rimanda anche alla vitalità caotica e all’allegria della festa, particolarmente percepibili nelle strade del centro, tra i negozi illuminati e la gente a passeggio. 5 I mesi passati al fronte pesano sul corpo del poeta, che non trova le energie necessarie a godere della festa e delle distrazioni che la città può offrire. 6 Lasciatemi così: l’io-lirico si rivolge a un “voi” composto da chi lo ha accolto, ma anche da chi, non avendo condiviso le sue esperienze, probabilmente non può capire il suo stato d’animo. 7 come una: verso composto da un avverbio comparativo e da un articolo indeterminativo: isolandoli metricamente, Ungaretti li carica di senso, sottolineando il ruolo della similitudine. 8 come una cosa: l’uomo vorrebbe ridursi a cosa, oggetto morto, fare astrazione di tutto quanto visto e sentito nei mesi precedenti, ma anche di tutto quanto lo circonda: chiudersi in se stesso azzerando i propri pensieri. 9 in un angolo: l’immagine della cosa abbandonata in un angolo si definisce progressivamente nella sua desolazione, ma anche nella sua forza poetica: la scansione verbale, verso dopo verso, fa risuonare potentemente ogni singolo termine, dando valore semantico e lirico anche a un segmento apparentemente “vuoto” come “in un” (v. 12). 10 dimenticata: aggettivo centrale nell’interpretazione della poesia, poiché l’io-lirico chiede abbandono e dimenticanza per sé e per tutto quanto ha vissuto. 11 Qui: isolato nel verso, l’avverbio di luogo entra in tensione con un implicito “lì”, rappresentato dal fronte bellico da cui il poeta è lontano. 12 Solo il caldo della fiamma, in un interno domestico, può confortare il soldato in licenza, che ripensa al freddo patito in trincea e a quello che ancora patirà nell’inverno appena iniziato. 13 Sto: è l’azione a cui si riduce la presenza dell’io-lirico: se la guerra è il luogo della precarietà (“come | d’autunno | sugli alberi | le foglie”, per citare Soldati), la licenza diventa allora il luogo di una stabilitàche, seppur breve, conforta. 14 Il ristoro del fuoco domestico è destinato a terminare presto: le “quattro | capriole | di fumo” (l’analogia contiene già in sé un’idea di fugacità e fragilità) presto si esauriranno e lasceranno il poetaal buio e al freddo, pronto per tornare al fronte. SOLDATI Come in molti altri testi de Il porto sepolto prima e de L’Allegria, anche in Soldati ritroviamo alcunecaratteristiche fondamentali della poetica e della poesia ungarettiana. Innanzitutto, c’è il senso della tragedia esistenziale del primo conflitto mondiale: i versi sono scritti in trincea presso il bosco di Courton, vicino a Reims. A questo sentimento si associa l’estrema brevità del testo, che sembra quasiuna fulminante scoperta della condizione assurda in cui versano i “soldati”, a cui si può facilmente sostituire il termine “uomini”. Soldati infatti può essere letta anche come una riflessione, breve ma assai incisiva, sull'assurdità dell'intera condizione umana e sulla sua intrinseca finitudine, che non può in alcun modo sfuggire al dolore e alla morte. I soldati, paragonati a rade foglie autunnali appese a fatica agli alberi, cadranno inevitabilmente, vittime di una legge universale spietata ed implacabile. Questa folgorazione lirica, che ha un tono di “massima” filosofica, è il risultato mediante tecniche tipiche della poesia di Ungaretti, tra le quali possiamo citare la spezzettatura del verso in unità minime (la poesia è infatti composta di due settenari divisi in quattro versi) e il rifiuto della punteggiatura, che isolano sulla pagina le parole topiche del testo (“autunno”, “alberi”, “foglie”) raggiungendo un effetto dinotevole concentrazione semantica. La similitudine di Soldati isola nei due versi centrali le essenziali coordinate spazio-temporali (“d’autunno | sugli alberi”), mentre colloca nell’ultimo verso il termine di paragone (“le foglie”), con un uso strategico dell’enjambement per scandire il discorso. Il paragone tra esseri umani e foglie ha del resto una ricca tradizione letteraria, che arrichisce i quattro versi di Soldati di echi e rimandi intertestuali che vanno dalla Bibbia all’Iliade omerica, dal sesto libro dell’ Eneide 1 di Virgilio fino ad un passo dell’Inferno dantesco, quando, nel terzo canto, Dante descrive come le anime dannate salgano sulla barca del nocchiero Caronte 2. Bosco di Courton luglio 1918 Si sta come 3 d'autunno sugli alberi le foglie 1 Virgilio, Eneide, VI, vv. 309-312: “quam multa in silvis autumni frigore primo | lapsa cadunt folia aut ad terram gurgite ab alto | quam multae glomerantur aves, ubi frigidus annus | trans pontum fugat et terris immittit apricis”; traduzione: “quante foglie, al primo freddo d’autunno, cadono scosse nei boschi o quanti uccelli dal profondo mare si affollano sulla terra quando la stagione fredda li fa fuggire attraverso l’oceano e li fam migrare nelle regioni calde”. 2 Dante, Inferno, III, vv. 109-117: “Caron dimonio, con occhi di bragia | loro accennando, tutte le raccoglie; | batte col remo qualunque s'adagia. || Come d’autunno si levan le foglie | l’una appresso de l’altra, fin che ’l ramo | vede a la terra tutte le sue spoglie, || similemente il mal seme d’Adamo | gittansi di quel lito ad una ad una, | per cenni come augel per suo richiamo”. 3 Nella prima versione del testo - come sappiamo, Ungaretti lavora incessantemente per rielaborare i propri testi nelle diverse edizioni dell’Allegria - il “come” si trovava al v. 2. ALLEGIA DI NAUFRAGI ALLEGRIA DI NAUFRAGI E subito riprende Il viaggio Come Dopo il naufragio Un superstite Lupo di mare. ANALISI Il testo ripropone il tema fondamentale della raccolta : nell’esperienza della guerra e del dolore come universale naufragio, si riafferma la forza della vita, l’uomo riprende il suo viaggio per una spinta istintiva che si sprigiona dal
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