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Ungaretti, Quasimodo e Montale, Sintesi del corso di Italiano

riassunti di Ungaretti, Montale e Quasimodo.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

In vendita dal 29/06/2023

federica1052005
federica1052005 🇮🇹

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Ungaretti, Quasimodo e Montale e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! ERMETISMO A inizio novecento UNGARETTI e MONTALE sono i poeti di riferimento. Essi inaugurano una poetica nuova, che rifiuta la retorica di d'Annunzio. Con i loro versi, desiderano comunicare in maniera diretta con i lettori e, per questo, introducono innovazioni linguistiche e stilistiche che si imporranno a modello per i poeti successivi. Si ricerca la parola "pura", priva di orpelli retorici e valenze ideologiche. Una poesia che cerca di essere il più possibile indipendente da condizionamenti esterni. Questi 2 autori sono accomunati dalla volontà di superare la retorica, di stampo dannunziano e di raggiungere una comunicazione immediata con i lettori. Salvatore Quasimodo è un altro importante punto di riterimento per i poeti delle nuove generazioni. Il critico Francesco Flora nel 1936 introduce la definizione di Ermetismo e Quasimodo ne è caposcuola. Gli autori conosciuti come "ermetici" hanno orientamenti e idee comuni, ma non hanno un manifesto programmatico. L'Ermetismo si afferma nel panorama letterario italiano fra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta. Secondo i poeti ermetici, l'intellettuale si fa carico di una vera e propria missione: rivelare, attraverso il simbolismo della poesia, la verità più profonda dell'uomo. Spiritualismo cattolico ed Esistenzialismo segnano l’orientamento dei poeti che fanno capo all’ermetismo. La poesia ermetica è priva di risvolti politici. Le riflessioni vertono principalmente sull’esistenza dell’uomo, tragica ed effimera. È invece apertamente dichiarata l’opposizione nei confronti della tradizione poetica di PASCOLI e D’ANNUNZIO. L’obiettivo dei poeti ermetici è quello di rinnovare, modernizzare e sopratutto sprovincializzare la poesia italiana, accogliendo l’insegnamento del Simbolismo francese e dei grandi poeti europei. La poesia ermetica si distingue per le innovative scelte formali. I poeti ricorrono al verso libero e a vocaboli vaghi e simbolici. Il testo è essenziale, privato del superfluo, spesso costruito senza collegamenti logico-grammaticali. L'analogia è cosi frequente da rendere impossibile un’interpretazione certa e univoca. La poesia risulta complessa, difficile da decifrare e per questo destinata a un pubblico ristretto, elitario. SALVATORE QUASIMODO Salvatore Quasimodo nasce a Modica nel 1901. Trascorre l'infanzia in Sicilia, dove si dedica a studi tecnici. Si trasferisce a Roma e, successivamente, a Reggio Calabria, dove lavora come tecnico presso il Genio civile. Dal 1928 inizia a scrivere. Frequenta spesso Firenze, dove conosce intellettuali legati alla rivista "Solaria". Trasferitosi a Milano, inizia la carriera giornalistica. Qui ha inoltre l'occasione di insegnare Letteratura italiana. Riceve il premio Nobel per la Letteratura nel 1959. Muore a Napoli nel 1968. La prima raccolta poetica di QUASIMODO si intitola ACQUA e TERRE. I toni sono in prevalenza nostalgici, in un commosso ricordo della terra natale e degli affetti lontani. È gia evidente l’importanza attribuita alla parola pura. La poesia affronta il tema della solitudine con un linguaggio complesso e a tratti enigmatico. Nela fase poetica successiva a quella ermetica Quasimodo si dedica all'attività di traduttore, in particolare dei poeti classici greci, è un modo per ritrovare un contatto con la Sicilia, che idealizza nei suoi ricordi. Sono degne di nota anche le raccolte scritte dopo la guerra, GIORNO DOPO GIORNO e LA VITA. Protagonista è la realtà sconvolta dal dramma del conflitto mondiale: nella poesia fa il suo ingresso la Storia. Quasimodo definisce il ruolo del poeta: deve essere impegnato attivamente nella società. GIUSEPPE UNGARETTI Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d'Egitto nel 1888, dove il padre si era trasferito con la famiglia per lavoro. Grazie all'amicizia e alla conoscenza di altri letterati provenienti dallEuropa, si avvicina alla letteratura. Studia autori come Baudelaire e d'Annunzio, legge riviste tra cui "La Voce", ha una formazione bilingue. All'età di 24 anni si trasferisce a Parigi. Studia Lettere alla Sorbona; incontra artisti dell'avanguardia e intellettuali italiani come Soffici e Papini. Con loro condivide la volontà di innovare la cultura italiana. Ungaretti torna in Italia allo scoppio della Prima querra mondiale e vi prende parte come soldato semplice. Si arruola volontario con entusiasmo, ma rimane deluso dal caos e dall'incertezza in cui è lasciato l'esercito. I momenti vissuti in guerra gli ispirano le poesie della raccolta IL PORTO SEPOLTO. Dopo la guerra, Ungaretti rientra a Parigi come inviato del quotidiano politico di Mussolini, "Popolo d'Italia". Spinto dal desiderio di ordine e di uno Stato nuovo e unito, nel 1919 il poeta fa il suo ingresso nei Fasci di combattimento. Nel 1920 Ungaretti si sposa con Jeanne Dupoix. Con lei e con la figlia Anna Maria si trasferisce a Marino, comune romano. Dopo un periodo segnato dalle difficili condizioni economiche, negli anni trenta Ungaretti diventa inviato di un quotidiano. Dal 1936 il poeta è in Brasile con la sua tamigia. É docente unversitario. In questo periodo deve affrontare la perdita del fratello e del figlo di soli 9 anni. Nel 1942 rientra in Italia, insegna Letteratura Italiana all'Università di Roma ed è nominato Accademico d'Italia. Caduto il regime fascista, Ungaretti rischia la sospensione dall'insegnamento per aver appoggiato la dittatura. Nel 1946 puo tornare in cattedra. Il successo di Ungaretti come scrittore e poeta non risente delle vicende personali. È apprezzato da un vasto pubblico, di giovani e non, e ha ammiratori anche tra gli scrittori stranieri. LE OPERE Con la raccolta SENTIMENTO DEL TEMPO (1919) Ungaretti inaugura una nuova poetica. Recupera gli aspetti formali e strutturali rifiutati nell’opera prececedente. Ritroviamo i versi della tradizione, proposizioni fluide e articolate, i segni dinterpunzione, e le figure retoriche, un lessico alto e spesso oscuro. I luoghi in cui è ambientata la poesia cambiano: boschi, montagne e spiagge in cui si muovono ninfe e fauni. Il paesaggio che fa da sfondo è per lo più quello laziale, soprattutto la città di Roma. Ricca di monumenti antichi essa è luogo di memoria. Gli antichi edifici rovinati dal passare degli anni, cosi come il susseguirsi delle ore e delle stagioni sono segno dell'inarrestabile scorrere del tempo. I toni dominanti di questa raccolta sono cupi e malinconici. Il poeta riflette su tematiche legate all'inesorabile passare del tempo e alla morte. È centrale anche un sentimento religioso, vissuto però con angoscia e inquietudine: Ungaretti si apre alla religione cristiana oscillando tra senso del peccato e ansia di salvezza. IL DOLORE Le poesie che confluiscono nel 1947 nella raccolta Il dolore vengono composte tra il 1937 e il 1946, in anni che comprendono tragedie collettive (la Seconda guerra mondiale) ed eventi drammatici nella vita privata del poeta (la morte del fratello e del figlio Antonietto). Ne consegue l'idea secondo cui la realtà non è più decifrabile attraverso metafore o mediazioni letterarie, ma va registrata quotidianamente, come nel diario di una sofferenza grave e tuttavia controllata. In 2 delle 6 sezioni del Dolore, Ungaretti esprime la sofferenza per la perdita del figlio. La morte appare brutale e senza pietà. Nelle sezioni riguardanti la guerra, il dolore personale si allarga a dolore universale. Il mondo è in preda a un'angoscia straziante. Di fronte a una di seppia. Nello stesso anno sottoscrive il Manifesto degli intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce in risposta al Manifesto degli intellettuali fascisti di Giovanni Gentile. Nel 1927 si trasferisce a Firenze, dove si lega ai circoli intellettuali raggruppati intorno alla rivista "Solaria" e al caffè Giubbe Rosse. Nel 1929 è chiamato a dirigere il Gabinetto Scientifico Letterario Vieusseux, da cui verrà licenziato nel 1938 per aver rifiutato di prendere la tessera del Partito fascista. Fra il 1938 e il 1946 scrive articoli per numerosi periodici, pubblica due ulteriori edizioni degli Ossi di seppia e la seconda raccolta di poesie: Le occasioni. Nel 1944 aderisce al Comitato di liberazione nazionale toscano e per un breve periodo al Partito d'azione. Nel 1948 si trasferisce a Milano insieme a Drusilla Tanzi, detta la Mosca, la donna con cui vive da dieci anni e che sposerà nel 1962. A Milano è assunto come redattore al "Corriere della Sera" e poi come critico musicale al "Corriere d'informazione". Nel 1956 esce la sua terza raccolta di poesie: La bufera e altro. Nel 1963 muore la Mosca, a cui Montale dedicherà gli Xenia compresi nella sua quarta e ultima raccolta, Satura (1971). Nel 1967 viene nominato senatore a vita. Nel 1975 riceve il premio Nobel per la Letteratura. Muore a Milano nel 1981. LE OPERE LE OCCASIONI Le occasioni (1939), la seconda raccolta di poesie di Montale, comprende 50 componimenti suddivisi in 4 sezioni: la prima alterna richiami a varie figure femminili e immagini di viaggio; la seconda, Mottetti, si compone di testi brevi, incentrati sulla lontananza della donna amata e sull'attesa del suo ritorno; la terza è costituita da un poemetto in tre parti, Tempi di Bellossuardo, dove il rifugio nella letteratura, intesa come presidio di civiltà contro la barbarie dilagante, appare sempre più fragile dinanzi alle minacce della Storia; nell'ultima sezione la tensione tocca il culmine e la donna assume le valenze simboliche di un angelo redentore. Sullo sfondo di paesaggi diversi, luoghi di vita e luoghi di viaggio, emergono nelle Occasioni figure femminili lontane ed enigmatiche, creature angeliche, portatrici di speranza nell'insensatezza dell'esistenza che il poeta avverte con lucido pessimismo. Il lessico prezioso e la sintassi complessa mascherano le implicazioni autobiografiche dei componimenti. LA BUFERA E ALTRO La bufera e altro (1956), la terza raccolta di poesie, comprende 58 componimenti suddivisi in 7 sezioni e ordinati cronologicamente. Nella Bufera e altro il pessimismo di Montale si acuisce fino allo sgomento di fronte ai lutti personali e agli orrori della guerra. Anche qui centrale è una figura femminile: Clizia, “visiting angel” dal potere salvifico, novella Beatrice chiamata a portare luce nel buio della Storia. L'oscurità di questa raccolta è dovuta alla presenza di simboli difficili da decodificare. SATURA Satura (1971) è la quarta raccolta di poesie di Montale. In Satura i temi sono molteplici e il tono da alto si abbassa accogliendo termini del linguaggio quotidiano. Quest'ultima raccolta comprende gli Xenia dedicati alla moglie morta. Il vocabolo fa riferimento appunto al genere letterario della satura latina, caratterizzato dalla molteplicità e varietà dei temi affrontati. I testi montaliani sono percorsi da lampi di ironia, scetticismo e da un'acuta antipatia per le dinamiche della società di massa. Anche lo stile si adegua al nuovo corso: la lingua accoglie termini delle cronache e del linguaggio quotidiano, la sintassi si semplicifica, le rime si diradano, la metrica tende a non seguire forme canoniche. Le ultime raccolte Le raccolte successive - Diario del '71 e del 72 (1973), Quaderno di quatto anni (1977) Altri versi (nell’edizione critica l'opera in versi, 1980) - procedono nella stessa direzione di Satura, accentuando la vena sentenziosa, il sarcasmo e l'amarezza verso una realtà degradata e incomprensibile. L'assedio dei ricordi si fa sempre più stretto, generando numerosi componimenti incentrati sul motivo della memoria. Dopo la scomparsa del poeta è stato dato alle stampe da Annalisa Cima un Diario postumo, la cui autenticità, tuttora oggetto di dibattito fra gli studiosi, è però molto probabilmente da escludere. LA CONCEZIONE DELLA POESIA Montale mostra una grande capacità di attraversare le esperienze poetiche a lui contemporanee senza riconoscersi in nessuna. In questo senso può essere considerato l'interprete più integralmente rappresentativo delle tensioni intellettuali del Novecento letterario italiano. Montale non attribuisce al poeta un ruolo di vate o di profeta. Il disagio esistenziale presente già nella prima raccolta di Montale evolve nelle opere successive in una stoica accettazione del «male di vivere». Questa condizione amara è sintetizzata in una serie di immagini concrete a cui il poeta affida l'espressione delle proprie emozioni, elevandole, cosi facendo, a simboli universali. Montale assolve alla sola funzione che attribuisce al poeta, ossia quella di registrare la «condizione umana», praticando una poesia che - scrive - «si può dire metafisica». Nell'ultima produzione poetica il tono alto della poesia di Montale si fa più prosastico e colloquiale: allo smarrimento che lo coglie di fronte alla massificazione indotta dalla società dei consumi il poeta reagisce con una dissacrante ironia. MEMORIA E AUTOBIOGRAFIA I ricordi attraversano tutta l'opera di Montale, ma il loro emergere non induce nel poeta rimpianto, tenerezza o languore. Quando si aprono un varco nella quotidianità grigia, essi sono come brevi messaggi, rapide luci destinate subito a svanire, sommerse dal trascorrere del tempo, che è impietoso e inesorabile. Il tempo, nemico della memoria, non impedisce al poeta di conservare gelosamente il ricordo degli affetti più cari e dei defunti, anche di momenti della propria infanzia, flash improvvisi su cui riversa affettuosa ironia. E ancora ironia, solo più malinconica, c'è anche nella rievocazione della moglie morta, dei momenti quotidiani vissuti insieme, dei loro colloqui. UNGARETTI E MONTALE Otto anni soltanto separano sul piano anagrafico Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale, mentre enorme e la distanza tra loro quanto a provenienza sociale, carattere e poetica. Ligure riserva to, di famiglia borghese, ritroso e sornione Montale; toscano focoso, di famiglia proleta-ria, irruente e generoso Ungaretti, che vide l'Italia soltanto a ventiquattro anni, scendendo dal piroscafo che lo aveva portato dall'Egitto. Tre anni più tardi affondava nel fango delle trincee, in uniforme di soldato. Mentre la Grande guerra è per Montale una breve parentesi, che quasi non lascia traccia nei suoi versi (tra le rare eccezioni l’osso breve, Valmorbia, discorrevano il tuo fondo), Ungaretti tempra in essa la propria identità di uomo e di poeta. Partito volontario come soldato semplice, nelle pause dal servizio lima le poesie della raccolta d'esordio, Il porto sepolto. Come e più di Montale che nei suoi Ossi di seppia traspone la natura arida della Liguria, Ungaretti aveva allora di fronte un paesaggio desolante, la pietraia del Carso, sulla quale si abbatteva anche la furia degli uomini. Eppure, proprio nel momento in cui si sente ridotto a cosa, in balia di tragici eventi, egli scopre la solidarietà con i compagni e prova un senso di armonia che lo induce a percepirsi come una «docile fibra dell'universo»: dove il termine «fibra» contiene un'idea di vita, animale o anche vegetale, e si distingue perciò dai disanimati e inerti «ossi di seppia» che la marea rigetta sulla spiaggia. Negli anni Trenta, aperti dal Sentimento del tempo di Ungaretti e chiusi dalle Occasioni di Montale, i due poeti conquistano la ribalta sullo scenario poetico italiano, venendo tuttavia sbrigativamente annessi dalla critica alle fila del movimento ermetico, il primo come caposcuola, il secondo come compagno di strada. Se Ungaretti effettivamente rappresenta un punto di riferimento per i poeti della generazione ermetica, e i suoi stilemi "firmati" esercitano un'attrazione irresistibile su di loro Montale in realtà ha ben poco a che fare con l'Ermetismo, data la sua sostanziale estraneità alla poetica dell'analogia, mutuata dal Simbolismo francese. Sul piano dei rapporti personali non stupisce la cordiale antipatia reciproca fra i due poeti, che non si scrissero mai e si incontrarono poche volte, guardandosi sempre con sospetto. Alle differenze sociali e caratteriali si sommava del resto la distanza dei luoghi di residenza (Montale a Genova, a Firenze e a Milano; Ungaretti a Roma, in Brasile e ancora a Roma), la fede religiosa (laico Montale, mentre Ungaretti si convertì al cattolicesimo nel 1928) e l'incompatibilità politica: durante il ventennio fascista Ungaretti fu vicino al regime, poi guardò con simpatia alle sinistre e ai movimenti rivoluzionari del 1968; Montale per tutta la vita coltivò un orgoglioso liberalismo sui generis, accostandosi a un impegno più diretto solo alla fine della Seconda guerra mondiale, nel breve periodo in cui aderì al Partito d'azione.
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