Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

UOMINI E CASE nel Medioevo tra Occidente e Oriente, Appunti di Storia Medievale

Nei primi secoli del medioevo culture e modi di vita diversi si scontrarono, si incontrarono, si confrontarono, si svilupparono nuovi modi di organizzare la vita associata e i rapporti umani con l’ambiente in cui si trovavano a vivere.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 27/02/2023

rosxxxx
rosxxxx 🇮🇹

4.4

(7)

12 documenti

1 / 20

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica UOMINI E CASE nel Medioevo tra Occidente e Oriente e più Appunti in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! UOMINI E CASE nel Medioevo tra Occidente e Oriente Paola Galletti Capitolo primo. Modelli insediativi a confronto nei primi secoli del Medioevo. Nei primi secoli del medioevo culture e modi di vita diversi si scontrarono, si incontrarono, si confrontarono, si svilupparono nuovi modi di organizzare la vita associata e i rapporti umani con l’ambiente in cui si trovavano a vivere. LE STIRPI GERMANICHE. De Germania è l’opera monografica di Tacito del 98 d.C. sui costumi e sulla distribuzione geografica delle popolazioni germaniche. Ci offre una minuziosa descrizione della società e delle consuetudini germaniche, costituisce un importante documento su una parte del mondo dei barbari. Secondo la definizione data da Giulio Cesare, i Germani erano quelle popolazioni a oriente del fiume Reno, rispetto ai Celti che invece abitavano ad Occidente. Ai tempi di Tacito le tribù germaniche vivevano in posti irti di selve e infestate da paludi, dal rigido clima freddo, ricco di bestiame da pascolo. Gli uomini erano validi guerrieri, in tempo di pace erano dediti alla caccia, al sonno e ai piaceri della gola. Le altre attività, l’agricoltura, l’allevamento, la cura della casa erano destinati alle donne, ai vecchi, ai più deboli. Erano organizzati in tribù che faceva capo ad un clan, con comuni antenati discendenti. Erano organizzati secondo la divisione dei compiti e secondo l’alternarsi delle stagioni, più favorevoli alla guerra in quelle primaverili. Gruppi seminomadi, praticavano un’agricoltura elementare, priva di concimazione, che prevedeva lo sfruttamento della fertilità della terra fino a quando non era più in grado di produrre, allora cambiavano campo ogni anno. Assenza di strumenti di lavoro, se non lignei. Assenza di città, urbes, presenza di villaggi a maglie larghe, costruiti in legno e argilla. L’edilizia era semplice si basava sullo sfruttamento delle risorse ambientali. Dovevano confrontarsi con le selve e i pericoli delle foreste che circondavano le loro dimore, tutte le tribù avevano boschi propri per celebrare cerimonie e rituali. I NOMADI DELLE STEPPE. Peuciti, Veneti e Fenni erano popolazioni nomadi delle steppe, avevano abitazioni fisse, portavano lo scudo e si compiacevano della loro velocità nel camminare. Centrale nella loro vita quotidiana era il cavallo, che serviva per gli spostamenti anche a lungo raggio e per i combattimenti, che contribuì alla trasformazione delle tecniche belliche. Il cavallo era al tempo stesso base per l’alimentazione e per gli spostamenti, la guerra era vista una fonte di arricchimento. Tra le popolazioni delle steppe di cui fa riferimento Tacito ci sono gli Unni, s’imposero nell’ultimo trentennio del IV sec provenienti dall’Asia centrale, diedero vita ad un vastissimo impero che toccò il suo massimo splendore con il re Attila verso la metà del V sec. Dei costumi degli Unni ci ha lasciato testimonianze il cronista dell’epoca Ammiano Marcellino che sottolinea gli aspetti subumani del modo di vivere di questo popolo, il cui stesso aspetto li avvicina agli animali. Non praticavano l’agricoltura, non sono protetti da nessun edificio, neanche la paglia come tetto. Gli uomini vivevano praticamente in sella, il cavallo era un’estensione del cavaliere, si nutrivano di erbe selvatiche e carne semicruda scaldata tra le loro cosce e i il dorso del cavallo. Conobbero una popolazione iranica, gli Alani, con cui si compenetrarono, ma si presentavano meno selvaggi dal tenore di vita e di più bell’aspetto, alti di statura e biondi. Erano allevatori nomadi senza fissa dimora. Un secolo dopo gli Unni si affermarono gli Avari, una popolazione asiatica definitivamente sconfitta da Carlo Magno. Poi i Bulgari e a partire dal VI sec i Turchi, popolazioni dedite soprattutto all’allevamento del bestiame e la caccia, abitano sotto tende di feltro, si spostano alla ricerca di pascoli e acqua secondo il ritmo delle stagioni. Si distinguevano per un nuovo elemento abitativo: la tenda di feltro, la YURTA, con la sua tipica apertura ad oriente, trasportata sui carri. Siamo difronte ad un progresso tecnico Capitolo due NELLE CAMPAGNE MEDIEVALI: la casa contadina LE CAMPAGNE TRA TARDO-ANTICO E ALTO MEDIOEVO Tra I e II sec d.C. la società romana organizzava i propri possedimenti terrieri in latifondi. Questo permetteva di organizzare vaste masse rurali, di schiavi e di piccoli coltivatori liberi che integravano i loro raccolti lavorando per i vicini ricchi. Vasti complessi residenziali nelle campagne si alternavano a strutture di minori dimensioni, a villaggi e fattorie di piccole o medie dimensioni. Le VILLAE erano formate da quattro/cinque stanze attorno ad un corridoio centrale, servizi rustici di manodopera e completo di bagno., protetta da un recinto, un fossato. In epoca romana al legno fu preferita la pietra, verso la fine del I sec la villae fu ingrandita con l’aggiunta di verande e passaggi coperti. Ben presto tra II e IV sec la crisi, a seguito delle invasioni barbariche nel III sec, investì anche il settore agricolo e dell’organizzazione ad essa sottesa, determinando l’abbandono dei terreni, lasciati incolte o messi a pascolo. Le grandi aziende si organizzarono secondo una conduzione mista che prevedeva la gestione diretta delle aziende mediante manodopera salariata e schiavile. Vennero concesse lottizzazioni di proprietà affidati ad un colonato contadino costituito da schiavi e liberi coltivatori. Le case isolate o raccolte in villaggi, si contrapponevano ai centri direttivi delle grandi villae, spesso difese e fortificate, erano il punto di coordinamento di villaggi e fattorie. Seguì un processo di decadenza tra il V e X sec, l’assetto organizzativo nelle campagne ebbe esiti diversi nelle diverse regioni. Nella penisola italiana con l’invasione longobarda del VI sec si affermarono nuovi modi di gestione fondiaria con la diffusione della piccola proprietà contadina individuale e collettiva. LA CASA CONTADINA: LE TIPOLOGIE La dimora rurale è il fulcro funzionale di una azienda agraria e costituisce la sintesi delle attività che si svolgono al suo interno. Risulta pertanto difficile individuare una specifica tipologia di casa: dipendeva dalla condizione sociale degli abitanti, dalle differenti attività economico-produttive, dalla fruizione dell’abitazione. 1. “Casa a corte”: aperta o chiusa, caratterizza la vita di campagna nel pieno e tardo Medioevo, il focolare domestico, il punto di riferimento per molti abitanti delle campagne medievali. Erano di estensione variabile, con adibito lo spazio alla vita privata. Nucleo edile complesso con strutture insediative diverse ognuna con una specifica destinazione. L’abitazione era circondata da rustici e servizi, edifici che fungevano da forno, da cucina, da cantina, da locale per la vinificazione, da magazzino, stalla, granaio, fienile o semplicemente tettoia. Uno spazio centrale destinato all’aia era l’elemento di raccordo. Vi era sempre il pozzo e l’orto. Spesso vi erano recinzioni naturali o artificiali o fossati. Questo tipo di insediamento caratterizzava l’Italia dei Longobardi prima e dei Franchi dopo nell’Altomedioevo, ad esempio l’insediamento di Piadena, pianura lombarda (scavi archeologici del 1984) ad oggi rappresentano ancora il nucleo d’insediamento nelle campagne della val padana, dell’Emilia-romagna e delle Marche. Nel resto d’Europa-Francia, Germania, Gran bretagna l’archeologia del villaggio rurale ha portato alla luce una lunga tradizione: -1951 Vestfalia resti di un villaggio del VII sec. - 1979 sulla riva sinistra della Senna a 70 km da Parigi villaggio del X sec: comprendeva anche un cimitero e un’edificio di culto. - 1973 Staffordshire, prevedeva separazione degli spazi degli ambienti per uso umano e quelli per uso agrario e allevamento. Nel tardo medioevo era aumentalo spazio per gli uomini e anche per gli animali, maggiore integrazione tra agricoltura e allevamento: granai per cereali estivi e primaverili, pollai, aie, colombaie, porcilaie. 2. LONGA DOMUS, Longhouse: casa lunga o casa mista, accoglieva sotto il suo tetto persone e bestiame. Vi potevano essere diversi ingressi, magari isolati e distinti gli uni dagli altri, vi poteva essere un’unica stanza con il focolare. Questa tipologia di longhouse sembra essere presente nel Nord Europa. L’abitato era situato su un rialzo artificiale del terreno come protezione dalle acque, vi erano unità agricole chiuse e disposte lungo i viottoli, al cui interno vi erano la casa lunga e il granaio. Le case erano lunghe e di forma rettangolare, erano divise in due parti, quella più grande era per gli animali, quella più piccola per gli uomini con al centro il focolare. Esempio di questo tipo di villaggio è rinvenuto nel 1951 con gli scavi nel villaggio nello Yorkshire. La casa lunga caratterizzò l’Inghilterra dove l’allevamento delle pecore aveva un ruolo importante nell’economia. Gran parte dell’abitazione era occupata dagli ovini. Non mancava l’orto, il cortile e alcuni fabbricati rustici. 3. CAPANNA: da recenti scavi archeologici nel territorio attorno a Siena, strutture tipo capanna che doveva caratterizzare il paesaggio tardo medievale. Strutture unitarie, di forma quadrata o rettangolari, dotate di focolare, costruite di legno, graticciato, intonaco in argilla, tetto in paglia o ramaglie. Semplicità d’impianto e rapidità nei tempi di esecuzione che rispondeva ad un popolamento in via di definizione. I locali potevano ospitare anche attività artigiane, tessili soprattutto. 4. LE CASE SOPRAELEVATE o a sviluppo verticale: una tipologia che riguardava solo quelle abitazioni che presentavano una stuttura solida in grado di reggere una sopraelevazione. La tradizione prevedeva case rurali a piano terra “case terraneane”, privi di piano superiore e di facile costruzione. Diversamente le “case solariatae” richiedevano maggiori risorse sia in termini di manodopera specializzata che di materiali. Ne sono esempi le case mezzadrili della Toscana del Tardo Medioevo con struttura a corte, piano terreno con uno /due locali e un solaio raggiungibile con scala interna di legno o esterna di pietra. LA CASA CONTADINA: MATERIALI E TECNICHE Legno: tra i primi materiali utilizzati, estremamente deperibile, utilizzato nella struttura o nella ossatura delle pareti, nell’armatura dei tetti, strutture lignee convivevano con altre costruite con tecnica mista. Capitolo terzo Nelle campagne medievali: la residenza signorile La società romana a seguito delle crisi interne e delle invasioni barbariche si era andata progressivamente trasformando: l’indebolimento delle campagne e la crescente pressione fiscale avevano finito per ridurre la maggioranza della popolazione in condizioni economiche disagiate e di contro un ristretto ceto benestante costituito da grandi proprietari fondiari. LA VILLA TARDO-ANTICA. La villa tardo-antica era posta sotto la soprintendenza di un fattore, il villicus, controllato a sua volta da un amministratore, il conductor. Centro direttivo tra la residenza signorile, la villa urbana e la fattoria, la villa rustica. Questa conteneva tutte le strutture necessarie alle diverse lavorazioni agricole e di allevamento, granai, stalle, fienili, magazzini, edifici per la produzione di olio e vino, alloggi per la manodopera salariata e schiavile. La villa urbana era di dimensioni considerevoli, il padrone nel suo soggiorno rurale poteva condurre i suoi affari e godere della villeggiatura di campagna senza abbandonare il lusso e le comodità della città. Era costruita con pietra, mattoni, leganti secondo la tecnica dell’opus incertum o reticulatum, vi erano affreschi, locali decorati con marmi e mosaici. Al suo interno vi erano spazi adibiti a terme, parchi e giardini. (Un esempio è la villa di Sette Bassi vicino Roma). DALLA CURTIS ALLA VILLA CURTIS: centro di aggregazione sociale e politica, base dello sviluppo dei poteri signorili. Prevedeva la divisione dell’azienda agraria in due parti, la parte dominicale, portata avanti dal lavoro dei servi e il massaricio costituito da aziende minori date in concessione ai contadini e che dovevano corrispondere la forza lavoro in aggiunta ad un canone annuo. Per le case signorili veniva usata la pietra, per quelle contadine il legno, era di maggiore solidità costruttiva, maggiori dimensione e complessità costruttiva. Molte di queste diventarono veri e propri centri fortificati evolvendo verso la struttura del castello. Le suppellettili della casa signorile erano simili a quella rurale, esisteva anche qui una destinazione polifunzionale che vedeva lo spazio interno alla casa e la stretta commistione con le attività produttive e quelle della vita domestica. Illuminazione e sistemi di riscaldamento erano molto simili alle case rurali con difficili condizioni di vita nelle campagne. A partire dall’anno Mille, si registra un aumento demografico, crescita agricola, rinascita della città, trasformazione della vita di campagna con maggiore attrazione verso la città. Si cercarono nuove forme di organizzazione produttiva con conseguente trasformazione della società rurale. Entrò in crisi il sistema fondato sul dominico e il massaricio, la curtis divenne un organismo ben diverso rispetto al passato. Le caratteristiche di una fattoria /residenza signorile inglese consisteva in un grande edificio di legno, di pianta rettangolare, con pareti intonacate d’argilla, tetto di canniccio, affiancato da un grande orto, da un grande fienile per il ricovero degli animali. L’abitazione aveva una parte con un focolare aperto, centro della vita pubblica della casa, che divideva la parte destinata al signore da quella destinata alla servitù domestica. Nella parte superiore, nel solaio, vi era una stanza polifunzionale, come deposito, camera da letto, locale per le attività tessili, e poi una parte dedicata alla parte privata dell’abitazione, la camera da letto, la dispensa, magazzino, latteria. Separata dalla dimora vi era la cucina esterna. Ben presto si assistette alla lenta dissoluzione dell’organizzazione della proprietà in forme curtensi e signorili, un’influenza decisiva fu operata dalla nascente borghesia, laddove investirono i loro capitali in proprietà terriere, riuscirono ad imporsi sui signori del contado, riorganizzando alle esigenze del centro urbano dominante. Vennero introdotti nuovi contratti agrari, per nuovi criteri di gestione economica delle terre e dei diritti di proprietà. I contratti con i coltivatori erano di breve durata, ricchi di clausole relative allo sfruttamento e al miglioramento del fondo sul piano culturale e all’allevamento del bestiame. A questi nuovi tipi di contratti apparteneva la MEZZADRIA, che si diffuse ampiamente in diverse parti dell’Italia centro-settentrionale dal tardo Medioevo. I nuovi proprietari destinavano i fondi ottenuti dal migliore rendimento, per migliorare l’insediamento poderale, ricorrendo alla manodopera specializzata. “Trattato della agricoltura” Pier de Crescenzi 1305 circa: manuale di agronomia professionale per i nuovi proprietari cittadini, forniva consigli e norme dettate dall’osservazione e dall’esperienza. La scelta dei luoghi in cui è preferibile acquistare un possedimento, sulle caratteristiche logistiche della corte (posizione, dimensione), nozioni tecniche sulla dimensione della porta della distanza rispetto tra i campi e le vigne. La parte di corte abitata dal padrone doveva essere attigua ad un giardino/frutteto/orto per conforto e destinazione produttiva. Il settore frequentato dai contadini doveva prevedere un cortile centrale, le case per i lavoratori, le stalle per gli animali, la fossa per il letame, il pollaio, il pozzo, il forno, i granai, il fienile, la cella per il vino, la colombaia. Le case dovevano essere di pietra e di legname. LE RESIDENZE FORTIFICATE. Nell’età tardo antica a fronte delle numerose incursioni barbariche le campagne avevano preso l’abitudine a recintare le proprie dimore, per proteggersi dai pericoli esterni. Ma fu a partire dal IX sec che con la crisi dell’impero carolingio prese a svilupparsi la CASTRA/CASTRELLA si sommarono a fortificazioni di nuclei insediativi preesistenti. Non è possibile nel Medioevo individuare una struttura incasellata per la grande varietà dell’aspetto materiale delle fortificazioni a seconda delle epoche, del rango sociale e della fortuna economica del signore. Nella realtà italiana incasellata dei sec X-XI prevale il CASTUM inteso come villaggio fortificato, all’interno della quale ci viveva una popolazione civile e poteva fornire un ricovero temporaneo in caso di necessità. Dal duecento in poi si rafforzarono ulteriormente le misure di controllo e sicurezza verso il rischio di saccheggi e devastazioni dall’esterno. muro per contenere oggetti, biancheria e vestiti, infine lucerne ad olio per l’illuminazione e braceri per produrre calore. Nell’edilizia abitativa si sostituivano i materiali di tipo deperibile come legno e paglia, in primo luogo il conglomerato cementizio, basato sul calcestruzzo, usati in vari modi, associato a pietre e mattoni Dal VI sec inizia un periodo di trasformazione dell’edilizia abitativa urbana, con la dissoluzione dell’edilizia residenziale di livello medio-alto, delle lussuose domus o di edifici tradizionali a due piani. Spesso dal frazionamento di queste domus si svilupparono unità abitative unifamiliari caratterizzate da un più basso livello costruttivo, con pareti lignee e pavimenti in terra battuta. La trasformazione del tessuto edilizio continuò con l’arrivo dei Longobardi nel VI sec. I sovrani oltralpe preferivano abitare nelle loro residenze di campagna. Nella nostra penisola, nella Longobardia la decadenza urbana si accentuò, mentre la campagna diventò il luogo primario di organizzazione della vita economica, sociale e politica. Le fonti scritte ci testimoniano di centri urbani con aspetto marcatamente ruralizzato, segnati dalla presenza di zone abbandonate, con edifici in rovina, a anche di campi, orti e giardini. IL PERIODO PIENO-TARDOMEDIEVALE A cavallo del nuovo millennio con lo sviluppo agricolo e demografico si registra un risveglio delle città: nuovi centri si formano mentre alcuni antichi si ripopolarono. All’interno si configurarono nuovi assetti sociali, si sperimentarono nuove forme di vita politica (il Comune) ed emersero nuovi valori civili e culturali. A partire dal X sec iniziarono ad essere documentate case solariatae, l’edilizia in pietra o mattone, a fianco di quella lignea che continua ad essere prevalente. Il 95% del totale delle città medievali era costituito da centri piccoli tra i 500 e i 2000 abitanti, un livello elevato di urbanizzazione si riscontrava nelle Fiandre, nella renara e nell’Italia centro-settentrionale. Terra di città era l’Italia, in particolare la Toscana nel Duecentro/Trecendo contava città/metropoli come Firenze con circa 100.000 abitanti e altre città di grandi dimensioni come Pisa, Lucca, Pistoia, Arezzo. Le TORRI rappresentavano un elemento caratteristico del paesaggio urbano medievale, edificate in gran numero tra il XII e il XIII  Come residenza  Strumento di difesa e offesa, di lotta armata per il potere  Per i contrasti tra magnati e parte popolare  Servivano ad esibire ricchezza e potenza, erano simboli di prestigio e dell’elevata condizione sociale di una famiglia. Alle torri spesso si collegavano altre abitazioni con ballatoi, portici, ma nel corso delle lotte di fazione e con l’ascesa di regimi popolari molte di esse furono smozzate, private della merlatura, ridotte in altezza, sia per impedirne un uso militare che per scongiurare inutili sperperi. Nel tempo le case-torri mutarono la loro funzione, vennero a volte affittate, per ricavarne botteghe al pianterreno e magazzini ai piani superiori. Il passo successivo fu la costruzione, nel corso del Quattrocento, di palazzi staccati ed emergenti dal tessuto urbano circostante, o ad esso sovrapposti, poiché la loro edificazione comportava l’acquisto e la distruzione di realtà abitative precedenti. Presentavano poche finestre sulla facciata del pianerottolo, internamente la struttura incentrata su un cortile porticato, punto d’incontro tra spazio pubblico e privato. Questo slancio verticale rispondeva alla ricerca di spazio per l’incremento demografico registrato nel XIV sec con la necessità di utilizzare al massimo lo spazio disponibile e anche di risparmiare sul materiale edilizio. Al primo piano vi erano le stanze di rappresentanza, al secondo piano le stanze private, nella soffitta i ripostigli o la cucina, con il focolare, posto al centro della stanza in prossimità di fessure o di finestre per la fuoriuscita del fumo. Nella Firenze del XV sec d. C si aggiunse un nuovo elemento la LOGGIA affacciata sul cortile, luogo di servizio, ma anche di incontro. La casa poteva allargare il suo spazio a spese di quello pubblico, protendendosi al piano superiore verso la strada. Da essi si svilupparono i PORTICI che come a Bologna caratterizzano ancora il tessuto urbano. Gli statuti cittadini li sottoposero a controllo, a tassazione fino al divieto, fino a non comparire più nel Rinascimento. Capitolo cinque. L’Occidente e gli altri A partire dall’anno Mille le conoscenze geografiche si ampliarono attraverso le testimonianze fornite dai geografi e viaggiatori verso mondi poco conosciuti, che permisero di ampliare i confini dei territori in cui vivevano popolazioni e culture sconosciute. Fino al Tre e Quattrocento l’Asia e l’Africa restavano le terre dell’ignoto, di esso di conoscevano e si frequentavano le zone costiere del Nord, mentre ben poco si sapeva della sua profondità. L’incapacità di comprendere il diverso e quindi l’incapacità a raccontarlo produceva spesso testimonianze che mescolavano realtà e la fantasia, dando la visione di un mondo immaginario, visionario e lontano. Ci si poneva nei confronti del diverso con curiosità, stupore ammirazione ma anche da incomprensione, paura e diffidenza sospinti dal riconoscere come superiore il livello di civiltà del mondo occidentale. Quello che interessava i viaggiatori era comprendere e descrivere lo stile di vita delle popolazioni incontrate in Africa o in Asia e il loro carattere nomade: lo spostarsi continuamente, al posto dell’abitazione vi era una tenda, più o meno grande e confortevole, ma continuamente smontata e spostata, la tenda pertanto rappresentava uno sradicamento continuo dai propri luoghi di origine. Per l’uomo del Medioevo il viaggio rappresentava un faticoso destino, una dura necessità da compiere. L’Asia centrale e settentrionale. Gengis Khan, a partire del Duecento, era a capo di un immenso impero mongolo che si estendeva dal Mar Nero fino al Mar del Giappone, riuscì ad unificare le tribù, turche o mongole, che vivevano nella steppa mongolica che avevano l’una la sua cellula fondamentale nel clan e la prima era dedita all’allevamento e al pascolo del bestiame. Si trattava di tribù nomadi che periodicamente si spostavano dai terreni dei pascoli estivi a quelli invernali. I Mongoli non vivevano stabilmente in nessuna città ed erigevano tende di feltro bianco. L’espansione mongola provocò enormi danni alla grande civiltà agraria i loro metodi di guerra prevedevano devastazioni delle campagne e dei sistemi di irrigazioni al fine di conquistare nuovi terreni per il pascolo.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved