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Uomini e no - Riassunto dettagliato, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Riassunto dettagliato del libro "Uomini e no" di Elio Vittorini. Nel riassunto è presente anche l'introduzione del testo (Mondadori).

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
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Caricato il 28/07/2019

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Scarica Uomini e no - Riassunto dettagliato e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Uomini e no – Elio Vittorini Introduzione: Vita dell’autore Elio Vittorini nasce a Siracusa (il padre era ferroviere) e, durante la sua vita, oltre che scrittore, è stato anche traduttore e consulente editoriale: filtra le proposte culturali da offrire al pubblico, dunque è un organizzatore culturale. Già da ragazzo manifesta subito il suo carattere ribelle ed esuberante: all'età di 15 anni, infatti, scappa di casa per poi essere ritrovato poco dopo; a 20 anni è già sposato e la moglie è la sorella di Salvatore Quasimodo. Dopo essersi sposato, va a vivere a Firenze, la culla della tradizione letteraria, e lì entra in contatto con molti personaggi importanti che influenzeranno la sua poetica. In un primo momento della sua vita, Vittorini aderisce al fascismo, in quanto inizialmente si presenta non come un partito, ma come un movimento (il cosiddetto "fascismo di sinistra"): dunque, un giovane intellettuale si sente a suo agio nel dinamismo di questo movimento, che diventa simbolo di rivoluzione e che si oppone alla borghesia (un movimento "anti-borghese" è un movimento che si oppone al conservatorismo). Tuttavia, negli anni 30, quando c'è la guerra civile spagnola, Vittorini pensa che il fascismo intervenga a favore di operai e contadini, mentre invece interviene a favore di Francisco Franco. Inizia così la crisi di Vittorini e il suo allontanamento dal fascismo: è questo il periodo in cui fa un salto e aderisce al partito comunista perché attratto, ancora una volta, dal suo movimentismo. Superato questo periodo di incertezza, Vittorini entra attivamente nella Resistenza e ai partigiani: dopo l'arresto di Mussolini voluto dal re Vittorio Emanuele III, la guida del governo viene assunta da Badoglio (membro del Partito Nazionale Fascista), il quale, rendendosi conto che ormai la guerra era impossibile da continuare, l'8 settembre 1943 firma con gli anglo-americani l'armistizio di Cassibile. Dopo aver saputo dell'armistizio, i tedeschi liberano Mussolini e l'Italia si trova così divisa in due: al nord, la Repubblica Sociale Italiana (o Repubblica di Salò) di Mussolini; al sud, il governo Badoglio alleato con gli anglo-americani. Inizia così la Resistenza, intesa come l'insieme dei movimenti politici e militari che si opposero al nazifascismo per la liberazione italiana: i partigiani (socialisti, comunisti, anarchici, monarchici, repubblicani, liberali e democristiani) sono proprio coloro che danno vita alla Resistenza e che alla fine, riuscendo a liberare le città del nord dai nazifascisti, catturano Mussolini e lo fucilano. Dopo la guerra, Vittorini fonda "Il Politecnico", una rivista innovativa ed eclettica che si occupa di tutto (economia, società, arte, letteratura), ma che non è una rivista di partito: tuttavia, il segretario del partito comunista vuole un maggiore inquadramento di massa e Vittorini, rimasto privo di finanziamenti, è costretto a chiuderla. I romanzi "Uomini e no" di Vittorini (1945) e "Una questione privata" di Fenoglio (1963) presentano delle affinità e una linea di coerenza, tuttavia risalgono a due periodi differenti: "Uomini e no" risale al primissimo dopoguerra, mentre "Una questione privata" a qualche anno dopo (Fenoglio è più giovane e pensa già in maniera diversa rispetto a Vittorini). Uomini e no – Analisi Il mito della felicità naturale, la coscienza del male, dell’ingiustizia che gravavano sulla società, l’aspirazione a diventare autonomi dai condizionamenti della vita storica si riversano sulle sue pagine. Vittorini è sempre teso a ridimensionare realisticamente la sua filosofia di vita e di scrittura. Le sue rinunce mostrano in ugual modo l’artificiosità della propria tensione narrativa e lo strazio del tentativo di ricomporre, almeno su carta, un mondo popolato di umanità e di violenza, di “uomini e no”. Il romanzo di Vittorini attira l'attenzione di Noventa, secondo cui il romanzo è bello proprio perché è lacerato: la contrapposizione tra Enne 2/io e tra Enne 2/Berta riflette il dramma della modernità, ovvero quello tra sfera pubblica e sfera privata (Enne 2 è, infatti, un personaggio pubblico che ha diritto e dovere di uccidere e Berta è la sua vita privata). L'intento del romanzo è proprio quello di riflettere su questa frattura tra pubblico e privato. C'è nel romanzo una forte componente retorica. Scritto tra la primavera e l'autunno del 1944, l'opera è composta da 136 piccoli capitoli, di cui 23 scritti con stile e finalità differenti dal resto: questi capitoli, scritti in corsivo, sono un momento di riflessione dell'autore, "spettro" che si innesta nella narrazione interrompendola e commentandola. In questi capitoli l'autore medita e dialoga con Enne 2, il protagonista del romanzo. Questi capitoli hanno anche l'obiettivo di rallentare il ritmo della narrazione, reso accelerato dalla presenza dei dialoghi, trasportandola in un'atmosfera "soprareale" tramite una riflessione sulle situazioni che il protagonista sta vivendo. In Uomini e no si trova la ricerca dell'autore di nuovi moduli espressivi che, insieme al bisogno di realtà, soddisfino anche la necessità di scandagliare gli animi e le passioni dei protagonisti con l'occhio attento del poeta. Sulla scia dell'ermetismo, l'autore cerca di rappresentare la realtà con simboli, metafore, in modo da poter raccontare una verità assoluta e una riflessione universale attraverso il racconto di una storia particolare. La lingua è semplice, perché parlata da persone umili, e lo stile ne segue il passo. In alcuni casi, quando a parlare sono due tedeschi, c'è l'inserimento di parole straniere a delineare comunque una certa dose di realismo. Per quanto uscito nel 1945 e scritto nel mezzo della lotta partigiana, il romanzo non è una celebrazione della Resistenza (per quanto se ne legga l'intrinseca necessità), ma pone numerosi dubbi su quanto è accaduto e, al momento della sua realizzazione, sta accadendo: sul senso profondo del combattere e morire, sull'umanità e sulla non-umanità anch'essa propria dell'uomo. In definitiva, sull'essere uomini e no. Enne 2, per quanto capo partigiano, non rappresenta l'eroe della resistenza né la sua esaltazione: il protagonista è in realtà un uomo problematico, tormentato e disperato, privo della fede politica assolutamente certa di Gracco o della semplicità di Lorena (emblema della volontà del popolo di resistere sempre e comunque). Lo stesso nome delinea una divisione interna al personaggio. Egli non è un "combattente puro", ma è anche un intellettuale, con i suoi dubbi e le sue domande che non smetterà mai di porsi. Il protagonista lotta contro il fascismo come dittatura per una liberazione dell'uomo che crede fermamente possibile. Tale liberazione, però, non è da intendersi esclusivamente dal punto di vista politico, ma anche da un punto di vista intellettuale: il "fascismo" dentro ognuno di noi, che regola i rapporti tra gli uomini e i rapporti tra uomo e donna, che divide gli uomini in gruppi (partigiano e nazista, intellettuale e uomo d'azione), che genera il dramma di Berta nel suo dividersi tra due uomini. Grande importanza riveste anche il dramma di Berta, dominato dal perenne conflitto tra la razionalità e la rassegnazione, che determina il suo rapporto con il marito e il suo amore per Enne 2. Proprio la presenza del personaggio di Berta e il suo rapporto con il protagonista generarono notevoli perplessità nella critica, che vedeva divise le due sfere. A ben vedere, tuttavia, questa netta divisione non esiste: come due facce della stessa medaglia, entrambi gli aspetti rappresentano la necessità di mettersi in discussione e vivere una vita attiva. Tale congiunzione si nota soprattutto nella scena in cui Berta vede i cadaveri a largo Augusto. Quando Berta gli rivela l'impossibilità assoluta del loro amore, Enne 2 entra in una fase di crisi esistenziale che lo porta a riflettere sulla guerra, sui compagni caduti e sulla natura della malvagità umana. In definitiva, sull'essere uomini e no. La sua impossibilità a vivere una vita autentica, con la donna che ama, lo porta a decisioni estreme: quando viene identificato e localizzato dai nemici non scappa, ma resta in attesa di Cane nero, per ucciderlo, anche se ciò gli costerà certamente la vita. Dopo la morte del protagonista, negli ultimi otto capitoli, il "testimone" viene portato avanti dall'operaio che avvisa Enne 2, nuova forza agli ordini del gruppo partigiano. La sua incapacità di sparare al tedesco, al suo oppressore e nemico, è il simbolo di una speranza dopo gli orrori della guerra e della lotta partigiana: quella che la solidarietà possa spezzare le differenze che dividono gli uomini. L'operaio, infatti, vede se stesso negli occhi del ragazzo tedesco, immaginandoselo nei panni da lavoro da operaio, con le mani sporche come le sue. In quei momenti, il ragazzo è andato oltre le divisioni che la situazione ha imposto e ha visto un essere simile a lui anche dietro la maschera del conquistatore e del nemico; ha superato quelle divisioni che, a partire da Conversazione in Sicilia per arrivare alla "teoria della fraternità" che richiama Walt Whitman, Vittorini aveva sempre tentato di superare. Il romanzo "Uomini e no" è un romanzo sulla Resistenza, ambientato nella Milano occupata dai nazifascisti: nel titolo è presente una contrapposizione tra uomini (coloro che sacrificano la loro vita per gli altri, alludendo ai partigiani) e non uomini (coloro che sono cattivi per natura, i nemici, alludendo ai nazifascisti. Il romanzo "Uomini e no" è un romanzo sulla Resistenza, ambientato nella Milano occupata dai nazifascisti: nel titolo è presente una contrapposizione tra uomini (coloro che sacrificano la loro vita per gli altri, alludendo ai partigiani) e non uomini (coloro che sono cattivi per natura, i nemici, alludendo ai nazifascisti). Il protagonista è Enne 2, il capitano di un gruppo di partigiani: nel testo non si vengono mai a sapere il vero nome e cognome del protagonista, ma viene chiamato con il nome in codice con cui lo chiamano i suoi compagni. Le vicende di Enne 2 in quanto partigiano vengono narrate in terza persona, ma a questo Enne 2 in terza persona (dunque oggettivo) si contrappone l'io, quello che chiama “Spettro”, di Enne 2 in prima persona (dunque soggettivo): mentre le vicende di Enne 2 in terza persona vengono scritte in tondo, le riflessioni dell'io di Enne 2 vengono scritte in corsivo. Siamo già, dunque, in presenza di tre separazioni: quella tra uomini/non uomini, quella tra oggettività/soggettività (terza/prima persona) e quella tra tondo/corsivo: questa scissioni rappresentano il fatto che negli esseri umani c'è la compresenza di almeno due personalità e, in particolare, la separazione interiore dell'intellettuale tra "dover essere" (ciò che è davvero) e "dover fare" (il senso del dovere).
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