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variazione diacritica - linguistica italiana, Slide di Letterature comparate

appunti completi presi a lezione su una delle dimensioni della variazione linguistica: quella diastratica

Tipologia: Slide

2022/2023

Caricato il 26/06/2023

emma-devivo
emma-devivo 🇮🇹

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Scarica variazione diacritica - linguistica italiana e più Slide in PDF di Letterature comparate solo su Docsity! 1 Trauma Studies TRAUMA u 1889: «nevrosi traumatica»: esperienze sconvolgenti che possono provocare ferite psichiche analoghe a quelle fisiche → trauma = «ferita» u Prima guerra mondiale → disturbi psichici dei soldati e dei reduci: «shell shock» (choc da granate): fatica estrema, tremiti, confusione, incubi, blocco della parola e dell’azione) → FREUD: Trauma è un evento la cui forza «rompe la barriera protettiva della psiche» → «belatedness»: esperienza dilazionata nel tempo: che sul momento non è integrata nel funzionamento normale della psiche e che si manifesta soltanto dopo, quando viene «rivissuta» (incubi, pensieri intrusivi, comportamenti compulsivi) u 1980: Post-traumatic stress disorder → PTSD: nuova categoria di disturbo psichico inclusa nel DSM (Manuale statistico e diagnostico dell’Associazione Psichiatrica Americana) → Trauma: evento «outside the range of usual human experience» (al di fuori della normale gamma delle esperienze umane) PTSD u Svolta decisiva: trauma provoca un disturbo che si definisce attraverso una serie precisa di sintomi (scientificità della psichiatria vs. vaghezza della psicoanalisi) u ↓ u Evento traumatico viene costantemente rivissuto → anestesia o ridotto coinvolgimento nelle interazioni con il mondo esterno; ipervigilanza; disturbi del sonno; senso di colpa; problemi di memoria, difficoltà di concentrazione; intensificazione dei sintomi se esposti a eventi o situazioni che rinviano all’evento traumatico u ↓ u Cf. Freud: intrusività dell’evento traumatico nel presente → disordine dell’esperienza temporale: il passato non è passato e minaccia di invadere il presente e di inghiottire il futuro u P.T.S.D.: nozione di trauma emerge nella coscienza pubblica → offre una diagnosi: dà un nome a un certo tipo di sofferenza e, così facendo, ne legittima l’esistenza e mette in atto una serie di protocolli di cura u Controversie: categoria che si vuole oggettiva MA è legata a un preciso contesto storico- politico: guerra del Vietnam → sintomi dei veterani : esperienza di soggetti maschi occidentali → altri tipi di soggetti: esperienza traumatica di violenza domestica subita dalle donne, di abusi sui bambini: «not outside the range» → singolo evento traumatico / esposizione ripetuta e cronica a un contesto traumatico → Herman: «Gli eventi traumatici sono fuori dall’ordinario non perché accadono raramente, ma perché travolgono la normale capacità umana di adattamento alla vita → «complex post-traumatic stress disorder» (C-PTSD), incluso nell’edizione 2017 del DSM : allargamento della definizione di PTSD TRAUMA STUDIES u Anni 1990: primo sviluppo dei «Trauma Studies» alla Yale University (U.S.A) → studi interdisciplinari (storia, letteratura, psicoanalisi) che cominciano a svilupparsi intorno alle testimonianza letterarie dei sopravvissuti all’Olocausto→ modello psicoanalitico del trauma: evento che non viene integrato dalla coscienza e viene poi costantemente rivissuto (Freud) u ↓ 2 u Evento traumatico è un vuoto, un’assenza → Freud: trauma = «belated experience», che si manifesta attraverso ciò che essa provoca, attraverso il suo «ritorno» costante nel presente di chi l’ha subita → trauma = fantasma che ritorna («haunting presence») u ↓ u C. Caruth: trauma = «unclaimable experience» («non rivendicabile»)→ «Unclaimable» = non direttamente rappresentabile → rappresentabile soltanto in maniera indiretta, attraverso i suoi effetti devastanti sulla psiche del soggetto → letteratura spazio privilegiato per l’espressione del trauma → specificità del linguaggio letterario, che non si limita alla comunicazione di informazioni, ma può imitare il trauma nei suoi effetti e trasmetterne l’esperienza ai lettori → ellissi, ripetizioni, disorganizzazione della struttura temporale del racconto → decostruzione della linearità del racconto NUOVI SVILUPPI u Modello psicoanalitico dei primi «trauma studies» molto produttivo ma molto criticato → critiche che hanno avviato tutta una serie di revisioni del modello originario e di nuovi sviluppi u - Olocausto: paradigma fondamentale dei primi trauma studies → evento traumatico per eccellenza che è stato percepito come la manifestazione di un male estremo e assoluto → unica risposta possibile è la sua constatazione → P. Levi: non si può comprendere Auschwitz, perché «com-prendere» vuol dire in qualche modo accettarne la logica; Adorno: dopo Auschwitz non si può più scrivere poesia, solo il silenzio è accettabile → Obiezioni: trauma generalizzato a tutta la storia umana → C. Caruth: «la storia può essere compresa solo nell’inaccessibilità dei suoi avvenimenti» → Storia: accessibile solo attraverso il trauma (= qualcosa che non si può integrare, capire e rappresentare) → perdita di importanza degli specifici problemi storici, delle strutture politiche e economiche che determinano l’oppressione e il trauma u - Esperienza del trauma è rappresentabile solo indirettamente → Obiezioni: narrazione del trauma: fondamentale strumento terapeutico (psicoanalisi) → racconti dei pazienti, testimonianze… → il linguaggio letterario (e più generalmente artistico) offre un accesso particolare e privilegiato al trauma, che ne riproduce l’impatto decostruendo la narrazione, ma non è l’unica modalità di rappresentazione → obiettivo delle narrazioni terapeutiche, delle testimonianze: produrre una narrazione chiara e lineare del trauma u -Trauma: modello individuale (impatto dell’Olocausto nelle singole testimonianze letterarie)→ Obiezioni: dimensione sociale e collettiva del trauma TRAUMA INDIVIDUALE E TRAUMA COLLETTIVO u Memoria collettiva: immagine di sé che uno specifico gruppo costruisce nel presente → trauma collettivo: storia di una sofferenza condivisa (persecuzioni, discriminazioni, schiavismo, pulizia etnica…)elaborata e accettata come parte della memoria collettiva → narrazione della memoria collettiva → selezione: accordo su che cosa è importante e cosa no, sul fatto che questa è la storia che racconta com’è andata → Trauma: dimensione politica che sfugge alla dimensione essenzialmente psicologica del trauma individuale u ↓ u Trauma non è necessariamente provocato da un particolare evento individuale → può essere determinato da una specifica struttura socio-culturale che agisce sui singoli esponendoli ripetutamente a un contesto traumatico (cf. C-PTSD) → es. razzismo, oppressione patriarcale → trauma si può e si deve rappresentare → non è destinato a rimanere un’assenza perché questo significherebbe rimanere prigionieri del trauma → 5 contenuta nelle strutture sociali e che, anche nelle società in cui sono stati conquistati i diritti civili fondamentali può rimanere profondamente radicata nelle mentalità e negli atteggiamenti u Italia: realtà di violenza sistemica è occultata dal discorso pubblico → femminicidi, violenze sessuali: «emergenza» = eventi tragici disconnessi dalle strutture socio-culturali della mentalità patriarcale che li produce u Testimonianze: sempre più numerose, le donne testimoniano di ogni sorta di abuso subito → blog femminista «Abbatto i muri», campagna #tuttacolpamia: «recupero collettivo di coscienza» → «Mentre condividete le vostre storie, pensate al perché vi è stato detto o avete pensato che fosse colpa vostra. Pensate alle frasi che sono state usate per indottrinarvi, educarvi a pensare che fosse colpa vostra. Pensate a quali atteggiamenti e quale mentalità vi ha messo nelle condizioni di diventare tanto vulnerabili e sole, perché quel #tuttacolpamia è un modo per isolarci e fare in modo che non comunichiamo le une con le altre. Perché tutto resti un segreto utile a tenere in piedi una struttura maschilista e misogina che ci vuole impreparate e vittime». V. ARDONE, OLIVA DENARO, 2021 u Ambientato nella Sicilia degli anni 1960 → contesto molto diverso da quello odierno, dove ancora vigevano esplicitamente le strutture della società patriarcale e dove ancora non esistevano le leggi dello Stato volte a tutelare i diritti delle donne u «Matrimonio riparatore»: stupro legalizzato →art. 544 del Codice penale: «Il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato» (in 20 nazioni del mondo sono ancora in vigore leggi simili → ONU: «Marry your rapist law») u ↓ u Articolo abrogato nel 1981, insieme a quello sul «delitto d’onore», che riduceva la pena per i femminicidi commessi in nome dell’«onore» dell’assassino e della sua famiglia; nel 1996 lo stupro non più definito come «reato contro la morale», ma riconosciuto come «reato contro la persona» u Storia del romanzo ispirata alla vicenda di Franca Viola: siciliana, prima donna ad aver rifiutato il matrimonio riparatore, denunciando lo stupratore → 1966: processo e condanna dello stupratore → simbolo della lotta per i diritti delle donne STRUTTURA E STILE u Narrazione lineare; 4 parti: I. parte 1960 → IV. parte 1981 u Narrazione in prima persona → narratrice autodiegetica che racconta la propria storia a partire dall’adolescenza fino all’età adulta u Incipit (p. 5): «La femmina è una brocca: chi la rompe se la piglia» → immagine ricorrente nel romanzo, che definisce l’identità sociale di Oliva: educazione e limiti imposti dalla società e dalla famiglia alle ragazze → «brocca»: reputazione di ragazza «per bene», verginità, che deve essere protetta; contrapposizione maschi / femmine → quello che Cosimino può fare e lei non può fare → «Non è una brocca, lui. Non si rompe. E se si rompe si rimette insieme»; «Io sono favorevole ai bagni di mare» → altra espressione ricorrente, che indica quello che Oliva vorrebbe fare e non può: espressione infantile, inglobata nella voce della narratrice adulta, che restituisce quella che era la sua percezione passata u ↓ u Progressivamente, la voce della narratrice si trasforma, diventa più consapevole e matura u 6 LA «SFORTUNA» DI ESSERE DONNA u p. 5: «Io ero più felice se nascevo maschio» → condizione di subordinazione e mancanza di libertà che raggiunge il culmine con lo sviluppo sessuale → pp. 8-9: «il marchese» → primo ciclo mestruale, che segna la definitiva trasformazione della vita delle bambine che diventano donne → immagine di sangue, accompagnata da paura e minaccia → spartiacque fra «prima» e «dopo» u ↓ Punto di vista di O. vs. coetanee → primo ciclo: rito di passaggio che legittima un’identità di genere le cui regole sono state interiorizzate dalle ragazze → orgoglio e accettazione delle regole: «Sembrano le galline di mio padre. Galline impettite «FEMMINILE SINGOLARE» u pp. 34-35: una donna sola non ha diritto di legittimità: deve essere sempre accompagnata e controllata dalle altre donne o da un uomo → società patriarcale che coalizza le donne fra di loro in funzione del controllo maschile, della loro subordinazione vs. maestra Rosaria: donna «sola», isolata nella società di paese perché non si conforma alle sue regole → frase del compito: «La donna è uguale all’uomo e possiede i medesimi diritti»; modello diverso di solidarietà femminile: «La grammatica serve anche a modificare la vita delle persone. (…) dipende da noi, il femminile singolare, anche da te» → «sorellanza»: solidarietà delle donne contro la società patriarcale, per modificarla e rendere possibile il «femminile singolare», la libertà di ogni singola donna u ↓ u Maestra Rosaria: modello di donna libera ancora inaccettabile → «sbrigugnata» = «svergognata» → senza vergogna, che non si conforma alle norme morali della donna «per bene» (vs. brocca integra) → p. 39 presa di parola : inizio di un doloroso cammino di consapevolezza → pp. 40-1: donne del paese = «galline impettite» → galline da sempre prigioniere: che non riescono nemmeno a immaginare cosa sia la libertà → rivendicazione della propria diversità: «Io sono Oliva Denaro» («femminile singolare») e, allo steso tempo, consapevolezza del ruolo sociale che le è destinato → eredità femminile (madre) «DONNA NON SI NASCE, SI DIVENTA» u S. de Beauvoir, Le deuxième sexe (1949) → differenziazione biologica uomini/donne si è tradotta in una spartizione socialmente inuguale di ruoli e poteri → rappresentazioni del «femminile» costruite per rafforzare e assicurare una posizione di dominio maschile → donna = «femmina» (oggetto del desiderio maschile, madre…) u ↓ u Identità e ruolo di genere : percezione che ciascuno ha di sé in quanto maschio o femmina e il sistema socialmente costruito intorno a queste identità → vs. sesso biologico: identità di genere può non coincidere con il sesso biologico; può coincidere con il sesso biologico ma non con il sistema socialmente costruito intorno ad esso → movimenti femministi: donne non si nasce (sesso biologico), si diventa → attraverso il ruolo sociale che è stato imposto e introiettato e che si tratta di rifiutare, costruendo una nuova identità di genere IMMAGINI MULTIMODALI u Presa di parola → nuova consapevolezza di Oliva → conflitto interiore u ↓ 7 u pp. 50-1: rifiuto del ruolo sociale → rappresentazione mimetica delle sensazioni del personaggio → come? Uso di una serie di «immagini multimodali»: immagini che evocano aspetti diversi della percezione → vista, ma anche udito, tatto, odorato, reazioni corporee, percezioni cinestetiche (movimenti) u ↓ u - ritmo della «litania» del Rosario → ripetizione della parola «vergine»: effetto psico-fisico («Il ritmo della preghiera mi schiaffeggiava»; «Mi si arricciarono le carni»)→ rifiuto di appartenenza alla comunità femminile: «Io non sono una brocca rotta» (cf. «vergine») → immagine visiva: facce identiche delle donne («dentro») vs. «fuori»: «il sole mi investì la faccia»; suono lella litania alle sue spalle u - movimenti: O. scatta in piedi, si volta, cammina lentamente verso la porta, esce e si mette a correre («Fortissimo») u ↓ u Effetto: lettore «fisicamente presente» nel mondo della storia → identificazione automatica, pre-conscia con le sensazioni del personaggio PRIMA IMMAGINE DEL TRAUMA u p. 52: rifiuto dell’identità di genere imposta → «Il mio corpo non voleva diventare quello di una femmina grande»; «cantilena» del Rosario = «battesimo» di O. da parte delle donne adulte del paese → «sciame di vespe che mi attaccava» u «le parole sono armi» → parole della «litania» («Vergine») ma anche, in prospettiva, le parole che O. è riuscita a pronunciare, il suo rifiuto di quell’identità in cui non si riconosce u ↓ u Immagine della maestra Rosaria: maestra che si muove in uno spazio diverso (grande città vs. piccolo paese) → libertà («lei camminava finalmente da sola»); ferita di quello che ha subito, che subirà anche O. rifiutando il ruolo che le viene imposto («Chissà se le punture di vespa bruciano ancora?»)→ «punture di vespe»: prima immagine del trauma DESIDERIO E PAURA u «Il mio corpo non voleva diventare quello di una femmina grande» → ma il suo corpo è già cresciuto → prima esperienza del desiderio sessuale: pp. 55-56 u «Lo vidi»: il lettore non capisce subito chi è «lui» → arancia: cf. p. 38 → figlio del pasticcere, mai nominato in questo passaggio e fin qui ancora privo di nome → arancia: immagine intorno a cui si cristallizzano il desiderio e la paura: rosso della polpa (cf. rosso del sangue mestruale); movimento del braccio di lui «come per agguantarmi»; O. prende la metà dell’arancia → sensazione di nausea e di desiderio («una fitta nella parte bassa del ventre»); passo avanti di lui che si avvicina → «profumo del gelsomino» (leitmotiv); meccanismo di difesa: altra «cantilena», altro tipo di «preghiera» (religione/educazione)→ movimento del braccio di O. che tira l’arancia contro di lui (rifugio in una dimensione infantile) → paura → di nuovo, corsa: eco della risata di lui; O. inciampa e cade «COLPA» E PUNIZIONE u p. 57: rosso dell’arancia – rosso del sangue mestruale → desiderio e crescita biologica rifiutata si sovrappongono u ↓ u Percezione ancora infantile di O.: è colpa del desiderio che ha provato se è diventata «una femmina grande» → «è stato lui a farmelo» → «lui»: maschio nemico, parte integrante del sistema che O. rifiuta (cf. p. 38: «La sbrigugnata!») → immagine simbolica che rinvia a uno 10 Dopo u p. 159: «Poi tutti i sensi si spengono uno a uno e non sento più nulla» → reazione post- traumatica»: alienazione → pp. 160-1: corpo non più suo; vomito; odore del corpo di lui che «non viene mai via, si è fuso nella carne» u Personaggio/Lettore: la scrittura riesce a portare il lettore oltre il trauma del personaggio → «la frattura è dentro. Sono una brocca rotta» : trasformazione dell’immagine della brocca rotta → qui: non più solo segno della condanna sociale, ma del trauma subito → ricontestualizzazione offerta al lettore: O. non è colpevole, ma vittima u Arrivo dei carabinieri → liberazione di O. → padre: p. 163 → figura di sostegno che, di nuovo, infrange le regole della società patriarcale (cf. vicenda Franca Viola) Verso una rinascita u Madre → matrimonio riparatore: p. 182 → padre: libertà di scelta; rifiuto di O.: scarpe = costrizione → «Io non posso andare avanti» / sollievo fisico → NO: di nuovo non pronunciato (cenno della testa; qui, volta le spalle «e riprendo a camminare, scalza, in direzione contraria») → solo più tardi No finalmente esplicitato (p. 202) u Matrimonio riparatore / Denuncia → padre; maresciallo: p. 187 (articolo del Codice penale) → p. 188 u Solidarietà: padre di Liliana (comunista); avvocato (p. 216); Liliana; Maddalena: p. 209 → «femminile plurale»: p. 222 u Processo: pp. 244-5 → tribunale – chiesa → matrimonio riparatore / giustizia; trasformazione di O. / immobilità di Paternò MA: trasformazione = perdita → cammino di O. l’ha condotta verso una rinascita, ma non ancora fuori dal trauma Parte IV u 1981: ellissi → sono passati 20 anni dal processo u Narrazione a due voci, a capitoli alternati: padre – Oliva → ritmo: dialogo immaginario → all’inizio di ogni capitolo, la voce narrante comincia riprendendo un elemento del racconto che conclude il capitolo precedente (es. pp. 252-3) u Racconto che colma il vuoto dei 20 anni passati dal processo, integrando il punto di vista di O. con quello del padre → P. è stato assolto, non c’è stata giustizia MA il percorso di trasformazione che ha portato O. fino al processo ha posto le basi per un vero cambiamento → O. ha ripreso gli studi che la madre le aveva fatto interrompere (altra forma di violenza) e si è diplomata; ora fa la maestra e dopo molti anni passati lontano è tornata nel suo paese e ha sposato Saro, amico d’infanzia / famiglia: fuggita dal paese, dove non aveva più niente u Inizio IV parte: famiglia di O. torna a farle visita nella sua nuova casa al paese Fuori dal trauma u pp. 253-4: «Ero una zolla riarsa e isterilita» → percorso per uscire dal trauma richiede tempo, e «altre voci che si sommano alla tua» e «la partenza e anche il ritorno» → voci dell’avvocato, di Liliana, di Maddalena, di Saro; partenza e ritorno al paese → ora, questo percorso di guarigione deve essere portato a termine → ricongiungimento alla sua famiglia dopo la frattura del trauma u Ultimo incontro con Paternò → pp. 284-5: «altre voci che si sommano alla tua» p. 254) → «ci sono volute donne più combattive di me e tanti altri ‘no’, gridati più forte del mio»: «femminile plurale»; pp. 290-1: O. compra una cassata per la cena con la sua famiglia (torta che O. ha rifiutato il giorno del suo primo «no») → O. non ha più paura, non si sente 11 più colpevole → rivendicazione, di fronte al suo stupratore, della sua libertà di desiderare e di scegliere u ↓ u Termine del percorso di guarigione («working out») → p. 291: corsa (infanzia, libertà) vs. trauma = perdita Conclusione u p. 295: trauma = assenza: qualcosa che non si può dire e che ingoia chi lo subisce → O. ha «attraversato il silenzio»: ha detto no, ha denunciato, ha parlato al processo; è corsa via dal ricordo (partenza dal paese vs. ultima corsa) → guarigione: «prendere parola» (scrittura = testimonianza) u Dimensione collettiva del percorso di guarigione → «È molto affollata questa tavola, ci sono anche gli assenti»: non solo la famiglia, non solo i personaggi che hanno combattuto a fianco di O., ma anche tutte le altre donne → «femminile plurale» → p. 220: «La politica la facciamo tutti, in un modo o nell’altro, ogni cosa è politica: le nostre scelte, quello che siamo o non siamo disposti a fare per noi e per gli altri» → pp. 296: O. alla nipote adolescente, che le chiede se si è pentita di essersi ribellata → il «no» di O. è una parte di una storia più grande, che riguarda tutte le donne e che si trasmette a quelle delle generazioni successive u pp. 297-8: 1981= data simbolica → abrogazione matrimonio riparatore e delitto d’onore: percorso individuale di O. (e di Liliana) incrocia quello della storia collettiva delle lotte per i diritti delle donne u Fotografia: cf. pp. 28-9 → prima percezione problematica di sé donna; dopo lo stupro l’ha strappata: frattura con il «prima» (cf. p. 259) → ora la ferita è guarita, lo strappo ricucito: «è come vedermi nello specchio. Sono ancora io» LETTERATURA POSTCOLONIALE POST COLONIAL u Termine che si è diffuso a partire dalla fine degli anni 1980 → B. Ashcroft, G. Griffiths, H. Tiffin, The Empire Writes Back, 1989: la vita di più di 3/4 delle persone nel mondo è stata determinata dall’esperienza del colonialismo → effetti profondi di questa esperienza sulle strutture politiche e economiche del mondo contemporaneo → ma è la letteratura dei paesi che hanno subito la colonizzazione che offre la principale espressione di come questa esperienza abbia strutturato la percezione di sé e del mondo u - «Post-colonial»: «post» / «colonial»: accezione avversativa → post = «contro»: letteratura = strumento di lotta → «The Empire Writes Back» → decostruire l’eredità del colonialismo u - «post»: «dopo» → non solo letteratura che si sviluppa dopo la fine del colonialismo, ma anche analisi delle rappresentazioni coloniali nella letteratura occidentale → come sono stati rappresentati gli «altri» e l’«altrove» dei territori coloniali? → E. Said, Culture and Imperialism, 1993: la letteratura ha avuto un ruolo fondamentale nel dare forma all’ideologia coloniale, nel farla diventare parte integrante delle strutture di riferimento occidentali → «il potere di narrare è uno dei legami fondamentali fra cultura e imperiaiismo» «Commonwealth Literature» e «Francofonia» u «Postcoloniale»: indica tutte le culture toccate dal colonialismo, dal momento della colonizzazione fino a oggi → nonostante le specificità delle singole culture esistono aspetti 12 fondamentali comuni a tutte → approccio trans-culturale che parte dall’esperienza comune della dominazione coloniale u «Postcoloniale» vs. : u - «Commonwealth Literature»: letteratura delle ex colonie britanniche → letteratura anglofona; legami economici, politici e culturali formalizzati dal Commonwealth: associazione di 54 stati indipendenti creata nel 1949 (decolonizzazione) u - «Francofonia»: letteratura in francese prodotta fuori dalla Francia (ex colonie, ma anche paesi francofoni occidentali); legami economici, politici e culturali formalizzati dall’O.I.F. , creata nel 1970 u ↓ u Approcci che partono dall’idea di una eredità «positiva» del colonialismo → lingua, cultura, legami politici e economici → presunta «fratellanza» che cancella la realtà dell’oppressione coloniale Critiche e superamento u - S. Rushdie, Commonwealth Literature Does not Exist, 1984 → gli scrittori definiti «del Commonwealth» hanno sempre rifiutato questa appartenenza; categoria creata per preservare la «lettera inglese», la «grande creatura sacra» → «ghetto»; «Se abbandonassimo questa categoria vedremmo che esiste una comunanza fra le letterature in lingue diverse che emrgono in quelle parti del mondo che potremmo chiamare ‘meno potenti’. È possibile cominciare a teorizzare fattori comuni fra scrittori provenienti da queste società e dire che molto di ciò che si produce di nuovo nella letteratura mondiale viene da questo gruppo» → «Commonwealth Literature should not exist» u - C. Spitz, Sur la francophonie: La francofonia è un’«impostura», «una rete intessuta attraverso il mondo per riunire popoli che non hanno nulla in comune», «un concetto utilizzato per agglomerare e addormentare gli animi in un’eterna gratitudine» → «significa essere debitori alla Francia per averci dato la lingua francese», ma «io mi sono liberata della francofonia non sentendomi debitrice allo stato colonizzatore per la lingua francese: è la storia che me l’ha data» → «Non mi sento legata ai parlanti francesi con il pretesto della francofonia. Non mi sento legata ai pensanti francesi con il pretesto di una lingua comune. Mi sento deliberatamente legara a tutti i colonizzati del mondo, a tutti coloro che hanno subito la ferita del colonialismo, perché la loro storia è la mia, la loro ferita è la mia» Lingua u Educazione → sistema educativo organizzato dal potere coloniale → veicolo essenziale della lingua e della cultura dominante → in epoca coloniale e negli anni immediatamente successivi alla decolonizzazione l’acquisizione della lingua del dominatore equivale all’acquisizione di uno statuto sociale privilegiato, élites locali che si uniformano all’egemonia occidentale → sviluppo di una letteratura indipendente implica un processo di reale appropriazione della lingua e della scrittura, adattandole a nuove esigenze u Lingua: trasformare la lingua ereditata da strumento di sottomissione a strumento di potere → «prendere la parola» = «prendere il potere» (cf. The Empire Writes Back →«prende la parola» = scrive → potere passa necessariamente attraverso la scrittura)→ la lingua dello scrittore postcoloniale non può più essere la stessa del dominatore: lavoro sulle strutture grammaticali, morfologiche, sintattiche, lessicali della lingua ereditata : u - lingua nuova che permette di descrivere una realtà per cui l’Occidente non ha parole vs. sentimento di alienazione interiorizzato dal soggetto coloniale («displacement»): 15 A. Roy, Il dio delle piccole cose Arundhati Roy: scrittrice indiana, attivista impegnata nel campo dell’ambiente e dei diritti umani The God of Small Things: pubblicato nel 1996; 1997 riceve il Booker Prize STRUTTURA u 2 linee narrative principali che si intrecciano → due temporalità principali: eventi accaduti durante due settimane nel 1969 e ciò che accade 24 anni dopo, nel 1993 u ↓ u Storia: 3 generazioni → storia della nazione postcoloniale dall’epoca della dominazione inglese (I generazione) ai giorni nostri (II e III generazione) → Racconto: temporalità lineare della successione delle generazioni è cancellata dall’intrecciarsi delle due linee temporali: passato (1969) e presente (1993), all’interno delle quali si inserisce anche il racconto di eventi che risalgono a un passato più lontano, quello coloniale u ↓ u Temporalità «ibrida»: miscela di tempi diversi, dove immagini, storie e sensazioni del passato si mescolano costantemente con il racconto del presente e di ciò che avverrà nel futuro → tempi diversi diventano simultanei, multipli, ambigui → il passato (anche quello della dominazione coloniale) non è mai davvero passato, ritorna a invadere il presente → trauma dà forma al tempo del racconto Narrazione u Narratore eterodiegetico onnisciente che si nasconde dietro le voci e i punti di vista dei personaggi → situazione figurale u ↓ u Molteplicità di voci che offrono punti di vista specifici ma che raccontano a partire da una posizione che non è solo quella limitata dei singoli personaggi ma anche quella del narratore onnisciente u ↓ u Testo – lettore: u - eventi traumatici raccontati per frammenti: elisione dell’evento traumatico, non integrato e elaborato dai personaggi, situa il lettore nella loro stessa posizione: percezione del lettore = percezione dei sintomi del trauma che vivono i personaggi u - racconto attiva meccanismi di comprensione «sensoriale» della storia (vs. comprensione astratta), che rendono fisicamente tangibili sensazioni e percezioni dei personaggi Identificazione e distanza u Identificazione del lettore con l’esperienza traumatica dei personaggi → MA u - i lettori non hanno realmente sperimentato gli eventi traumatici, attraverso la lettura ne sperimentano soltanto i sintomi u - la presenza del narratore eterodiegetico onnisciente offre al lettore uno «spazio di sicurezza» rispetto all’esperienza dei personaggi → posizione che non è accessibile a nessuno dei singoli personaggi → molteplicità di voci e prospettive offre al lettore una visione più completa della storia di quanto abbia ogni personaggio u ↓ u - contestualizzazione dell’esperienza traumatica → l’insieme delle voci narrative guida il lettore, che progressivamente ricompone i frammenti della storia vs. personaggi, prigionieri della frammentazione del trauma → essenza del trauma: non poter 16 contestualizzare, non avere un quadro di riferimento esterno, non riuscire a immaginare un testimone che osserva e registra → lettore = testimone empatico Famiglia → personaggi I generazione Mammachi Pappachi Baby Kochamma (sorella) II generazione Ammu e Chacko ↓ ↓ III generazione Rahel e Estha Sophie Mol ↓ (punto di vista predominante: protagonisti RAHEL E ESTHA) INCIPIT u Racconto comincia 24 anni dopo gli eventi traumatici → ritorno di Rahel ad Ayemenem, nella casa della sua infanzia, dove gli eventi traumatici hanno avuto luogo u pp. 11-12 → Descrizione: u - precisa ricercatezza degli aggettivi → attivazione delle percezioni sensoriali del lettore → rappresentazioni mentali che rendono lo spazio fisicamente tangibile u - descrizione dinamica u - descrizione funzionale alla narrazione: «Pioveva quando Rahel tornò ad Ayemenem» u ↓ u Ripresa della modalità descrittiva → focalizzazione su Rahel: «La casa sembrava vuota (…)» → «Plymouth azzurrocielo»: primo frammento del passato che irrompe nel presente → «azzurrocielo»: parola che traduce la percezione che R. bambina aveva di due parole separate, «azzurro cielo» RAHEL E ESTHA u pp. 12-13 u Gemelli → «pensavano a loro due insieme come Io»: unica soggettività → «separati nel corpo ma con due identità fuse insieme» →«mindreading» in senso letterale: non solo legame empatico, ma annullamento dei confini fra due individualità separate u ↓ u Esperienza comune del trauma → non solo degli eventi vissuti insieme, ma anche di quelli vissuti separatamente: «Uomo delle Limonate», sandwich di Estha sul postale per Madras → altri frammenti del passato traumatico che irrompono nel presente di Rahel u ↓ u «Adesso»: dopo il trauma, dopo la separazione → «Io» è diventato «Loro» : dissociazione → effetto della separazione traumatica: → legame di R. con E. non è stato elaborato e integrato nel processo di crescita come un «Noi» che comprende due identità separate, ma è diventato una perdita dolorosa e irrecuperabile → una parte fondamentale di sé che non può essere integrata nello sviluppo individuale: «Loro» → fusione originaria vs. identità separate dal trauma→ «Margini, Bordi, Orli, Confin, Frontiere e Limiti»: immagini cariche di valenza negativa → «una banda di folletti maligni» u Prolessi: morte di Ammu INFANZIA u Racconto del trauma elaborato soprattutto attraverso il punto di vista dei gemelli bambini 17 u Qui: all’interno del punto di vista di R. adulta è già contenuto quello di R. e Estha bambini → come?: attraverso una strategia linguistica che veicola la maniera in cui i bambini organizzano l’esperienza → uso delle maiuscole: «la vita era piena di Inizi e non conosceva Fine, e Tutto era Per Sempre» → esperienza assimilata e compresa attraverso l’uso di categorie generali, segnalate dalle maiuscole → strategia linguistica che nel romanzo segnala anche e soprattutto l’esperienza del trauma → qui l’ «Uomo delle Aranciate»: riferimento al primo della catena di episodi che compongono l’insieme dell’esperienza traumatica narrata u Violenze piccole e grandi che si producono all’interno del mondo adulto e che si ripercuotono sui bambini sono osservate e «comprese» dai bambini stessi→ racconto dell’esperienza del trauma è così più tangibilmente violento MA il punto di vista infantile offre anche una sorta di «isolante» rispetto alla violenza narrata → spazio «innocente» all’interno del quale la violenza adulta può essere rielaborata dal gioco linguistico e «tenuta a bada» u Infanzia: spazio simbolico di un «prima» dove «Tutto era Per Sempre» vs. età adulta: consapevolezza della morte: «adesso» i gemelli hanno la stessa età di quando è morta la loro madre → «Non vecchi. Non giovani. Ma vitalmente morituri» → passaggio verso l’età adulta è di per sé traumatico: tragica caduta nell’universo della Storia (cf. tradizione della coming-of-age story) ANALESSI, PROLESSI, ELLISSI u pp. 11-13: ritorno di Rahel ad Ayemenem → «adesso» u ↓ u Analessi: frammenti di ricordi del passato che però assumono nel racconto funzione di prolessi → anticipano eventi che verranno raccontati in seguito ma che per il momento non vengono spiegati, né contestualizzati → temporalità del trauma u pp. 13 – 19: temporalità lineare → racconto in ordine cronologico di alcuni eventi legati all’esperienza traumatica del passato MA questa serie di eventi non è legata nel racconto da rapporti di causa-effetto → ellissi: non viene raccontato che cosa li ha provocati e come sono legati tra di loro → lettore si trova davanti al racconto di eventi isolati, frammentari, che contengono qualcosa di tragico e violento ma che non possono essere contestualizzati all’interno di una narrazione lineare → scrittura del trauma u Ritorno alle origini: nascita dei gemelli → funerale di Sophie Mol; Ammu e i gemelli alla stazione di polizia; «restituzione» di Estha (separazione dei gemelli) IL FUNERALE DI SOPHIE MOL: PP. 14-15 u p. 14: narratore → convinzione dei gemelli: «Erano anche convinti che…» → «Il Governo non pagò il funerale di Sophie Mol, perché lei non era morta sulle strisce pedonali»: scompare la mediazione del narratore e la sua voce ingloba direttamente il punto di vista dei gemelli (situazione figurale) → effetto sul lettore: continuità del pensiero infantile ma frattura improvvisa che introduce nell’universo innocuo delle credenze infantili una puntuale situazione tragica → punto di vista dei gemelli: u - percezione dei dettagli dell’abbigliamento di Sophie Mol nella bara (dettagli che, come verrà raccontato in seguito, segnano in R. e E. la percezione della «differenza» e delle particolarità che ai loro occhi definiscono la loro cugina inglese) vs. «faccia pallida e rugosa» → confronto traumatico con il corpo morto di una coetanea (topos della coming- of-age story); prolessi: S.M. è morta annegata 20 IL «GRANDE DIO» E IL «PICCOLO DIO» u «Non sapeva che in certi posti, come quello da cui veniva Rahel, diversi tipi di disperazione si contendevano il primato» → dimensione specificamente postcoloniale del trauma u ↓ u Interazione fra trauma individuale e trauma collettivo → «Grande Dio»: dimensione collettiva della storia, che «ululava come il vento rovente ed esigeva adorazione» → violenza della storia che travolge tutto, incurante delle vite individuali: «il tempio del vasto, violento, volteggiante, incalzante, ridicolo, pazzo, velleitario tumulto generale di una nazione», di fronte a cui «il tumulto dentro una persona si abbandonava sfinito» u Vs. u «Piccolo Dio»: immagine complessa e contraddittoria che rinvia al titolo stesso del romanzo: Il dio delle piccole cose IL DIO DELLE PICCOLE COSE u «Piccolo Dio»: dimensione privata e limitata dell’esistenza vs. dimensione pubblica e collettiva u ↓ u Dimensione del trauma individuale, percepito dai soggetti come «irrilevante» all’interno del trauma collettivo → «Assuefatto alla continua conferma della sua irrilevanza, diventava flessibile e indifferente. Niente contava molto. Molto contava niente. E niente era mai abbastanza importante. Perché erano successe Cose Peggiori» → contesto postcoloniale «sospeso per l’eternità fra il terrore della guerra e l’orrore della pace»: assuefazione all’esposizione continua a un contesto traumatico → cf. meccanismi difensivi di Rahel e Estha che si rinchiudono in un mondo privato più sicuro di quello della vita reale u MA u Il «Piccolo Dio», «accogliente e modesto, privato e limitato», può essere trasformato in uno spazio di resistenza di fronte alla violenza della storia → nonostante rischi sempre di essere travolto dal «Grande Dio» («se ne fuggiva scottato»), il «Piccolo Dio» riesce a scappare, «ridendo quasi stupito della propria temerarietà», «rideva con la sua risata vacua e se la filava via allegramente» u Silenzio di E. – vuoto nello sguardo di R.: alienazione = traccia di quell’«Io» comune perduto LE PICCOLE COSE u p. 22: Estha → accudimento del cane morente → riflesso negli occhi lucidi del cane morente (finestra → cielo → uccello: «mise en abyme», cf. slide 7) → piccolo frammento salvifico di realtà vs. trauma: E. «immerso nell’ «odore di rose vecchie», «insanguinato dal ricordo di un uomo fatto a pezzi» (cf. p. 16) → «il fatto che qualcosa di così fragile, di così insopportabilmente tenero fosse sopravvissuto, avesse avuto il permesso di esistere, sembrava un miracolo» → «piccole cose»: fragile spazio salvifico, dove nonostante tutto, si possono preservare le cose importanti (legami affettivi e contatto con la natura) u p. 12-13: memoria traumatica di Rahel → «E queste sono solo le piccole cose»: trauma fatto non solo di grandi eventi collettivi, ma delle mille ripercussioni che la violenza della storia ha sulla vita degli individui → massacro di Velutha: nucleo dell’esperienza traumatica di R. e E. è il prodotto di una violenza più vasta; a sua volta, il massacro di Velutha è l’evento culminante di una catena di eventi traumatici che lo producono e che da esso sono prodotti → «piccole cose» che costruiscono l’esperienza del trauma 21 STORIA VS. NATURA u p. 22-23: passeggiate di Estha → descrizione funzionale: trasformazione di Ayemenem nei 23 anni passati u ↓ u Fiume: ruolo centrale nella storia → «adesso»: il fiume «puzzava di merda e dei pesticidi portati dai prestiti della Banca Mondiale. I pesci erano morti quasi tutti. I pochi sopravvissuti avevano le pinne marce ed erano pieni di pustole» → prima immagine che rinvia a uno dei temi centrali del romanzo: violenza della Storia colpisce non soltanto gli esseri umani, ma anche l’ambiente naturale → tema ricorrente nella letteratura postcoloniale: Natura segnata dalle ferite della dominazione coloniale prima e della politica degli stati nazionali poi → trauma: distruzione dell’ambiente che impatta in maniera diretta sulle vite delle persone u p. 40: descrizione della casa, punto di vista di R. → legame originario della casa con il fiume è stato rescisso: «Dalla finestra non si vedeva più il fiume» → ritratti di famiglia sono stati spostati: non guardano più verso il fiume, ma verso la strada → famiglia dell’élite locale, simbolicamente associata alle politiche governative responsabili della distruzione ambientale → ritratto della bisnonna: «mise en abime» → percezione di Rahel: nonostante tutto il legame è ancora lì → «la casa conservava ancora un senso di fiume (…)» → ricordo legato al trauma, ma anche memoria necessaria di cosa c’era e di cosa è stato distrutto «IBRIDITÀ» u p. 41: «Conserve & Composte Paradiso» → titolo del capitolo → rovine della piccola fabbrica creata da Mammachi → analessi: marmellata di banane illegale: prima immagine che pone simbolicamente una delle questioni essenziali intorno a cui ruota il romanzo → «troppo liquida per essere marmellata, troppo densa per essere gelatina. Una consistenza ambigua, dissero, inclassificabile»: «ibridità» («hybridity») → letteratura postcoloniale, identità ibride u ↓ u Forza trasgressiva che infrange divieti, limiti e classificazioni → forza positiva e inevitabile, che produce e costruisce (marmellata illegale che è all’origine del successo commerciale di Mammachi), ma anche forza distruttiva che dà origine al trauma → «C’era stato un tempo in cui gli zii erano diventati padri (…) Un tempo in cui l’impensabile era diventato pensabile e l’impossibile era successo davvero» u Dimensione collettiva (Stato, leggi, istituzioni → potere) impone divieti e limiti vs. dimensione individuale destinata a infrangerli → «Tutti loro avevano infranto delle regole, tutti loro avevano sconfinato in territori proibiti» u Gemelli: identità ibrida («Io») offre loro capacità di resilienza di fronte al trauma, ma è anche ciò che alla fine impedirà loro di uscirne; identità ibrida e procedimenti classificatori del loro linguaggio u Racconto = mescolanza di tempi che infrange i limiti posti dalla storia → narrazione ibrida che veicola l’esperienza distruttiva del trauma e allo stesso tempo consente di elaborarlo, produce significato IL MASSACRO DI VELUTHA u pp. 41-43: «Un tempo in cui l’impensabile era diventato pensabile e l’impossibile era successo davvero»: «eccesso» di realtà dell’esperienza traumatica → «La polizia trovò Velutha ancor prima del funerale di Sophie Mol»: ritorno agli eventi del passato → 22 «eccesso» di realtà che segna il culmine dell’esperienza del trauma: uccisione di Velutha → altri frammenti di storia che si aggiungono alla successione di quelli già raccontati u ↓ u Cattura di Velutha prima del funerale di S.M.: ellissi: a chi appartengono le precise percezioni visive, tattili, olfattive riportate dal narratore? (associazione → cf. pp. 18-19) → «Quando tutto fu finito» → ellissi: morte di Velutha → «Restittuzione» di Estha: cf. p. 13 (sandwich al pomodoro) + altri dettagli, «piccole cose» (baule, le scarpe beige a punta nella borsa da viaggio, thermos), «E delle immagini terribili nella testa» → memoria del trauma = del massacro di Velutha → ritorno dell’immagine olfattiva (cf. p. 16) + altri dettagli → ruolo di Estha nella vicenda: «Sì, è stato lui» → frammento devastante di memoria che, nonostante tutti i suoi sforzi, E. non può cancellare DOVE COMINCIA QUESTA STORIA? u pp. 43-44: chiusura del capitolo → narratore assume i tratti del tradizionale narratore eterodiegetico onnisciente che tiene in mano tutte le fila della storia, senza nascondersi dietro il punto di vista dei personaggi (situazione autoriale) u Narratore che riflette sulla sua storia → dove comincia la storia? → «da un punto di vista strettamente pratico»: arrivo di S.M. = evento che dà il via a una serie di cambiamenti radicali che costituiscono l’esperienza traumatica che ha condizionato «l’esito di vite intere» → funzione della narrazione: recuperare i frammenti della memoria di quegli eventi = «resti tratti in salvo da una casa incendiata», conservarli, rimetterli insieme e spiegarli → dare un senso alla memoria traumatica ricostruendo «lo scheletro sbiancato di una storia» (quello che il racconto ha cominciato a fare in questo primo capitolo) u MA → allargamento della prospettiva a comprendere il contesto sempre più vasto entro cui questi eventi si situano e assumono senso → specifico contesto storico e politico → natura universalmente umana delle vicende narrate: «tutto cominciò davvero nei giorni in cui furono fissate le Leggi dell’Amore» → vicende che non fanno che ripetere il conflitto di forze che regola la vita degli esseri umani in ogni società: Legge / Amore; Divieto / Trasgressione; esigenze sociali / bisogni individuali LE «LEGGI DELL’AMORE» u p. 44 → «leggi che stabiliscono chi si deve amare, e come. E quanto» → al centro del racconto: storia d’amore proibita fra Ammu e Velutha u Velutha appartiene alla casta degli «Intoccabili» («dalit») → sistema delle caste: antica divisione gerarchica della società induista in 4 gruppi → al livello più basso gli «intoccabili»: lavori più umili, prima dell’indipendenza sistema di regole rigide per cui erano letteralmente «non toccabili» dai membri delle caste superiori; sistema mantenuto durante il periodo coloniale e, in maniera più nascosta, anche dopo l’indipendenza e fino ad oggi u Ammu appartiene alla ricca comunità cristiana ortodossa, vicina al potere britannico durante il periodo coloniale u ↓ u Amore fisico fra Ammu e Velutha vs. «intoccabilità» di V. INTERTESTUALITÀ u Amore proibito: topos letterario antichissimo e transculturale u ↓ 25 u - Pappachi «Entomologo Imperiale» → legame della famiglia con il potere britannico → marito di Ammu impiegato in una piantagione di tè gestita da una compagnia inglese → A. vittima della violenza del potere coloniale (corpo di A. come strumento di scambio), di quella di suo marito e di quella di suo padre u ↓ u Struttura del potere patriarcale che si intreccia con quello politico e si trasmette di generazione in generazione → complicità di Mammachi in questa struttura / rivolta di Ammu: divorzio, perdita del suo «Locus Standi», rivendicazione del suo desiderio → relazione proibita, trasgressiva con Velutha AMMU E VELUTHA u Soggetti «subalterni» all’interno delle strutture di potere della società u ↓ u Sentimento di rivolta di Ammu → sentimento di rivolta di Velutha: pp. 87-88 → parzialmente convogliato nella militanza in un gruppo comunista (1957 Partito Comunista vince le elezioni nel Kerala → frammentazione del partito → «naxaliti»: frangia ribelle) u Desiderio fisico è il motore della storia d’amore fra Ammu e Velutha, ma in questo desiderio è convogliata una dimensione politica (vs. amore proibito di Bollywood)→ rabbia, esasperazione di fronte ai diritti sistematicamente negati → dimensione politica che però trova espressione a livello individuale, nell’amore che infrange le leggi (vs. organizzazioni collettive) → trasgressione = «insolenza» (Velutha) e «indomabilità» (Ammu) → cf. «Piccolo Dio»: «temerarietà» LA CASA DELLA STORIA, PP. 62-64 «Anglofilia» → eredità del passato coloniale (cf. Pappachi) u Categorizzazione (vs. mescolanza) → dizionario: «disporre» → storia coloniale li ha «messi nella condizione conveniente per fargli amare gli inglesi» = li ha «rivolti nella direzione sbagliata» → ammirazione per i loro conquistatori li ha «intrappolati fuori dalla loro storia», ne ha cancellato le tracce u ↓ u Identità postcoloniale = casa nella notte, con le luci accese e «gli antenati dentro che sussurrano» → tracce della propria storia ombre e sussurri → «perché siamo stati chiusi fuori» (p. 64) → alienazione: desiderio di assomigliare ai conquistatori (anglofilia) e disprezzo di sé stessi → guerra vinta (indipendenza) e persa → colonizzazione dell’immaginario: «Guerra dei Sogni» u Categorizzare: proteggersi dalla confusione → «anglofilia» → «disprezzare»: segno della confusione fra sé e gli «altri» (i conquistatori) → «Non apparteniamo a nessun posto» (Chacko: personificazione di questa non appartenenza) LA CASA DELLA STORIA, PP. 63-65 u p. 64: Storia vs. storie individuali → cf. Grande Dio – Piccolo Dio → condizione permanente di alienazione dalla propria identità, identità collettiva «prigioniera» del passato coloniale → storie individuali diventano irrilevanti, «mai abbastanza» → cf. sono successe «Cose Peggiori» u Storia della dominazione coloniale e dell’eredità dell’alienazione postcoloniale inserite in una prospettiva più vasta (cf. pp. 43-44) → «nulla più di un battito di ciglia della Donna Terra» → prolessi: «Più tardi» → eventi traumatici non ancora avvenuti → «luccichio» → parole: parte integrante della rete di emozioni e percezioni che il testo, attraverso la 26 focalizzazione sui bambini, mira ad attivare nel lettore → immagine mentale del suono della parola che rinvia a un significato e non a un altro, inadatta a esprimere il trauma u «Casa della Storia»: metafora nel discorso di Chacko → p. 63: gemelli → spazio concreto: casa di Kari Saipu → intertestualità: Conrad, Heart of Darkness → Kurtz – Kari Saipu : simbolo del «cuore di tenebra» dell’Occidente e della dominazione coloniale vista con gli occhi dell’Occidente → ironia: testo postcoloniale si appropria dei simboli della letteratura coloniale → A. Roy: «Noi, i personaggi del libro, non siamo gli Uomini Bianchi che hanno paura del Cuore di Tenebra. Siamo quelli che ci vivono, quelli senza storie» ; poi anche allargamento del simbolo originario → Casa della Storia diventerà il simbolo del potere nella nazione postcoloniale LA CASA DELLA STORIA, PP. 65-66 u «incombente nel Cuore della Tenebra» → «in The Heart of Darkness» u ↓ u «Allora non sapevano che» →futuro anteriore: prolessi → evento traumatico non ancora avvenuto: Casa della Storia = spazio centrale del racconto → spazio simbolicamente proibito (cf. discorso di Chacko) = spazio dove finisce l’infanzia → caduta dall’eterna innocenza del «per sempre» nel divenire e nella violenza della Storia («mentre la Storia si rivelava loro nella veranda posteriore») u Leggi della Storia e ciò che paga chi le infrange → quale prezzo hanno pagato i gemelli per essersi trovati lì dove non dovevano andare con «un uomo che non dovevano amare»? → «L’odore della storia»: sensazione olfattiva di cui non riusciranno più a liberarsi → odore di «vecchie rose nella brezza»: traccia indelebile, che rimane nonostante tutti i tentativi di dimenticare quello che era accaduto → traccia che resiste a ogni tentativo di contestualizzazione («battito di ciglia della Donna Terra») e di minimizzazione (erano successe e continuavano a succedere «Cose Peggiori») CAP. 3: PRESENTE u Alternanza linea narrativa del presente e del passato u p. 100: «adesso» → decadenza della casa di Ayemenem (castello assediato dalla sporcizia) u p. 101: Baby Kochamma, TV → cf. «guerra dei sogni» → «grandi sogni e sogni piccoli» → presentatore famoso / cantante di strada → «Grande Uomo Laltain, sahib, Piccolo Uomo Mombatti» → chi ha potere vs. chi non ce l’ha u pp. 103-105: primo incontro di Rahel e Estha adulti: u stanza di Estha – stanza di Ammu: presente / passato («Un tempo») → «stanza d’ospedale», asettica, ripulita dei ricordi (cf. piovra-aspirapolvere) → «unico segno di una volontà attiva»: eliminare le tracce della memoria traumatica → MA: sguardo di Rahel → la stanza si riempie degli oggetti legati al trauma → «Gli spettri terribili di giocattoli impossibili-da-dimenticare» → trauma = spettro, fantasma del passato che ritorna costantemente a infestare il presente → ritorno di Rahel: crollo delle difese di Estha, confusione, mescolanza passato - presente ESTHA E RAHEL ADULTI u Focalizzazione → pp. 103-4: Estha attraverso sguardo di Rahel ; p. 104: Rahel attraverso racconto non focalizzato + altri punti di vista (ginecologo, marito) ; p. 105: Estha attraverso sguardo di Rahel u Sguardo di Rahel su Estha → presente: percezione della loro separatezza e, allo stesso tempo, memoria della loro non separatezza → processo che si elabora attraverso la 27 percezione dei dettagli del corpo nudo di Estha adulto → corpo attraente di «un estraneo, nudo, incontrato per caso» → «madre che esamina il suo bambino bagnato» : traccia, nella mente di Rahel adulta, del corpo di Estha bambino → ricerca di tracce di sé stessa nel corpo adulto di Estha → «gemellitudine» → origini: «prima che iniziasse la Vita», insieme a nuoto «attraverso la vagina della loro bella madre» u ↓ u «Sorella fratello», «Donna uomo», «Gemello gemello» → categorie diverse, irriducibilmente e dolorosamente polarizzate vs. fusione originaria dei R. e E. bambini → caduta traumatica fuori dall’infanzia: separazione = trauma che ha impedito di elaborare il processo di crescita e di individualizzazione (Sorella e fratello, e donna e uomo e gemello e gemello) «PICCOLO UOMO MOMBATTI» u pp. 104-105 → racconto non focalizzato → Rahel osserva Estha in quella che era stata la stanza di Ammu → dettagli del corpo di Rahel in cui si incarnano tracce della presenza/assenza di Ammu → braccialetto con teste di serpente (fusione fede nuziale di A.); R. «cresciuta dentro la pelle di Ammu» + differenze (punto di vista del ginecologo e del marito) u ↓ u Presente fatto di assenze, di silenzi, di spazi vuoti dentro cui si intravede la presenza di un passato travolto dal trauma (giocattoli, legame Rahel - Estha, legame Rahel – Estha – Ammu) → Rahel: veicolo della presenza-assenza / Estha: chiuso nella difesa ad oltranza dell’assenza u ↓ u R. guarda E. / E. non vede R. (racconto non focalizzato) → contatto fisico agito da Rahel; Estha non si volta a guardarla: reagisce al contatto ritraendosi «in un’immobilità più immobile», rinchiudendo «i propri sensi all’interno» → blocco di tutte le sensazioni fisiche e emotive = meccanismo di difesa → titolo del cap.: Estha = cantante di strada, venditore ambulante → vulnerabile, privo di potere CAP. 4 «ESTHA DA SOLO» u Ritorno al passato → giorno prima dell’arrivo di Sophie Mol, arrivati a Cochin, Cinema → prima esperienza traumatica, che riguarda Estha («Uomo delle Aranciate e delle Limonate») u ↓ u Cap. 3 → cap. 4: Estha «piccolo uomo» vulnerabile, senza potere → p. 106: «Estha Da Solo» → oggetti: pettine, scarpe beige a punta associate dal lettore al trauma della separazione → percezione della vulnerabilità di «Estha Da Solo» u ↓ u pp. 108-9: focalizzazione su E. e sui sui sforzi per portare a termine nel modo migliore il suo «primo compito da adulto» → sporcizia del bagno descritta interamente attraverso le percezioni di E.; rituale messo in atto da E. → p. 109: focalizzazione di E. attraverso Ammu → «fitta d’amore per quel suo piccolo riservato e dignitoso con le scarpe beige a punta» → emozione di Ammu = emozione del lettore che condensa le emozioni progressivamente costruite dal racconto INTERMEDIALITÀ E TRANSMEDIALITÀ u Intermedialità: riferimento del racconto a un altro medium 30 «CUORE DI TENEBRA»: LA VIOLENZA DELLA STORIA u pp. 138-9: «Casa della Storia» → «Storia giocattolo» → «eredità» della storia: passato coloniale e origini della nazione postcoloniale → trasformata in una collezione eterogenea di oggetti per turisti u pp. 139-40: Kathakali (cf. nota): spettacoli di teatro-danza tradizionali adattati per i turisti → «mutilati», «amputati» → violenza del potere economico che sfrutta e distrugge le tradizioni locali, parte integrante dell’«eredità» storica che finge di valorizzare u Presente – passato del trauma → veranda posteriore della Casa della Storia (frammenti degli eventi non ancora narrati) → «adesso»: «Il Terrore era passato» → spazio apparentemente innocuo della cucina dell’albergo → MA «Qualcosa giaceva sepolto nel terreno» → orologio di Rahel: «una piccola cosa dimenticata» → traccia della violenza del passato che non si può cancellare e che, nascosta, impregna anche il presente apparentemente innocuo → filo rosso di violenza che lega gli eventi traumatici narrati alla storia coloniale e a quella postcoloniale → Casa della Storia = Cuore di tenebra della storia collettiva e individuale (allargamento del simbolo) TEMPORALITÀ IBRIDA DEL TRAUMA u p. 140: orologio nascosto: «Dieci alle due» (cf. fine cap, 4: «Erano dieci alle due») → lunga durata ripetitiva della violenza della Storia vs. tempo del trauma individuale: evento puntuale → narrazione iterativa vs. narrazione singolativa u ↓ u PTSD: evento puntuale che continua a fare irruzione nel presente → dimensione singolativa che però si ripete → narrazione: definire i contorni di questo tempo ibrido → cf. «scheletro sbiancato di una storia» u ↓ u Evento centrale: cattura e massacro di Velutha → «Dieci alle due» → ironia: orologio giocattolo che segna sempre la stessa ora → illusione: resistenza del trauma a essere ridotto a una dimensione singolativa, riaffermazione della sua temporalità ibrida Cap. V u Ritorno al presente → p. 136: filo conduttore: fiume → fiume sognato dai bambini vs. fiume – scheletro u pp. 136-7: fiume: spazio simbolico dell’infanzia / spazio simbolico del trauma → allargamento prospettiva: «adesso» → fiume = spazio simbolico di una più generale devastazione dell’ambiente → potere economico che dirige le sorti della nazione postcoloniale → presente: fiume ristretto, inquinato, puzzolente, moribondo (cf. passeggiate di Estha) vs. passato: forza del fiume che «aveva il potere di evocare la paura e di cambiare le vite» (spazio del trauma) e, anche, fiume parte integrante della vita quotidiana degli abitanti di Ayemenem (spazio dell’infanzia) u pp. 137-8: casa di Kari Saipu, «Cuore di Tenebra» → «Il paese degli Dei»: albergo di lusso (cf. fiume i cui denti «erano stati limati») → contesto postcoloniale: «noi» (quelli che vivono nel «Cuore di Tenebra») vs. «altri» (occidentali, turisti) «Cuore di tenebra»: la violenza della Storia u pp. 138-9: «Casa della Storia» → «Storia giocattolo» → «eredità» della storia: passato coloniale e origini della nazione postcoloniale → trasformata in una collezione eterogenea di oggetti per turisti 31 u pp. 139-40: Kathakali (cf. nota): spettacoli di teatro-danza tradizionali adattati per i turisti → «mutilati», «amputati» → violenza del potere economico che sfrutta e distrugge le tradizioni locali, parte integrante dell’«eredità» storica che finge di valorizzare u Presente – passato del trauma → veranda posteriore della Casa della Storia (frammenti degli eventi non ancora narrati) → «adesso»: «Il Terrore era passato» → spazio apparentemente innocuo della cucina dell’albergo → MA «Qualcosa giaceva sepolto nel terreno» → orologio di Rahel: «una piccola cosa dimenticata» → traccia della violenza del passato che non si può cancellare e che, nascosta, impregna anche il presente apparentemente innocuo → filo rosso di violenza che lega gli eventi traumatici narrati alla storia coloniale e a quella postcoloniale → Casa della Storia = Cuore di tenebra della storia collettiva e individuale (allargamento del simbolo) Temporalità ibrida del trauma u p. 140: orologio nascosto: «Dieci alle due» (cf. fine cap, 4: «Erano dieci alle due») → lunga durata ripetitiva della violenza della Storia vs. tempo del trauma individuale: evento puntuale → narrazione iterativa vs. narrazione singolativa u ↓ u PTSD: evento puntuale che continua a fare irruzione nel presente → dimensione singolativa che però si ripete → narrazione: definire i contorni di questo tempo ibrido → cf. «scheletro sbiancato di una storia» u ↓ u Evento centrale: cattura e massacro di Velutha → «Dieci alle due» → ironia: orologio giocattolo che segna sempre la stessa ora → illusione: resistenza del trauma a essere ridotto a una dimensione singolativa, riaffermazione della sua temporalità ibrida Cap. 6 e 7 u Cap. 6 → passato: l’arrivo di Sophie Mol → gemelli incaricati di fare buona impressione →p. 152: «Ambasciatori Gemelli Dizigotici. Sua Eccelenza l’Ambasciatore E(lvis), e Sua Eccellenza L’Ambasciatrice I(nsetto), Stecco»; «farfalla sul cuore» dei gemelli → inadeguati al ruolo che gli adulti si aspettano che assumano → ripetizione: tecnica narrativa essenziale → immagini legate alla percezione diretta dei gemelli («azzurrocielo», «rose vecchie nella brezza», ecc.), ma anche immagini non focalizzate e costituite dalla ripresa di elementi precedenti + elementi nuovi, che rendono conto tanto dello stato d’animo dei bambini, quanto dell’evolvere della storia u Cap. 7→ presente: R. e E. adulti nel vecchio studio di Pappachi → vecchi quaderni dei bambini → esercizi di «saggezza» affidati e corretti da Ammu → p. 171-2: frammenti di passato prima del «Terrore» → ripezione aggettivo «piccolo» → «piccole cose» perdute → cf. spazio narrativo: studio di Pappachi → p. 168: falene u p. 172: prolessi-analessi → Ammu cacciata da casa; ultima visita di A. ad Ayemenem → pp. 172-4: «Tempo Congelato» nel «prima» della separazione dai suoi figli → solo a partire da lì è immaginabile un futuro diverso dal presente post-traumatico e dal «Tempo a Venire» (futuro prossimo) → fermare il tempo: strategia di sopravvivenza u pp. 174-5: analessi → prima/ora (Ammu e Estha / Ammu da sola)→ sconfitta: il «Tempo Congelato» si scioglie nell’immagine che segna il destino di Ammu → «veshya» (cf. p. 18: ora, traduzione, «prostituta») → chiusura del destino di Ammu nella paura, segno tangibile del trauma che ritorna 32 «COLPO DI FULMINE»: AMMU u Cap. 8: arrivo dall’aeroporto a casa, dov’è stata preparata la festa d’accoglienza → riconoscimento ufficiale di S.M. vs. Ammu e i gemelli, senza «Locus Standi» → pp. 188-89: casa = spazio della «recita» familiare vs. spazio esterno → Velutha: racconto non focalizzato (torso nudo, voglia sulla schiena → cf. cap. 1, Velutha – pittore e cap. 2, riconoscimento di Velutha alla manifestazione) → focalizzazione attraverso Ammu: «Fuori dal palcoscenico» → altro tipo di «recita»: rituale infantile che segna l’amicizia di V. e dei gemelli (vs. ipocrisia della recita ufficiale)→ spazio delle «piccole cose» u Percezioni, sensazioni, pensieri di Ammu → Velutha e Rahel: «suprema delizia» sul viso di R., muscoli dello stomaco di V. → cf. V. bambino → sorriso immutato (cf. giocattoli che le regalava) → «All’improvviso»: topos del colpo di fulmine → attrazione → «riconoscimento» improvviso di sé nell’altro: rabbia contro «quel mondo ordinato e compiaciuto di sé che la faceva tanto infuriare» («recita» in cui lei e i gemelli non hanno posto) → Velutha, in quel momento, rivela a A. un altro spazio possibile, che lui occupa insieme ai bambini: «mondo sotterraneo» = segreto; mondo «di sorrisi e risate» (spazio delle «piccole cose») → «mondo tattile»: tatto come percezione essenziale che definisce questo spazio → rabbia, trasgressione, attrazione fisica: toccare l’uomo che non si può toccare «COLPO DI FULMINE»: VELUTHA u pp. 189-90 → Topos: primo sguardo → Velutha visto attraverso sguardo di Ammu → Velutha alza gli occhi → Ammu vista attraverso lo sguardo di Velutha: «un solo attimo evanescente», «breve istante», «ci volle un istante» → colpo di fulmine: rapido, improvviso, irripetibile u Topos: «riconoscimento» (Ammu) + visione rinnovata (Velutha) → «vide cose che prima non aveva visto» → elaborazione del topos: cose che non aveva visto perché la «Legge» gli impediva di vederle → «paraocchi della storia» → amore = forza trasgressiva (cf. rabbia che nutre l’attrazione di Ammu): «La storia sbagliò il passo, fu sopresa con la guardia abbassata» → amore/storia; «piccolo dio»/«grande dio» → amore = spazio di libertà delle «piccole cose» u Percezioni nuove di Velutha: «cose semplici» (= importanza delle «piccole cose») → dettagli fisici di Ammu: dal ruolo sociale di A. («madre») emerge A. «donna» → immagini visive assumono progressivamente una dimensione tattile: ripetizione dell’immagine di V. bambino che porgeva i regali a A. senza toccarla vs. «non ci sarebbe stato più bisogno di tenerli sul palmo aperto in modo che lei non lo toccasse» → riconoscimento dell’attrazione nello sguardo di A. → Eros = scambio fisico reciproco (vs. regali di V.) → consapevolezza di V. = lama di coltello «fredda e calda insieme» - consapevolezza di A. («Ammu vide che lui aveva visto») u Entrambi distolgono lo sguardo → ritorno nello spazio normato della «Legge» e della «Commedia» MODIFICAZIONE DELLA STRUTTURA u p. 200 → anche S.M. è prigioniera della «Commedia», del ruolo che le viene imposto dagli adulti → fuga → sguardo degli adulti, da dentro la «Commedia»: «tenere» bambine vs. massacro delle formiche rosse → violenza invade anche lo spazio dell’infanzia → rabbia («falena»); preludio alla fuga successiva, durante cui morirà S.M u Cap. 9: ritorno al presente → R. adulta: sera del suo ritorno → pp. 201-2: Rahel – Ammu → a partire da questo cap. si modifica la struttura del racconto: l’alternanza regolare dei 35 elementi nuovi, contestualizzandoli; frammentazione: il racconto rimane frammentario = fedele alla riproduzione dell’esperienza del trauma e del suo ricordo LA VIOLENZA DI CHACKO u p. 241: racconto non focalizzato → focalizzazione attraverso Rahel: violenza di Chacko si rivela agli occhi di R. → violenza insita nel suo status, ora esplicitata e scatenata contro Ammu = trauma → cf. rapporto dei gemelli con Chacko, «padre» sostituto → R. «li amava entrambi. (…) L’assassino e il cadavere»; sogno di R. → sogno di Ammu: violenza maschile (Chacko, poliziotti) su una donna («le rapava la testa», veshyia) u «Macine da mulino gemelle e la loro madre» → cf. p. 97: viaggio verso Cochin (elemento importante, che ritornerà in seguito) → Chacko che fin dall’inizio non si assume il ruolo di padre sostituto dei gemelli: ora, l’espressione già sentita da R. assume il suo senso concreto u Trauma → restituzione dello stato di annichilimento dei gemelli → «Macine intontite»; «Al momento c’era solo incoerenza» : esperienza traumatica che manda in frantumi la percezione coerente della realtà → scintillio dell’ago, colore di un nastro, trama del copriletto, porta che si infrange «lentamente»; rosso del legno scheggiato della porta LA RESTITUZIONE DI ESTHA E IL RITORNO AL PRESENTE u pp. 242-3: «La stessa camera» → Ammu che prepara il baule di E. → Estha non si rende conto della propria situazione: «I bordi affilati dell’apprensione erano smussati da quell’improvvisa ricchezza di cose. Erano Sue» vs. Ammu: angoscia, disperazione veicolata indirettamente al lettore → lista delle cose contenute nel baule: funzione di contenimento e di distanza «sabotata» dalle frasi in corsivo pronunciate da A. → frasi volte a rassicurare E. e sé stessa, a normalizzare la situazione, che però rendono il racconto ancora più struggente; nella lista di oggetti emotivamente neutri appaiono anche oggetti che il lettore associa emotivamente al «prima» dell’infanzia di E. e al trauma della separazione (dischi di Elvis, scarpe beige a punta) u p. 243: «Era la camera nella quale, molti anni più tardi» → arrivo al presente: primo incontro di R. e E. 23 anni dopo, primo contatto fsico KATHAKALI u Cap. 12 → ultimo capitolo interamente dedicato al racconto del presente di R. e E. u Kathakali → cf. cap. 5 → p. 245: danzatori di ritorno dall’hotel si fermano al tempio «per chiedere perdono ai loro dei» e passano tutta la notte a danzare davvero → hotel: «Cuore di Tenebra» (vs. «Paese degli Dei») vs. spazio realmente sacro, tempio → Rahel al tempio, poi Estha u Teatro-danza tradizionale che mette in scena antichi poemi epici (Mahabaratha) → intermedialità u pp. 245-6: «Grandi Storie» vs. romanzo → «non hanno segreti» = sono parte integrante della vita, conosciute e condivise da tutti → «familiari come le case in cui abitiamo»; «possiamo entrare da una parte qualunque e strarci comodi» = non ci sono fratture fra storia e racconto/romanzo: forma moderna, importata dalla cultura occidentale → cf. romanzo stesso che stiamo leggendo: pieno di segreti, dove il racconto è di per sé problematico (cf. cap. 1, pp. 43-4), frammentario; teatro-danza vs. scrittura: strumento essenziale del medium è il corpo attraverso cui passa la storia, in cui la storia è letteralmente incarnata / scrittura può simulare e stimolare il legame della storia con il corpo di chi la fruisce, ma c’è una inevitabile distanza fra le parole del romanzo e il corpo 36 DISPERAZIONE, FOLLIA, VIOLENZA u pp. 246-7: danzatore è diventato «inattuale», «inservibile», «merce scaduta» → Cuore Tenebra – Paese degli Dei: «svende l’unica cosa che possiede veramente. Le storie che il suo corpo è capace di raccontare» → umiliato, vittima della Storia, privo di potere → cf. Rahel «(nessun Progetto, nessun Locustandi) → disperazione, follia → pp. 247-8: storie che il suo corpo racconta = «rete di sicurezza», capace di contenere la disperazione e la follia u Karna ritrova sua madre, Kunti → p. 249: bacio → R. «vedeva quel bacio…» → p. 250: arrivo di Estha → fisicamente lontani «ma uniti da una storia. E dal ricordo di un’altra madre» → potere concreto della storia sulle emozioni di R. e E. u pp. 250-2 → lotta, uccisione violenta: limite fra rappresentazione e follia si assottiglia → riconoscimento della follia da parte di R. e E.: «altro palcoscenico», «altro genere di frenesia» → trauma u MA: «rete di sicurezza» della storia rappresentata, per quanto fragile, funziona → violenza espressa e contenuta dentro la rappresentazione vs. trauma: gemelli («Silenzio» e «Vuoto») «intrappolati nella palude di una storia che era e non era la loro» → violenza che li rende estranei alla loro stessa storia (alienazione, dissociazione, distruzione della coerenza del Sè) FRAMMENTI DISORDINATI DI PASSATO u Cap. 13 – 21 (fine romanzo): racconto si concentra sugli eventi del passato traumatico («scheletro sbiancato» della storia) → tempo della storia è ulteriormente frammentato: successione di analessi e prolessi; ripetizione di eventi già narrati + racconto di eventi non ancora raccontati che cominciano a riempire gli spazi vuoti del racconto (lavoro di ricostruzione affidato al lettore); aspetto tipografico: capitoli lunghi inframmezzati da spazi bianchi e capitoli molto brevi → disordine del racconto del trauma u Cap. 13, p. 254: giorno dell’arrivo di S.M. ad Ayemenem → passato di Chacko (vita in Inghilterra, matrimonio, figlia, separazione); Margaret (p. 267): morte di S.M. → cosa è successo in questo arco di tempo che il racconto riempie con altri eventi precedenti e non direttamente pertinenti? → spazio bianco → p. 268 → analessi: 9 di mattina, notizia del ritrovamento del cadavere di una «bambina bianca» nel fiume → Ammu «ancora» chiusa a chiave in camera sua (da quanto tempo? perché? da chi?)→ pp. 268-9: rabbia → prolessi: corpo di S.M. riportato a casa → paura, preoccupazione → analessi: prima → scenata di A. ai gemelli dopo essere stata rinchiusa: «macine da mulino»; «Andate via (…) E così avevano fatto» → cf. fuga cap. 10 u Scoperta della relazione fra Ammu e Velutha, svelata dal padre di V.: pp. 271-2 → «Terrore» del soggetto subordinato, senza potere, che denuncia il suo stesso figlio; A. e V. per la prima volta mostrati insieme, come amanti → visti dall’esterno («un uomo e una donna in piedi nella luce della luna. Pelle contro pelle») u ↓ u Ordine della storia (vs. disordine del racconto): scoperta della relazione proibita; A. rinchiusa in camera; scenata ai gemelli; fuga dei gemelli; ritrovamento del corpo di S.M; corpo riportato a casa IL «PARTICOLARE» CHE HA INNESCATO IL «TERRORE» u p. 269: «il pomeriggio avanti» (prima che A. venisse rinchiusa)→ analessi: pp. 272- 4: rabbia di Mammachi → «Piano» di Baby Kochamma: vendetta per la sua umiliazione (cf. manifestazione, 2 cap.) → «Come può sopportare l’odore?»: osservazione olfattiva (vs. sensazioni tattili che hanno finora segnato il racconto del rapporto A.–V.) → potere delle 37 parole che veicolano sensazioni fisiche: la concreta percezione dell’odore ripugnante evocato da B.K. suscita in M. una serie di immagini mentali del rapporto sessuale di A. e V. → seconda immagine della relazione proibita, sempre vista dall’esterno → rabbia di M. manipolata da B.K.: «Fu proprio quell’osservazione olfattiva, quel piccolo particolare ad innescare il Terrore» → «piccola cosa» che accende la bomba già preparata dall’intreccio di eventi, sensazioni e emozioni precedenti → Ammu rinchiusa in camera sua; decisione di cacciare V. → B.K. alla stazione di polizia: denuncia di V. per stupro → pp. 276-7: prolessi → integrazione di un episodio già raccontato («veshya»); faccia a faccia di Mammachi e V. (episodio ancora non raccontato) → menzogne di B.K.: «fantasia» → proiezione su V. della figura «dell’uomo che l’aveva umiliata» → ruolo delle emozioni dei vari personaggi nella costruzione del «Terrore» u ↓ u Altri frammenti di racconto che vanno a riempire i vuoti della storia: scoperta relazione proibita → come e perché A. è stata rinchiusa e V. denunciato «NON FU SOLO COLPA LORO, PERÒ» u p. 274: non ci sono qui verie e propri «antagonisti» individuali (Baby Kochamma, o Mammachi) → «Terrore» scoppia nel momento in cui le storie e i traumi di diversi personaggi si incrociano fra di loro intorno a un incidente: morte di Sophie Mol → pp. 274- 5: non ci sono responsabili (punto di vista di un personaggio esterno mescolato alla voce del narratore)→ trauma di Chacko (cf. cap. 11, pp. 241-2), trauma e collera di Margaret, p. 280: Estha trasformato nel responsabile della morte di S.M. → «Margaret Kochamma non sapeva che»: racconto di ciò che è avvenuto il pomeriggio prima che il corpo di S.M. fosse riportato a casa (analessi) → onniscienza del narratore vs. limiti oggettivi della conoscenza del personaggio → a partire da un’emozione del personaggio(«collera») la narrazione riempie altri vuoti della storia (fuga di S.M. insieme ai gemelli) vs. uso tradizionale del punto di vista per fornire informazioni al lettore u Inizio cap. 13 (pp. 254-5): Margaret appena arrivata, addormentata nella stanza di Chacko → fine cap., p. 282: ritorno a quel momento (analessi): «quel pomeriggio a punto croce azzurro» (cf. A., addormentata nella sua stanza) → p. 283: regali di S.M. per i gemelli → giocattoli che tornano poi a segnare la scena del trauma IL COMPAGNO PILLAI u Cap. 14: pomeriggio dell’arrivo di S.M. ad Ayemenem (cf. cap. 13) → Chacko dal Compagno Pillai, dirigente del partito comunista locale, di cui C. stesso è membro (cf. cap. 2) → p. 294: lamentele degli operai della fabbrica di conserve per il ruolo di fiducia affidato a Velutha, intoccabile → p. 295: ipocrisia del partito dei lavoratori, che si adegua ai pregiudizi contro gli intoccabili e finge di difenderli vs. Chacko, padrone della fabbrica ma anche comunista e educato in Inghilterra (p.296) → Partito – Baby Kochamma: cacciare Velutha → p. 298: Compagno Pillai «si limitò a infilare le dita già pronte nel guanto della Storia» → pedina di una forza più grande dei moventi e delle azioni dei singoli, la cui presenza contribuisce attivamente all’arrivo del «Terrore», intrecciandosi con le azioni degli altri personaggi e con l’incidente della morte di S.M. u p. 298 : prolessi → visita di Velutha al Compagno Pillai «dopo il suo confronto con Mammachi e Baby Kochamma» (non ancora raccontato)→ «ennesimo tradimento» (padre, fabbrica, partito) → Velutha attraverso il fiume, «in tempo per il suo appuntamento alla cieca con la storia» → destino di V. 40 narrazione non focalizzata interviene a spiegare, contestualizzare, dare senso a ciò che, di per sè, non ce l’ha IL «CUORE DI TENEBRA» DELLA STORIA u pp. 326- 7 → Pestaggio: «La sobria, solida brutalità, l’economia di tutta la scena» → procedura automatica e impersonale vs. rabbia incontrollata (cf. Ammu, Chacko) → poliziotti = «tirapiedi della storia», semplici esecutori della violenza della Storia: «impulso che l’uomo ha di distruggere quello che non può né sottomettere né divinizzare» → impulso che sta alla base della storia, concepita come meccanismo di predominio → pestaggio (e poi morte) di V. è l’evento centrale intorno a cui ruota la storia anche perché è la «dimostrazione clinica» di questo meccanismo: «la Storia dal vivo» u Impulso di predominio = violenza che è alla base della Storia, scatenata dalla paura → di tutto ciò che non si può controllare («della civiltà di fronte alla natura, dell’uomo di fronte alla donna, del potere di fronte all’impotenza») → paura che si esorcizza con la violenza: circolo vizioso u ↓ u «Cuore di Tenebra» umano che dà forma alla Storia → «Casa della Storia» = spazio simbolico del «Cuore di Tenebra» GEMELLI TESTIMONI: LA NARRAZIONE DEL TRAUMA u p. 327: quello che è stato appena spiegato e raccontato dal narratore, viene ora riportato al punto di vista dei gemelli → MA la narrazione del trauma mescola all’esperienza dei bambini la distanza offerta dalla presenza del narratore: i bambini guardano «l’uomo che amavano» che «veniva fatto a pezzi»; «la signora Eapen e la signora Rajogapalan»: denominazioni che richiamano direttamente l’amore che li lega a Velutha (il «prima» del gioco) + «gli Ambasciatori Gemelli di Diosacosa» («prima» e «ora»: disfacimento delle categorie protettive dell’infanzia); meccanismi di difesa: violenza insostenibile dell’esperienza ridotta e contenuta nella lista delle «Lezioni» imparate dai bambini in quel momento → MA le «lezioni» che riguardano solo le sensazioni visive e olfattive di quel momento → il sangue ha un odore: «come rose vecchie nella brezza» → leitmotiv del trauma attraverso tutto il racconto, sensazione olfattiva ora collocata e contestualizzata all’interno dell’evento che l’ha prodotta u ↓ u Effetto: attraverso la mediazione del narratore l’esperienza del trauma dei gemelli può infine essere detta, inglobando i dettagli frammentari di ciò che i gemelli stessi non potrebbero raccontare LE TRACCE DEL TRAUMA u pp. 327-9: descrizione del corpo di V. dopo il pestaggio (sorriso «capovolto») → cf. V. «Dio delle Piccole Cose»: Dio sconfitto, distrutto, ridotto a un essere umano morente → manette: sensazione tattile e olfattiva che rinvia ai gemelli testimoni (cf. sostegni della corriera, mani del bigliettaio); «pelledoca» (cf. falena su R.; contatto A. – V.); meccanismo di difesa di R.: «Non è lui» u Giocattoli: universo infantile del «prima» già ripetutamente collegato dal racconto all’evento traumatico; giocattoli visti attraverso lo sguardo del poliziotto → simboli della distruzione dell’infanzia di R. e E. (giocattoli requisiti e distrutti dai poliziotti) → distruzione del mondo di giochi e amore condiviso con V. (cf. unghie smaltate) 41 u Orologio: unica traccia materiale dell’evento, seppellito dal tempo nella Casa della Storia, lasciato a segnare per sempre l’ora sbagliata → tempo del trauma: passato del trauma che torna sempre a invadere il presente, temporalità «sbagliata», dove il passato non può essere integrato e il futuro è bloccato IL POTERE DELLA NARRAZIONE u Secondo pezzo del trauma, parte integrante dell’esperienza dei gemelli → cap. 19: gemelli portati al commissariato e interrogati → p. 330: Cocacola, «paura in bottiglia»; pp. 330-1: gemelli traumatizzati attraverso lo sguardo dell’ispettore → storia che comincia a prendere forma «in una forma frammentaria e scollegata» (cf. romanzo) → storia che non piace all’ispettore (innocenza di V., massacrato dai suoi uomini) →narrazione del romanzo vs. narrazioni ufficiali della Storia; collaborazione necessaria di Baby Kochamma per riscrivere una storia adeguata a quella che deve essere la versione ufficiale u pp. 332-5: falena → discorso di B.K.: gemelli responsabili della morte di S.M. («Siete due assassini»); V. innocente («fortunato errore» della polizia → falsificazione, storia alternativa inventata da B.K.: passato (morte di S.M) e futuro (prigione per loro e per Ammu) → accusare V. per salvare A. e sé stessi → potere della narrazione: manipolazione dei bambini (p.334) → manipolazione dei «sogni», dell’identità compiuta dal potere nei cf. di chi non ha potere (immaginario coloniale sui popoli colonizzati; versioni ufficiali delle nazioni postcoloniali) «UN PICCOLO PREZZO DA PAGARE» u Menzogna: «Un piccolo prezzo da pagare» (p. 335) → prezzo enorme: responsabilità che legherà per sempre i gemelli al trauma della morte di V.→ pp. 335-6 u Di nuovo «Estha-Da Solo» → basta lui a confermare la menzogna: p. 336 → «Piccolo Uomo. Viveva in un cara-van. Tu-tu. Estha andò»: cf. primo trauma → pp. 336-7: focalizzazione attraverso E. → oscurità della cella, respiro ansante, odore, nausea → luce accecante: V. a terra; dettagli del corpo distrutto; lampadina elettrica riflessa nella pozza di urina; sguardo di V. su Estha: immagine di un sorriso che V. non può più fare («sorriso capovolto») = amore vs. risposta di E.: «Si» → «piccolo prezzo da pagare» vs. «In punta di piedi l’infanzia se ne andò» u p. 338: prolessi → ritorno alla stazione di polizia: Velutha già morto, cadavere gettato; p. 338-9: cacciata di A., Restituzione di E. → cap. 20: «Il postale per Madras»: ripresa dell’episodio già narrato della «Restituzione» (baule; stazione) → E. sul treno, focalizzazione su E.: p. 343 → racconto = storia: ultimo evento della catena «VENTITRÉ ANNI DOPO»: LA FINE DELLA STORIA u Spazio bianco → ritorno al presente: p. 344 →bocca di A. – bocca di R.: somiglianza già sottolineata attraverso lo sguardo di E.; per la prima volta, E. tocca R. (vs. cap. 3: primo contatto → R. tocca E.) «per toccare le parole che emette. Per prendere il sussurro» (silenzio di E.: barriera difensiva fin dall’inizio scossa dalla presenza di R.) → «Silenzio» e «Vuoto» abbracciati: allo stesso tempo «estranei che si erano incontrati per caso» e gemelli, che «Si conoscevano prima che la Vita iniziasse» → trauma che ha messo fine allo loro infanzia li ha resi due estranei : ricongiungimento u p. 345: incesto → unico ricongiungimento possibile per R. e E.: unico modo di tornare all’origine del legame spezzato dal trauma, «prima che la Vita iniziasse», quando avevano nuotato insieme «attraverso la vagina della loro bella madre» (cap. cap. 3, p.105) → fusione fisica = atto disperato («quello che divisero, quella notte, non era felicità, ma un 42 dolore spaventoso») che segna la chiusura dei gemelli dentro il trauma, l’impossibilità di elaborare il passato e di andare verso il futuro → fuga dalla vita, dove «Silenzio» e «Vuoto» non si superano, ma si uniscono «come due cucchiai» u Incesto → ultima infrazione delle «Leggi dell’Amore»: non infrazione definita da uno specifico sistema sociale (A.-V., gemelli –V.), ma infrazione di una legge universale, comune a tutte le società → portata simbolica di questo «primo finale» del romanzo, al di là delle vicende individuali di R. e E.: incesto = società postcoloniale sconfitta di fronte alla ripetuta violenza della Storia L’AMORE: LA FINE DEL RACCONTO u Fine della storia: finale tragico, chiusura dentro il trauma, nessun working-through possibile → MA fine cap. 20 ci riporta al passato: prima della morte di S.M., della cattura e della morte di V., della Restituzione di E., della cacciata di A. → pp. 346-7: notte dell’arrivo di S.M. ad Ayemenem (pomeriggio: sogno di A., V. = Dio delle Piccole Cose)→ Ammu: legame di sangue che impone di proteggere i suoi figli vs. rabbia per la «recita» dell’arrivo di S.M., per la strada della sua vita già tracciata → desiderio di Velutha, «Dio delle Piccole Cose» u ↓ u Ultimo capitolo: : racconto dell’ultimo, fondamentale, frammento di storia che non è mai stato raccontato → colpo di fulmine A.-V. e poi relazione già in corso, denunciata da V.P. e immaginata da Mammachi → elisione: racconto dell’amore vissuto da A. e V. → qui: notte in cui A. e V. diventano amanti e racconto del loro amore PRIMO CONTATTO FISICO u pp. 348-9: Ammu → A. «inquieta», «ferina», «strega» (vs. A. madre «senza Locustandi») → trasgressione, scelta annunciata messa in atto: «Loose your dreams and you will loose your mind» vs. «Siamo dello stesso sangue, tu e io» (p. 346) → verso il fiume, dove sa che troverà Velutha u p. 349: consapevolezza di A. diventa la consapevolezza di V.: «Questa consapevolezza gli era scivolata dentro quel pomeriggio» → colpo di fulmine: riconoscimento della rabbia e del desiderio reciproco u Incontro sulla riva del fiume: V. a nuoto (cf. cap. 15, «La traversata» → Velutha = «Dio delle Piccole Cose», prima di essere distrutto); pp. 351-2: primo contatto fisico → V. non la tocca, è A. a toccarlo (cf. R.- E.): «Pelle contro pelle» → fusione delle sensazioni reciproche provocate dal contatto → A. prende possesso del corpo di V. attraverso i suoi sensi: odore (odore di fiume → decostruzione dell’«Odore Particolare di Paravan», disgustoso, evocato da B.K.); gusto → «bacio oscuro che chiedeva di essere ricambiato» (vs. bacio trasparente dei bambini che non chiede niente) → «E lui lo ricambiò»: frontiera proibita è oltrepassata LA DANZA DEI CORPI u Frontiera oltrepassata → pp. 352-5: racconto della fusione dei corpi e delle sensazioni che questa provoca → fin qui: sensazioni dei personaggi associate soprattutto al trauma, alla violenza, ora invece sensazioni associate al piacere fisico, modulate, interrotte e riprese, realisticamente descritte u Amore fisico = «danza» → p. 352: «La legge del corpo stabiliva i passi della danza»; p. 354: «Lei danzava per lui» → cf. kathakali, cap. 12: corpo = anima del danzatore e strumento delle storie che racconta → qui, celebrazione del corpo, strumento dell’amore che costruisce intorno a A. e V. uno spazio felice; kathakali: danza che racconta, attraverso i
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