Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Variazione Diamesica, Appunti di Linguistica

Variazione Diamesica appunti, riassunto

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 16/05/2019

miriamarmanni98_
miriamarmanni98_ 🇮🇹

4.5

(22)

13 documenti

1 / 3

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Variazione Diamesica e più Appunti in PDF di Linguistica solo su Docsity! SOCIOLINGUISTICA DELL’ITALIANO CONTEMPORANEO 10 – Variazione DIAMESICA La VARIAZIONE DIAMESICA, o DIAMESIA, concerne la variazione linguistica influenzata dal canale di comunicazione. I poli opposti di variazione sono l’ORALITÀ e la SCRITTURA. Tra di essi esiste però un CONTINUUM, cioè un’infinita varietà di esecuzioni, più che una distinzione rigida. Differenza più rilevante: • uno scritto è soggetto alla PIANIFICAZIONE DEL DISCORSO, mentre nell’oralità restano le “tracce” di cambi di progetto, anacoluti, ecc. e possono esserci sovrapposizioni di turni. Nel parlato c’è poco tempo per pianificare un discorso, e dunque non è possibile riflettere a lungo sulla sintassi. Anche il destinatario, però, deve affidarsi alla memoria per tenere traccia della sintassi del suo interlocutore, e perciò le frasi lunghe e complesse lo metterebbero in difficoltà. • Nella lingua scritta è importante valutare che il destinatario non è presente al momento dell’enunciazione del testo: dunque il contesto non è condiviso, e la comunicazione deve superare ogni ambiguità. Lo scritto è (tendenzialmente) monologico, mentre il parlato è assai spesso dialogico Le condizioni intermedie tra scritto e parlato sono però abbastanza numerose (una lezione universitaria è un esempio di parlato monologico; la chat è un sistema di scritto dialogico). A queste tipologie si aggiungono il parlato trasmesso e lo scritto trasmesso, e in generale nelle varietà intermedie si ha uno scambio delle caratteristiche tipiche dei due poli. • Nel parlato si può fare uso di mezzi CINESICI (gesti di assenso o di diniego, o altra gestualità), PROSSEMICI (rispetto o violazione della distanza di cortesia), PARALINGUISTICI o SOPRASEGMENTALI (volume, tono, enfasi, velocità). • Numerosi connettivi pragmatici (segnali discorsivi), cioè congiunzioni, esclamazioni, sintagmi o anche semplici verbi: dunque, insomma, ah, in altre parole, guarda, diciamo, ecc., ma anche DEMARCATIVI (se segnalano parti di discorso), FATICI (vero?, rendo l’idea? figurati) e MITIGATORI (mi sembra, tipo, una specie di, praticamente, tra virgolette) • La sintassi è frammentaria, giustappositiva. Prevalgono coordinazione e paratassi. La congiunzione che può essere usata anche oltre le sue normali funzioni grammaticali • Alcuni modi e tempi verbali sono poco usati: trapassato remoto, futuro anteriore, condizionale. • Rara diatesi passiva. Spesso è usato il presente anche per narrare fatti accaduti in passato (PRESENTE NARRATIVO), o al contrario cose pianificate per il futuro (PRESENTE PRO FUTURO). • Il passato (prossimo, o remoto) può sostituire il futuro: per es. quando ho finito, vado via. Il futuro assume valori modali: dubitativo, ad esempio (chi sarà alla porta?). • L’imperfetto può essere controfattuale (facciamo che io ero il ladro e tu la guardia) • Forme enfatiche (un sacco di, una cifra, strabello), le forme generiche (quello della caldaia, il coso per accendere il gas), le forme diminutivali (un attimino, una firmetta). Il suffisso -ATA sta aumentando la sua produttività (calmata, porcata, stupidata) • ci possono essere fenomeni di ritrazione dell’accento, dovuti a ipercorrettismi (per parole latine, che si suppongono non parossitone): èdile, sàlubre, persuàdere, al posto delle forme corrette. • Si hanno poi fenomeni di ALLEGRO, come apocopi (ben, veniam) e aferesi (’spetta, ’scolta) Diversamente, lo scritto si caratterizza per: • maggiore coesione, • la scansione del testo in paragrafi, • cura • variatio (=la ricerca di sinonimi e di forme sostituenti) Lo scritto può però essere influenzato dall’italiano burocratico, che induce all’uso degli opachi [addì, li (nelle date), obliterare, suddetto, soprascritto]. E anche l’italiano giornalistico può dare un aspetto particolare ai testi: aumento dello stile nominale, molti elativi, molte metafore e metonimie (Quirinale per ‘presidente della Repubblica’), molti derivati, composti e prestiti (europeista, tangentopoli, tsunami). L’italiano TRASMESSO (alla radio) ha contribuito all’unificazione linguistica. A oggi si potrebbero indicare come modelli le letture letterarie e il bollettino meteo. A teatro, e al cinema, il parlato è invece RECITATO. A volte si incontrano però forme di parlato non spontaneo, anche nelle traduzioni: vengono quasi sempre eliminate le parolacce, e anche i localismi, che però garantiscono l’immediatezza della comunicazione. Il trasmesso televisivo raggiunge il 94% delle case italiane, e il 64% degli italiani ascolta la radio. Trasmessa è anche la CMC, cioè la “Comunicazione Mediata dal Computer”. Alcuni studiosi preferiscono riferirsi a questa forma come a italiano DIGITATO. Negli ultimi tempi il web ha consentito l’unificazione di molte tipologie di comunicazione: i siti dei quotidiani contengono sempre più spesso notizie concepite per una lettura veloce on line, non i pezzi pubblicati sul cartaceo Inoltre si contaminano i linguaggi, ormai dagli anni Ottanta: informazione, intrattenimento e divulgazione sembrano essere diffusi con le medesime trasmissioni, che fanno leva sul lessico brillante e su una sintassi molto semplice. Dai tempi della “paleotelevisione” (Eco 1983: poche ore di trasmissione, serate a tema fisso e palinsesto settimanale), che aveva anche una forte connotazione pedagogica, i tempi sono cambiati. La televisione pubblica esercitava un ferreo controllo sulla lingua: erano proibite parole volgari, il registro doveva restare elevato, i presentatori frequentavano corsi di dizione. Nel 1969 la RAI affidò ai linguisti Migliorini, Tagliavini e Fiorelli la realizzazione del Dizionario di Ortografia e Pronunzia (www.dizionario.rai.it). Furono prodotte trasmissioni dedicate all’insegnamento degli adulti, come Non è mai troppo tardi, per recuperare alla lettura e alla scrittura gli analfabeti. Per la divulgazione della cultura il teatro aveva un posto importante nel palinsesto, e la RAI produsse sceneggiati tratti dai classici della letteratura mondiale (Odissea, Promessi sposi, Anna Karenina, ecc.). La cultura contava in percentuale per oltre il 40% dei programmi Nel 1976 la RAI fu riformata. Nel 1979 nacque Rai 3, destinata all’informazione regionale e dunque aperta alle pronunce locali. Ai telegiornali si passò da un semplice annunciatore di notizie (speaker) al giornalista che guida lo spettatore nel ragionamento (anchorman). Poi nacquero radio e tv private, che indussero anche la tv pubblica ad adeguarsi, nel palinsesto e nella lingua, a una qualità ben inferiore Il pubblico, negli anni Ottanta e poi con crescente successo, entra nella tv: con i collegamenti, con le telefonate da casa, con i talk show, con i reality show. I modelli forniti dalla tv sono sempre più bassi e da “modello” la tv diventa “specchio” (deformante) della nostra società.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved