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Variazione linguistica, Sintesi del corso di Linguistica

Riassunto della grammatica italiana

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

In vendita dal 16/03/2023

Lafinestrasusiena
Lafinestrasusiena 🇮🇹

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Scarica Variazione linguistica e più Sintesi del corso in PDF di Linguistica solo su Docsity! 1. Introduzione e definizione di sintagma nominale Alla definizione di sintagma (o costituente) contribuiscono due tipi di considerazioni: da una parte ci si basa su osservazioni cosiddette ‘distribuzionali’ e dall’altra considerazioni formali indipendenti dal contesto linguistico in cui l’elemento in questione si trova. (1) Mario dorme. (2) Il ragazzo con i capelli rossi che ho incontrato ieri dorme. Dato che Mario e il ragazzo con i capelli rossi che ho incontrato ieri occorrono nello stesso contesto frasale, cioè ‘X dorme’, si dirà che sono lo stesso tipo di costituente. Più in generale, la distribuzione di un costituente è definita dall’insieme dei contesti in cui si può occorrere (il non può assolvere la stessa funzione degli elementi sopra- considerati). La conclusione che se ne trae è che Mario e il ragazzo con i capelli rossi che ho incontrato ieri sono sintagmi nominali, mentre il non lo è perché un articolo. Per definire un sintagma, ci si può basare però anche su considerazioni formali riguardanti le strutture ammesse a priori da una lingua. Le categorie lessicali principali, infatti, e cioè nomi, verbi, aggettivi e preposizioni determinano, in base alle loro valenze argomentali, il tipo di elementi che ne possono completare la struttura. Un nome quindi definirà un sintagma nominale in base alle sue caratteristiche semantiche e secondo criteri sintattici generali, Per esempio, il nome giudizio, analogamente al verbo giudicare, ha due argomenti: colui che giudica ed il giudicato, che appaiono di norma dopo il nome, mentre prima del nome appare di solito l’articolo determinativo o indeterminativo, dando luogo quindi ad una struttura come la seguente: (3) il giudizio di Mario su Teresa. Inoltre, accanto all’articolo possono apparire altri elementi non argomentali, quali qualificatori, aggettivi e frasi relative, tutti interpretativamente dipendenti dal nome: (4) tutti i giudizi di Mario su Teresa. (5) il giudizio severo di Mario su Teresa. (6) il giudizio che non condivido di Mario su Teresa. Si dirà che un nome, o ‘testa nominale’, proietta un sintagma nominale. L’argomento che nella eventuale forma verbale attiva corrispondente è espresso dal soggetto, viene chiamato ‘argomento esterno’ (tranne nel caso dei verbi inaccusativi); gli altri vengono detti ‘argomenti interni’. Le funzioni semantiche di argomenti quali: ‘agente’, ‘esperiente’, ‘meta’, ecc. vengono dette ‘ruoli semantici’. 1.1 Generalità I sintagmi nominali possono apparire come soggetti di frase (es. Un uomo alto corre), come complementi oggetti del verbo (es. Ho visto un uomo alto), come complementi di preposizione (es. Correvo verso il treno che partiva), come predicati (es. Ritengo Gianni un bravo ragazzo; Hanno eletto Carter presidente degli Stati Uniti), infine, come tema sospeso (es. Giorgio, conosco una ragazza che gli vuole bene). Per descrivere queste strutture considereremo dapprima una tipologia di nomi allo scopo di individuarne le caratteristiche di base. Una prima approssimativa tipologia riguarda il tipo di derivazione del nome (deverbale, deaggettivale, ecc.). Per quel che riguarda la struttura sintattica del costituente definito da una testa nominale, distingueremo i nomi in nomi a struttura ‘argomentale’ e nomi a struttura ‘non argomentale’. Per esempio giudizio, descrizione, opinione sono nomi a struttura argomentale, mentre casa, tavolo, bosco, ecc. non sono a struttura argomentale. I nomi del primo tipo definiscono univocamente i loro argomenti, cioè giudizio definisce un giudicante e un giudicato, descrizione un descrittore e un descritto, opinione, pur non essendo un nome derivato da un verbo, definisce altrettanto chiaramente un individuo che formula un’opinione e un individuo, o oggetto, su cui l’opinione viene espressa. Viceversa, i nomi del secondo tipo non definiscono relazioni di tale genere, ma ne ammettono solo di meno precise, specificabili di volta in volta in base al contesto. Per esempio in: (7) la casa di Mario di Mario può identificare la persona che possiede la casa, ma può altrettanto bene indentificare per esempio l’architetto che l’ha progettata, o può semplicemente trattarsi di una casa che a Mario piace molto e menziona sempre, o che Mario va a visitare tutti i giorni e via di seguito (le possibilità sono moltissime). Questo tipo di relazione fra il nome testa ed il suo argomento non è perciò definibile in modo univoco e verrà chiamata ‘relazione R’. Molti nomi non appartengono chiaramente all’una o all’altra classe, ma possono sia individuare una struttura argomentale, sia definire una relazione R. I nomi che definiscono una relazione R sono in genere nomi di oggetti, mentre i nomi astratti o designanti azioni di solito sono in grado di stabilire relazioni più precise, cioè agente-paziente, agente-meta e via di seguito. I nomi designanti azioni, però, possono essere resi più concreti grazie ad un contesto specifico; in questo caso è più facile scostarsi dall’interpretazione che essi impongono ai loro argomenti, per assegnare semplicemente una relazione R, per esempio quella di ‘possessore’, che è la più comune: (8) La descrizione di Maria è sul tavolo. Oltre a considerare Maria come la persona descritta, ma anche come quella che ‘possiede’ la descrizione, pur non essendo né l’agente, né il paziente dell’atto di descrivere. (14) *la telefonata Gianni a Mario. (15) *il comportamento di mio fratello. 2.1.1. Pronominalizzazione Il soggetto del SN espresso da ‘di+N’ (o eventualmente dal possessivo, per es. la sua telefonata) è un vero e proprio soggetto dal punto di vista semantico. Esso è un soggetto anche da un punto di vista sintattico, in quanto occupa la stessa posizione di prominenza strutturale occupata dal soggetto di frase. Questo si vede per es. dalla distribuzione dei pronomi riflessivi, quali me, te, se stesso, ecc. e dei pronomi personali (io, me, tu, te, lui, ecc.). Un pronome riflessivo non può mai essere soggetto di frase, neanche nel caso in cui si riferisca ad un altro argomento del verbo, perché nessun argomento del sintagma in questione si può qualificare come antecedente possibile. (16) *Se stesso, domandò a Gianni, se potesse ritenersi libero. È invece ammessa la seguente struttura: (17) Gianni, domandò a se stesso, se potesse ritenersi libero. Lo stesso vale per i sintagmi nominali: (18) *La domanda di se stesso, a Gianni, rimase senza risposta. La domanda di Gianni, a se stesso, rimase senza risposta. La presenza di un pronome non riflessivo permette di ottenere una frase grammaticale solo nel caso in cui esso non abbia per antecedente un altro argomento del nome: (19) Lui, domandò a Gianni, se potesse partire. (20) La domanda di Gianni, a lui, se potesse partire rimase senza risposta. (21) La sua domanda a Gianni, se potesse partire rimase senza risposta. Se l’antecedente è incassato, cioè non è un costituente immediato del sintagma nominale in questione, il risultato è accettabile, sia per quanto riguarda il sintagma nominale (22), sia per quanto riguarda la frase corrispondente (23): (22) La domanda della madre di Gianni, a lui, fu indiscreta. (23) La madre di Gianni gli chiede se avesse intenzione di partire. Nomi come domanda e risposta sono in un certo senso a metà tra transitivi e intransitivi, in quanto selezionano, più o meno marginalmente, una frase accanto al soggetto ed al compl. indiretto. Domanda può avere come argomento una frase interrogativa indiretta introdotta da se, ma non ammette frasi introdotte da altri elementi interrogativi, quali quando, che cosa, chi, ecc. Le stesse struttura risultano grammaticali se la frase è introdotta da su: (24) La domanda di Gianni (su) quando Maria fosse partita era indiscreta. (25) La domanda di Gianni (su) che cosa mancasse fu indiscreta. Si noti che la preposizione su può introdurre qualsiasi complemento esprimente l’argomento: (26) Quella domanda sul suo alibi colse l’imputato di sorpresa. Risposta, come rispondere, può avere per complemento una frase subordinata, sia pure con un certo grado di marginalità: (27) La risposta di Gianni che sarebbe partito immediatamente mi sorprese molto. Analogamente a domanda, anche risposta può avere un complemento, frasale o non, introdotto da su: (28) La sua risposta su che cosa avesse fatto ieri sera fu piuttosto evasiva. 2.1.1.2. Pseudo-passivizzazione In alcuni casi, il soggetto può essere introdotto dalla locuzione preposizionale da parte di. Tale locuzione esprime di solito il soggetto dei sintagmi nominali passivizzati. (29) Quella telefonata da parte di Gianni mi disturbò. (30) Quella domanda di Gianni mi sorprese. In questi casi, però, non si tratta di un percorso di passivizzazione vero e proprio, dato che non si ha a che fare con un fenomeno regolare e produttivo. Parliamo allora di pseudo-passivizzazione. Infatti, da parte di esprime la provenienza dell’azione. Questa costruzione è quindi incompatibile con altri nomi intransitivi, che non ammettono, per il loro significato intrinseco, questo tipo di interpretazione: (31) *Quella camminata da parte di Gianni durò tre ore. (32) *Quel viaggio da parte di Gianni fu molto interessante. 2.1.2 Sintagmi nominali proiettati da nomi transitivi Si definiscono qui ‘transitivi’ i nomi derivanti da verbi transitivi, che ne mantengono la proprietà di transitività. Appartengono a questa classe nomi come descrizione, attesa, regolazione, analisi, distribuzione, osservazione, e molti altri. La caratteristica principale di questi sintagmi nominali è che gli argomenti marcati Nominativo e Accusativo dei verbi corrispondenti sono entrambi introdotti dalla preposizione semanticamente vuota di. Esempi: (33) Gianni ha descritto Maria. La descrizione di Maria di Gianni è troppo lusinghiera. 2.1.2.1 Passivizzazione L’elemento che esprime il ruolo semantico esterno, corrispondente al soggetto della struttura verbale attiva, può anche essere espresso da un pronome possessivo: (34) La sua attesa di Maria durò tre ore. Inoltre, tale argomento può anche apparire preceduto dalla locuzione da parte di: (35) L’attesa di Maria da parte di Gianni durò tre ore. In quest’ultimo caso, l’oggetto può essere espresso da un pronome possessivo: (36) La sua descrizione da parte di Gianni è troppo lusinghiera. Se però l’argomento ‘esterno’ non viene preceduto dalla locuzione da parte di, ma semplicemente da di, è impossibile assegnare alle strutture risultanti la stessa interpretazione che viene data. Non può significare che «Gianni descrive Maria», significato che viene invece espresso, ma può solo significare che «Maria descrive Gianni». L’elemento che prima esprimeva il soggetto viene introdotto da una preposizione, e l’oggetto occupa il ruolo precedentemente occupato dal soggetto. Questo è quello che accade, in quanto i ruoli semantici assegnati al soggetto ed all’oggetto del verbo attivo corrispondente vengono qui espressi rispettivamente dal sintagma introdotto dalla locuzione da parte di e dal possessivo. 2.1.2.2. Pronominalizzazione Un pronome riflessivo riferito al soggetto è ammesso, mentre non lo è un pronome personale. I possessivi, sia suo che proprio, non possono riferirsi al secondo argomento. (37) La propria descrizione di Gianni è troppo lusinghiera. La conferenza indicati in questi esempi è ammessa se al posto di Gianni compare un riflessivo, ma non un altro pronome personale: L’agente è introdotto dalla locuzione da parte di, tipica del passivo. Questo è l’unico modo in cui il ruolo semantico di agente può essere espresso. 2.1.3. Sintagmi nominali proiettati da nomi intransitivi derivati da verbi transitivi Vi sono alcuni nomi che, sebbene siano derivati da verbi transitivi, ne intransitivizzano la struttura, introducendo uno degli argomenti con una preposizione diversa da di. Consideriamo i seguenti esempi: (51) Gianni ammira Maria sinceramente. L’ammirazione di Gianni per Maria è sincera. Il giudizio di Gianni su Maria è molto negativo. Il soggetto del verbo, nelle strutture nominali corrispondenti, viene introdotto da di; il secondo argomento è invece marcato da una preposizione diversa: per e su, rispettivamente. Altri esempi sono forniti dagli SN proiettati dai seguenti nomi: sospetto (su), amore (per), disprezzo (per), stima (per), odio (per), rispetto (per). Tali nomi esprimono di solito un sentimento nei confronti di qualcuno. 2.1.3.1. Passivizzazione Mentre è possibile effettuare il passivo delle strutture verbali, non è possibile passivizzare i sintagmi nominali ad esse corrispondenti. (52) Maria è ammirata da Gianni. Maria è stata giudicata da Gianni molto severamente. La sua ammirazione per Maria è sincera. La sua ammirazione da parte di Gianni è sincera. È possibile però passivizzazione parziale, in quanto il soggetto può venire espresso da un sintagma preposizionale introdotto da da parte di: (53) L’ammirazione per Maria da parte di Gianni è sincera. Il giudizio su Maria da parte di Gianni è molto negativo. 2.1.4. Sintagmi nominali proiettati da nomi derivati da verbi psicologici I nomi derivati da verbi psicologici, quali passione (appassionare), interesse (interessare), preoccupazione (preoccupare), hanno una struttura sintattica diversa da quella dei verbi corrispondenti. Nella struttura frasale attiva la posizione di soggetto è occupata dall’elemento che ispira il sentimento, mentre quella di oggetto dall’esperiente. Il soggetto di questa classe di verbi non può fungere da soggetto della classe di nomi corrispondenti: né da soggetto di nome ‘attivo’, né da soggetto di nome passivo. Nel sintagma nominale, infatti, l’espediente, Maria, è il soggetto, mentre il ruolo semantico di tema viene espresso da un complemento preposizionale: (54) l’interesse di Maria per questo libro. la passione di Maria per questo libro. 2.1.5. Sintagmi nominali proiettati da nomi derivati da verbi inaccusativi Nomi come arrivo, partenza, uscita e apparizione, sono derivati da una classe di verbi particolare, detti inaccusativi. I nomi appartenenti a questa classe che hanno più di un argomento, per esempio apparizione, mostrano delle priorità tali da far pensare che essi abbiano una struttura analoga a quella dei verbi inaccusativi, per cui il soggetto ha in realtà alcune proprietà tipiche di un oggetto. Il nome apparizione dispone della possibilità di far funzionare come oggetto un argomento che esprime il ruolo semantico espresso dal soggetto nella forma frasale corrispondente. Da notare che la seguente struttura è grammaticale: (55) la sua apparizione a quella gente. Ciò significa che, sia pure non obbligatoriamente, il soggetto del verbo corrispondente può occupare la posizione prominente all’interno del sintagma nominale. La agrammaticalità deriva, invece, dal fatto che un possessivo ha sempre il ruolo prominente di soggetto; questo rende impossibile la coreferenza. 2.1.6. Sintagmi nominali proiettati da nominalizzazioni dell’argomento esterno Alcuni nomi deverbali designano la persona che compie l’azione indicata dal predicato, per es. ammiratore, camminatore, scopritore, ecc. (56) a. Gli ammiratori di quella attrice sono moltissimi. b. Gianni è un bravo camminatore. c. Lo scopritore dell’America fu Colombo. Le nominalizzazioni hanno un solo argomento nel caso di ammiratore e scopritore e nessuno nel caso di camminatore. Questa classe di nomi quindi non può mai assegnare il ruolo semantico esterno ad un elemento diverso dalla testa nominale stessa. I nomi non mantengono la struttura argomentale completa del verbo da cui derivano. Gli unici complementi ammessi sono i complementi oggetto non frasali, come negli esempi (56a) e (56c). Anche altri tipi di complementi non possono apparire, per esempio complementi strumentali, locativi e benefattivi: (57) Mario uccise Gianni con un coltello. ?L’uccisore di Gianni con un coltello fuggì. (58) Cortez conquistò il Messico per il re di Spagna. Il conquistatore del Messico per il re di Spagna fu crudele. Si può notare che anche il complemento indiretto non è esprimibile: (59) Un datore di lavoro deve sempre pagare i contributi. Un datore di lavoro ai disoccupati deve sempre pagare i contributi. 2.1.6.1. Pronominalizzazione Il nome stesso può fungere da antecedente per un pronome riflessivo, in frasi come le seguenti: (60) Un ammiratore di se stesso è spesso antipatico a tutti. Un vero conoscitore di se stesso sa come comportarsi. Vi sono alcuni nome come giudice e ladro che sebbene non siano derivati allo stesso modo da un verbo corrispondente, mostrano le priorità dei nomi appena descritti. Da notare che ladro e giudice sono semanticamente connessi a forme verbali quali rubare e giudicare. Esistono inoltre dei nomi che mantengono esattamente queste priorità pur essendo meno chiara la loro connessione con un qualche verbo, per esempio amico e nemico: (61) Un buon giudice di se stesso è sempre molto severo. *Un proprio giudice è sempre molto severo. (62) Solo un nemico di se stesso può pensare a suicidarsi. *Solo un proprio nemico può pensare a suicidarsi. 2.1.7. Sintagmi nominali proiettati da nomi di oggetti con struttura argomentale Consideriamo ora i sintagmi nominali proiettati da quei nomi che designano più tipicamente oggetti, come per es. fotografia e regalare, di cui mantengono la struttura argomentale: (63) il regalo di Gianni a Maria. la fotografia di Gianni a Maria. In alcuni casi la preposizione da assume il valore semantico della locuzione tale da, cioè introduce una struttura di tipo consecutivo: (72) a. uno spavento da morire b. un film da ridere. 2.3. Sintagmi nominali con complementi frasali I complementi frasali possono trovarsi solo in nomi a struttura argomentale (cioè non nomi di oggetti), quali, per esempio: opinione, paura, idea, convinzione, promessa, supposizione, consiglio, proposta, richiesta, ecc. I complementi frasali possono essere di modo finito o infinito, come si vede negli esempi seguenti: (73) a. La mia convinzione di poter partire al più presto è incontrollabile. b. La mia convinzione che Gianni partirà al più presto è basata su attente osservazioni. (74) a. Il mio consiglio a Maria di partire al più presto è senz’altro il più saggio. b. Il mio consiglio a Maria che parta al più presto è senz’altro il più saggio. (Nomi come richiesta e proposta presentano lo stesso paradigma di consiglio). L’ordine fra complemento indiretto e complemento frasale non è fisso quest’ultimo, se di modo non finito, può precedere, marginalmente, il complemento indiretto: (75) a. la mia proposta di partire a Gianni. b. la mia richiesta di partire a Gianni. 3. Complementi non argomentali All’interno dei sintagmi nominali possono apparire elementi che nelle strutture frasali corrispondenti vengono detti ‘avverbiali’; si tratta cioè di complementi frasali o nominali, di solito introdotti da preposizione che non si esprimono né un argomento della testa N, né una relazione R. Tali complementi, se frasali, possono essere introdotti da prima, dopo, quando, per, ecc. Le frasi possono essere sia di modo finito che di modo non finito: (76) a. Il viaggio di Gianni prima che fosse assalito dai briganti durò tre mesi. b. Il viaggio di Gianni prima di essere assalito dai briganti durò tre mesi. (77) a. La partenza di Gianni subito dopo essere tornato dall’India fu inaspettata. b. La partenza di Gianni dopo che era appena tornato dall’India fu inaspettata. In questi esempi, il soggetto del sintagma nominale Gianni, è coreferente con il soggetto delle subordinate. Ciò tuttavia, è obbligatorio solo nel caso della frase all’infinito, in quanto esempi come i seguenti sono comunque accettabili: (78) a. Il viaggio di Gianni prima che Maria si ammalasse durò tre mesi. b. La partenza di Gianni quando oramai Maria stava per tornare ci sorprese tutti. È da notare che in alcuni casi, sia che sia espresso, sia che non sia espresso, il soggetto semantico del sintagma nominale viene compreso come coreferente con il soggetto del complemento frasale: (79) a. l’affondamento della nave da parte di quei banditi per riscuotere l’assicurazione. b. l’affondamento della nave per riscuotere l’assicurazione. I complementi frasali devono occupare obbligatoriamente la posizione finale nel sintagma, come dimostra l’agrammaticalità del seguente esempio: (80) *il viaggio prima che Maria si ammalasse di Gianni. Vi sono poi complementi non argomentali di tipo nominale, sempre introdotti da preposizioni, quali in, con, su, sotto, senza, ecc.: (81) a. la casa in montagna b. la sedia senza braccioli c. quel libro sullo scaffale Per quanto riguarda gli esempi (81), si può osservare che l’ordine reciproco di argomenti o relazioni R e complementi non argomentali è piuttosto libero. (82) a. la casa di Gianni in montagna b. la casa in montagna di Gianni. È da notare, però, che alcune specificazioni di tipo restrittivo appaiono di preferenza adiacenti alla testa nominale (83) il libro di storia di Gianni/ *il libro di Gianni di storia. 4. Determinanti e modificatori 4.1.1. Posizione all’interno del SN Passiamo ora a considerare ciò che non fa parte in senso stretto della struttura argomentale dei sintagmi nominali, ma contribuisce a definirne il significato, come, fra l’altro, i quantificatori. I quantificatori che di solito appaiono nei sintagmi nominali sono: ciascuno, ogni, qualche, alcuni, molti, tutti, entrambi, qualunque, qualsiasi, nessuno, ed i numerali (due, tre, ecc.). I quantificatori non concorrono con l’articolo o con i dimostrativi. Fanno eccezione tutti e entrambi, che concorrono con l’articolo determinativo (in cui si considera anche qualche altro caso). Per molti e pochi con l’articolo determinativo nel senso di «numerosi» e «poco numerosi». Inoltre ciascuno, oggi, qualche, nessuno, qualunque, qualsiasi richiedono un nome singolare; alcuni, molti, tutti, entrambi e i numerali (maggiori di uno) richiedono il plurale. Alcuno, quando il SN in cui compare è preceduto da non, accorda al singolare, ma il suo valore semantico in questi casi è lo stesso di nessuno; non ho visto alcun ragazzo. (84) a. ciascun ragazzo b. *il/*quel ciascun ragazzo c. *ciascun il/quel ragazzo Con i nomi non numerabili ed i collettivi è ammesso solo il quantificatore molto seguito dalla preposizione di, ma non ciascuno e ognuno: (85) a. Molta dell’acqua di questo fiume giungerà al mare inquinata. b. *Molta fra l’acqua di questo fiume giungerà al mare inquinata. I quantificatori ognuno, ciascuno, alcuni, ecc. quindi se usati in costruzione partitiva, richiedono un sintagma nominale proiettato da un nome numerabile plurale; lo stesso vale per la preposizione fra, tra, che del resto è di per sé incompatibile con nomi non numerabili e collettivi: (86) a.*Fra questo pane ho trovato un anello. b. *Fra quest’acqua ho visto un pesce. La locuzione (gran) parte di è accettabile con i non numerabili ed i collettivi, così come con i sintagmi plurali; analogamente sono accettabili espressione come poco, un po’ di, e le frazioni (due terzi di, la metà di, ecc.): (87) a. Gran parte dell’acqua di questo fiume arriverà al mare inquinata. b. Gran parte di questa flotta salperà domenica. 4.2. Posizione di aggettivi e partecipi all’interno del SN 4.2.1. Aggettivi qualificativi I sintagmi aggettivali ‘qualificativi’ possono avere una funzione restrittiva o una funzione appositiva: (88) a. Un ragazzo bello uscì da quel portone. b. Un bel ragazzo uscì da quel portone. 4.2.3. Participi I participi hanno una distribuzione per lo più analoga a quella degli aggettivi. In alcuni casi, i participi passati non possono apparire prima della testa: (98) a. il ragazzo ucciso. b. *l’ucciso ragazzo. Nella maggior parte dei casi, però, il participio passato può trovarsi anche in posizione pronominale, specialmente con certi specificatori come ormai o già. Ne risulta un sintagma stilisticamente marcato come letterario: (99) a. Il generale raccolse il suo esercito distrutto e ordinò la ritirata. b. Il generale raccolse il suo distrutto esercito e ordinò la ritirata. Non è possibile inserire un participio fra un complemento e l’altro, così come non lo è per gli aggettivi: (100) a. la già annunciata distruzione di Roma da parte dei barbari. b. la distruzione già annunciata di Roma da parte dei barbari. c. la distruzione di Roma da parte dei barbari, già annunciata. 4.2.5. Ordinamento reciproco degli aggettivi La sequenza ‘aggettivo possessivo – aggettivo avverbiale o qualificativo’ è grammaticale: (101) a. la sua improvvisa distruzione. b. la sua terribile distruzione. Si può avere anche l’ordine ‘aggettivo-possessivo’, con effetto di stile letterario, un po’ enfatico: (102) a. l’improvvisa sua distruzione. b. la sua terribile distruzione. I possessivi non possono mai concorrere con gli aggettivi argomentali, se esprimono anch’essi un argomento del nome: (103) *la sua distruzione francese/tedesca. Se il possessivo e l’aggettivo esprimono però delle relazioni R, tali strutture sono possibili: (104) la sua centrale nucleare. Infine, quando sono presenti aggettivi sia appositivi che restrittivi, i primi definiscono proprietà del sintagma nominale ristretto: (105) a. un bel ragazzo simpatico. b. un simpatico ragazzo bello. Le due frasi (105) differiscono nell’interpretazione di bello: in a. caso specifica una proprietà dell’individuo identificato come ragazzo simpatico, al contrario, il sintagma b, identifica un individuo X in quanto ragazzo bello a cui si attribuisce la caratteristica di simpatico. Gli aggettivi che vanno obbligatoriamente dopo la testa, non possono essere preceduti da un altro aggettivo: (106) a. *un’invasione ben progettata tedesca. b. una ben progettata invasione tedesca. c. un’invasione tedesca ben progettata. 4.3. Posizione delle frasi relativi all’interno del SN Le frasi relative non possono mai precedere la testa nominale: (107) a. Il ragazzo che ho conosciuto ieri è Gianni. b. *il che ho conosciuto ieri ragazzo è Gianni. Le frasi relative seguono gli argomenti del nome e gli elementi esprimenti una relazione R, venendosi così a trovare in ultima postazione nel sintagma: (108) a. Il libro di Calvino che non ho mai avuto il tempo di leggere è quello sullo scaffale. b. *Il libro che non ho mai avuto il tempo di leggere di Calvino è quello sullo scaffale. 5. La coordinazione all’interno del SN Gli aggettivi possono essere coordinati fra loro: (109) quel ragazzo sicuro di sé e fiducioso nel futuro Tuttavia, un aggettivo qualificativo o avverbiale non può venire coordinato con un possessivo, né in posizione post-nominale né pre-nominale: (110) a. *quell’amico mio e fiducioso nel futuro. b. *quel mio e simpatico gatto. Infatti, la condizione che permette la coordinazione all’interno di un sintagma nominale non richiede identità categoriale superficiale, ma piuttosto identità di funzione semantica: (111) il libro mio e di Moravia. Non è possibile combinare i vari tipi di aggettivi fra loro; per esempio non è possibile coordinare un aggettivo qualificativo con un aggettivo argomentale: (112) *la distruzione terribile e tedesca di Varsavia. E’ possibile, invece, coordinare gli aggettivi argomentali fra loro: (113) la distruzione austriaca e tedesca di Asiago. Gli unici aggettivi coordinabili con alcuni possessivi, a parità di funzione semantica, sono quelli argomentali: (114) l’occupazione tedesca e nostra della Jugoslavia (nostra=italiana). Di solito, l’ultimo aggettivo della serie viene introdotto dall’operatore di congiunzione e o dall’operatore di disgiunzione o; questo, tuttavia, data un’opportuna intonazione, non è necessario: (115) Ho incontrato un ragazzo alto, biondo, simpatico, elegante. 6. Sintagmi nominali con argomenti non introdotti da preposizione È possibile osservare una serie di fenomeni al limite fra struttura di sintagma e struttura di parola, in cui cioè un argomento della testa nominale appare non preceduto dalla preposizione che di solito li introduce: (116) a. Sollevamento pesi. b. Rivendita tabacchi c. Ufficio acquisti Questo tipo di strutture si può trovare particolarmente in intestazioni, sigle. Tutte le sequenze di nomi di questo tipo sono interpretabili da sinistra a destra, tenendo conto che ogni nome è una specificazione restrittiva del precedente: (117) segreteria della direzione dell’ufficio preposto agli acquisti
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