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Vedere l'invisibile. Nicea e lo statuto dell'immagine, Sintesi del corso di Estetica

Sintesi dettagliata del testo.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 08/11/2021

Lelee123
Lelee123 🇮🇹

4.4

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Scarica Vedere l'invisibile. Nicea e lo statuto dell'immagine e più Sintesi del corso in PDF di Estetica solo su Docsity! “Vedere l’Invisibile - Nicea e lo statuto dell’Immagine” Il secondo Concilio di Nicea e la controversia iconoclastica (Situazione politica) Inizio VIII secolo — L'impero bizantino perde territorio (Africa settentrionale, Siria, Palestina) a causa araba => riorganizzazione poltico-militare-urbana: Themata — unità amministrative e politiche, in cui il potere è in mano ad uno stratega. Riscossa militare grazie alle vittorie militari di Leone III (basileus, imperatore), culminate nella riconquista dell'Asia minore nel 739 (corrispondente a quella di Carlo Martello nel 731 a Poitiers) —> il Cristianesimo aveva allontanato i musulmani. (Eventi all’inizio della controversia iconoclastica) In tale contesto di riscossa militare e riorganizzazione politica, s'inserisce la politica religiosa di Leone III: offensiva contro il culto delle immagini sacre, in opposizione al culto idolatrico delle icone da parte dei romani; (possibile motivo: culto come contropotere che allontanava il popolo dalle devozione nei confronti del sovrano). 727 - Leone fa togliere l’immagine di Cristo dalla porta di bronzo del palazzo imperiale e pone una croce - simbolo della politica iconoclasta degli imperatori. Leone voleva convincere il patriarca Germano di abbracciare la sua idea, la condanna del culto delle immagini sacre. Egli rifiutò e andò in esilio volontario. Leone fece eleggere Anastasio, che non fu riconosciuto dal Papa Gregorio IIl => Gregorio condannò gli avversario delle immagini sacre (è giusto raffigurare Cristo in forma umana, poiché ci ricorda il suo abbassamento e ci conduce al mistero della redenzione) => rottura. (Background storico dell’iconoclastia) Il primo vero iconoclasta fu Epifanio di Salamina (315-403) — scrisse al vescovo di Gerusalemme di aver distrutto un'immagine a colori del Cristo, perché riteneva idolatria l’arte e le figure. Appare chiaro con Epifanio come mancasse una tradizione (documenti scritti) che autorizzasse la raffigurazione di ciò che per i cristiani era oggetto di culto. Presente anche una ostilità da parte dei primi cristiani alla raffigurazione del sacro: i padri della chiesa come Origene, che non le accetta, come Lattanzio che esprime dubbi. Sant'Agostino mostra dubbi sulla legittimità di rappresentare il sacro, perché è come cambiare la gloria di Dio incorruttibile in una somiglianza corruttibile. (Iconoclastia come dottrina ufficiale) Con Leone III s'impone l’iconoclastia, ma manca la convocazione di un concilio che condannasse il culto delle icone. Lo farà Costantino V, figlio di Leone. Egli fece anche un'opera dogmatica (base dottrinaria del concilio di Hieria del 754) in cui si dimostra l'impossibilità teologica della raffigurazione del Cristo, senza contraddire il dogma dell'unione in una unica ipostasi della due nature. L'unica vera icona è l'Eucaristia. Can il concilio l’iconoclasmo divenne ufficiale e legittimamente canonico. Ne seguì anche una energica politica di repressione e persecuzione nei confronti dei monaci (anche per motivi politici ed economici, come l’estensione dei loro patrimoni, che godevano dell’esenzione dal fisco) (Distacco dalla politica iconoclastica) Con Leone IV (775-780) partì il progressivo distacco. Quando, dopo la sua morte, la moglie Irene (iconofila) assunse la reggenza, la svolta accelerò. Serviva al vertice della gerarchia ecclesiastica un patriarca iconofilo. Fu eletto Tarasio nel 784 (alto appartenente alla cancelleria imperiale) e Papa Adriano storse il naso: iconofilo sì, ma laico. - primo concilio a Costantinopoli nel 786: convocati i rappresentanti delle cinque sedi patriarcali (Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme), c'era accordo preventivo sull'esito, ma l’irruzione della guardia imperiale fedele a Costantino, bloccò tutto. © l’anno dopo, allontanate le truppe, il concilio fu convocato a Nicea, sede del primo contro gli ariani. (Secondo Concilio di Nicea, 787) Presenti 250 vescovi, l'ordine gerarchico prevedeva due rappresentanti del Papa, Tarasio, monaci in rappresentanza delle sedi orientali, due legati dei basileis. Presenti anche vari monaci, senza diritto di voto, ma che dovevano far passare un atteggiamento di rigore (vedi dopo). - 4 settembre 787, prima sessione: discorso di Tarasio (lode ai sovrani, ammonizione a trovare soluzione giusta ed equilibrata) => la sua preoccupazione maggiore non era l'esito del dibattito, ma la reintegrazione dei vescovi già iconomachi, che riconobbero il loro errore. Furono reintegrati anche quelli accusati di aver complottato per impedire il primo concilio, nonostante l'opposizione dei monaci. - 26 settembre 787, seconda sessione: lettura delle due lettere di Papa Adriano al patriarca - critica alla violazione dei canoni con l'elevazione al soglio patriarcale di un laico, nonostante comprenda che è necessario condanna l’iconoclastia - e agli imperatori - lode a loro per l'intenzione di restaurare il culto delle icone e il loro valore catechetico - che sancirono la riconciliazione Roma - Costantinopoli. - 28 settembre 787, terza sessione: si completò la riunificazione dell'intera Chiesa cristiana: reintegrati Gregorio di Neocesarea e altri sette vescovi, celebrata l'adesione delle sedi orientali attraverso la lettura di una serie di documenti (tra cui la sinodica di Tarasio ai patriarchi orientali e le risposte, tra cui la sinodica di Teodosio, patriarca di Gerusalemme). - 1 ottobre 787, quarta sessione: inizio della discussione sulla questione delle immagini -> Furono letti dei passi delle Sacre Scritture, tra cui una lettera indirizzata da Nilo d’Ancira ad Olimpiodoro, che fu usato anche in quello di Hieria, in maniera incompleta => prova della falsificazione delle prove degli iconoclasti. -> distinzione tra venerazione e adorazione: alle icone spetta la venerazione, non l’adorazione. Il culto delle icone non doveva essere confuso con l'idolatria, non si poteva adorare la materia in sé, in quanto è solo mezzo. L'onore reso all'immagine passa al prototipo. In conclusione in questa seduta fu firmata la legittimazione del culto delle icone e si posero come valide tutte le tradizioni scritte e non scritte della Chiesa - 4 ottobre 787, quinta sessione: confutazione delle teorie iconoclastiche e il preteso collegamento tra le teorie iconoclastiche e le dottrine ebraiche ed islamiche, e con varie eresie del passato. Icona posta al centro della stanza con i Vangeli: Parola e Immagine eguagliati. - 6 ottobre 787, sesta sessione: confutazione punto per punto dell’horos di Hieria, attraverso la lettura di Gregorio di Neocesarea (partecipò al sinodo) dei vari paragrafi e delle loro confutazioni. L'obiezione fondamentale a Hieria (rappresentare Cristo significava o introdurre una quarta persona nella Trinità oppure separare natura umana da quella divina, non rappresentabile) fu che l’immagine di Cristo è in rapporto con la persona secondo il nome e non la sostanza. Non è il Cristo l’Icona, ma lo rappresenta sulla base della verità storica dell’Incarnazione. = 13 ottobre 787, settima sessione: lettura della definizione di fede, identica a quella della quarta sessione. (problemi rimasti aperti) . La gerarchia ecclesiastica era rimasta intatta => dopo pochi anni, in concomitanza con una crisi politico- militare, Leone V riabilitò Hieria e approvò un nuovo horos. Lo spessore culturale fu notevole e le posizione più moderate e volte a colpire certi eccessi nel culto. . Il Papa fu non entusiasta del fatto che il basileis non restituì i territori sottratti durante la controversia. = Carlo Magno ricevette gli atti tradotti in maniera pessima ed ebbe una reazione violenta e rigettò Nicea II, accentuata dal aspetti politici: non vedeva di buon occhio un riavvicinamento tra Roma e Bisanzio, poiché da lì a poco sarebbe stato incoronato imperatore dal Papa. —> l'esaurimento della seconda fase dell'iconoclasmo portò al ristabilimento dell'autorità del secondo Concilio di Nicea.
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