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Verga, i Malavoglia, Appunti di Letteratura Italiana

vita e opere

Tipologia: Appunti

2015/2016

Caricato il 11/11/2016

samantha17
samantha17 🇮🇹

4.6

(8)

8 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Verga, i Malavoglia e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! VERGA • I MALAVOGLIA Esce nel 1881; romanzo naturalista e verista nasce anche in polemica opposizione con i filoni narrativi più in voga: contro il romanzo storico, privilegia l'analisi del presente. Potrebbe essere definito come un: • romanzo familiare. I protagonisti però sono una strana famiglia, in cui il ruolo paterno è affidato tutto al nonno, la cui età avanzata gli garantisce un rispetto indiscutibile; è cristallizzata: i figli non si possono sposare, la stirpe non si rinnova, se non alla fine e nel romanzo non dominano né adulteri né lotte per l'eredità, topoi principali del romanzo familiare. Tuttavia traspare come tema principale il conflitto tra padri e figli, tra valori della tradizione comunitaria e moderno individualismo. • romanzo di formazione. Il protagonista non può prescindere dalla morale del nonno e proprio per questo alla fine se ne deve andare. Lui, quindi, è l'unico a subire un processo di trasformazione psicologica e ideologica, ed è l'unico ad essere capace di azione, ma mai è in discussione la fedeltà del personaggio all'etica familiare. Tant'é che si conclude proprio nel segno del pentimento, e la comunità paesana sembra diventare mito positivo, oasi e rifugio. Nella storia del romanzo ottocentesco I Malavoglia sono un romanzo di svolta: nella vita non c'è niente da cercare; l'unica salvezza sarebbe restare nel posto in cui si è nati, ma che il progresso sta ormai travolgendo. La felicità idilliaca del paese famiglia non esiste più e andarsene comporta la scoperta della illusorietà di ogni alternativa: per l'eroe moderno non c'è rifugio, solo esilio. Alessi e Nunziata riescono a riacquistare la casa del nespolo, simbolo dell'unità familiare; l'equilibrio spezzato dall'affare dei lupini è ritrovato. Tuttavia che il solo Alessi riesca a risollevare le sorti della famiglia è inverosimile, ma Verga stesso non si preoccupa più di tanto di rendere credibile il lieto fine. Il romanzo ha quindi due conclusioni: 1. ESILIO DI 'NTONI 2. RIPRESA DELLA CONDIZIONE FAMILIARE • romanzo storico. Nel testo le vicende sono sempre scandite dal ritmo delle stagioni, dalle feste dei santi, si può dunque ricostruire il flusso della grande storia che investe con violenza la vita del villaggio, con la complicità delle calamità naturali: tempeste, epidemie, carestie. • romanzo antistorico. Va contro il mito risorgimentale e l'ottimismo progressista di quei tempi. • TRAMA Il romanzo narra le disavventure di un'umile famiglia di pescatori di Acitrezza che cercano di migliorare le loro condizioni economiche. Il capo famiglia, padron 'Ntoni, compra a credito un carico di lupini per rivenderlo a Riposto con un modesto guadagno. Ma la barca, la Provvidenza, fa naufragio, causando la perdita dei lupini e la morte di Bastianazzo, il figlio di padron 'Ntoni, che lascia la moglie Maruzza e cinque figli. D'ora in poi la malasorte si accanisce contro i Malavoglia che, per pagare il debito, sono costretti a vendere la casa. Di lì a poco muoiono, Luca, Maruzza e il nonno. Il primogenito 'Ntoni, che da quando ha fatto il servizio militare non si rassegna alla miseria dei pescatori, si dà al contrabbando e finisce in galera dopo aver ferito un doganiere. Lia, la sorella minore, abbandona il paese senza mai più tornare. Mena dovrà rinunciare a sposarsi con compare Alfio e rimarrà ad accudire ai figli di Alessi, il minore dei fratelli che, continuando a fare il pescatore, ricostruirà la famiglia e potrà ricomprare la casa del nespolo. Quando 'Ntoni uscito di prigione tornerà al paese, si renderà conto di non poter restare perché si sente indegno del focolare domestico di cui ha profanato le leggi e la sacralità. • STILE Chi cerca di cambiare usi, costumi, abitudini è destinato a perdersi e a scatenare la catastrofe. Il giovane 'Ntoni, che aveva aspirato ad una vita migliore, torna sconfitto; Alessi invece, che piegando la schiena agli eventi è rimasto fedele alla legge delle tradizioni, riesce a risollevare la famiglia dalla desolazione, e a ricostruire il focolare domestico. E la vita continua con leggi immutabili, mentre la casa ritorna ad essere il simbolo della solidarietà familiare e dà senso ad ogni sacrificio. I fatti sembrano narati non dallo scrittore, ma dalla viva voce degli abitanti di Acitrezza di cui rispecchiano la mentalità. Attorno alla famiglia del Malavoglia e alla loro triste vicenda, ruota tutto il paese: gli abitanti della città si sentono coinvolti da quella sventura e manifestano i loro sentimenti e le loro reazioni. Questo modo narrativo è reso più colorito dal linguaggio,che non può non essere: spontaneo, sincero, pieno di un'efficacissima carica espressiva ottenuta anche mediante il continuo ricorrere a dialetti e ad espressioni proverbiali, simbolo di saggezza popolare che ben si addice alla semplicità dei personaggi e alle loro riflessioni istintive. In tutto il romanzo regna l'indiretto libero: non solo all'ottica collettiva del coro si sostituisce, in vari passi, quella dei singoli personaggi; anche il punto di vista del narratore esterno si lascia cogliere in alcuni punti. Le singole voci dei personaggi si fondono in un dettato linguisticamente coeso, una sorta di parlato uniforme. La condivisione dei codici fondamentali, linguistici e antropologici, fa si che gli attori di Verga compongano un'unità che, in prima approssimazione, è ancora lecito definire corale; si ha un monolinguismo di fondo. Anche i collegamenti tra i vari gruppi di paesani avvengono attraverso le suggestioni uditive: l'intero romanzo predilige il senso dell'udito. Anche le descrizioni dei personaggi e dei paesaggi sono del tutto povero, se non del tutto assenti, in quanto l'autore stesso ha affermato che non c'è bisogno di descrizioni, poiché si presume che il lettore li conosca da sempre. • MASTRO DON GESUALDO Identificato come il romanzo della "roba", mostra la maturità infelice di chi per fare la roba ha sacrificato gli anni migliori, gli affetti la salute. E infine, della roba, racconta la lenta e inesorabile perdita, che coincide con il disfacimento fisico del protagonista. Lo scrittore individua nell'avidità di ricchezza il tema centrale del romanzo borghese, ma come si vedrà, la ricchezza non da felicità e nemmeno salute. Un romanzo aperto sia alla fisiologia, che alla psicologia. • TRAMA L'uomo qualunque sia la sua posizione nella vita, è un vinto della vita stessa e deve sottomettersi al destino. Ne è un esempio mastro Gesualdo, un manovale che è diventato ricco e rispettato a forza di duro lavoro e di sacrifici. Si innalza anche socialmente, sposando la nobile Bianca Trao, che lo sposa per riparare un fallo, ma non lo ama. Nasce Isabella, che non è figlia di Gesualdo, ma egli la considera sua e la fa educare nei collegi più aristocratici. Morta Bianca, che a poco a poco si era affezionata al amrito, Isabella si mostra ostile al padre sebbene egli sia disposto a soddisfare tutti i suoi capricci, anche quello di sposare un duca squattrinato che dissipa il patrimonio che Don Gesualdo ha accumulato in tutta una vita. Quando Gesualdo si ammala, Isabella lo relega in una stanzetta del suo palazzo, dove muore solo, sognando la sua casa e i suoi poderi, e rimpiangendo quella roba destinata a scialacquatori che non la amano, come suo genero, il duca di Leyra. Un uomo vinto dunque, costretto ad accettare la fatalità della sconfitta. • STILE Il romanzo è caratterizzato dalla polifonia. Il contesto in cui è ambientato non è uniforme come nei Malavoglia: la cittadina in cui si svolge l'azione è abitata da una pluralità di ceti in costante contatto. Verga utilizza l'indiretto libero specialmente quando le vicende sono raccontate dal punto di vista di Gesualdo. Ma anche le scene dialogate diventano più ampie e numerose, dando all'opera un'impronta teatrale. Sono moltissimi i personaggi che parlano, ciascuno con la propria impronta stilistica, con un suo tono, spesso sopra le righe. Si crea quindi una plurivocità di un mondo aperto, caratterizzato dal un italiano parlato, non letterario, ma nemmeno segnato dai dialetti come nei Malavoglia. Accanto alla parola dei personaggi se ne ascolta un'altra, non quella di Verga, piuttosto di un osservatore cicinio, che si lascia sfuggire qualche giudizio feroce. La quadripartizione in blocchi separati si allontana dalla linearità diegetica prevalente nella tradizione del romanzo ottocentesco: per un verso, spezza ulteriormente il resoconto dell'esistenza dell'eroe, che perde ogni continuità; per un altro , concentra il fuoco della narrazione su singolo momenti di crisi, che creano
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