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Verismo, Capuana e Verga - Appunti, Appunti di Italiano

Appunti sul Verismo, Luigi Capuana e Verga con analisi di alcune opere di Verga

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 23/04/2017

elena.cappello
elena.cappello 🇮🇹

4.5

(79)

78 documenti

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Scarica Verismo, Capuana e Verga - Appunti e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Verismo e Verga Verismo Negli stessi anni in cui gli Scapigliati scrivono le loro opere che non saranno così straordinarie come, per esempio, quelle del Decadentismo (di cui loro sono i precursori italiani), in Italia, all'indomani della proclamazione dell'Unità, negli anni 1860-1870 si diffonderà, soprattutto in Italia settentrionale, una nuova corrente, il Verismo. Il Verismo non fu una scuola né un movimento ben organizzato e il suo maggior rappresentante, Giovanni Verga, non fu il caposcuola perché dopo la sua morte il suo modo di scrivere non sarà imitato. Mentre abbiamo il manzonismo, il dantismo, non avremo il “verghismo” cioè non ci saranno scrittori che imiteranno Verga. Quindi anche se lui sarà il rappresentante più importante, rimarrà comunque una voce “isolata”, non avrà nessun altro che lo imiti e che scriva alla sua maniera. Il Verismo sarà comunque rappresentato da diversi autori (Matilde Serao, Renato Fucini, Federico de Roberto ecc...), però i rappresentanti più importanti non saranno uomini del nord, come ci si aspetterebbe, uomini di una realtà progredita, industrializzata, ma in realtà i rappresentanti più importanti saranno due uomini meridionali, del profondo sud: Luigi Capuana e Giovanni Verga. I maggiori rappresentanti saranno Capuana, come teorico del Verismo, mentre come scrittore sarà Giovanni Verga. Luigi Capuana Capuana anticiperà Verga. Capuana nasce a Mineo, provincia di Catania, però vivrà a Milano e qui sarà più che scrittore, sarà organizzatore di cultura: se gli italiani conobbero Zola, fu grazie all'opera di Capuana il quale, innamorato di Zola, fu promotore di cultura, lo fece conoscere ai letterati italiani, diffondendo le sue idee. Scrisse Il marchese di Roccaverdina (opera più importante) e molte novelle. Non fu un grandissimo scrittore ma contribuì alla diffusione del Verismo. Si differenzia moltissimo da Zola perché ritiene che la scientificità del romanzo non debba consistere nell'utilizzare il metodo sperimentale proprio dello scienziato Pag. 1 di 9 Verismo e Verga (cioè le leggi della fisica, della chimica e della matematica che verranno applicate da Zola ad un'opera letteraria che di letterario avrà ben poco, mentre avrà più di scientifico). Capuana ritiene che la scientificità del romanzo debba consistere nella tecnica, nella forma, cioè nel canone fondamentale dell'impersonalità: lo scrittore è scienziato perché è impersonale alla sua materia. Zola → impersonale perché distante dalla sua opera, dai personaggi. Lui è un letterato che utilizza uno scarto nei confronti della sua stessa materia, cioè si allontana dai suoi personaggi, li guarda dall'alto, con lontananza. I Veristi invece utilizzeranno l'eclisse, cioè si eclisseranno nei loro personaggi, diventeranno una sola cosa. Quindi il punto di vista sarà interno ai personaggi e l'opera d'arte sembrerà essersi fatta da sé. Questa è la maggiore caratteristica del Verismo. Il Verismo considera l'arte come una tranche de vie= spaccato di vita. Il romanzo deve analizzare la società a partire dagli strati più bassi fino ad arrivare agli strati più alti, analizzare l'uomo, le sue vicende, la sua vita come se lo guardasse con la lente di ingrandimento. Verga fu uno dei primi fotografi, fece anche diverse mostre e trasferì in letteratura questo suo amore per la fotografia: così come la fotografia rappresenta la realtà nuda e cruda, allo stesso modo l'arte, proprio come una macchina fotografica, deve, con il suo obbiettivo che poi altro non è che l'occhio dello scrittore, analizzare la società. Verga Nacque Catania il 2 settembre 1840. Appartiene a una famiglia aristocratica latifondista, quindi conosceva i problemi della terra, la questione meridionale, i problemi dei contadini ecc... Studierà da autodidatta ma a 16 anni comincerà a scrivere Amore e patria e I carbonari della montagna, opere di stampo patriottico. Intorno ai vent'anni si trasferisce a Firenze. Qui conosce gli ambienti letterari più in voga della città e comincerà a scrivere delle opere che non sono opere di stampo verista. Concluso il periodo di Firenze, si trasferisce a Milano. A Milano trascorre tutta la sua vita dedicandosi alla scrittura. Scrisse Vita dei campi, Novelle rusticane, I Malavoglia, Mastro Don Gesualdo, il marito di Elena e Dal tuo al Pag. 2 di 9 Verismo e Verga • la lupa • Jeli il pastore • Pentolaccia • Guerra de' santi • Cavalleria rusticana Spesso sembra una Sicilia antica, un mondo che è stato, sembra un mondo che non è reale, reali sono solo i suoi personaggi. Cavalleria rusticana Cavalleria rusticana nasce come novella ma poi diventerà un'opera tragica. Scriverà il libretto, Mascagni la musicherà e diventerà un melodramma. Parla del mondo contadino, fatto di vinti, i cui protagonisti sono presi da passione così primitiva e violenta che poi li porterà alla morte. [Leggere La lupa e Rosso malpelo] La lupa Protagonista: una donna chiamata “gna Pina” (= Signora Pina). Veniva soprannominata Lupa, dalla avidità insaziabile di uomini. Questa contadina, mangiatrice di uomini, emarginata dalla società un giorno di innamora di un ragazzo, Nanni (=Giovanni), che però non la vuole, o meglio è affascinato da lei ma cerca di resistere. Allora lei, innamoratasi perdutamente, fa in modo che sposi la figlia in modo tale che lei possa stagli vicino. La figlia Maria quindi è costretto a sposare questo ragazzo. All'inizio non lo amava, però poi a poco a poco si innamora del marito. Quando viene a scoprire che la madre insidia il marito, la va a denunciare dal maresciallo. Nanni, che cercava di resistere al suo fascino, alla fine cede alla suocera. Un giorno lei va nei campi e lui dice “se non te ne vai ti ammazzo”, lui capisce che per liberarsene deve ucciderla. La donna insiste, quindi lui decide di ucciderla. Nanni finisce in galera. Rosso Malpelo Rosso Malpelo era un ragazzo cattivo sol perché aveva i capelli rossi. Rosso Malpelo era solo un soprannome, nemmeno lui però si ricordava quale fosse il suo vero nome, nemmeno la madre. Pag. 5 di 9 Verismo e Verga È la storia di questo ragazzo disprezzato da tutti per i suoi capelli rossi, è considerato cattivo; in realtà egli non è assolutamente cattivo anzi è un ragazzo sensibilissimo che ha solo bisogno di essere amato. L'unico che lo ama è il padre, un minatore, che un giorno muore e questo getta Malpelo nella disperazione. Rosso non trova più conforto né amore da nessuna parte, nemmeno dalla madre che lo disprezza, alla quale interessa solo quando lui torna a casa e le dà i soldi della paga. Pure la sorella lo disprezza. Così, decide di non tornare più a casa e vivere in miniera, che diventerà dunque la sua casa, ma qui viene preso a calci e pugni dagli altri minatori. Un giorno in miniera arriva un bambino, Ranocchio, malaticcio, gracile, poliomielitico. Rosso si affeziona molto a questo ragazzo, anche se non sembra perché lo ammazza di botte ma lo fa per farlo diventare forte come lui. Ranocchio, un giorno, muore di tubercolosi. Malpelo rimane solo. Un giorno ritrovano gli attrezzi del padre, visti da Malpelo come una reliquia perché erano tutto ciò che gli era rimasto del padre e allora decide, non avendo nessuno che lo ama, decide di fare un lavoro che nessuno vuole fare. Si avvia e nessuno lo vedrà più, eppure i minatori hanno paura di lui: temono che possa tornare il suo spirito da un momento all'altro. Rosso Malpelo muore ma non muore il ricordo di lui, ma resterà sempre un ricordo negativo. Il pessimismo La tecnica dell'impersonalità di Verga nasce dal suo pessimismo. Verga è uno degli autori più pessimisti che siano mai esistiti. Il suo pessimismo nasce dalla consapevolezza che la vita è fatta di dolore e sofferenza, nella vita ci sono forti e deboli, vincitori e vinti [→ Manzoni: buoni e cattivi] e in questa lotta per la vita, sono sempre i più forti a vincere mentre i più deboli soccombono, muoiono. Verga accoglie le leggi della selezione naturale di Darwin e per lui la vita è una lotta in cui i deboli e fragili soccombono, muoiono e i forti hanno la meglio. Verga ritiene che questo meccanismo della vita non finirà mai, non c'è alcuna possibilità di miglioramento. La società non può assolutamente essere cambiata. Niente e nessuno può cambiare la nostra vita, né Dio (Verga non crede in Dio, è ateo), né la politica né la scienza. Quindi dobbiamo accettare tutto così com'è. Si parla di immobilismo deterministico: la società è così, l'uomo è così e non può assolutamente cambiare. Questo pessimismo, senza alcuna via di uscita, porta l'autore a non potere dare dei Pag. 6 di 9 Verismo e Verga giudizi [Che giudizi devo dare se non posso cambiare la società?]. L'impersonalità deriva da questo pessimismo totale che caratterizza la sua concezione della vita. Il Ciclo dei vinti Nel 1881 Giovanni Verga, a Milano, decide di scrivere il Ciclo dei vinti, vinti dalla sorte, dal destino, una vita avara, avida e cattiva. Questi uomini cercheranno di lottare contro questa vita che invece li respinge. Era un ciclo che doveva comprendere I Malavoglia, Mastro Don Gesualdo, La duchessa di Leyra, L'onorevole Scipioni e L'uomo di lusso. Erano 5, in realtà ne scrisse solo 2 (I Malavoglia, Mastro Don Gesualdo), de La duchessa di Leyra, continuazione del Mastro Don Gesualdo, scrisse soltanto il primo capitolo; degli altri scrisse solo il titolo. Verga analizzerà la società dagli strati più bassi a quelli più alti e dimostrerà come ogni tentativo di migliorare la nostra condizione sia assolutamente vano e inutile. I Malavoglia E' la storia di una famiglia che in realtà si chiamava Toscano, soprannominata “I Malavoglia” quasi per contrappasso, perché loro avevano la religione del lavoro, quindi amavano il loro lavoro che per loro era molto importante. La vicenda si svolge ad Acitrezza, all'indomani dell'unita d'Italia. C'è il capofamiglia, padron 'Ntoni il quale ha un solo figlio, Bastianazzo, sposato con Maria, soprannominata la Longa. Questi due hanno cinque figli (Luca, Alessi, Mena, Ntoni, Lia. 'Ntoni è il più grande). La tragedia nasce quando 'Ntoni, il figlio più grande, è costretto ad andare a Napoli per fare il servizio militare. Quindi sono in difficoltà perché 'Ntoni non può lavorare e sono costretti ad assumere un pescatore. Durante un temporale, muore Bastianazzo e si perde la barca (la Provvidenza). Da qui in poi, avremo una tragedia dopo l'altra perché Padron 'Ntoni, addolorato per la morte del figlio, cercando di risollevarsi diventando da pescatori a commercianti, compra una partita di rubini, risistemano la barca. Non avendo abbastanza soldi, padron 'Ntoni ha chiesto un prestito all'usuraio Crocifisso. Si perdono questi rubini in una tempesta e non possono pagare il debito, così sono costretti a vendere la casa e ad andare “a giornate”. La casa per loro era il bene più grande, padron 'Ntoni parlava dell'ideale dell'ostrica: come l'ostrica si attacca allo scoglio, così tutti i componenti dei Malavoglia erano attaccati alla casa, al lavoro, all'onestà, cioè a tutti quei valori positivi che erano solo – però - all'interno della loro famiglia perché invece, il paese è pieno di uomini cattivi e Pag. 7 di 9
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