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VERISMO ITALIANO, VERGA, I MALAVOGLIA - MATURITÀ, Dispense di Italiano

In questi appunti sono presenti il confronto tra naturalismo francese e verismo. In questi appunti sono presenti le spiegazioni sulla vita, il pensiero letterario e approfondimenti sulle principali opere di Verga. - Storia di una Capinera, Nedda, Rosso Malpelo - Novelle di vita dei campi, il ciclo dei vinti, i Malavoglia, Mastro don Gesualdo, novelle Rusticane Focus sui Malavoglia, struttura, personaggi, trattamento del tempo e dello spazio.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 02/06/2023

alice-boriani
alice-boriani 🇮🇹

5

(1)

13 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica VERISMO ITALIANO, VERGA, I MALAVOGLIA - MATURITÀ e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! IL VERISMO ITALIANO (1875-1890) Etichetta generica per scrittori diversi, che scrivono cose molto diverse, non è una scuola. Tre siciliani, conservatori, tre irriducibili pessimisti, che non credono affatto che la letteratura possa incidere sulla realtà. ❖ Luigi Capuana → scrittore di romanzi, ma che noi ricordiamo soprattutto perché è entrante tra naturalismo e verismo ❖ Verga ❖ Federico De Roberto → i viceré Solitamente a questi tre viene accostata, ma in posizione particolare Matilde Serao, con un romanzo inchiesta, che si intitola “il ventre di napoli”→ lei era una giornalista, e sulla base delle sue ricerche scrive un romanzo che da quella realtà prende avvio. (tipo gomorra) L’ultimo nome è Emilio De Marchi NATURALISMO VERISMO Carattere metropolitano → come sfondo l’idea di un paese industrializzato i protagonisti sono spesso facenti parte del proletariato urbano Carattere municipale e regionalismo: in Italia ogni zona fa ancora un po’ a se, non c’è ancora un vero spirito nazionale, non si può parlare del contadino italiano, e di industrializzata c’è solo Milano (c’è quello siciliano, toscano, sardo, e sono molto diversi) rappresentano una regione, un territorio, le storie del verismo italiano rappresentano le condizioni di vita del mondo contadino. Sceglie la strada di un romanzo di analisi scientifica che vuole anche denunciare (le condizioni) perché ha la fiducia del progresso, lo spirito è ottimista, vogliono cambiare la società. Quasi tutti schierati a sinistra è folgorato dalla narrazione oggettiva, piace adottare il canone dell’impersonalità ma non sono disposti a credere che lo scrittore sia uno scienziato, e che il romanzo sia un laboratorio. Il romanzo è arte. In più questi scrittori sono siciliani, arrivano dalla parte dell'Italia più arretrata, sono pessimisti, credono che le cose accadano per fatalità, non sono disposti a credere che migliorino le condizioni umane. O sono moderati o sono conservatori. Il genere accanto al romanzo, ritenuto più adatto alla rappresentazione della realtà è la novella → Perché? ➢ Esigenza molto pratica: spesso pubblicano sui giornali, quindi la novella era la misura adatta ad essere pubblicata e diventava subito una forma di guadagno. ➢ Motivazione legata più alla poetica: la novella rappresenta bene una tranche de vie puoi avere pochi personaggi, una situazione rappresentata anche in maniera abbastanza rapida, è la forma più giusta. ➢ É un banco di prova per scrivere poi dei romanzi: è una buona palestra con strumenti, con le idee che vuoi comunicare, con i personaggi che vuoi costruire, i temi che vuoi affrontare e lo stile da avere. GIOVANNI VERGA Se Manzoni fonda il romanzo in Italia, Verga fa il primo romanzo moderno, compie una rivoluzione (vuol dire che non si torna più indietro). ● Stilistica → canone dell'impersonalità, l’autore fa finta che la cosa venga narrata da sé, e l’artificio della regressione ● Tematica → il popolo diventa protagonista senza moralismo populistico → ES gli ultimi non sono i buoni, ma i miseri, i depravati ecc (in Manzoni non è così, si guardava al popolo con paternalismo, in una maniera un po’ edulcorata) VITA Nel 1840 nasce a Catania, la sua è una famiglia di proprietari borghesi, è una famiglia molto particolare per noi, è sensibile alla cultura letteraria, cresce in un ambiente che lo spinge a leggere, a scrivere, nasce in una famiglia di sentimenti antiborbonici, in tutta in Italia ci sono sentimenti liberali e democratici, così come nella sua famiglia. Tant'è vero che lo affida ad un maestro privato, Antonio Abate, un poeta e un patriota, in realtà lui si iscrive, di sua scelta alla facoltà di legge, ma la lascia a metà → nel frattempo comincia a scrivere. I primi romanzi: “amore e patria”, “i carbonari delle montagne”; romanzi un po’ patriottici, che mescolano il tema politico con quello amoroso. Lui era ambizioso, voleva diventare un grande scrittore, non può farlo né a Catania né in Sicilia → ha un sentimento di sprovincializzarsi, gli servono circoli letterari, case editrici, dove le idee circolano. Tra il 1865-1871 fa tanti viaggi a Firenze, che a quel tempo è la capitale d’Italia, lì si inserisce nella vita mondana, e gli piace il mondo dell’alta società, di questa esperienza fa la sua materia narrativa, racconta ciò che vede, sente, e vive. Il primo romanzo significativo è “Una peccatrice” del 1866 Nel 1871 fa il romanzo che lo rende famoso: “storia di una capinera”: [Storia di una monacazione forzata, di nuovo c'è che è un romanzo epistolare, quindi il PDV è della ragazza, il narratore decide di prendere il pdv femmile, rimasta orfana ha dei rapporti molto ambivalenti con la nuova moglie di suo padre, che vuole sbarazzarsi di lei, che fa di tutto per metterla in convento, succede che a un certo punto, arriva il colera e il convento viene evacuato e torna a casa, conosce un cugino, di cui si innamora, e ovviamente tutto il suo percorso di vita entra in crisi, quando la matrigna si accorge di ciò, e lei vuole farlo sposare con sua figlia, lei in convento scopre che il cugino si sposa con la sorellastra, lei impazzisce e muore.] → storia melodrammatica, novità nello stile: PDV femminile 1872-1893, lui si trasferisce a Milano, il centro culturale e letterario più vivace d'Italia, è aperto all’Europa, ci sono tante case editrici, affamate di scrittori, lui sta diventando uno scrittore di successo. Viene meno qualcosa che c’era sempre stato → tra il lettore e la storia raccontata c’è sempre stato un filtro dell’autore. Adesso quella barriera cade, il lettore si trova faccia a faccia con il fatto, la storia, le vicende, ci deve fare i conti nel bene e nel male, la cosa faticosa è che acquisisci una consapevolezza nitida delle cose progressivamente. è quasi un superamento di Flaubert e Zola → loro l’avevano inventata ma non avevano capito come attuarla, loro raccontavano in un modo distaccato neutro, un po’ impassibile ma non è solo questo. ★ ARTIFICIO DELLA REGRESSIONE → L’autore crea un narratore che scende al livello del mondo narrato, regredisce, (il narratore è camaleontico → non lo vediamo perché si mimetizza con la storia che stiamo leggendo, non sappiamo chi è, è spesso anonimo, vede le cose come le vedono i personaggi, le giudicano con gli stessi criteri come i personaggi, sente e vede le cose come gli altri personaggi, esprime i fatti con le loro parole → ES MAX rosso malpelo) Il PDV dello scrittore non si sente mai, non percepiamo il suo livello culturale, i suoi valori, e il suo codice linguistico. Il narratore è popolare omodiegetico (interno alla storia), spesso anonimamente collettivo (narratore corale) ★ EFFETTO DI STRANIAMENTO → il lettore attento avverte uno scarto tra il PDV esplicito che il narratore popolare esprime e il PDV implicito dell’autore, che è anche il nostro PDV. V. ci presenta come normali delle cose strane, ci costringe ad assumere un atteggiamento critico La forma dev’essere inerente al soggetto, a seconda della cosa che intendi rappresentare ci dev’essere una stretta correlazione tra il livello sociologico e il livello linguistico e stilistico, Quindi la scelta del dialetto sarebbe stata la migliore, ma non può, perché non potrebbe pubblicare per un pubblico italiano. ★ DIALETTALITA’ INTERNA → italiano parlato dai siciliani un po’ più dotti (all’interno di questo italiano ci sono dei termini specificamente siciliani, V. non trova per alcuni termini dei sinonimi in italiano quidni è “costretto” a usarli). Il dialetto lo si sente nella sintassi, è un italiano con una sintassi popolare e dialettale volutamente sgrammaticata, con paratassi, anacoluti, pleonasmi, uso del che polivalente (che rispecchia il ca siciliano), gli per le, ci attualizzante (avrebbe un po’ a funzione di un stato in luogo, complemento di tempo, ma non è necessario), che interrogativo Sentiamo una parlata dialettale ma in italiano Ci sono anche i modi di dire, i paragoni, proverbi tipici siciliani, imprecazioni popolari, in generale è un linguaggio povero, molto basico. ★ DISCORSO INDIRETTO LIBERO → non è un'invenzione verghiana ma è la sua cifra stilistica, d’ora in poi la troveremo sempre → contaminazione tra il discorso narrativo il discorso diretto del personaggio → rende l’immediatezza della narrazione orale. Elimina i ponti grammaticali e il verbo reggente, introduce degli elementi grammaticali e linguistici che rinviano palesemente a un parlante. L’IDEOLOGIA VERGHIANA La tesi di Guido Baldi sostiene che la scelta dell’impersonalità di Verga dipende dal ritenere che l’autore non abbia il diritto di giudicare la materia che rappresenta. Come arriva a ciò? Ha una visione negativa della vita (darwinismo sociale): la società umana è dominata dal meccanismo della lotta per la vita e il pesce grande mangia il pesce piccolo. Gli uomini sono mossi dall’interesse, dalla ricerca dell'utile, per questo tutti i mezzi per ottenerlo sono ritenuti leciti. Generosità e altruismo sono valori ideali che non trovano posto nella realtà effettiva. E’ una legge della natura universale e immodificabile non solo della società dell’800, ma dell’umanità. Quindi: Se questa è una legge di natura, lo stato delle cose non cambia. Una società più giusta o solidale non è una possibilità, è un’utopia. Allora Verga pensa: solo se avessi fiducia nella possibilità dell'esistenza di un'altra società io avrei il diritto di guidare questa società e scagliarmi contro di essa. Allo scrittore non resta invece che riprodurre la realtà com’è, senza giudicare, senza passione e con scrupolo scientifico → la letteratura non modifica la realtà Osservazioni: ➔ Verga era politicamente un conservatore, anzi negli ultimi anni della sua vita è diventato reazionario. Rifiutava tutte le ideologie socialiste, progressiste ecc ➔ Non denuncia e non si indigna, racconta e rappresenta le cose così come sono, le cose parlano da sé. Di fatto sei tu lettore che cogli le cose negative, critiche. Il giudizio morale lo forma il lettore IL CICLO DEI VINTI Dopo aver scritto novelle decide di scrivere un ciclo di romanzi. Voleva rappresentare la società italiana della sua epoca, partendo dal gradino più basso per arrivare a quello più alto. 5 romanzi che correlano a 5 tipologie di uomo. Il principio unificante è quello della lotta per la sopravvivenza. Tutti i protagonisti di questi romanzi sono dei vinti. Verga sceglie di rappresentare i vinti e non i vincitori, che sono presenti in tutte le classi sociali. 1. Malavoglia 2. Mastro Don-Gesualdo 3. La duchessa de Leyra 4. L’onorevole degli Scipioni 5. L’uomo di lusso Molla al secondo libro. Questo ora solo il progetto I MALAVOGLIA (1881) Questo romanzo, che definiamo corale, ha tanti protagonisti, al centro c’è il paesino di Acitrezza, una paesino chiuso, arcaico, in cui la vita procede uguale da secoli, le fasi del lavoro scandiscono il tempo, oltre alla liturgia alle feste religiose → il tempo non è quello del progresso è un tempo circolare, che si ripete sempre, è il tempo delle stagioni, il tempo della religione, il tempo delle attività economiche del paese, sempre tutto uguale. è anche un paesino dove ci sono delle leggi non scritte che vanno rispettate, nelle relazioni sociali e nella vita di ciascun individuo → è un SISTEMA ARCAICO. La storia, che è invece un tempo lineare entra nel paesino di Acitrezza e scardina tutti gli equilibri, spezza, disturba la compattezza del sistema arcaico, infatti oltre alla scelta di un paesino preciso V. sceglie un periodo preciso, quello immediatamente successivo all'unità d’Italia (1863-1876) → è un quindicennio in cui la storia rappresentata dal neonato regno d’Italia mette in rapida trasformazione tutte le parti della penisola la storia si vede da diverse cose ad Acitrezza: ➔ La più evidente è la leva obbligatoria → il più grande dei fratelli viene chiamato a Napoli, è un primo grossissimo elemento di disturbo, se i figli maschi vengono tolti per tre anni a una famiglia, che è una sorta di attività aziendale, mette in crisi non solo la famiglia Malavoglia, ma molte altre famiglie come piccole unità produttive. ➔ vediamo l’arrivare diverse tasse → in particolar modo sulla pece, una sostanza di poco conto, ma per i pescatori vitale, con questa si tratta il legno delle barche perché non marcisca, è fondamentale per un paesino che vive di pesca ➔ la battaglia di Lissa, in cui muore il secondo fratello maggiore, Luca ➔ le diavolerie del progresso, ad esempio i telegrafo, il treno, le navi vapore, che per loro sono un problema, pensano che allontanino i pesci ➔ eventi storici tipici di quel periodo, ad es. il colera Succede che per effetto di queste cose (MAX la prima) i malavoglia sono costretti a fare l’upgrade, sono sempre stati una famiglia di pescatori, non ricca ma con una dignità, perché provvedono una barca (provvidenza) e una casa → sono appena un po’ su degli ultimi La figlia più grande (La Mena) ha bisogno di una dote per sposarsi, succede che padron ‘Ntoni decide di diventare commerciante, prende a credito dei lupini da zio Crocifisso, vuole venderli così da ripagarli e avere anche una dote → questa è una spinta verso il progresso → ci fa vedere che gli si ritorce contro: ➢ non ha mai fatto il mercante, non si accorge che sono avariati ➢ nel viaggio di trasporto la barca fa naufragio e Bastianazzo muore Questo determina la declassazione e il disonore → perdono la casa e la barca, disonore perché per lungo tempo non saranno in grado di pagare i debiti I due personaggi più significativi sono: l’omonimia fa si che i due personaggi diventino un po’ una specie di doppio Padron Ntoni Ntoni É un eroe epico, tutto d’un pezzo, tendenzialmente statico, sicuro dei suoi principi, non cambia, non tradisce se stesso rappresenta la tradizione, la saggezza popolare, si esprime attraverso proverbi, rappresenta la saggezza degli avi ha una visione arcaica della vita, valori: ➢ Famiglia É un eroe romanzesco (un po’ come renzo) è dinamico, è particolare, a tratti condividiamo l’idea che lui desideri un'altra vita, a tratti sta antipatico, questo perché rappresenta la seduzione della modernità, il fatto che il progresso su lui ha rappresentato un fascino che lo porta lontano dalla sua famiglia, abbiniamo 3 uscite fisiche dal paese con 2 ritorni processo di degradazione: 1. Quando va a Napoli e ritorna, viene chiamato dalla leva prima perché orfano con rigorosa coerenza di fabula e intreccio, racconta le cose nell’ordine esatto in cui sono accadute, ma c’è una specie di accelerazione del romanzo primi 4 capitoli capitolo 5 -10 capitolo 10 -15 circa 4 gg circa 15 mesi, un anno e mezzo vari anni un capitolo: poche ore il tempo della storia è inferiore al tempo del racconto ci da il tempo di orientarci un capitolo è quasi tre mesi il tempo della storia è maggiore del tempo del racconto un capitolo è uno o più anni il tempo del racconto è molto maggiore del tempo del racconto il protagonista è padron ‘Ntoni vs paese il protagonista è padron ‘Ntoni vs paese il protagonista è ‘ntoni vs famiglia TRATTAMENTO DELLO SPAZIO: Siamo in un paesino preciso, vengono citate quando servono altre località (Etna, Catania, c’è una geografia precisa) Anche il paesino è protagonista → volendo nel leggere si potrebbe disegnare la mappa del paesino, dove ci sono dei luoghi che sono anche degli spazi sociali: il porto, la piazza (affari degli uomini), il lavatoio (dove le donne chiacchierano, e combinano matrimoni), la chiesa, la farmacia (dove si discute di politica) Verga poi quando parla di ‘Ntoni non può dire cosa fa e dove va, non è onnisciente, anche il trattamento dello spazio è legato al principio dell’impersonalità Scrive 2 raccolte di novelle: ● 12 novelle → Novelle Rusticane ● 12 novelle → Per le vie: racconta la città di Milano, oramai industriale Non accade niente, sono prive di azione, perlopiù sono rappresentazioni, descrizioni, diventa fondamentale il tema economico sociale, V. sottolinea come l’agire umano segua una logica economicistica, lui la chiama religione della roba → che è tutto ciò che si possiede (terreni, case, bestiame, raccolto, persino le persone che lavorano sulle tue terre, tutto quello che indica la potenza economica di una persona → quasi mai i soldi) a questo tema che sarà frequentissimo in tutte le novelle, max nel mastro don gesualdo la roba serve come introduzione al secondo romanzo, Mazzarò è la prefigurazione di Mastro Don gesualdo. Chi è? un self made man siciliano, che un po’ con l’astuzia, un po’ con il senso dell'affare pazzesco, un po’ con la capacità di muoversi nel paesino dove agisce fa una sorta di scalata capitalistica → per questo è un vincitore, un eroe, ha qualcosa di epico, mitico… “MASTRO DON GESUALDO” 1889 Già dal titolo è diverso, c’è chiaramente un protagonista, che ha una condizione doppia e ambigua dal momento che il suo nome personale è affiancato a due titoli: ● Mastro: colui che lavora con le proprie mani → nasce come muratore, manovale ● Don: acquisisce così tante terre che diventa ricco Il romanzo è ambientato non più in un paesino piccolissimo, ma in una cittadina Vizzini ed è collocato in un varco di tempo molto ampio, circa 30 anni, prima dell’unificazione 1820-1849. Sintesi del contenuto: [Gesualdo Motta è un muratore che ha compiuto come Mazzarò un’incredibile scalata sociale diventando un ricchissimo proprietario terriero, il romanzo inizia che lui è già ricco, quando una notte nel paese di vizzini il palazzo nobiliare della famiglia più importante della cittadina, la famiglia Trao, va a fuoco, gli abitanti del paese accorrono per aiutare e si scopre seduta stante che la sorella minore dei due fratelli Trio, Bianca è in camera con un ragazzo, Ninì Rubiera, suo cugino, che l’ha sedotta. si dovrebbero sposare ma Ninì è ricco e Bianca è povera, Ninì non sposa Bianca, ed è qui che Mastro Don Gesualdo offre ai Trao di mettere a tacere lo scandalo e sposare la figlia, e in cambio ci sarebbe per loro la sua ricchezza, è un matrimonio che costituisce un affare da entrambe le parti ma sicuramente non per amore. Con questo matrimonio Gesualdo si illude di entrare nell’alta società e quindi allargare la cerchia dei suoi affari trattando con i nobili, questo è il suo peccato originale (come l’affare dei lupini di Padron Ntoni) è qui che lui cerca di staccarsi dallo scoglio. Ambisce al salto di classe, lo ottiene ma a metà nel senso che la nobiltà di Vizzini non lo considera mai alla pari, lo guardano con diffidenza, sparleranno sempre di lui, coveranno rabbia nei suoi confronti, perchè ha un fiuto degli affari pazzesco e se li mangia questi nobili, intacca i loro patrimoni e li rovina, così Gesualdo è l’escluso per eccellenza, non è più uno del popolo ma non è neanche un nobile, i cittadini del suo rango sociale di appartenenza lo guardano con odio rancore e invidia → lui ha fatto la scalata sociale, idem i nobili. Se fossimo nei malavoglia almeno nel nucleo familiare i rapporti sarebbero sereni, così non è per Gesualdo, questo perché quando si è sposato con Bianca ha tagliato i ponti con la sua famiglia d’origine, MAX con Diodata, che è sempre stata la sua serva e amante, ma tra i due c’era affetto da entrambe le parti, lei gli ha dato due figli, ma per sposare Bianca Trao ha tagliato i ponti anche con D. Ma nella nuova famiglia con Bianca non c’è davvero un rapporto d'affetto, lui cerca di amarla ma lei non lo vuole, la situa peggiora quando nasce una figlia, Isabella, che probabilmente non è figlia di gesualdo ma di Ninì, e tutti glielo dicono, lui mette a tacere le voci e tratta la bambina esattamente come se fosse sua figlia, lui si aggrappa a questa bambina come se fosse la sua ancora di salvezza, ma la vuole educare, quindi la manda al collegio, ma quando va a trovarla lei si vergogna di lui, si vede che suo padre non è un nobile, mentre tutte le sue compagne di collegio arrivano da altre famiglie nobiliari, per questo si fa chiamare con il cognome della mamma, Isabella Trao, neanche lei lo sa amare. A un certo punto c’è un epidemia di colera, quindi il collegio viene svuotato, raggiunge padre e madre in una tenuta in campagna, lì nelle irrequestrezze ad Isabella succede la tessa cosa di sua madre, con Corrado, si innamora di questo cuguino che fa il poeta, molto gentile ma spiantato, quando i padre lo scopre si mette di mezzo, cerca di bloccare la relazione, ma lei scappa con il cugino, fa la fuitina, che implica il matrimonio, ma Gesualdo non vuole in nessun modo che lei compia un matrimonio del genere, qui entra in gioco un duca parlemitano, il Duca de Leyra, che fa parte di un’aristocrazia mlto più alta di loro, ha la più alta aristocrazia del regno, quidni si ripresenta la stessa situazione, Gesualdo vende Isabella al Duca, è un matrimonio destinato ad andare male, che porta dei problemi, il Duca vieta a Isabella di fare visita ai sui genitori e Bianca muore di dolore e a una certa anche Gesualdo si ammala, il Duca de Leyra lo ospita del castello di palermo, atto di generosità solo apparentemente, Gesualdo ha un tumore allo stomaco, è spacciato, ma in reltà è un modo per controlaro, è per far si che lui faccia un testamento che lasci mano libera al genero più che alla figlia, e per fare in modo che non ci siano lasciti ad altre persone, Gesualdo si ritrova nel suo palazzone grazie alla sua roba, è isolato, si sente curato, anche un po’ nascosto, cerca da ultimo di recuperare il rapporto con Isabella, lui vorrebbe raccontare ad Isabella che ha due fratellastri, i figli di Diodata, vorrebbbe chiedere di provverdere a loro e stare attenta della loro roba, vorrebbe che onorasse il padre atraverso una cura della roba, perché si è accorto che può andare in fumo nella vita dispendiosa del Duca.] Gesualdo: É un self-made man. Il romanzo è proprio la storia della sua scalata e della sua caduta, che però è connotata da una solitudine tremenda, perché gli altri lo lasciano solo, ma lui si fa lasciare solo. La colpa è sua, perché tutte le volte che deve compiere una scelta, sceglie la roba, non gli affetti (fa sposare Isabella al Duca). Dedica tutta la vita alla conquista della roba, ma vorrebbe essere amato. Tuttavia dice di tenerci alla famiglia, ma non prende mai una decisione verso il bene dei famigliare, è del tutto allineato dalla roba. Quella che nei malavoglia era la religione della famiglia, diventa qui la religione della roba. Nella parte finale del romanzo, prima di morire si emoziona pensando alla sua roba. Verga non lo celebra, sottolinea tutta la sofferenza insensata che ha subito per la roba. Che senso ha avuto costruire questo patrimonio eccezionale per poi morire così? Nessuno lo rispettano nemmeno i servi del duca De Leyra. Tutti gli sono ostili, più sale nella scala sociale, più è usato. Quindi Gesualdo è un vincitore dal pdv materiale, però sul piano umano è sconfitto. Qualche critico ha detto che tutta la solitudine, la sofferenza, la fatica che ha accumulato nella vita, si materializza alla fine nel cancro allo stomaco. La sua vita è stata un enorme affare razionale poi c’è tutta l’irrazionalità della malattia che alla fine vince. STILE DEL ROMANZO Lui si prefigge di continuare di adottare la tecnica dell'impersonalità MA il contenuto cambia → non parla più di semplici pescatori, parla di un contesto borghese omogeneo al suo contesto sociale, non ha bisogno di adottare la tecnica della regressione (non ha bisogno di abbassarsi al livello del mondo narrato) il PDV di Mastro Don Gesualdo, il suo mondo, dell'alta borghesia è il Mondo di Verga. Nei Malavoglia, romanzo corale, noi sentivamo tantissime voci, sia della famiglia, sia del paese, queste erano tutte omogenee, tutte appartenenti al paese, si parla di plurivocità. Ma quando passa al Mastro, c’è un po’ di tutto (sia il popolo, gli umili, contadini e braccianti, poi la borghesia e la nobiltà di vizzini, diversa da quella del duca, ci sono figure appartenenti al clero, diverse se di campagna o di città) C’è la polifonia → è un lavoro molto difficile C’è un protagonista assoluto, Mastro, che emerge. L’uso del discorso indiretto libero privilegia la focalizzazione del personaggio. Scompare la bipolarità narrativa dei malavoglia → Il conflitto tra i due poli si interiorizza nel personaggio. Mastro agisce in ottica economica ma vorrebbe anche l'affetto, ma non c’è gara, la roba si sostituisce alla famiglia. È questa che è la malattia che lo corrode.
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