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Vietnam , Sintesi del corso di Sociologia Della Comunicazione

Il Vietnam Veterans Memorial - Wagner Pacifici

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 03/03/2016

happyness88
happyness88 🇮🇹

4.5

(17)

7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Vietnam e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Della Comunicazione solo su Docsity! COMMEMORAZIONE DI UN PASSATO DIFFICILE - WAGNER- PACIFICI R., SCHWARTZ B Questo articolo sul Vietnam Veterans Memorial riguarda il modo in cui la società assimila eventi passati tutt’altro che gloriosi e la cui memoria causa disapprovazione piuttosto che consenso. La Guerra del Vietnam si differenzia dalle altre guerre, perché fu politicamente controversa, moralmente contestabile e si concluse in una sconfitta; essa è simile alle altre guerre poiché richieste ai partecipanti le tradizionali virtù di coraggio, sacrificio e onore. Il compito di rappresentare questi contrastanti aspetti della guerra in un solo monumento ebbe come cornice la tensione tra i contrastanti generi commemorativi. Analizzando il campo discorsivo che ha letteralmente costruito il Vietnam Vetrans Memorial, questa analisi documenta come opposti schieramenti sociali hanno articolato l’ambivalenza che accompagnava le memorie della guerra del Vietnam. Tale ambivalenza fu espressa non solo nel progetto del Vietnam Veterans Memorial, ma anche nei progetti dei monumenti alla Guerra del Vietnam, più tardi eretti negli Stati Uniti. Questo intento di commemorare una guerra controversa, così come i tentativi nelle altre nazioni di ricomporre i rispettivi passati scomodi, chiama in causa l’assunto di Durkheim secondo cui l’unità morale sarebbe il fine ultimo della commemorazione. Il Vietnam Veteran Memorial, così come altri emblemi, è considerato non come mero simbolo della solidarietà sociale, ma piuttosto come una struttura che rende esplicite e visibili le immagini conflittuali che una nazione ha di se stessa e del suo passato. In questo articolo, vengono poste due questioni: 1. la prima questione, quella generale, è inerente alla individuazione dei processi che generano la cultura e il significato culturale. La memoria collettiva, le ideologi dominanti e i generi della rappresentazione si riflettono in questi processi e devono essere tutti delineati e valutati da un punto di vista sociologico; 2. la seconda questione: concerne il Vietnam Veterans Memorial. Questo monumento nacque dalla percezione postuma che fossero necessari alcuni simboli pubblici, per dare riconoscimento agli uomini e alle donne morti nella guerra del Vietnam. Tuttavia i suoi realizzatori dovettero affrontare il compito di commemorare una sconfitta molto controversa. 1 Lo studio di Wagner Paciifci e Schwartz affronta numerosi questioni differenti: 1. I problemi sociali connessi al fissarsi nella coscienza pubblica di pezzi di un passato doloroso 2. Il problema politico di commemorare un evento su cui non c’è consenso nazionale 3. Il problema culturale di andare oltre e contro le tradizionali aspettative, rispetto allo stile bellico commemorativo. 6.2 I dilemmi della commemorazione La memoria della guerra del Vietnam e della sua epoca rientrano nella cultura della commemorazione. Gli attuali approcci analitici nell’ambito degli studi della cultura definiscono gli oggetti commemorativi e gli oggetti culturali in generale come “significati condivisi cristallizzati in una forma”(Grisworld 1987, p. 13). Tuttavia, il nostro focus concerne la possibilità di elaborare un approccio in grado di analizzare quei tipi di commemorazione per il quale il significato non è condiviso. Una delle più autorevoli prospettive sulle funzioni sociali della commemorazione risale a Durkheim. Attraverso la commemorazione, un gruppo sociale periodicamente rinnova il sentimento che ha di se stesso e della sua unità”. Altri studi, così come quelli di Durkheim, enfatizzano il modo in cui i monumenti commemorativi integrano la gloria del passato di una società con i suoi interessi e le sue aspirazioni del presente. Essi affermano che gli eventi o gli individui scelti per la commemorazione sono necessariamente eroici o, per lo meno, non contaminati. In tal senso, la commemorazione è guidata da un principio quasi di piacevolezza che offre un’immagine unitaria e positiva del passato. Ma supponiamo che la società sia divisa proprio sugli eventi scelti per la commemorazione. Supponiamo che gli eventi costituiscano un momento doloroso per la società, così come una sconfitta militare o un periodo di oppressione nazionale. Quale tipo di “credenze tradizionali” o “elementi essenziali” e quali tipo di monumenti, se ce n’è qualcuno, può fissare questi momenti e unire la società attorno ad essi? Come è possibile una commemorazione senza consenso o senza orgoglio? Il Vietnam Veterans Memorial offre un buon esempio per analizzare queste questioni. La successione degli eventi che portò alla creazione del Memorial e la fruizione del pubblico furono un processo di produzione culturale. In quel processo furono affermate valutazioni morali contrastanti sulla guerra del Vietnam e su chi vi prese parte. Il processo consistette in sette fasi, ognuno identificata dall’attività di differenti soggetti e differenti istituzioni: 2 questa (…) coalizione di sponsor furono rapidamente raccolti i fondi per finanziare il progetto e la costruzione. Il 4 luglio 1980, pochi giorni dopo la proclamazione della Settimana dei Veterani del Vietnam, il Presidente Carter firmò una delibera aggiuntiva che riservava un’ara di due acri dei Constitutio Gradens tra il Washington Memorial e il Lincoln Memorial, per erigere il monumento ai veterani del Vietnam.[…] 6.6.1 Il caso di Jan Scruggs La maggior parte delle descrizioni dell’impresa di Jan Scruggs per erigere il Memorial iniziava con una frase del tipo: “ dieci anni dopo il suo grave ferimento da parte d’una granata nemica…”. Il fatto che Scruggs fosse definito con un veterano ferito è molto importante. Le ferite in generale giocano un ruolo di rilievo nel discorso pubblico sui veterani del Vietnam (…). Il fatto che le ferite di Scruggs invariabilmente menzionate significa che gli è riconosciuta l’autorità di parlare a nome dei veterani. Le ferite in questo caso sono segni che legittimano. Il corpo stesso del veterano è la prova di un’intima esperienza con la guerra, di coraggio e vigore. Le ferite di Scruggs fanno di lui il veterano tipo, una sorta di sua rappresentazione collettiva. Questa definizione di Scruggs come, innanzitutto, un veterano ferito ha l’effetto di evocare la tradizionale nozione di eroe di guerra. Grazie a quest’evocazione, la tradizionale nozione di monumento bellico diviene più plausibile.[…] Scruggs incarna il Memorial in maniera polisemica. Ammettendo che la guerra del Vietnam non sarebbe mai stata considerata giustificabile, egli riusciva a parlare con i suoi oppositori. L’immagine di Scruggs era uno strumento non per prevenire o porre fine al dibattito sul Veterans memorial, ma per rispecchiarlo. In questo modo Scruggs si procurò il patrocinio di uomini e donne di differenti ed anche opposti punti di vista(…). 6.7 Visioni e revisioni: da un genere puro ad uno misto Come creare un monumento che celebri le virtù del singolo veterano senza riferimento alla sua causa è un “problema di genere”:. Poiché questo criterio fu considerato congiuntamente alla concezione del veterano del Vietnam espressa dal Congresso, una concezione che combinava l’ansia per i suoi difetti morali (crimini, droga e alcool) con la gratitudine per i suoi sacrifici, sorsero pressioni nel Governo per indicare i contorni essenziali in base ai quali invitare gli artisti a sottoporre i loro progetti. Guidate dall’ambivalenza sia sulla causa sia sui partecipanti, queste indicazioni orientarono da subito il Memorial nella direzione del silenzio e della discrezione. Per quanto significativo possa essere, il Memorial non può essere grandioso, verticale o eroico. Come ogni “soluzione paesaggistica”, deve abbracciare la terra. Deve essere modesto, orizzontale e non eroico. Il monumento scelto dalla Commissione di Belle Arti fra più di 1400 progetti sottoposti fu, infatti, il più semplice e quello meno imponente: due muri neri, disadorni, ognuno di circa 250 piedi di lunghezza, composti da 70 pannelli di granito che crescono in altezza da pochi 5 pollici fino a dieci piedi alla fine di ogni muro, dove essi si uniscono in un angolo di 125 gradi. Sebbene questo angolo allinei i due muri con i monumenti a Lincoln e Washington, i muri stessi sono posti sotto il livello della terra, invisibili da molte posizioni su o vicino al viale. La guerra del Vietnam è così definita come un evento nazionale, ma in un contesto spaziale che separa quell’evento da quelli commemorati dai vicini monumenti. I muri aumentano questo senso di distacco per mezzo della loro forma interna, che guida colui che guarda in un ambito spazio-temporale separato. Muovendosi dal margine di un muro al punto in cui esso incontra l’altro. L’osservatore esperisce un movimento discendente nello spazio e un movimento circolare nel tempo, perché i 57.939 nomi dei soldati appaiono nell’ordine cronologico delle date della loro morte, in modo che la prima e l’ultima vittima di guerra sono unite nel punto di congiunzione dei muri. La preferenza della commissione per questo progetto fu unanime. Coloro che condividevano gli scopi dell’artista autrice del progetto erano inclini a credere che li avesse raggiunti. Maya Ying Ling dichiarò che con il suo progetto non aveva intenzione di comunicare un particolare messaggio politico, ma di evocare “sentimenti, pensieri ed emozioni” di varia ed intima natura: “ciò che la gente vede o non vede coincide con la loro stessa proiezione”. Jan Scruggs concordava: “il Memorial dice esattamente ciò che noi volevamo dicesse sul Vietnam – assolutamente nulla.”. Infatti, nel progetto originale la parola Vietnam non appariva neppure (la frase che indica che i nomi sul muro appartenevano a soldati morti e che identificava la guerra nella quale avevano combattuto fu aggiunta più tardi). Molti veterani però vedevano qualcosa di nobile se non di utile nella guerra del Vietnam e per loro la Commissione di Belle Arti era andata troppo oltre.[…] Molti critici credevano che solo un “reale” monumento potesse correttamente rappresentare la guerra del Vietnam, ma poiché ciò era politicamente impossibile essi cercarono un’aggiunta al presente progetto, per compensare la “umiliazione nazionale” che esso perpetuava. Alla fine fu raggiunto un compromesso. Una bandiera americana e, accanto ad essa, una statua realistica di tre soldati. Identificabili come un bianco, un nero ed un ispanico, ritratti mentre ritornano da un pattugliamento con lo sguardo rivolto verso i nomi sul muro, avrebbero portato il progetto originario più vicino al genere tradizionale – lo avrebbero reso più simile ad un reale monumento. 6.8 Bandiere ed effigi come simboli di una guerra persa La combinazione di bandiera, statua e muro con iscritti i nomi rifletteva un profondo disaccordo su come la guerra del Vietnam avrebbe dovuto essere ricordata. Maya Ying Ling 6 era una giovane studentessa dell’università di Yale, quando il suo progetto fu scelto quale vincitore della gara per il Memorial. Lin distingue il suo progetto dai monumenti “maschili” facendo riferimento alla posizione orizzontale di questo e al suo rifiuto di dominare il paesaggio, Tuttavia ella non associa un tale progetto con la passività o la debolezza. Articola piuttosto una nozione alternativa di forza. Una volta che fu presa la nuova decisione di erigere la statua e fu scelto lo scultore Frederick Hart, l’intenzione maschile a proposito della rappresentazione dei veterani, fu apertamente riconosciuta. Lo scultore stesso certamente la vide in questo modo. Facendo un esplicito paragone fra se stesso e Maya Lin, Hart rivendicò per sé una speciale capacità di comprendere i veterani: li aveva studiati per tre anni. Nel realizzare questa connessione egli mise una delle tradizioni maschili della nostra società al servizio del suo mestiere: “sono diventato grande amico di molti veterani, ho bevuto con loro nei bar.”. Mentre questa esperienza si trasforma direttamente in un privilegio artistico “l’opera della Lin è un tranquillo esercizio di arte contemporanea fatto in un vuoto senza alcuna conoscenza del soggetto”(Hess 1983, p.124). Ma come poteva una giovane donna universitaria o qualsiasi donna conoscere questo soggetto? Nella valutazione della statua contenuta nel Times ci viene detto che i tre soldati “suggeriscono una amicizia senza confronti che si forgia solo in combattimento”. Nella nostra società, come afferma Wheeler, solo gli uomini possono comprendere questa “amicizia” senza confronti. Anche se prendiamo per buona questa rivendicazione, in realtà l’ansiosa risposta dei critici del Memorial dipende, come si diceva, da un altro aspetto: la sconfitta. Se sia i perdenti sia la sconfitta fossero stati ignorati e l’enfasi fosse stata posta sui trascendenti valori della causa, allora forse non sarebbe stata minacciata la virilità di nessuno. Ma poiché la sconfitta militare non poteva essere ignorata, la bandiera e la statua possono essere letti come palliativi per i dubbi sulla forza dei combattimenti americani. Forse questo è il motivo per cui la statua era così importante per i critici di Maya Lin: essa allontanava il sospetto dai singoli uomini che combatterono e persero in Vietnam e spostava l’attenzione su generici eroici soldati(…). Un’idea indovinata, ma non era convincente. Chi l’aveva avuta non aveva convinto neppure se stesso. Osserviamo da vicino la statua dei tre soldati. E’ di un colore verde oro. I soldati, apparentemente disorientati e vestiti con uniformi finemente lavorate ma spiegazzate, guardarono fisso verso il muro. Le armi pendono invano dalle braccia abbassate di due soldati e restano sulla schiena del terzo. Ecco allora il realismo che i critici dell’astrattismo del muro desideravano. Ecco la vita – come opposta all’espressione di morte del muro – ma è una vita esausta e confusa. Questi sono uomini di guerra, ma non nel momento dell’azione. Poiché i soldati sono posti su un modesto piedistallo, i visitatori non possono neppure simbolicamente alzare gli occhi verso di loro; si trovano invece i soldati quasi a livello degli occhi. Il portamento di questa statua non è eroico. Consideriamo il complesso del monumento come un insieme, noi troviamo un più ampio campione di asserzioni. 7 manifestazioni rendono palpabile una perdita collettiva, nota a tutti. Non solo, quindi, gli amici e la famiglia portano il loro dolore personale al muro del Memorial, ma la società esercita una pressione morale su quelli non direttamente interessati da una perdita, per aggiungere anche la loro presenza in quella situazione e associare i loro sentimenti ad essa. Questa pressione morale produce la larga adunanza della quale deriva gran parte del drammatico impatto del Memorial. Per contrasto, quando l’area del Memorial è deserta, il suo muro appare meno magnetico, meno commovente, meno memorabile. Durkheim si riferiva proprio a tale contrasto, quando affermava che l’esperienza di essere in un santuario consacrato “ è solo il sentimento ispirato dal gruppo nei suoi membri, proiettato al di fuori delle coscienza (…), e oggettivato. (…) Quindi il carattere sacro assunto da un oggetto non è implicato nelle proprietà intrinseche di quest’ultimo: è aggiunto ad esse”(1965, p. 261). Proprio così, Il Veterans Memorial è designato come reliquario consacrato, in quanto è oggetto di solenni assemblee in cui emergono i sentimenti morali e si rinforzano l’uno con l’altro. 6.11 Usi di genere: la rappresentazione dell’ambivalenza Tutti gli articoli non deperibili lasciati al Vietnam Veterans memorial sono raccolti ogni giorno e conservati nel Museum and Archeological Regional Storage Facility. File e file di protezione ermetiche preservano questi “doni” per il futuro, estendendo così il Memorial nello spazio e nel tempo. Questa parte del complesso del Veterans Memorial è la più popolare, 10 perché i suoi contenuti, in accordo con la politica del Dipartimento degli Interni, sono determinati della gente che visita il Memorial e non da direttori di museo.[…] I più variopinti oggetti lasciati dai visitatori sono i fiori, attaccati al muro o posti per terra davanti al nome del proprio caro. L’oggetto più frequentemente lasciato presso il muro è una bandierina americana attaccata ad uno stecco e piantata nella terra davanti al nome che il visitatore desiderava evidenziare. Attraverso questa offerta, i visitatori esprimevano una dichiarazione politica che non si supponeva fosse fatta. Essi asserivano il loro patriottismo, la loro fedeltà ad una nazione. Queste affermazioni sono amplificate da altri oggetti. La più ampia categoria, quasi un terzo di tutto ciò che è stato depositato dai visitatori, consiste in articoli militari, soprattutto pezzi e distintivi che identificano l’appartenenza ad un’unità militare, premi e diplomi. Il sito del monumento è stato così decorato dai simboli dei ruoli attraverso cui i veterani, quando erano in vita, tenevano fede al loro impegno verso lo Stato. progettato per portare l’attenzione verso l’individuo e lontano dalla nazione e dalla sua causa, il muro del Memorial risulta essere uno dei luoghi in cui il sentimento patriottico è maggiormente messo in scena. La fruizione del muro spinge il monumento proprio verso quel genere bellico tradizionale, da cui sia gli oppositori sia i sostenitori hanno inteso allontanarlo.[…] Molte lettere e poesie, non meno degli altri oggetti portati presso il muro, rivelano che molti sono incapaci di giudicare la guerra in maniera politicamente neutrale. Nonostante le rivendicazioni degli sponsor ufficiali, il Vietnam Veterans Memorial genera tensioni analoghe a quelle che dividevano la nazione durante la guerra stessa. 11
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