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Vietnam Veterans Memorial, Appunti di Comunicazione Dell'industria Culturale

Riassunto saggio

Tipologia: Appunti

2015/2016

Caricato il 18/09/2016

cineluca92
cineluca92 🇮🇹

4.3

(3)

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Vietnam Veterans Memorial e più Appunti in PDF di Comunicazione Dell'industria Culturale solo su Docsity! Vietnam Veterans Memorial Il problema della commemorazione è un aspetto importante e fondamentale all’interno dello studio della sfera della memoria pubblica dal momento che, all’interno di un cultural trauma che appartiene ad un’intera società e che, come è già stato detto, la identifica come tale, s’insediano stati d’animo, legami e ricordi che diversificano e che creano, dal dato oggettivo del momento in cui il trauma è avvenuto, prospettive e considerazioni diverse sullo stesso. Un caso eclatante per l’America è stato di certo l’approvazione a creare un monumento che ricordasse la guerra in Vietnam, conclusasi già all’inizio degli anni settanta. I veterani, i sopravvissuti a tale guerra, come anche coloro caduti per la patria, dovranno aspettare poco meno di dieci anni affinché lo Stato riconoscesse da quella guerra persa e combattuta chissà per quale motivo un orgoglio nazionale, almeno per coloro che l’hanno combattuta, caduti o superstiti che siano. Fino al 1978 tra l’altro, dopo tre anni dagli ultimi ritorni dalla guerra, non era stato riconosciuto nulla ai sopravvissuti. Il Vietnam Veterans Memorial nasce l’11 Novembre 1982, sette anni dopo la morte dell’ultimo veterano americano. 150.000 veterani sfilarono per altrettante persone presenti ad applaudirli, la presenza delle cariche dello stato c’è e viene redatta una veglia funebre della durata di 56 ore consecutive per nominare tutti i caduti durante la guerra, alla presenza delle famiglie delle vittime e per alcune ore persino del Presidente degli Stati Uniti. Alla creazione del monumento naturalmente subentrarono tutte le polemiche del caso dal momento che c’era la rabbia di alcuni veterani che ribadivano il grosso ritardo con cui era stato fatto il monumento, ricordando che al termine della guerra c’era stato un silenzio sul caso e su quella perdita, risolto solo con qualche tiepida medaglia o targa di riconoscimento anni dopo. La nascita del monumento portava a considerazioni forti come la ricerca di risposta alla domanda “per cosa l’America ha combattuto in quella guerra?”. Domanda tutt’oggi senza una reale risposta. Durkheim sottolineava come i riti commemorativi e i simboli attorno ad esso sono un modo che serve a creare unità, una tradizione senza la perdita di un passato persino scomodo. Coloro rappresentati all’interno dell’atto commemorativo diventano dunque eroici, icone di un passato che unisce. Questo monumento, molto più di altri, sottolinea continue diatribe sulla questione, sin proprio dal monumento stesso. Innanzitutto il ‘cosa’ rappresenti il monumento fu causa di accese e lunghe discussioni anche oltre la sua costruzione e inaugurazione. Poteva essere un monumento indirizzato alla guerra in Vietnam ma persino i veterani in ciò non erano d’accordo, concorde uno Stato che voleva solo dimenticare. In varie parti dell’America, in quegli anni, erano state fatte varie commemorazioni e i punti di vista sulla guerra erano sempre stati complessi e diversificati. Per cui diventa inevitabile indirizzare il monumento a tutti i combattenti caduti durante la guerra e dopo. Non era facile poiché era stata una delle guerre più controverse ed era stata anche perse. Per cui, come creare un monumento che crei unione pubblica senza rivangare alle controversie legate alla guerra in se? Spostare l’asse all’emotività della perdita di uomini eroici. E in ciò il progetto della studentessa Maya Lin si sposò perfettamente: l’idea di creare un monumento non “fallico” ma ‘femminile’ nella forma, dove due lunghissime lastre in pietra nera si ergono in un grande spazio verde e aperto, l’una vicina all’altra quasi come ad accogliere i visitanti all’interno di un ventre materno, lontano dal troneggiare di altri monumenti; l’inserire tutti i nomi dei caduti in una forma semplice e sobria, affinché (e anche ciò fu motivo di discussione) non si andasse a cercare la carica che deteneva all’interno del plotone o il motivo di morte. L’idea era quella di andare lì per ricordare chi ha combattuto per noi, indipendentemente da tutto il resto. Per cui è impossibile porre oggetti, fiori o ricordi accanto al nome di un proprio caro ma vi si lasciano lì (depositati poi ogni fine giornata nell’archivio del memoriale) per tutti coloro che sono caduti. Le grosse controversie a cui il monumento è stato costantemente attivo negli anni a seguire lo hanno poi portato ad aggiungere una bandiera americana di dimensioni normali e una statua antistante il monumento di tre soldati, ‘immortalati’ dentro un’azione di guerra. L’idea, fortemente discussa, al di là del monumento, è quella di un’America che vuole creare un monumento ricco di emozione e ricordo patriottico così da spostare l’attenzione dalle controversie, dalla perdita di una guerra, fino al disonore e quindi la censura, direttamente al cuore della gente. Un’operazione difficile che fu fatta dalla fine degli anni settanta, quando s’iniziò a discutere della possibilità di creare tale monumento, fu su cosa centrare l’attenzione: il 25% dei veterani di guerra erano in prigione e particolarmente destabilizzati da ciò che la guerra gli aveva procurato. Per cui
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