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Vincent Van Gogh e Paul Gauguin, Appunti di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

Descrizione della vita e delle varie fasi pittoriche di Van Gogh e Gauguin, del rapporto fra i due pittori e del confronto fra quest'ultimi.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 30/06/2023

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Scarica Vincent Van Gogh e Paul Gauguin e più Appunti in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! Vincent Van-Gogh Van Gogh fu un artista tormentato, geniale e incompreso per eccellenza. La sua carriera artistica si evolveva di giorno in girono, in una pittura espressiva e gestuale, da colori simbolici in rilievo, per esprimere emozioni soggettive sulla natura e il paesaggio, intrisi di umanità. Van Gogh non volle dipingere le cose per come sono, ma vuole dipingerla per come egli le sente. La sua pittura venne influenzata fortemente dall’instabilità finanziaria, dall’automutilazione, dal suicidio e da problemi psicologici. Durante i primi 4 anni della sua carriera artistica, si dedicò al disegno e all’acquarello. Quando nel 1881 si trasferì a Etten, iniziò a rappresentare temi naturali, ma cominciò a sentire la necessità di avere una figura da seguire per poter perfezionare ed approfondire le sue conoscenze tecniche e pittoriche, così all’Aia nel 1881 estese le sue conoscenze tecniche e intraprese la pittura a olio nell’estate del 1882, successivamente il bisogno di essere solo con la natura, lo spinse a Drenthe nel 1883, un paesino sperduto dei Paesi Bassi abitato da contadini. Dal 1884-85 rimase a Nuenen dove la sua pittura divenne più audace e sicura. I soggetti da lui privilegiati furono, la natura morta, il paesaggio e figure, il tutto correlato alla vita quotidiana dei contadini e alle difficoltà ad essa collegate. Studiando le opere di grandi maestri imparò a ritrarre un’impressione visiva ed uno stato d’animo attraverso una combinazione di colori, tale aspetto fu decisivo nella sua pittura. Nel frattempo conobbe le stampe giapponesi Ukiyo-e e la pittura impressionista, che lo influenzarono tale che si allontanò sempre di più dai principi dell’Accademia delle Belle Arti, tanto che nel 1886 lo portò a Parigi e a rifiutarne i dettai accademici, perfezionando il suo disegno. Tra il 1886-88 emerse un linguaggio personal e uno stile di pennellate post-impressionista, caratterizzato da una tavolozza colorata e tonalità più chiare, il suo obiettivo infatti fu quello di raggiunge un effetto completo di colore. A metà del 1889, dopo l’automutilazione dell’orecchio, con il timore di poter perdere la sua capacità artistica, richiese di essere temporaneamente rinchiuso nel manicomio di Saint-Rémy-de-Provence, dove alternò stati d’animo di calma e di disperazione, mentre si dedicò alla creazione di vari capolavori. Nel 1889-90, egli ebbe la paura di perdere contatto con la realtà, accompagnato da una profonda tristezza. Ormai all’interno del manicomio, non potendo più affidarsi all’osservazione diretta, ripose fiducia nella sua memoria visiva, in questo periodo attenuò colori vividi e la sua pittura fu più calma, sviluppando uno stile basato sulla dinamicità delle forme ed un uso vigoroso della linea. Oppresso dalla nostalgia e dalla solitudine, andò a vivere ad Auvers-sur-Oise, lavorò inizialmente a soggetti cpme campi di grano, la valle del fiume, case contadine, la chiesa e il municipio, seguì poi una modifica del suo stile: le forme naturali divennero meno contorte e rese la luce con tonalità più fresche, le sue pennellate divennero più ampie ed espressive e la sua visione della natura più lirica, il movimento prese vita. (durante il periodo ad Arles dipinse una serie di ritratti di girasoli per decorare la sua casa gialla, per Van Gogh i girasoli era simbolo di gioia, gratitudine e fedeltà, che furono parole chiave nell’arte del pittore, poiché era costantemente alla ricerca della felicità, così come il girasole ricerca il Sole, l’uso ricorrente del giallo e la su predilezione era dovuta, molto probabilmente all’abuso che egli fece dell’assenzio, ossia un liquore che agiva sul sistema nervoso, provocando allucinazioni e la xantopia, ovvero la visione gialla degli oggetti. Considerò questo colore come il simbolo dell’immortalità, dato dalla sua espressività così luminosa, si ipotizza che era solito mangiare la pittura gialla, poiché credeva che gli avrebbe portato la felicità che emanava il colore dentro di lui, poiché simbolo di vita, serenità e del Sole) Mangiatori di patate Storia antecedente al dipinto I mangiatori di patate può essere considerato il primo dipinto importante di Vincent Van Gogh realizzato nel 1885. Prima di divenire pittore Van Gogh scelse di seguire le orme paterne, abbracciando il mestiere di pastore. Il suo fervore religioso tutta via si dissipò e dopo aver trascorso mesi nelle regioni più tristi e miserabili del Belgio, tra i minatori del Borinage, approfondì il tema dei poveri e dei miserabili, soggetti che aveva a cuore. Quando decise di dedicarsi all’arte, il suo intento fu quello di restituire dignità a queste figure contadine. Intento, che lo portò a girovagare per le casupole di Nuenen e a ritrarre le povere famiglie che vi ci abitavano. In questi dipinti Van Gogh volle ritrarre la rotondità delle teste dei contadini, riprendendo la curvatura della visiera e delle cuffie da loro indossate e, catturando il loro sguardo penetrante e misterioso. Man mano che Van Gogh ritraeva tali soggetti, tanto più era la fiducia di quest’ultimi che riponevano nel pittore, che ritrasse i loro occhi come gli specchi dell’anima, narrando attraverso un solo sguardo un’esistenza legata radicalmente alla natura. Una delle contadine sedute al tavolo è Gordina de Groot, fu una delle poche contadine ad essere riconosciuta dalla critica d’arte,salvandosi dall’indifferenza della società moderna. Successivamente Van Gogh abbandonò la raffigurazione di volti e iniziò a ritrarre i contadini e contadine impegnati nei loro lavori domestici. Quindi il dipinto “I mangiatori di patate” risulta essere il prodotto di un lungo e approfondito lavoro in atelier. I mangiatori di patate sono una rappresentazione autentica della realtà, dove i soggetti considerati fino a quel momento, non degni di essere ritratti in virtù del loro squallore, vennero riconsiderati come individuo dallo stile di vita privo di compiacimenti estetizzanti. Van Gogh si distaccò dall’idillio romantico preferendo un’interpretazione del dato di fatto, della società nuda e cruda, impietosa, realistica, ai margini della società, dove trova il suo culmine tra le pareti commensali. Il dipinto raffigura l’interno di una povera abitazione di Nuenen, illuminata appena da un fievole luce, la quale sgorga da una lampada a petrolio appesa ad una delle travi sul soffitto, che illumina le cuffie bianche, le tazze di caffè e il misero pasto di chi vi abita. I soggetti della scena sono i contadini, i quali si riuniscono intorno alla tavola per consumare il loro pasto dopo una faticosa giornata di lavoro nei campi. Un’anziana signora, versa il caffè nelle tazzine, mentre l’uomo alla sua destra tiene in mano una patata, mentre la donna sulla sinistra infilza la forchetta nel vassoio delle patate, il cui sguardo è rivolto verso l’uomo accanto a lei, in primo piano vi è una bambina rivolta di spalle, dove si ipotizza che ella con le mani giunte accanto al petto stia recitando una preghiera prima di consumare la cena, si ipotizza inoltre che il pittore abbia nascosto il volto della giovane per salvarla dal triste destino che l’attende. Gli sguardi sono fuggenti e no si incrociano, al figura della bambina rafforza l’intimità del momento, come se l’osservatore si stia intrufolando di nascosto all’interno della scena. La bambina inoltre funge da punto intermedie suddividendo in parti omogenee i personaggi. Van Gogh stesso disse: le stesse mani con cui mangiano le patate, sono le stesse che le hanno coltivate a fatte crescere, quindi il quadro evoca il lavoro manuale e che quei contadini si siano meritati e guadagnati di poter mangiare ciò che loro stessi hanno prodotto. Tutto intorno alla scena si estende la misera abitazione dei contadini, dove si possono notare i vari arredamenti e utensili domestici. SI può anche notare un Crocefisso, costituendo un dettaglio molto rilevante in Van Gogh, volendo in questo modo ribadire l’intima sacralità del pasto serale, momento radicalizzato nell’uomo sin dai tempi arcaici, rinviando ai valori primigeni, come per esempio, l’importanza della famiglia, la qualità delle cose semplici e vere e l’ethos del lavoro. Con questo dipinto Van Gogh volle restituire la dignità artistica e morale al ceto contadino, rappresentando la loro povera e miserabile condizione di vita, consacrando questo momento che accanto alle fatiche quotidiane troviamo l’importanza dell’unità e della solidarietà. Camera da letto ad Arles L’ambientazione raffigurata è la camera da letto di Vincent Van Gogh nella “casa gialla” di Arles, dove l’artista si rifugiò con la speranza di insediarvi un atelier. Ne esistono tre versioni: 1. Dipinta nell’ottobre 1888 2. Il secondo e terzo dipinto vennero realizzati durante il ricovero nel manicomio di Saint-Rémy-De-Provence, assunsero un tentativo di aggrapparsi ai vecchi ricordi felici ad Arles, quindi hanno racchiuse in sé un simbolo nostalgico. Gli oggetti ritratti e presenti all’interno della stanza, raccontano l’abitudine e la quotidianità mattutina di Vincent, l’elemento che si impatta in un primo momento all’occhio è il letto e, dietro si può vedere l’attaccapanni, dove vi è appeso il cappello di paglia del pittore, dalla parete contigua al letto vi sono appesi un autoritratto del pittore, il ritratto di una sconosciuta e due stampe giapponesi, genere di cui Van Gogh era fortemente appassionato e sulla prete di fondo invece vi è appeso il dipinto di un paesaggio. Verso la sinistra, vi una finestra lasciata socchiusa, per lasciar intuire l’esistenza di altri spazi al di fuori della camera, vi è anche uno specchio dove al di sotto vi è un tavolino con sopra degli oggetti per l’igiene personale ed infine vi è una porta semichiusa. Accanto al letto vi sono due sedie in vimini, l’una posta accanto all’altra, sono vuote, si ipotizza che possa essere una metafora ossessiva dell’artista, si deduce che possa essere l’assenza del caro amico Gauguin e della donna della sua vita. I colori sono brillanti e puri sono subordinati alla soggettività così come lo è la prospettiva, per un’esigenza personale, risulta essere anomala, instabile e si estranea totalmente da una raffigurazione naturalistica, creando un effetto di vertigini, dato anche dalle sproporzioni degli oggetti rispetto l’uno dall’altro.  Cloisonnisme: tecnica pittorica, la quale consiste nella stesa dei colori sul dipinto in vaste campiture omogenee racchiudendoli entro i limiti di contorni netti.  Simbolismo: movimento artistico e culturale, in contrapposizione al realismo, con l’obiettivo di penetrare al di là delle apparenze del reale, ossia la realtà autentica non va individuata nell’esistenza oggettiva delle cose ma nelle idee, quindi la realtà per i simbolisti non sta in ciò che si vede con gli occhi ma in ciò che percepisce con l’anima. Il simbolismo fa riferimento a temi legati alla religione, mitologia, al sogno e alla nostalgia decadente di un mondo antico, ormai cancellato dalla tirannia della ragione che impone come unica realtà l’oggettività della scienza. Il termine venne impiegato una prima volta per distinguere l’impressionismo scientifico da quello naturalistico nel 1877, in seguito venne poi ripreso nel 1889 per una mostra al Cafè Volpini nell’Expo di Parigi. Il termine Sintetismo deriva dall’intento dei pittori post-impressionisti di realizzare nelle loro opere la sintesi di tre caratteri fondamentali:  L’aspetto esteriore delle forme naturali  I sentimenti che i soggetti suscitano nell’artista  La purezza estetica delle linee, dei colori e delle forme. Le opere sintetiste prediligono la realizzazione di soggetti bidimensionali, piatti, dai colori irreali. Paul Gauguin, che in antitesi all’analisi visiva impressionista ricercò la sintesi formale di un soggetto elaborandone il ricordo o la propria visione interiore, realizzando forme semplici e campiture cromatiche delimitate da contorni netti La belle Angele Belle Angèle, si tratta di Marie-Angélique Satre, ed era un albergatrice di Pont-Aven considerata tra le donne più belle di quella cittadina britannica dove il pittore si era recato alla ricerca di fonti ispiranti nuove e stimolanti. La figura della donna è inscritta all’interno di un cerchio, accentuando anche attraverso la struttura e la composizione semplice la bidimensionalità dell’opera, raffigurata con un copricapo bianco tipicamente bretone. Questo dipinto può essere considerato un’icona dell’arte primitiva, in quanto il volto della donna, con le labbra serrate e lo sguardo volto leggermente verso sinistra, totalmente inespressivo, rimanda alle icone bizantine con la loro ieraticità ed un altro aspetto è la totale assenza di contaminazione da parte dell’ambiente circostante all’artista, all’interno dell’opera. L’iscrizione sul basso ed i fiori, invece rimanderebbero all’influenza delle stampe giapponesi. Inoltre la statuetta, con sembianze antropomorfe alluderebbe alle origine della madre dell’artista, i cui avi erano di origini peruviane, quindi rimanderebbe alla tradizione etnica peruviana. Gauguin evitò l’utilizzo del chiaroscuro, dipingendo attraverso la tecnica del cloisonnisme, ossia l’artista dipingeva con campiture cromatiche racchiuse all’interno di un contorno netto, creando stese cromatiche compatte e prive di effetti chiaro-scurali Donne Tahitiane sulla spiaggia Gauguin si avventurò a Tahiti, in Polinesia, il pittore si pose in una posizione antagonista all’influenza della civilizzazione occidentale europea, con l’intento di ritrovare negli indigeni la disinibita innocenza dell’essere umano e di descriverla in una chiave pittorica semplice e naturale. Fu uno dei primi capolavori ad essere prodotti sul suolo oceanico, rappresentando due indigene impegnate nelle loro attività quotidiane. Le due polinesiane, dalla corporatura massiccia, siedono in riva al mare, con i capelli lucenti raccolti in splendide orchidee, con occhi sfuggenti. Le due donne sono avvolte da un enigmatico silenzio in cui è difficile penetrarvi, come se fossero immerse nei loro pensieri. La donna sulla sinistra poggia con il braccio sulla sabbia per sostenersi, mentre la donna di destra intreccia le foglie di una pianta tropicale. Gauguin offre attraverso questo dipinto uno spicchio di vita quotidiana tipico in Polinesia. I colori sono distesi in campiture omogenee senza l’utilizzo del chiaroscuro, Gauguin seppe equilibrare la vivacità e la tonalità dei colori utilizzati, come per la veste della ragazza di sinistra che risultano assai vivaci e riscaldano la scena, mentre il cromatismo più tenue della veste di colore rosa ben saturo della donna di destra. La corporatura manca di modellamento, le uniche parti trattate con cura sono i volti e le braccia. La spiaggia è caratterizzata da un giallo molto intenso. Tutti gli elementi della scena e del paesaggio sono resi attraverso campiture bidimensionale caratterizzate da una linea di contorno spessa, decorativa ed elegante, rendendo le figure statiche. Te tamari no atua Questo dipinto venne realizzato da Gauguin dopo la sua ubicazione definitiva a Tahiti. Il dipinto è dedicato al tema della natività, nel quale sopravvive anche il tema della tradizione religiosa tahitiana, riconducibile alla figura del Tupapaù, ossia lo Spirito dei morti nella religione polinesiana. La scena descrive una natività. Maria assume l’aspetto di una donna tahitiana, ed è coperta da un pareo blu stretto intorno al seno, sul suo capo si nota un’areola chiara, la donna è distesa su un ampio e massiccio letto ricoperto da un lenzuolo giallo, con il capo appoggiato sul cuscino. Accanto a lei è posato un idolo totemico tahitiano, il Tupapaù. L’angelo ha preso in consegna Gesù bambino che dorme tranquillamente, anch’egli presenta sul capo un’aureola . Dietro si può intravedere una terza figura, ossia l’infermiera, la quale accudì la partoriente. A destra sul fondo della stanza sono presenti una mangiatoia e alcuni bovini. Con questo dipinto Gauguin si mise in ricerca del tema della natività, però ponendolo in un contesto culturale polinesiano. Lo scopo del pittore fu quello di creare un sincretismo tra le due religioni, quella del popolo tahitiano con la rappresentazione della divinità dei morti e, quella dei colonizzatori cristiani. L’intento fu puramente quello di fondere le due religioni e, non quello di imporre la religione cristiana tra le popolazioni indigene, con il rischio di poter influenzare negativamente la loro primitività, anche perché Gauguin assunse una posizione di opposizione dinanzi ai missionari, poiché condannavano le immagini della tradizione locale. La modella è una ragazza di 14 anni, amante del pittore allora 48enne, la giovane era in attesa di un bambino che sarebbe venuto poi al mondo nel periodo natalizio, perciò il pittore venne ispirato a creare una rappresentazione iconoclasta della nascita di Cristo. Differenze fra Gauguin e Van Gogh In Gauguin prevalgono larghe ed ampie campiture di colore piatto ed un espressione del linguaggio simbolista, mentre Van Gogh si concentra su effetti cromatici e pennellate dalle stese contrastanti multi direzionali. Gauguin privilegia il primitivismo, Van Gogh più romantico ed un punto in comune che vie è tra i due artisti sono le stampe giapponesi. Le loro idee trovano molti punti in comune fra loro: le loro idee rivoluzionarie sulla pittura, il bisogno di vivere a pieno la loro vita da artisti, una potente forza creativa. Gauguin è razionale, ordinato e riflessivo mentre Van Gogh è impulsivo, impaziente e disordinato. La pittura di Gauguin avvolge e trasporta con la purezza della tavolozza. La sua forza è nel colore e nella verità delle linee che ricreano una dimensione onirica di realtà simbolica, avendo un rapporto sensuale e fisico con il colore. Gauguin detesta le pennellate cariche ed espressive, criticando anche il lavoro su memoria di Van Gogh senza avere il soggetto davanti agli occhi, mentre egli preferisce pennellate oblunghe . Van Gogh non descrive la realtà nelle sue opere dal suo punto di vista, bensì, è la realtà che diventa una creazione e una rappresentazione dell’Io interiore dell’artista. Van Gogh amava la solitudine e la tranquillità della vita mentre Gauguin cercava il successo e la notorietà. Gauguin utilizza colori complementari come il rosso, giallo e blu mentre Van Gogh utilizzava paste colorate alla Monticelli, che Gauguin considerava solo un intruglio di colori. Inoltre i gusti artistici erano completamente differenti Gauguin ammirava Daudet, Daubigny, Ziem e Rousseau, mentre Van Gogh ammirava, Raffaello, Ingres, Degas. Differenze tra gli impressionisti e Gauguin e Van Gogh Van Gogh – Impressionisti Van Gogh rispetto agli impressionisti, tende a proiettare nella realtà se stesso, e quindi a trasformarla, modellandola secondo i suoi sentimenti. Van Gogh riteneva il disegno fondamentale, aspetto importante che lo distingue da questi artisti, dipingendo successivamente non in maniera realistica come i suoi colleghi impressionisti, dipingendo la realtà non attraverso la percezione di un momento ormai passato, ma ciò che sente interiormente, esprimendo le proprie emozioni, piegando la realtà per mezzo del suo desiderio espressivo. Van Gogh è considerato post-impressionista poiché non fece mai parte di questo movimento artistico, poiché egli ammirava le tonalità calde dei colori utilizzati dagli impressionisti, ma la loro arte si basava troppo su una ricerca esclusivamente ottica, trovando intollerabile la mancanza di un contenuto umano, emotivo e passionale. Gauguin – Impressionisti Gauguin può essere definito uno dei maggiori esponenti del post-impressionismi per la tua tendenza artistica che era caratterizzata dalla solidità dell’immagine, la sicurezza delle linee di contorno e la libertà del colore, rifiutando la sola impressione visiva.
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