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Vita di Leone Leoni, scultore cesareo del Cinquecento italiano, Tesi di laurea di Storia dell'Arte Moderna

Breve e densa descrizione della vita di Leone Leoni, scultore e medaglista imperiale che realizzò monumenti (e non solo) per l'imperatore Carlo V e per la famiglia Gonzaga. Famosa è la sua dimora milanese "Casa degli Omenoni": quest'abitazione ha una facciata che riporta diversi telamoni e sculture in onore degli antichi imperatori romani.

Tipologia: Tesi di laurea

2021/2022

Caricato il 04/01/2023

Dollina86
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Scarica Vita di Leone Leoni, scultore cesareo del Cinquecento italiano e più Tesi di laurea in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity!  Capitolo 3 – Leone e Pompeo Leoni, una collaborazione tra scultori e medaglisti Alcuni sostengono che Leone Leoni sia nato a Menaggio, in Lombardia, altri ad Arezzo in Toscana, nel 1509 da una famiglia poco abbiente. Il padre era uno scalpellino (probabilmente un “picapreda”di Como che si era trasferito ad Arezzo con la propria famiglia). Sicuramente eone Leoni visse la sua infanzia nella città di Arezzo.  Questo è confermato dallo storico Giorgio Vasari (1511 – 1574), il quale, essendo anch’egli del luogo e pure suo coetaneo, aveva con lui un rapporto di amicizia e citandolo nella versione delle Rime del 1568, lo nomina “Lione Aretino”. I suoi primi anni Nel 1529 Leone sposa Diamante Martini che lo rese padre di Pompeo, l’anno seguente. Si formò come scultore, cesellatore e medaglista con probabilità in Emilia, vicino a Ferrara. Il suo primo impiego a Ferrara (1536) Nel 1536, fu notato alla Corte degli Este per il suo talento. In questo modo ottenne il suo primo lavoro, un incarico di grande responsabilità e fiducia, come incisore di conii alla Zecca di Ferrara. A causa della falsificazione di un conio, venne rimosso dall’incarico, nonostante il grande talento. Fu infatti colto da un sorvegliante e fu accusato da questi di essere un falsario (era stato trovato coniare monete false). Egli però riuscì a fuggire in modo avventuroso dalla Zecca (ed anche da Ferrara), ed in questo modo evitò la sua cattura e condanna. Tuttavia tentò di uccidere colui che l’aveva accusato, con un pugnale. La sua fuga a Venezia (1530) Consapevole di essere ricercato per tentato omicidio, per non cedere all’arresto, in attesa che s placasse la situazione, si portò oltre il confine, a Venezia dove chiese ospitalità A Pietro Aretino, il quale abitava nella Serenissima da lungo tempo ed era già uno scrittore molto acclamato. Grazie a Pietro Aretino, Leone conobbe e frequentò i suoi più stretti amici come Tiziano Vecellio (1488 – 1576), Jacopo Sansovino (1488 – 1570) ed il tipografo Francesco Marcolini (colui che stampava le opere dell’Aretino). Mentre quindi si trovava a Venezia, ebbe modo di fare nuove esperienze come imparare l’arte dell’intagliatore di gemme. Subì l’influenza di Donatello e del Sansovino, anche se le sue opere mettono in luce legami molto stretti con il manierismo toscano, corrente artistica che ricopre buona parte del XVI secolo e coinvolge artisti come Michelangelo e Raffaello. A causa del suo carattere iracondo e della sua aggressività impulsiva si complicò notevolmente la vita. Per le sue malefatte si ritrovò prigioniero molte volte rischiando in differenti situazioni quando il rogo quando la pena di morte. Aveva una fedina penale malconcia ed una serie di reati molto densa... ormai la prigione era come fosse il suo secondo alloggio, poiché appena ne usciva ritornava a litigare per poi, di conseguenza, ritornarvi di nuovo. Al tempo era consueto tenere tali comportamenti e di conseguenza farsi giustizia da sé. Le competenze di Benvenuto Cellini (1537) 1 Mentre si trovava a Padova, ad esempio, nel 1537 entrò in competizione con il grande orafo e scultore di Firenze, Benvenuto Cellini, per il conio di una medaglia di Pietro Bembo (1470 - 1547, cardinale cattolico che apparteneva alla nobiltà veneziana). A costo di riuscire a battere Cellini, con la prospettiva di acquisire nuove commissioni per chi avesse vinto la competizione non ebbe scrupolo ad avvelenare il suo rivale, aggiungendogli alla zuppa polvere di diamante, con la finalità di escluderlo per qualche giorno e giungere così al suo obiettivo ovvero notorietà sia in Veneto che a Roma. Certo è che fu denunciato e rischiò severamente di essere imprigionato ai Piombi di Venezia (le prigioni).  NdA: Benvenuto Cellini,non era un personaggio semplice e tranquillo anche per gli amici che frequentava. Non è infatti da escludere che essendo pure lui molto irascibile, avesse provocato il Leoni. Tra i suoi conoscenti era presente un altro personaggio non molto raccomandabile, ovvero Pietro Torrigiani, il cui gesto più noto fu il pugno assestato a Michelangelo, deformandogli il setto nasale. In quegli anni tenere una simile condotta era una modalità diffusa per sfogare i propri impulsi d’ira e rancore (si veda a questo proposito la personalità iraconda di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio). Incisore alla Zecca Pontificia di Roma (1538) Fortunatamente per Leoni, il lavoro presso la Zecca non prevedeva il possesso di una fedina penale intonsa; unico requisito era essere capaci nel proprio lavoro. A Roma dunque, nel novembre 1538, con la fortuna dell’incarcerazione di Cellini, il quale era al tempo incisore ufficiale presso la Zecca Pontificia, Leoni fu facilitato a subentrare all’incarico del suo rivale. L’anno dopo, realizzò dei sigilli di piombo per le bolle pontificie di papa Paolo III ed alcuni conii estremamente curati, tra i quali ducati e doppi ducati d’oro, che saranno inseriti tra i capolavori della numismatica cinquecentesca. Assorbì poi lo stile dell’amico Michelangelo Buonarroti, il quale era impegnato nei medesimi anni nell’affrescatura della volta della Cappella Sistina. Una vittima del suo carattere burrascoso Sicuramente Leone Leoni che era ancora trentenne, non poteva avere sempre la fortuna dalla sua parte. Per il suo atteggiamento non comune fu vittima di un agguato in cui venne sfregiato. La competizione presente nella corte romana non diede pace nemmeno al Leoni, il quale nel 1540, subì un arresto poiché durante una rissa, cercò di uccidere l’antiquario modenese Pellegrino di Leuti, gioielliere e tesoriere del Papa. Con l’accusa di colpevolezza, venne condannato all’amputazione della mano destra. Grazie alle sue conoscenze alte e potenti ed alla sua grande capacità di incisore e orafo, la punizione gli venne risparmiata e la pena commutata in lavori forzati per 10 anni (ai remi delle galee pontificie). Alla fine, se la cavò con un anno solo sulle galee. Il suo rilascio fu voluto da potenti personalità, una delle quali era Andrea Doria, comandante della flotta e signore di Genova. Per ringraziare Andrea Doria della libertà riconquistata, Leoni viene da questi chiamato a lavorare per lui, realizzando in suo onore medaglie e sculture. Incisore della Zecca milanese (1542) Nel 1542, il marchese del Vasto, Alfonso d’Avalos d'Aquino, al tempo governatore di Milano, gli diede la possibilità di ottenere l’incarico di incisore della Zecca imperiale. Milano, 2 L’artista fondò una scuola di scultura a Milano per i giovani e coloro che volessero apprendere quest’arte, istituto che continuerà ad esistere sotto l’egida del figlio Pompeo, che aveva imparato l’arte dal padre: Jacopo da Trezzo, per esempio, fu un suo allievo. NdA: Jacopo da Trezzo è più noto all’estero che in Italia. Sono molto famose le sue opere eseguite presso la corte di Filippo II, regnante spagnolo e Maria I d’Inghilterra. E’ di sua fattura il tabernacolo dell’Escorial, a Madrid, lavoro che lo tenne impegnato per lungo tempo (1587) Galleria d’arte Sia il figlio Pompeo che il padre Leone erano celebri collezionisti e mercanti d’arte e crearono nella loro abitazione un’eclettica e nota collezione di dipinti ed opere dei più importanti artisti italiani del tempo, così come gli oggetti antichi. Essi possedevano opere di Correggio, Tiziano, Michelangelo, Tintoretto e Parmigianino (ora tutte queste opere si trovano nei vari musei e chiese di tutto il mondo), calchi in gesso di antiche statue classiche inoltre possedevano una collezione di disegni di Leonardo da Vinci, compreso il notissimo “Codice Atlantico” (poi collocato nella biblioteca Ambrosiana). Leone Leoni tra il 1568 ed il 1569 portò a termine due reliquiari d’argento che raffiguravano San Silvestro e Sant’Adriano, nella chiesa di santa Barbara del Palazzo Ducale di Mantova, per il duca Guglielmo Gonzaga oggi andati dispersi. Dopo la peste del 1575 - 1576 Sopravvissuto alla peste Leone iniziò il suo lavoro ovvero un gruppo di sculture per l’imperatore Filippo II. Con l’aiuto di Pompeo, lavorò dal 1580 alla fusione dei gruppi statuari ed elementi architettonici per il retablo di San Lorenzo El Escorial (monastero di Madrid) commissionategli dal re. L’opera complessiva portata a termine venne spedita da Milano alla volta della Spagna per mezzo di navi. NdA: retablo: si tratta di una tipologia di ancona molto frequente in Spagna a partire dal periodo gotico, a scomparti disposti in diversi ordini, con incorniciatura architettonica molto elaborata e ricca di figure intagliate. In alcuni casi i riquadri sono scolpiti; in tal caso il retablo può essere anche di legno di marmo di stucco generalmente policromo. Il monastero dell'Escorial, anche detto San Lorenzo El Escorial, si trova a Madrid, in Spagna nel comune di San Lorenzo de El Escorial. Fu fatto erigere da Filippo II, figlio di Carlo V come residenza e pantheon dai re di Spagna. Esso fu costruito tra il 1563 ed il 1584 per essere monastero e chiesa altre che dimora regale. Subito sopra l’altare, in quattro nicchie, le statue dei Dottori della Chiesa. Al piano superiore sono presenti i quattro Evangelisti. Lo studio della prospettiva è una caratteristica di questo retablo. 5 Le sculture della pala d’altare sono più grandi quanto più alto è il luogo in cui sono poste. Si tratta di una correzione ottica visibile quando si contempla la pala da terra; invece, è molto diversa quando la si osserva da una posizione più elevata. Fra le opere monumentali del Leoni è da citare il monumento funebre dedicato a Gian Giacomo Medici nel Duomo di Milano. Questo lavoro gli fu commissionato da papa Pio IV in onore del fratello Gian Giacomo Medici, grande condottiero e marchese di Marignano, soprannominato il “Medeghino”, realizzato su progetto di Michelangelo Buonarroti. Fra le altre opere in rilievo ricordiamo il monumento funebre in bronzo di Vespasiano Gonzaga, nella Chiesa della Santissima Incoronata dove egli volle essere sepolto. Lo stesso duca di Sabbioneta, città fortificata tra il fiume Po e l’Oglio, progettò con cura il proprio mausoleo facendo realizzare da Leone Leoni, la statua che domina il monumento e lo ritrae con l’abbigliamento e gli atteggiamenti del Marco Aurelio del Campidoglio di Roma. Mentre a Guastalla, ducato situato in un punto strategico sul fiume Po e non lontano dalla via Teutonica (strada che si dirigeva verso il nord Europa) abbiamo la statua di Ferrante I Gonzaga nelle vesti di “Ercole che domina l’invidia e la calunnia” dopo essere uscito dal giardino delle Esperidi. Il carattere di Leoni non migliorò con l’età anzi divenne ancora più irascibile. Un giorno molto infastidito delle campane della vicina chiesa di San Giovanni Decollato, preparate due rudimentali bombe, ebbe l’idea di scagliarle nella casa del parroco, provocando un rogo ed il ferimento del prete. Il giorno seguente, pentito della sua intemperanza, andò dal malconcio parroco, cercando di raccomandarsi con le preghiere, pensando di lavarsi la coscienza, gli fece un regalo in moneta. Con probabilità le preghiere del prete sortirono effetto, poiché lo scultore morì di malattia all’intestino diversi anni dopo, nel 1590, ad ottant’anni. Alla sua morte Leone Leoni lasciò una cospicua eredità al figlio Pompeo, il quale si trasferì in Spagna, portandosi appresso le opere del padre e la loro collezione d’arte. In quel frangente, Pompeo portò avanti l’eredità paterna, influenzando in modo notevole lo sviluppo della tradizione scultorea divenendo lo scultore di corte di Filippo II. Si assunse infine la responsabilità di portare a termine tutte le opere incompiute del padre1. 1 Cfr. G. Zacevini, Leone Leoni, che caratteraccio! ,2022, divinamilano.it/leone-leoni-caratteraccio/ (Accesso 13 settembre 2022) 6
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