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VITA DI MILANI LORENZO, Sintesi del corso di Pedagogia

E. Butturini, voce Milani Lorenzo, in M. Laeng (a cura di), Enciclopedia pedagogica, Brescia, La Scuola, 1989, vol. 4

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 09/09/2019

Nicole8P
Nicole8P 🇮🇹

4.3

(30)

31 documenti

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Scarica VITA DI MILANI LORENZO e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! E. Bu�urini, voce Milani Lorenzo, in M. Laeng (a cura di), Enciclopedia pedagogica, Brescia, La Scuola, 1989, vol. 4 MILANI Milani, Lorenzo. Sacerdote e maestro 1. La vita Lorenzo Milani nacque a Firenze il 27 maggio 1923 da una famiglia appartenente a quella che i tedeschi chiamavano ‘’borghesia della cultura’’. Dopo una brillante carriera scolas�ca al Ginnasio Liceo Berchet, il giovani Milani passò l’estate del 1941 presso lo studio fioren�no di un pi�ore tedesco, Hans Joachim Staude, per iscriversi all’inizio del 1942 all’Accademia di Brera a Milano e frequentare anche l’anno dopo lo studio di Le Corbusier in Francia. Intanto era tornato con la famiglia a Firenze, dove s’incontrò con don Raffaele Bensi che guidò la sua conversione. Nel novembre del 1943 entrò in Seminario dove ebbe don Bensi come padre spirituale, mons. Enrico Bartole� fra i docen� e il card. Silvano Piovanelli fra i compagni. Esistono documen� (Le�ere alla mamma 1943-1967, LM) che mostrano il rigore dogma�co di Milani all’ambiente e alle regole del Seminario. Se ne avrà la conferma in Esperienze Pastorali e in alcune le�ere dove parlerà di ‘’immensa frode del Seminario’’ e di sradicamento della loro cultura contadina per un inserimento forzato in una cultura borghese incapace tra l’altro di dialogare con le masse. Ordinato Prete dal card. Elia Dalla Costa il 13 luglio 1947, venne nominato nell’o�obre successivo coadiutore del vecchio parroco di S. Donato di Cadenzano, don Daniele Pugi. Alla sua morte, invece di succedergli, venne confinato, a par�re dal 6 dicembre 1954, a S. Andrea di Barbiana del Mugello, una piccola parrocchia di poche decine di persone. Quel paesino, prima di essere dimen�cato, doveva diventare una delle capitali simboliche della contestazione civile e religiosa a livello nazionale e internazionale(Le�era a una professoressa). Nell’aprile 1958 pubblicò Esperienze Pastorali, un saggio sociologico di cri�ca delle is�tuzioni ecclesias�che. Il 20 dicembre dello stesso anno il S. Ufficio ordinava che il libro fosse ri�rato dal commercio. Nel 1960 si rivelarono i primi sintomi della sua grave mala�a. Nel 1965 scrisse la nota le�era Ai cappellani militari toscani a cui seguì la Le�era ai giudici per difendersi dalla denuncia di ‘’incitamento alla diserzione e alla disobbedienza militare’’ che cos�tuirono un breve saggio di taglio storico di cri�ca dell’is�tuzione militare. Nel maggio 1967, poco prima della morte avvenuta il 26 giugno, usciva Le�era a una professoressa, una cri�ca dell’is�tuzione scolas�ca, alla funzione di selezione e omologazione culturale assolta per conto delle classi dominan�. 2. L’esperienza pastorale Alla base di ogni posizione di Milani vi è la sua scelta di fede, una scelta assoluta e rigorosa di Dio, della Sua Parola e della Chiesa, interprete di quella Parola e tramite necessario perché essa diven� operante. Conseguente alla scelta religiosa era la scelta dei poveri, radicalmente impregnata di umori biblici ben lontana dall’impostazione e dal linguaggio dell’economicismo marxista, anche se egli giunse provocatoriamente a dire che amava i poveri più del Papa e della chiesa e più anche di Dio. La lo�a di Milani era contro la borghesia come classe, ma più ancora come mentalità (una mentalità che tendeva a diffondersi anche fra i poveri). La sua ‘’passione’’ di maestro nasce dalla sua vocazione religiosa. Dopo aver mostrato l’inconsistenza e la superficialità degli strumen� ricrea�vi usa� di solito nell’a�vità pastorale, so�olinea la fondatezza e l’urgente necessità di passare agli strumen� �pici della ‘’istruzione civile’’. 3. La scuola di S. Donato e di Barbiana Milani iniziò la sua ‘’scuola popolare’’ a S. Donato nell’o�obre 1949 e fu il suo primo pensiero quando arrivò a Barbiana da ‘’rabbino’’. Di fa�o i due ambien� erano profondamente diversi: S. Donato era un luogo di intensa confli�ualità, mentre Barbiana era un luogo omogeneo culturalmente. La ges�one magisteriale di Milani dove�e modificarsi. Si accentuò la tendenza all’aconfessionalità, ad una solida ‘’laicità posi�va’’di una scuola liberata da presuppos� confessionali e ideologici, ma non ‘’neutrale’’ di fronte ai valori o alla necessità per esempio di schierarsi con loro contro il produ�vismo e il consumismo. Si accentuò l’impegno di trasme�ere una cultura ai poveri, ad offrire cioè strumen� per farsi una propria cultura rafforzando l’a�enzione ai fa� documenta� sui giornali o alle esperienze di vita in modo che il rapporto maestro/allievo diventasse sempre più mediato da una realtà che provocava una riflessione per ridefinirla e per intervenire su di essa. Non si deve dimen�care che Milani ha sempre so�olineato l’esemplarità della funzione docente e il cara�ere di ‘’sequela’’ dell’apprendimento. Si possono rilevare i limi� di una concezione idealis�ca dell’educazione che porta ad un’ ‘’adul�zzazione’’ dei contenu� e delle procedure di insegnamento con la negazione del gioco come categoria a sé e la sua riduzione alla categoria dell’u�le ma non si può negare la persistente a�ualità di un insegnamento centrato sull’allievo, sui suoi bisogni , problemi e interessi come divenne sempre di più quello di Milani. Una costante dell’esperienza di Milani fu la centralità dell’insegnamento linguis�co, sia affiancando a S. Donato l’azione della scuola pubblica e contestandola duramente a Barbiana, poiché contribuiva ad accrescere il divario tra le classi sociali togliendo ai poveri il mezzo d’espressione e ai ricchi la conoscenza delle cose. Con sempre maggior chiarezza, la scuola divenne per Milani un luogo in cui gli emargina� si riappropriavano della parola e superavano finalmente la millenaria sofferenza del pensiero muto. Era compito della scuola ‘’dare la parola ai poveri’’, cosa meno facile di quella di ‘’dare loro una bandiera,una tessera, un canto, un passo’’ (come scriveva d. Mazzolari). ‘’Dare la parola’’ voleva dire suscitare interessi che andassero oltre la pura sopravvivenza far acquisire s�ma e fiducia in se stessi e capacità di me�ersi in rapporto con gli altri su un piano di pari dignità personale e culturale. In tal modo si contribuiva a ‘’colmare l’abisso di differenza’’. Se all’inizio la parola era consegnata a�raverso una più varia trasmissione culturale, d. Milani lasciò quasi tu�e le alte materie insegnando lingue poiché il fine ul�mo della scuola è dedicarsi al prossimo. 4. maestro di costume civile La scuola è uno strumento privilegiato per l’elaborazione della coscienza personale e sociale. La stessa an�lucidità di d. Milani, che ha irritato uomini di grande sensibilità culturale ed educa�va, è da intendere nel senso di un rifiuto di tu�o ciò che è passività e conformismo. C’è solo un modo per uscire dall’equivoco ed è quello di avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tu� sovrani, per cui l’obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni che non credano di potersene fare scudo ne davan� agli uomini ne davan� a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tu�o. Per questo su una parete della scuola Barbiana c’era scri�o ‘’I care’’ (mi importa, mi sta a cuore), cioè il contrario del mo�o fascista ‘’me ne frego’’ (ONV). Era a�raverso la presa di coscienza individuale che si contribuiva alla crescita dei valori comunitari, così com’era a�raverso l’impegno comune che si riusciva a superare i propri problemi in modo degno. Proprio la scuola ha insegnato che ‘’il problema degli altri è uguale al mio’’ e che ‘’sor�rne tu� insieme è la poli�ca, sor�rne da soli è l’avarizia’’. Significava è l’esperienza educa�va milaniana nella ripresa del sistema del mutuo insegnamento, ma la stessa tecnica della stru�ura colle�va rifle�eva l’intreccio di valori personali e comunitari,
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