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Vita di Pericle (Plutarco)-Introduzione di Stadter, Appunti di Storia Antica

Riassunto dell'introduzione curata da Stadter sulla vita di Pericle, tratta dalle Vite parallele di Plutarco.

Tipologia: Appunti

2017/2018
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Caricato il 08/12/2018

marco_mutti
marco_mutti 🇮🇹

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Scarica Vita di Pericle (Plutarco)-Introduzione di Stadter e più Appunti in PDF di Storia Antica solo su Docsity! Vita di Pericle (Plutarco)-Introduzione di A. Stadter Gli obbiettivi di Plutarco nello scrivere di Pericle Nel X libro delle Vite parallele, Plutarco pone Pericle accanto al temporeggiatore Fabio Massimo: l’elemento unificante è da ricercare nel carattere dei due personaggi. L’intento principale delle biografie plutarchee è quello di portar ad ammirare ed emulare le buone azioni dei personaggi; così pure Pericle e Fabio sono posti in rilievo nelle loro biografie affinché vengano osservati ed imitati. Fra i saggi di Plutarco s’è rinvenuto un trattato del V secolo a.C., Consigli sulla vita pubblica, nel quale si delineano gli atteggiamenti migliori possibili per un uomo di governo. Questo risulta del tutto attuale nell’epoca in cui visse Plutarco, vista l’importanza della carriera politica nelle città greche e per i Greci da poco ammessi nell’amministrazione romana. Le virtù politiche espresse qui da Plutarco sono autocontrollo, dignità, integrità ed estraneità a scandali o corruzione, le stesse che deteneva Pericle. Inoltre, Plutarco sottolinea come sia gli uomini politici del proprio tempo sia Pericle debbano sottostare a un potere più grande: gli uni ai legati ed ai proconsoli assoggettatori delle città greche, l’altro all’assemblea cittadina. La caratteristica più marcata in Pericle e Fabio è la πραότης, l’autocontrollo, punto medio tra gli estremi passione ed apatia, secondo la definizione aristotelica: questa facoltà permise a entrambi di non lasciarsi trascinare dall’ira verso gli avversari politici e le stoltezze del popolo. Struttura e tecniche retoriche nella vita di Pericle Come fece anche Platone, fare di Pericle un demagogo parassita era diventata una forte e durevole tradizione nel corso dei secoli. Plutarco pensava invece che le sue azioni fossero portate avanti per virtù. Lo storico pone nella vita dello stratega il dubbio se egli sia stato un aristocratico o un demagogo: porre l’accento su questa questione non è altro che un metodo retorico per attaccare la tradizione ostile e far prevalere la figura di un Pericle aristocratico. Steidle ha dimostrato come la narrazione di Plutarco non segua una linea cronologica precisa, ma si concentra più sull’analisi caratteriale del suo personaggio. La complessità della vita di Pericle risulta dall’integrazione di tre diversi modelli strutturali: quello cronologico, quello per argomento e quello retorico. La struttura organizzativa particolare non trae origine da morivi di narrazione storica ma dagli intenti morali e retorici di Plutarco. La parte iniziale riferita alla famiglia di Pericle viene sfruttata sapientemente da Plutarco per mettere in buona luce lo stratega attraverso le gesta dei suoi antenati. In seguito ne delinea anche l’educazione, prettamente filosofica, infusagli da Anassagora, che gl’insegnò la padronanza di sé e l’autocontrollo. Il resoconto poi delle rivalità tra Pericle e Cimone o Tucidide, figlio di Melesia, è presentato in modo tale che non sia mai lo stratega a cominciare la lite, egli difatti punta solo al benessere della polis tramite le proprie decisioni e al mantenimento del potere della città. Plutarco racconta che fino al 454 a.C. Pericle esercitò il suo potere in tutto e per tutto a favore della città: sfruttò onestamente le somme di denaro, dimostrò ambizione per la città e prudenza in questioni militari. In particolare, Plutarco mette a confronto la vittoria di Samo con quella degli Achei su Troia. Per quanto riguarda la guerra del Peloponneso, inizialmente Plutarco appare contrario alle decisioni precedenti al conflitto intraprese da Pericle, ma in seguito, iniziata la guerra, ne loda la calma filosofica e il suo porre il bene dello stato al di sopra di tutto. Quindi, la narrazione di Plutarco risulta ricca di retorica ma scevra di fonti, personaggi contemporanei e contesto storico. Frequente è l’uso della figura retorica dell’amplificazione, cioè della dilatazione di un argomento al fine di accrescerne l’importanza. Essenziale l’ethos, l’autocontrollo e il pathos attribuiti a Pericle. Il valore storico del Pericle Nonostante le Vite parallele non siano un’opera storica, Plutarco s’avvalse di fonti storiche encomiabili, oggi irreperibili; sfruttò per di più fonti contemporanee, come Aristofane e Tucidide o altre frammentarie e disparate, al fine di ricostruire pezzo per pezzo la vita di Pericle. Al contrario di come fece Tucidide, Plutarco non si fidava dei discorsi riportati, credendoli un falso storico: non vennero mai sfruttati per la vita periclea. Per quanto concerne le critiche comiche, Aristofane additò spesso Pericle come uno Zeus dall’oratoria talmente limata che dalla bocca «tuonava e lampeggiava»; inoltre, lo ritrasse come il tiranno che scatenò la guerra del Peloponneso. Dei comici, tuttavia, Plutarco si fidava poco. I monumenti esistenti all’epoca dello storico ad Atene assumono una particolare aurea d’importanza; attribuì a Pericle il merito di opere tanto fresche ancora nel I secolo d.C. Traspare dalla vita che gran parte del rispetto e dell’ammirazione che Plutarco tenne nei confronti di Pericle deriva direttamente dalla sua decisione di creare queste meraviglie dell’acropoli e di supervisionarle per renderle capolavori. Le altre fonti successive citate da Plutarco sono il Fedro, la Costituzione degli Ateniesi, la Costituzione dei Sami e altri storici minori. Non procedendo per cronologia ma per argomenti e per di più avvalendosi dell’esclusività della memoria e non di appunti o testi, Plutarco incorre talvolta in errori grossolani, come nel capitolo 35, in cui pone l’eclissi solare nel 430 invece che nel 431 a.C. e fonde la spedizione contro Epidauro e quella contro Potidea. Si tratta di una semplificazione narrativa, per nulla considerabile storica.
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