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Boccaccio: La Vita e il Decameron - Nascita di un Maestro della Narrativa, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Cultura medievaleStoria della letteratura italianaBiografia di Autori Italiani

Biografia di giovanni boccaccio, autore del decameron. Dal primo incontro con dante a napoli, alla crisi economica e alla devastante peste nera, fino alla condivisione di amicizie con petrarca. Il contesto storico e culturale che ha influenzato la produzione letteraria di boccaccio.

Cosa imparerai

  • Che ruolo ha Dante nella vita di Boccaccio?
  • Come Boccaccio si reca a Napoli e come si trova a Padova?
  • In che anno nasce Giovanni Boccaccio?

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 09/11/2021

luchino_ferrari
luchino_ferrari 🇮🇹

4.4

(18)

68 documenti

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Scarica Boccaccio: La Vita e il Decameron - Nascita di un Maestro della Narrativa e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Giovanni Boccaccio: La vita Nasce nel 1313 a Certaldo. È figlio illegittimo, ma riconosciuto, di Boccaccino di Chellino. Trascorre a Firenze l'infanzia. L'ambiente fiorentino e gli interessi del maestro inducono a supportare che proprio a questi anni risalga il primo incontro di Boccaccio con Dante. Ancora molto giovane, viene a Napoli dove è introdotto alla pratica mercantesca e bancaria. Come figlio del direttore della sede napoletana dei Bardi, trova facile accesso alla corte di re Roberto d'Angiò. Egli si dedica a uno studio alacre dei testi maggiori della cultura medioevale. A questo periodo risale la prima produzione letteraria sotto il segno di Fiammetta, nome fittizio di una donna amata dal poeta, la cui figura attraverserà la produzione di Boccaccio, almeno fino al Decameron. Nell'inverno tra il 1340 e il 1341, spinto dalle necessità economiche del padre, Boccaccio deve lasciare Napoli per rientrare a Firenze. Si trova cosi alla vita del Comune resa ancora più instabile dell’avanzare di una crisi economica e finanziaria. Boccaccio si muove tra Firenze e la Romagna. La devastante epidemia di peste nera che investe Firenze rappresenta uno spartiacque per Boccaccio. Nel 1350 Petrarca, recandosi in pellegrinaggio a Roma in occasione del giubileo, passa per Firenze. È un incontro rapido e non privato, ma costituisce un'amicizia che nuove occasioni cementeranno. Nel 1351 Boccaccio è a Padova, accolto in casa di Petrarca e introdotto nel circolo delle sue amicizie. Dopo questo incontro a Padova i due non si vedranno più per diversi anni, ma manterranno i contatti attraverso un rapporto epistolare abbastanza fitto. Finché, nel 1359, si incontrano nuovamente di persona, a Milano, ancora in casa di Petrarca. Nel 1362, dopo la delusione del viaggio napoletano e delle aspettative nutrite da Boccaccio, che sperava di trovare un posto alla corte angioina, i due si ritrovarono a Venezia, si incontrano a Padova, dove Boccaccio legge e trascrive le opere del maestro in particolare le più recenti. Dal 1362 Boccaccio si ritira nella sua casa di Certaldo. Proprio da un'esigenza di accesso diretto ai testi è spinto ad apprendere il greco. Muore a Certaldo il 21 dicembre 1375. Il Decameron (“10 giornate” in gr 1. Primo insieme di novelle organico della letteratura italiana: Prima del Decameron la letteratura italiana non conosce l’esperienza di un insieme organico di novelle all'interno di un “sistema-libro”. L'immagine matematica di sistema, cioè di un insieme i cui elementi siano tra loro interrelati, dà un'idea della fisionomia di questo libro, unitario ma poliedrico. Boccaccio è considerato il padre della novella. La novella deriva dall’Exemplum (Exemplum molto corto, personaggi non descritti e si arriva subito alla morale) 2.P nera 1348 Firenze: Riguardo alla nascita del Decameron, possediamo il termine dopo il quale è avvenuta la sua organizzazione in un libro unitario: quell’anno 1348 in cui la terribile pestilenza dilagante in tutta Europa colpì Firenze e in seguito alla quale si manifesta la precisa volontà di Boccaccio di costruire un’opera organica, che diventerà il primo libro della narrativa occidentale moderna. 3. Codice Hamilton 90: Tra i numerosi codici che ci trasmettono il capolavoro di Boccaccio, venne identificato un autografo, cioè un manoscritto redatto direttamente dall'autore. Questo codice, conservato alla biblioteca di stato di Berlino con la segnatura Hamilton 90, appartenne a Giuliano de’ Medici e poi a Pietro Bembo. La sua identificazione ebbe un'importanza decisiva per la costituzione del testo del Decameron. Il successo immediato e la diffusione straordinaria dell’opera presso il pubblico borghese avevano fatto sì che a trascriverla non si dedicassero gli amanuensi di professione, bensì anche i mercanti, che si improvvisavano copisti per necessità o per passione. 4.Intr ione del Decameron: Il movente alla composizione del libro così come oggi lo conosciamo si ricava dalle parole dell’Introduzione, nella quale l'epidemia di peste del 1348 viene indicata come un “orrido cominciamento”. La vicenda del Decameron rappresenta un evento storico documentato. 5. 10 novelle per 10 giorni: La struttura del Decameron prevede quella che tradizionalmente è stata chiamata una “cornice” narrativa. Il termine è in realtà improprio, perché sembra alludere a qualcosa di accessorio; la storia che ha come ambientazione la peste fiorentina del 1348 è una vera e propria storia portante. La vicenda in cui sono incastonate le cento novelle ha come protagonista dieci nobili giovani fiorentini (7ragazze e 3 ragazzi) che stabiliscono di uscire dalla città per sfuggire al contagio e di ritirarsi nel contado: lì, in un ambiente confortevole e in un'atmosfera serena e distesa, organizzano le loro giornate (10 in tutto). Un’ esperienza di vita in comune all'insegna dell’intrattenimento piacevole, perché ordinato e regolato, nell'interno di valorizzare il gusto e la gioia di vivere. . Il ti rn: Il Decameron è organizzato in base a una solida architettura interna che ne rivelano le radici connesse al pensiero religioso e laico del Medioevo: essa si articola intorno ai numeri-simbolo 10 (e 100), 7 e 3 (ovvero il numero delle giornate, 10, che moltiplicato per il numero delle novelle dà 100; 10 è anche il numero complessivo dei narranti, ovvero 7 ragazze e 3 ragazzi). Come il titolo scelto dichiara il libro è suddiviso in dieci parti, corrispondenti alle dieci giornate che la lieta brigata dedica alle narrazioni. Le giornate, per ciascuna delle quali viene eletto tra i novellatori un re o una regina, prevedono un tema specifico; per otto giornate su dieci, mentre la prima e la nona giornata sono a tema libero, tutti i novellatori devono attenersi all'argomento scelto e raccontare ciascuno una novella. Nella conclusione, ognuno dei componenti la brigata canta una ballata o una canzone da lui stesso composta. L'attività del novellare comincia tra l'ora nona e l’ora di cena. Il venerdì (giorno della Passione di Cristo), il sabato (da dedicare ai preparativi per la festa della domenica) e ovviamente la domenica (da santificare con il riposo). Se dunque sono dieci le giornate al novellare, sono invece quattordici i giorni di permanenza della lieta brigata fuori città. Giornata Tema Reo Regina Prima Tema libero Pampinea (donna) Seconda Fortuna Filomena (donna) Terza Industria Neifile (donna) Quarta Amori con esito infelice Filostrato (uomo) Quinta Amori con esito felice Fiammetta (donna) Sesta Motti Elissa (donna) Settima Beffe ai mariti Dioneo (uomo) Ottava Beffe Lauretta (donna) Nona Tema libero Emila (donna) Decima Grandezza d’animo Panfilo (uomo) La giornata sesta è dedicata ai motti, le battute di spirito, capaci di risolvere da sole una situazione difficile. Il protagonista di ogni novella afferma la propria forza attraverso l'esercizio della parola. La parola giusta al momento giusto si addice alla persona accorta, duttile. In altre parole, il motto può essere considerato una particolare applicazione dell'industria, con specifico riferimento all’arte della parola. La pluralità di aspetti trattati dal Decameron trova voce nel gran numero di registri linguistici che lo caratterizzano: la scrittura di Boccaccio registra le varietà della lingua viva, cosi come sperimenta diverse potenzialità espressive attraverso la conoscenza delle più raffinate scelte retoriche. La scelta del registro comico permette alla lingua del Decameron di misurarsi con le varietà regionali, con il linguaggio popolare e anche gergale, con i tecnicismi di arti e mestieri, con l'immediatezza del parlato. Si può parlare di una vera e propria polifonia di linguaggi e registri stilistici. Nella scrittura di Boccaccio si riconoscono influssi della lingua di Certaldo (paese natale dello scrittore); non mancano latinismi e arcaismi, accanto a forme decisamente debitrici del parlato, usate con intenti espressivi. La ricchezza delle scelte lessicali lega le novelle del Decameron al mondo borghese che esse soprattutto intendono rappresentare. 8.Il realismo boccacciano: Nel Decameron si dovrà registrare una poliedricità senza precedenti e un vasto campionario di caratteri e classi sociali. L'attenzione alla dimensione terrena e all'esperienza fa sì che si mostrino in azione le vere forze che fanno muovere la vita e i componenti degli uomini: la Natura, intesa come pulsione istintiva che è presente in ciascun individuo e reclama i propri diritti, la Fortuna, che muove i destini individuali con un piglio capriccioso e casuale, l'Ingegno, con cui l'uomo può non solo dar scacco alla Fortuna, ma affermarsi e far valere con la parola come con l'azione virtuosa. Quest'ampiezza di sguardo ha indotto la critica a parlare di "realismo" boccacciano. Portava l’idea del mondo di com'era realmente. Ottica laica L'ottica che domina il Decameron è un'ottica laica. Ciò che interessa a Boccaccio nella sfera del sacro non è la riflessione sulle grandi verità teologiche, di cui si trova mirabile definizione poetica nella Commedia di Dante. Ad attivare la sua attenzione è piuttosto il comportamento degli uomini, sia dei laici sia del clero, rispetto al culto religioso, spesso degenerato in fanatismo, superstizione e ipocrisia. in questa stessa prospettiva va collocata la polemica contro il mondo ecclesiastico e contro i frati, che tanta parte ha nel mondo decameroniano. 10. Fortuna del Decameron nelle Prose della Volgar lingua di Pietro Bembo. Grazie alle Prose della volgar lingua di Pietro Bembo l'intera cultura moderna, così come riconoscerà alla lingua di Petrarca il primato per la poesia, canonizzerà la lingua del Decameron come modello linguistico per la prosa letteraria.
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