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Montale: Vita e Poesia di Eugenio Montale, Appunti di Italiano

Biografia e analisi poetica di eugenio montale, dal suo primo versetto ispirato dalla guerra, alle relazioni amorose, alla carriera poetica e alle tematiche dominanti nella sua poesia. Divisa in due fasi, la seconda caratterizzata da uno stile più discorsivo e tematiche quotidiane e attuali.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 27/05/2022

i.maiorano
i.maiorano 🇮🇹

8 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Montale: Vita e Poesia di Eugenio Montale e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Eugenio Montale Montale nasce a Genova nel 1896. Pur diplomandosi in ragioneria, è un appassionato di letteratura classica e contemporanea, per questo si forma come autodidatta. I suoi primi versi, “Valmorbia, discorreva il suo fondo”, gli vengono ispirati dalla sua esperienza militare durante la Prima guerra mondiale, durante la quale gli viene affidato un avamposto, appunto, in Valmorbia. Nel 1925, pubblica la sua prima raccolta, “Ossi di Seppia”, anche se il libro ha pochi lettori e l’accoglienza della critica non è delle migliori. Nello stesso anno sottoscrive il Manifesto degli Intellettuali antifascisti di Croce, in seguito alla decisione di non aderire mai al Partito Nazionale Fascista. Durante la sua permanenza a Firenze incontra Drusilia Danzi, che poi sposerà. Tra Montale e Drusilia, chiamata affettuosamente mosca nei versi di Satura, nasce un legame destinata a finire solo con la morte della donna. Proprio a causa del rapporto con la Danzi, Montale sceglie di non divulgare la relazione amorosa con Irma Brandeis, la più importante ispiratrice delle sue poesie della maturità. Irma diventerà infatti, Clizia, nelle raccolte “Le Occasioni” e “La Bufera e altro”. A Milano, inizia a lavorare come giornalista per il “Corriere della Sera”. Trasferitosi a Torino, conosce Maria Luisa Spiazzi, con la quale ha una relazione sentimentale e che gli ispirerà il personaggio di Volpe, nei versi de “La Bufera e altro”, opposto e al tempo stesso complementare al personaggio di Clizia. Negli anni Sessanta, entra in una fase di apparente silenzio poetico durante la quale però, lavorerà alla rinnovazione del suo linguaggio poetico, che si attuerà con la raccolta Satura del 1971. Qui, lo scrittore propone una serie di testi che, attraverso un registro linguistico e lessicale medio-basso, prendono ironicamente in giro le ideologie della società contemporanea. Nel 1975 Montale riceve il premio Nobel per la Letteratura e, durante il discorso di ringraziamento, pronuncia un discorso nel quale esprime le sue preoccupazioni riguardo l’avvenire della poesia, nella società moderna. Muore nel 1981 a Milano. È possibile dividere la carriera poetica di Montale in due fasi. La prima vede protagoniste le sue prime tre raccolte: Ossi di Seppia, Le Occasioni e La Bufera e altro. Questa prima fase si caratterizza per l’utilizzo di uno stile mediamente elevato, classicheggiante, e per la presenza di alcuni temi ricorrenti. La seconda fase è scandita dalle raccolte degli anni Sessanta tra cui Satura, ed è caratterizzata da uno stile più discorsivo e da tematiche prevalentemente legate alla dimensione quotidiana e all’attualità del paese. Nonostante questa divisione è possibile trovare dei punti di incontro tra le varie opere. La prima caratteristica comune è la rappresentazione della realtà di cui Montale è un esperto. Come egli stesso ha più volte affermato, la sua ispirazione proviene sempre dalla realtà. L’adesione alla realtà si ripercuote anche sullo stile e sul lessico. Infatti, il vocabolario usato da Montale è molto ampio ed incluse sia “parole liriche”, sia parole concrete o espressioni dialettali adattandole alla poesia. Tutta questa oggettività modifica anche il piano espressivo: il poeta parla di situazioni personali e ciò rende ne rende difficile la comprensione a chi non le ha vissute, ma questo non significa che non abbiamo un significato preciso. Anzi per Montale, la lirica ha un ruolo preciso, ovvero quello di riuscire a cogliere aspetti e significati della realtà, che sfuggono all’attenzione. Come si è già potuto notare, molte donne hanno fatto parte della vita del poeta e lo hanno ispirato. Il secondo punto comune, più o meno a tutte le poesie, è infatti quello dell’amore per una donna, talvolta lontana, e il tentativo di rievocarla per mettersi in contatto con lei. Nei versi di Montale infatti, molto spesso l”IO” del poeta è accompagnato da un “TU” che coincide con la presenza femminile. Ciò che però è importante sottolineare, non è l’identità esatta dei personaggi femminili, quanto il modo di Montale di raccontare i propri sentimenti. Egli infatti, lo fa sempre in linea con la sua visione dell’oggettività e del rispetto della realtà. Ecco perché descrive luoghi realmente visitati o tracce materiali di un passato vissuto assieme alle sue amanti. I vocaboli che esprimono queste tracce del passato diventano dunque, “parole nobili” adatte alla poesia, in linea con il pensiero di Montale riguardo il fatto che nessuna parola possa essere considerata “non poetica”. Ossi di seppia L’opera è divisa in 4 parti: Movimenti, che riprende un termine musicale così come i componimenti della sezione, Ossi di seppia, nella quale le poesie sono omogenee perchè il poeta si basa sulla ripetizione della quartina, Mediterraneo,nella quale il tema principale è il rapporto tra personaggio e mare, e Meriggi e ombre, dove la storia iniziata nella sezione precedente continua fino alle prime poesie e, inoltre, questa parte contiene liriche di epoche diverse. Montale sceglie questo titolo, che rimanda alla conchiglia del mollusco, come dichiarazione poetica in quanto la poesia sopravvive al tempo.I testi che appartengono a questo libro sono ambientati in Liguria e qui il soggetto delle sue poesia si sente in conflitto con la vita e cerca di evadere ma non riesce quindi cade nel pessimismo.Di questa raccolta fanno parte:i limoni, spesso il male di vivere ho incontrato e non chiederci la parola. I limoni Questa poesia fondamentalmente è un manifesto, in quanto Montale dichiara, attraverso questi versi, il suo modo di scrivere, il suo modo di fare poesia in contrapposizione agli altri poeti e agli altri letterati. Montale afferma nella prima strofa di non essere un poeta laureato.Per spiegare la propria diversità, egli confronta il paesaggio da lui scelto con quello dei poeti laureati. Mentre quest’ultimi preferiscono piante dai nomi famosi, a lui piace parlare di alberi comuni, come i limoni, nei loro ambienti quotidiani. La seconda strofa e la terza strofa descrivono il paesaggio in cui crescono i limoni e in cui il poeta si sente a proprio agio: un paesaggio silenzioso e deserto, attraversato da viottoli di campagna. Qui all’improvviso, può accadere il miracolo: può apparire una presenza rivelatrice, si può incontrare il segreto dell’Essere. La quarta strofa evidenzia il carattere passeggero di questa illuminazione: l’inverno rende amara l’anima, allontana la grazia. Ma il finale della poesia ripropone la possibilità del miracolo, legato all’improvvisa scoperta dei limoni oltre il portone di qualche cortile cittadino.Tra le figure retoriche ricordiamo:metafora ai versi 11-12 “le gazzarre degli uccelli si spengono inghiottite dall’azzurro”,al verso 17 “piove in petto una dolcezza inquieta”,al verso 30 “lo sguardo fruga”,al verso 19 “tace la guerra”,al verso 46 “il gelo del cuore si sfa”;metonimia al verso 39 “l’azzurro si mostra”;anafora al verso 18-20 “qui”. Spesso il male di vivere ho incontrato I temi di questa poesia sono l’universalità del dolore e l’indifferenza come antidoto al male di vivere.Montale ha una visione negativa dell'esistenza. Il male di vivere interessa ogni essere vivente, non solo l'uomo. Nella lirica ne sono testimonianza il ruscello strozzato, la foglia accartocciata, il cavallo stramazzato, tre immagini che rappresentano una vita che si spegne bruscamente soffocata. L'unico rimedio possibile all'uomo è quello dell'indifferenza. Montale interpreta le inquietudini, il malessere e l'impotenza dell'uomo di cultura che avverte l'impotenza della cultura e della ragione di fronte alle devastazioni di due guerre mondiali e alla nascita di regimi illiberali e totalitari in Europa. Registra con un linguaggio arido ed essenziale, l'impossibilità dell'uomo di comunicare e la sua disarmonia col mondo. Il poeta non ha verità o certezze da rivelare; di fronte all'impossibilità di ogni consolazione non resta che l'accettazione dignitosa della propria condizione di angoscia e di sconfitta.Al male di vivere, il poeta contrappone la sua scelta morale, l'impassibilità, l'isolamento. Sono questi il suo bene di vivere, la sua filosofia della vita. Il poeta rappresenta tutto ciò con la forza di alcuni oggetti poetici. Si tratta di oggetti che si caricano di un valore generale di simbolo: spesso, in Montale, cose concrete diventano segno di concetti astratti. Si comincia individuando gli emblemi del male: il ruscello strozzato, la foglia incartocciata sul terreno, il cavallo caduto. Il bene consiste nell'assenza del male. Al verso 2 “era il rivo strozzato che gorgoglia”,al verso 3-4 “era l’incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato” e al verso7-8 c’è il correlativo oggettivo: al verso 2 simboleggia lo stato d’animo del poeta, al verso 3-4 simboleggia il male e al verso 7-8 simboleggia il bene.Tra le figure retoriche ricordiamo:l’anafora ai versi 2,3,4,6,7 “era”;l’antitesi al verso 4 “stramazzato” che indica un movimento dall’alto verso il basso e al verso 8 “levato” che indica il movimento dal basso verso l’alto. Non chiederci la parola In questa poesia Montale dichiara, come tutti i poeti del 900 di non essere in grado di offrire all'uomo un messaggio di sicurezza, di verità. Per questo i poeti possono solamente parlare al negativo; possono solamente dare la testimonianza della sofferenza, del disagio esistenziale che attraversa l'uomo contemporaneo. I temi di questa poesia sono il vuoto dei valori e la mancanza di certezze, l’errore di chi si sente padrone della sua vita e il ruolo della poesia,cioè testimoniare la crisi.La prima strofa mette in contrapposizione due modelli di poesia:da una parte il modello della poesia retoricamente intonata dei poeti ottocenteschi;dall'altra parte, i poeti della nuova generazione caratterizzati da un animo informe: essi perciò non possono offrire una parola risolutiva, infatti un animo informe non si lascia facilmente definire dalle parole. La seconda strofa presenta la satira dell'uomo che procede sicuro per la sua strada, nonostante i turbamenti della storia. L’immagine ha valenza politica perchè la poesia montaliana divenne all'epoca un punto di riferimento per chi negava il fascismo e i suoi sterili dogmatismi;ma
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