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VITA E OPERE DI PETRARCA, letteratura italiana, Appunti di Italiano

Appunti sulla vita e le opere di Petrarca. Buono studio! :) (p.s. la prima pagina comprende anche la questione della lingua e il "de monarchia" di Dante Alighieri)

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 23/11/2021

mamarti0
mamarti0 🇮🇹

4

(1)

20 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica VITA E OPERE DI PETRARCA, letteratura italiana e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Questione della lingua Questione della lingua che viene aperta da Dante con il De Vulgari Eloquentia e chiusa da Manzoni; l'edizione del 41 è esclusivamente di rivisitazione linguistica. Dal 300 all’ 800 (nel corso di 5 secoli) la questione non si risolve. Il primo elemento che unifica la nazione o lo Stato è la lingua, un elemento unificatore. Se la Francia o la Spagna sono delle monarchie, l’Italia non ha una unità politica poiché dobbiamo aspettare il 1861 e di conseguenza non c'è un’unita linguistica per cui, a partire da Dante, tutti gli intellettuali si pongono la lingua che devono utilizzare nella letteratura (in Italia si parlavano 14 volgari diversi), un’opera che sia compresa da tutti. Dante scrive in Latino e in volgare, il De Vulgari Eloquentia è scritto in Latino perché vuole rivolgersi alle persone colte per capire che lingua utilizzare, il conviviò in volgare perché voleva arrivare alle persone che non conoscevano il Latino e far capire loro l'importanza della sapienza. Quindi scrive questo trattato (De Vulgari Eloquentia) affrontando la questione della lingua poiché era una necessità forte, il primo importante trattato dell’arte del saper parlare e comunica a fare un'indagine storica chiedendosi da dove parte la questione della lingua e inizia dalla Genesi (la torre di babele, nelle Genesi si dice che tutti parlavano la stessa lingua, gli uomini costruirono una torre per arrivare a Dio nella città di Sennaar, e Dio per punire gli abitanti che volevano sfidarlo, confuse tutte le lingue. Infatti Babele viene da balal che in ebraico vuol dire “confondere” e arriva a parlare di loqutio primo e secondo; la prima è la lingua che si parla da quando si nasce quindi il volgare, la seconda è la lingua convenzionale (il latino) come la diglossia. Dante dice che dobbiamo creare questa lingua, chiamandola “volgare illustre”: un volgare che abbia le caratteristiche di essere illustre, illustre, cardinale, Allico e Curia curiale. Illustre è un aggettivo il cui significato è “dare luce”, quindi deve essere un punto di riferimento per tutti gli altri volgari, “aulico” elevato e fa riferimento alla lingua che si parla nei luoghi istituzionalmente importante, una lingua che si dovrebbe parlare nelle circostanze in cui siamo in un'aula o in una curia. “Cardinale” deve essere una lingua attorno alla quale devono ruotare tutte le altre lingue volgari. Nel secondo libro parla degli stili, stile comico-realistico nell’Imferno, elegiaco nel Purgatorio, e sublime o tragico nel Paradiso in cui affronta una tematica più complessa e quindi lo stile si innalza. De Monarchia L'ultima opera è il De Monarchia (la monarchia). Il Sud Italia era tutto nelle mani degli Angiolini e degli Aragonesi, lo Stato Pontificio gestito dal Papa e il Nord Italia era formato dai comuni, non libero, ma che facevano parte del Sacro Romano Impero anche se l'Imperatore preferiva stare in Germania. Dante voleva controllare il potere che il Papa via via prendeva e si augurava che in Italia scendesse l'Imperatore per limitare la negligenza del Papa perché per lui questi due poteri dovevano cooperare affinché ci sia ordine nel mondo. (Nel 1302 Bonifacio Ottavo emanò una bolla “unam sanctam” in cui diceva che il potere del Papa era superiore a quello dell'Imperatore.) Qualcuno dice che il De Monarchia sia stato scritto tra il 1308- 1310/1312 e qualcun altro intorno al 1317. Se l’opera è stata scritta tra il primo periodo è di militanza attiva, Dante sostiene Enrico VII che viene proclamato nel 1307 imperatore; se è stata scritta nel 1317 è un’opera di riflessione politica poiché Enrico viene assassinato. Questo trattato scritto in latino diviso in tre libri affronta nel primo: cos'è una monarchia universale, che raggruppa tutti i popoli cristiani compreso l'imperatore; nel secondo parla del più grande impero che ci sia mai stato e fa riferimento a quello di Augusto e nel terzo libro parla della “teoria dei due soli” del Papa e dell'Imperatore, il loro compito è gestire sulla terra i due aspetti spirituali e materiali e tra loro non ci devono essere confusioni. Se si dice che un uomo di chiesa o il clero non debbano avere beni materiali perché lo stato del Vaticano esiste? Perché Costantino dona un po’ di terre a Papa Silvestro con un documento (la donazione di Costantino) e tutti credono che esso sia vero ma, in realtà, è un documento falso e lo scopriranno soltanto gli umanisti nel 1300/1400. Comincia così il potere temporale dei Papi con l'accumulo del territorio che, da un piccolo comune (Sutri), si estende sempre di più fino a diventare lo Stato Pontificio. Il Papa si comporta da vero e proprio imperatore. Francesco Petrarca Petrarca, a differenza di Dante che è un uomo medievale, ricopre cariche pubbliche ed è il massimo rappresentante della letteratura medievale, vive a pieno il trecento. Viene considerato con Boccaccio il PRECURSORE DELL’UMANESIMO, l’anticipatore perché, pur essendo autore del 300 ancora immerso nella mentalutà medievale anche se con tante incertezze, nella sua indagine letteraria mette al centro il pensiero greco latino e soprattutto traduce in maniera oggettiva e senza forzature questi scritti. Petrarca nasce ad Arezzo, il 20 Luglio 1304 e muore ad Arquà il 19 Luglio 1937, la sua famiglia era fiorentina ed erano Guelfi Bianchi e, come Dante, erano stati esiliati. Con il fratello di nome Gherardo si trasferiscono subito dopo ad Avignone (in Provenza) poiché il padre lavorava per la sede Pontificia (cattività Avignonese). Quando poi diventa più grande, comincia a studiare prima a Mont-Pellier e poi a Bologna. Nel 1326, alla morte del padre, lui torna ad Avignone e qui, si racconta, che il 6 Aprile del 1327 nella Chiesa di Santa Chiara incontra una donna di nome Laura di cui si innamorò perdutamente. Petrarca è il primo FILOLOGO, un uomo che studia e traduce i classici greci e latini senza forzarne la traduzione, per lui era così importante che nel 1330 decise di prendere gli ORDINI MINORI, ma non è un sacerdote vero e proprio. Fece questa scelta perché viveva un dissidio molto profondo tra l'amore verso Laura e verso Dio e perché, in questo modo, lui entrò a far parte della FAMIGLIA COLONNA (una delle famiglie più importanti e influenti di quel tempo insieme alla famiglia DEGLI ORSINI); fu un maestro privato dei loro figli ed ebbe la possibilità di poter frequentare le più grandi biblioteche italiane. Inoltre Petrarca curò l'edizione critica della STORIA DI LIVIO, i libri “ad urbe condita”. Successivamente si rifugia a Val Chiusa, un piccolo paese in Francia lungo il fiume Sorga, per cercare la solitudine; così vive un periodo di riflessione che però non lo aiuta. A questo segue un evento molto importante, in quanto Re ROBERTO d’Angiò gli offre la possibilità di prendere LACORONA POETICA e di essere incoronato come il Poeta più importante d'Italia. Infatti l’8 Aprile del 1341, a Roma nel Campidoglio, dopo 3 giorni di interrogazioni, riceve questa corona poetica. Successivamente, il fratello Gherardo prende i voti diventando MONACO CERTOSINO. Questo episodio lo turbò poiché il fratello, a differenza sua, non ha titubanze o perplessità, bensì solo un obbiettivo e la voglia di raggiungerlo. Inoltre Petrarca è completamente disinteressato alla politica ma l’unica Impresa che segue, per ridare a Roma l’importanza che aveva in passato, è l’IMPRESA DI COLA DI RIENZO, un uomo che voleva rilanciare Roma come capitale senza riuscirci. Nel 1348, l’ultima parte della sua vita, scoppia la PESTE, così perde le persone più importanti per lui, come Laura e il CARDINALE COLONNA. Petrarca, allora, comincia a spostarsi di città in città e nel 1350 arriva a Firenze e conosce colui che divenne il suo migliore amico, BOCCACCIO (che inizia a scrivere come Petrarca perché pensava che scrivesse cavolate). Si trasferì a Milano, Padova e infine a Firenze, per poi rifugiarsi ad Arquà, un paesino vicino Padova, nel quale muore. Essa venne chiamata “Arquà Petrarca”, poiché è conservata la sua tomba. Ci troviamo di fronte ad un uomo della nostra epoca, nuovo rispetto a Dante, un uomo intellettuale che molti hanno definito “moderno”; concentrato su sé stesso, sul suo disagio e conflitto interiore da cui non riesce ad uscirne. Dante si pone le domande tipiche di una mentalità medievale, Petrarca invece segue la filosofia interiorità su chi è e chi vuole diventare; su cosa significa vivere. Questo disagio è scaturito da tante motivazioni, tra cui il 300 (secolo in cui vive) caratterizzato da tanti cambiamenti come: La crisi delle due grandi istituzioni Papato e Impero, il trasferimento della sede del papato da Roma ad Avignone per quasi settanta anni con la cattività avignonese (captivus=prigioniero) ed il Papa obbedisce al re; il secondo cambiamento è la peste del 1348 devastante che determinò carestie, recessione economica, epidemie; il passaggio dai comuni alla signoria, si cominciano a solidare queste signorie che diventano sempre più importanti fino ad essere il Regno di Napoli, Lo Stato Pontificio, il Ducato di Milano, la Signoria di Firenze e la repubblica di Venezia (i 5 famosi Stati Nazionali); Il passaggio lento da una mentalità teocentrica ad una mentalità antropocentrica: l’uomo piano piano capisce e si svincola da ciò che gli impone la Chiesa, capendo che anche da solo può essere l’artefice del proprio destino, la nascita di una mentalità laica, libera, vincolata dalla presenza di una religione. Lui si definì peregrinus ubique (ovunque pellegrino) poiché non ha una città di riferimento e non vuole appartenere a nessuno poiché la sua vera indagine è capire com'è fatto interiormente; egli è il primo filologo poiché amava i classici che, rispetto al passato (con la traduzione forzata), li traduce puramente, per quello che sono. E si grande sofferenza perché in questa raccolta c'è il tentativo da parte di Petrarca di liberarsi dal peccato di questo amore carnale e di poter elevarsi a Dio. Laura non è un mezzo come Beatrice ma è una donna reale che rimane tale, una donna che non si trasforma in un'allegoria o in una figura. Non mette la donna al centro della sua opera, ma il suo animo tormentato è il protagonista del canzoniere. Laura è trasfigurazione letteraria di un sentimento; ha una configurazione fisica precisa, ma ha dei connotati (bionda, capelli spettinati, è sensuale..) che ci spingono a pensare che l’autore sia davvero innamorato di questa donna. LAURA Petrarca conobbe Laura nel 1327 nella Chiesa di Santa Chiara d'Avignone. Gli storici si sono interrogati sull'esistenza di questa donna e hanno fatto delle ricerche scoprendo negli archivi di Avignone di una nobil donna che era sposata e si chiamava Laura De Noves vissuta a quei tempi, sposata con un certo UGO DI SADE e aveva dei figli. Scaturisce quindi l'ipotesi che Laura possa essere non esistita davvero e che il nome di Laura sia un SENAL (un segnale); tuttavia non si esclude che Petrarca fosse davvero innamorato di una donna. . Lauro senal di ION poiché di alloro è fatta la corona poetica e Petrarca aveva l'aspirazione di essere incoronato poeta; . F inteso come un MOMENTO IMPORTANTE DELLA VITA. . la l’Aria, come se il poeta volesse parlare di una freschezza che arriva e il periodo medievale va via; ° AURORA= RINNOVAMENTO SPIRITUALE di Petrarca che sente profondamente dentro di se. | testi chiave del canzoniere sono il primo sonetto (sonetto proemiale che apre l’opera e chiede scusa a tutti coloro che hanno sofferto per amore) e la canzone finale (una canzone alla Madonna). 366 componimenti in tutto; 317 sono i sonetti, il resto sono canzoni, ballate... La critica passata ha stabilito che queste poesie sono divide in due parti: ® 1-263=rime scritte in VITA DI LAURA ® 264-366 =rime scritte in MORTE DI LAURA. L'arco di tempo è di circa 30 anni. La critica moderna afferma, invece, che questa divisione non è così netta poiché nella seconda sezione ci possiamo trovare poesie scritte prima della morte di Laura e nella prima parte ci troviamo poesie di Laura già morta. L'amore per Laura, però, non è l’unico tema poiché intorno a questo ci sono altri temi secondari: = si isola perché si vergogna dell'amore che prova per Laura; . di essere passate; molto presente nelle sue poesie; = si sente colpevole nel non riuscire a risolvere il suo dissidio interiore che vede coinvolti l’amore per Dio e l’amore per Laura. Lo stile Con Petrarca parliamo di Monolinguismo Petrarchesco poiché, ispirandosi al latino classico, prende il valore e lo depura da tutti i tratti dialettali e lo innalza ad un livello altissimo e di perfezione (classicismo petrarchesco) Non sperimenta tanti stili linguisticicome Dante, Petrarca mantiene lo stesso tono innalzato; fonde il contenuto e la forma perfettamente, senza mai trascurare nessuno dei due. VOI CH’ASCOLTATE IN RIME SPARSE IL SUONO Questo primo sonetto (con funzione di proemio) che apre il canzoniere, è scritto dopo la morte di Laura e aiuta il lettore a comprendere il significato profondo della sua opera. Si rivolge a chi, come lui, ha sofferto per amore e ripercorre la sua vita passata. e Inquesta opera c'è un “io” e un “voi”, riferendosi ai lettori che hanno sofferto per amore. e C'èiltempo “presente” (tempo del pentimento) e iltempo “passato” (tempo dell'errore) ERA IL GIORNO CH’AL SOL SI SCOLORARO È una poesia molto importante perché racconta di quando ha incontrato Laura per la prima volta: Petrarca ha 23annieil VENERDI SANTO del 6 Aprile 1327 si trova nella Chiesa di Santa Chiara d’Avignone. Con questo testo mescola “sacro” la morte di Cristo e “profano” l’incontro con Laura. SOLO ET PENSOSO OTIUM, contrario di NEGOTIUM (nec otium= non ozio), è un atteggiamento tipico dell’uomo greco e latino di vivere una vita in solitudine dedicandosi alla cura di se (studiare, leggere...). Il principio del LATHE BIOSAS, ovvero VIVI NASCOSTO. La poesia fa riferimento al desiderio di isolarsi dal mondo, di vivere allo scopo di non farsi vedere dalla gente per paura di essere deriso. Essa ha una caratteristica molto importante perché c'è una perfetta corrispondenza tra CONTENUTO e STILE: un chiaro esempio di come Petrarca sia bravo a conciliare contenuto, struttura e stile. » Le virgole alla fine del secondo verso indicano compostezza formale. Questa poesia parla della contemplazione della natura e della solitudine. Con questa poesia ci vuole dire che lui va via dai luoghi frequentati dagli uomini, cerca luoghi deserti per pensare, e vuole che gli unici testimoni del suo tormento siano gli elementi della natura (fiume, monti, selve) come se la natura partecipasse emotivamente al dissidio del poeta. LA CANZONE Deriva dal provenzale canzòn e nel volgare provenzale voleva significare “testo con accompagnamento musicale” quindi, con questo termine indichiamo un componimento poetico che nell'antichità era accompagnato dalla musica. La canzone è molto più ampia del sonetto ed è più lunga; è fatta di una serie di strofe che variano da un numero di 5 ad un numero di 7 (ma anche di più, non è una regola fissa). Le strofe possono essere di versi misti con endecasillabi e settenari. Alla fine c'è sempre il congedo, la strofa più piccola (come se la poesia parlasse ai lettori o come se il lettore augurasse alla poesia di andarsene in giro tra la gente). La strofa è divisa in due parti, separate tra loro da un verso chiamato “chiave” o “concatenatio” che rima con l’ultimo verso della fronte (colonna-gonna). . divisa in due parti: primo e secondo piede. . divisa in due parti: prima e seconda volta; spesso può essere divisa. PACE NON TROVO, ET NON ò DA FAR GUERRA Questa poesia è formata da 15 antitesi, una figura retorica che contrappone sul piano del significato, due cose opposte, ma coordinate dal punto di vista stilistico (esempio: pace e guerra).
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