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vita e opere di Vittorio ALFIERI, Appunti di Italiano

riassunto della vita e delle opere di Vittorio ALFIERI

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 24/03/2021

roberta-apollo
roberta-apollo 🇮🇹

4.5

(54)

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica vita e opere di Vittorio ALFIERI e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! ALFIERI     Alfieri Vittorio Alfieri è nato ad Asti nel 1749 ed è stato un importante drammaturgo, poeta, scrittore e attore italiano. Nel 1758 entrò nella Reale Accademia di Torino e né uscì nel 1766. Ma l’accademia è un ambiente privo di calori umani e di stimoli culturali, poco moderna e senza insegnamenti umanistici. Così, uscito dall'Accademia, tra il 1766 e il 1772 Alfieri iniziò il suo grand tour, una serie di viaggi in Italia e in Europa. I suoi viaggi gli permettono di conoscere le condizioni sociali e politiche dell’Europa; condanna le monarchie assolute, mentre resta affascinato dall’Inghilterra per il suo governo equilibrato e per il rispetto della libertà individuale. Nel 1772 Alfieri torna a Torino e conduce una vita spensierata e diventa un abile corteggiatore, in quanto incontra 4 donne già sposate: Cristina Imhof, Penelope Pitt, Gabriella Faletti e Luisa Stolberg. Nel 1775 esordisce con la sua prima tragedia ‘Antonio e Cleopatra’. Da qui in poi impara bene l’italiano, studia la letteratura italiana, riprende lo studio del latino e va in Toscana per migliorare il modo di scrivere in versi. Nel 1788 si trasferisce a Parigi dove l’esperienza della Rivoluzione ma condanna gli eccessi rivoluzionari e sanguinari dei francesi e così nel 1792 fugge dalla Francia e torna a Firenze. Inoltre non sopporta i francesi anche per ciò che succede in Italia con Napoleone e così versa dei soldi al governo toscano per sostenere l’esercito contro i francesi. Scrive diverse opere: le Rime (1789), la Vita scritta da esso (1790), le Satire, le Commedie. Alfieri muore nel 1803 a Firenze e Luisa Stolberg, sua erede universale, gli fa fare un monumento funebre dallo scultore Antonio Canova. Gli amori di Alfieri La sua opera la Vita parla delle sue relazioni con ben 4 donne. All’età di 19 anni trascorre un anno di amore con l’olandese Cristina Imhof. Nel 1771, si innamora dell’inglese Penelope Pitt e per lei affronta addirittura un duello d’onore con il marito. La terza esperienza amorosa avviene tra il 1773 e il 1775 con una nobil donna torinese, la marchesa Gabriella Falletti, più grande di lui di 9 anni. Ma la donna che più ha amato il poeta è Luisa Stolberg, la contessa d’ Albany, moglie di Lord Edoardo Stuart pretendente del trono di Inghilterra. Si incontrano a Firenze nel 1777 e si innamorano, ma il legame tra i due è reso difficile dal marito di lei che la perseguita, tanto da costringerla a rifuggiarsi in un convento. Solo con la morte di Stuart lei si sente libera ed inizia a vivere la relazione con Alfieri. I due vivono prima a Firenze e poi a Roma, ma lo scandalo della loro relazione obbliga Alfieri ad abbandonare la capitale. Rivedrà la sua amata solo nel 1784 nella regione francese e poi si stabiliscono a Parigi. Da qui sono costretti a fuggire il 18 Agosto 1792 a causa della rivoluzione e della fase del terrore giacobino. Alfieri e la Stolberg si rifugiano a Firenze, dove il poeta muore nel 1803. La contessa commissionerà al famoso Antonio Canova il monumento funebre per Alfieri. Le tracce dell’amore di Alfieri e del suo pensiero si trovano nella sua opera Vita, ma anche nei sonetti e nelle tragedie, come ‘Cleopatra’, il ‘Filippo’ e la ‘Mirra’. Opera: LA VITA SCRITTA DA ESSO Questa opera è un autoritratto umano ed intellettuale ed è divisa in due parti: - la prima parte racconta le vicende dall’infanzia fino a 1790 ed è divisa in 4 sezioni Puerizia: serie di ricordi dell’infanzia , subisce l’allontanamento dalla famiglia e l’educazione pessima. Adolescenza Giovinezza: passa in rassegna tutte le avventure nei viaggi in Italia e in Europa Virilità. - la seconda parte è la continua della Virilità e racconta gli avvenimenti dal 1790 al 1803 In questa opera lui racconta la sua vocazione poetica e le tappe della sua vita che l’hanno poi fatto diventare scrittore; per lui la letteratura è una passione coltivata fin da giovane, da autodidatta, infatti provvede da solo alla sua formazione culturale, studiando molto. Lo stile dell’opera: - ironico e autoironico quando racconta le vicende; - patetico quando parla delle passioni; - satirico quando parla dei francesi. Le Satire Alfieri, rientrato da uno dei suoi viaggi nel 1773, inizia a comporre delle satire, 17 satire in terzine endecasillabi. I suoi esempi sono Ariosto, iniziatore della satira in volgare rivolta all’ambiente di corte e Parini, che fa satira contro i nobili. Alfieri scrive satire contro la realtà storica, contro i vizi degli uomini e i suoi bersagli sono la monarchia assoluta, il popolo indeciso, la borghesia cittadina. Alfieri critica il mancato rispetto delle leggi in Italia e la mancata educazione dei figli. Il MISOGALLO È un’opera satirica scritta per il suo sentimento antifrancese, per il suo disprezzo contro la Francia e i francesi che accusa di essere superbi, arroganti e pronti a saccheggiare i beni italiani. Le Rime La composizione delle Rime dura più di 20 anni. L’opera comprende 315 componimenti suddivisi in 2 parti: - la prima parte, composta da oltre 100 poesie è stata pubblicate da Alfieri nel 1789; - la seconda parte, formata da più di 200 poesie è stata pubblicata dopo, nel 1804. Nelle Rime Alfieri parla di sé, fa un’ autobiografia ed ogni poesia è legata ad un momento preciso della sua vita. Le poesie sono un intreccio di riflessioni sulla vita, sulla morte, sul tempo e sulla storia compiute da un uomo tormentato e pessimista, in conflitto con la realtà esterna. Nei versi Alfieri si descrive come un eroe soggetto a forti passioni e una guida morale in un mondo meschino. Alfieri segue diversi modelli dei grandi classici italiani: Dante, Ariosto ed in particolare Petrarca. Alfieri e Petrarca sono molto simili per i TEMI che sviluppano: l’amore, il conflitto interiore, la ricerca della solitudine (Alfieri ha bisogno di isolarsi perché non vuole essere schiacciato dalla tirannide). Alfieri si ispira al Canzoniere di Petrarca, ma si discosta un po’ quando fa emergere il suo atteggiamento da eroe sprezzante e libero. Inoltre per Petrarca la natura è un rifugio specchio dell’animo; per Alfieri è una presenza minacciosa – ‘tacito orror di solitaria selva’- come scrive nelle sue tragedie, Mirra e Saul. TACITO ORROR DI SOLITARIA SELVA È un sonetto dell’opera le ‘Rime’. Risale al periodo delle ultime tragedie (Mirra e Saul). Da questo testo emerge il tema dell’isolamento del poeta rispetto alla società contemporanea. Il sonetto è formato da 2 quartine e 2 terzine con le rime. - Nelle 2 quartine (vv 1-8) il poeta inizia con l’immagine della selva, che ricorda la commedia di Dante, ma hanno due significati diversi. Per Dante la selva oscura ha un significato religioso (luogo di peccato) perché è il luogo della corruzione e dello smarrimento; invece per Alfieri la selva rappresenta un luogo di evasione dove lui trova conforto (luogo di pace). La solitudine e il buio della selva gli sollevano l’anima e tanto più si inoltra nel bosco , tanto più il poeta trova la pace e sollievo per i suoi tormenti. - Nelle 2 terzine (vv 9-14) il poeta fa delle riflessioni interiori e dichiara di essere contro la tirannide del proprio secolo ed egli sottolinea che gli uomini del tempo non sono stati in grado di opporsi a questa tirannide (verso 13: dal pesante regal giogo). Ciò lo rende irrequieto e solitario. La struttura e lo stile: il testo ha dei periodi lunghi e ci sono delle figure retoriche: - enjambement: (vv. 3-4, vv.9-10) - inversioni: (v. 2, v.13) - ossimoro: (v.2 –dolce tristezza) - sineddoche: v.5 - metafora: (v.13 –regal gioco) - lessico aulico: membrando, v.7 – ricordare - buon sentir ,v. 11 – vicino alla via della virtù- riferimento a Dante. Poesia: Tacito orror di solitaria selva di sì dolce tristezza il cor mi bea, che in essa al par di me non si ricrea tra’ figli suoi nessuna orrida belva. E quanto addentro più il mio piè s’inselva, tanto più calma e gioja in me si crea; onde membrando com’io là godea, spesso mia mente poscia si rinselva. Non ch’io gli uomini abborra, e che in me stesso mende non vegga, e più che in altri assai; né ch’io mi creda al buon sentier più appresso: ma, non mi piacque il vil mio secol mai: e dal pesante regal giogo oppresso, sol nei deserti tacciono i miei guai. Parafrasi Un silenzioso orrore di una selva solitaria mi allieta il cuore di una tristezza così dolce che nessun orribile belva feroce in compagnia dei suoi cuccioli non si ristora in essa allo stesso modo in cui mi rassereno io. E quanto più dentro il mio piede si introduce nella selva, tanto più calma e gioia si producono in me. Per cui ricordando come io là (nella selva) mi sentivo bene, spesso poi la mia mente torna nella selva. Non è che io detesti gli uomini, e che non veda in me stesso dei difetti anzi ne vedo più che in altri uomini; né che io creda di essere più vicino alla buona strada: ma il mio vile secolo (‘700) non mi è mai piaciuto: oppresso dalla tirannide. E solo nei luoghi deserti tacciono le mie sofferenze. LE TRAGEDIE Alfieri per il teatro non compone commedie, ma solo tragedie, precisamente 21 tragedie, 19 pubblicate da lui e 2 pubblicate solo dopo la sua morte. Lui preferisce il genere tragico per vari motivi: - caratteriali: per la sua indole inquieta - letterari: perché vuole essere celebrato come il rinnovatore della tradizione classica e fondare e sperimentare un nuovo teatro tragico, destinato ai piccoli teatri e non al grande pubblico. - Ideologiche: vuole basare le sue opere tragiche sulla contrapposizione – bene e male, libertà e tirannide… Per fare ciò la composizione delle sue tragedie non è né semplice né veloce; egli segue 3 fasi di processo creativo chiamate “respiri”: 1) IDEAZIONE: definisce l’argomento e lo schema dell’opera, gli atti, le scene e i personaggi. 2) SCRITTURA: stende in prosa il testo, ma senza badare alla forma. 3) VERSIFICAZIONE: mette in versi il testo e poi ricontrolla il tutto per perfezionare l’opera. La tragedia di Alfieri è basata su un solo avvenimento e su un solo personaggio principale. Egli rispetta il modello classico di Aristotele e le 3 unità aristoteliche: di azione (unico argomento del dramma), di spazio (un solo luogo) e di tempo (una sola giornata) ed elimina tutti gli elementi superflui. Quindi la tragedia è composta da non più di 6 personaggi ed è articolata in 5 atti, che presentano sempre la stessa struttura: Primo atto Preparazione dell’entrata in scena del protagonista Secondo atto Entrata in scena del protagonista Terzo atto Primo scontro tra eroe ed antagonista Quarto atto Tentativo di risoluzione del contrasto Quinto atto Catastrofe finale e morte di qualcuno Lo stile e i soggetti: - endecasillabo sciolto spezzato da continui enjambements (spezzatura dei versi); - lessico solenne ed elevato (perché ha studiato Dante e Petrarca) - periodi frammentati - molti monologhi che valorizzano l’interiorità dei personaggi il tema centrale: disprezzo per ogni forma di tirannide; e negli ultimi anni scrive anche tragedie con una psicologia più ampia dove gli eroi sono in conflitto con loro stessi e con le forze oscure che li insidiano; come avviene in Mirra e in Saul. tragedia: SAUL La lettura della Bibbia suscita in Alfieri un’emozione intensa, tanto che scrive questa tragedia SAUL, l’unica tragedia di argomento biblico. La composizione dell’opera avviene in modo frenetico, composta in 4 mesi. La struttura dell’opera è quella tradizionale, in 5 atti e l’azione rispetta le tre unità aristoteliche (azione: protagonista Saul / tempo: dall’alba al tramonto / luogo: campo israelita di Gelboè) La tragedia racconta la storia di Saul, guerriero valoroso e primo re di Israele, alla vigilia della battaglia decisiva tra Ebrei e i nemici Filistei. Il sommo sacerdote Samuele ha il sospetto che qualcuno congiura contro di loro e così ordina a Saul di eliminare tutti i traditori Filistei. Ma Saul non lo fa e così il sacerdote nomina un nuovo re, David, abile guerriero e sposo di Micol, la figlia di Saul. Saul è invidioso di David e così lo esilia e lo allontana dal regno. Ma David, torna il giorno prima della battaglia per far capire a saul che vuole combattere contro i nemici; così fanno pace. Ma Saul è convinto che contro di lui ci sono congiure e fa uccidere tutti i traditori. Inoltre, Saul ha delle allucinazioni (delirio di Saul), e vede la sua morte vicina, così per non cadere nelle mani nemiche, si uccide. Le novità del protagonista: Saul è un personaggio ricco sia psicologicamente che drammaticamente. Saul è un tiranno con la passione del potere e della dominazione, ma viene sconfitto dagli eventi, dal suo dramma interiore. Egli sente che sta perdendo tutto, l’essere re, i sui figli, il potere e così le sue paure lo conducono al suicidio.  
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