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La Vita e la Poesia di Giovanni Pascoli: Biografia e Poetica, Appunti di Letteratura

Cultura italianaStoria della Letteratura Italiana ModernaPoetica e Stile

Giovanni pascoli, nato a san mauro di romagna nel 1855, fu un poeta italiano che si distinse per la sua passione per i classici e la sua visione del mondo. La sua infanzia segnata dalla morte del padre e della distruzione del 'nido familiare' lo portò a aderire all'ideologia socialista, ma successivamente abbracciò una fede umanitaria. La sua poesia, caratterizzata da una forte attenzione per i dettagli materiali e la ricerca di legami segreti tra le cose, riflette la crisi della scienza e l'affermarsi di tendenze spiritualistiche e idealistiche. Pascoli insegnò all'università di bologna, a pisa e infine subentrò a carducci nella cattedra a bologna, morendo di cancro allo stomaco nel 1912.

Cosa imparerai

  • Come la visione del mondo di Pascoli si riflette nella sua poesia?
  • Come la poesia di Pascoli riflette la crisi della scienza e l'affermarsi di tendenze spiritualistiche e idealistiche?
  • Che influenze culturali hanno avuto sulla formazione di Giovanni Pascoli?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 30/03/2022

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alessia-masiero-1 🇮🇹

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Scarica La Vita e la Poesia di Giovanni Pascoli: Biografia e Poetica e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! Vita Nacque nel 1855 a San Mauro di Romagna ed era il quarto di 10 figli. Fin da piccolo ebbe buoni insegnanti che gli trasmisero la passione per i classici. Purtroppo nel 1867 il padre fu assassinato e questo segnò la fine dell’infanzia e l’ingresso nel mondo degli adulti. Nel giro di pochi anni morirono altri parenti e per Pascoli si era rotto quello che lui definiva “nido familiare”. Subì il fascino dell’ideologia socialista, partecipando a manifestazioni contro il governo e venne anche arrestato; egli abbraccia allora una generica fede umanitaria, nutrita di morale evangelica e non auspica più un cambiamento radicale dell’assetto sociale, ma un’utopica armonia tra le classi. Idealizza in particolare la classe dei piccoli proprietari terrieri, baluardi dei valori fondamentali come la famiglia e la solidarietà. Questo socialismo umanitario spiega le opere dell’ultimo periodo della sua vita, intrise del dramma degli italiani costretti ad emigrare. Si laureò nel 1882 iniziando una carriera di insegnante liceale. Tornò poi a vivere con le 2 sorelle (che rivestono una funzione materna), costituendo idealmente quel nido familiare che avevano distrutto. La chiusura gelosa nel “nido” e l’attaccamento morboso alle sorelle rivelano la fragilità della struttura psicologica del poeta, fissato dai traumi subiti entro le pareti della protezione del nido da un mondo esterno, quello degli adulti, che gli appare minaccioso. Non vi sono relazioni amorose nell’esperienza del poeta, che condusse una vita forzatamente casta. Per lui la vita amorosa è un qualcosa di proibito e di misterioso da contemplare da lontano. Dopo il matrimonio di una delle sorelle, trascorse con la fedele sorella Mariù, lunghi periodi lontano dalla vita cittadina, a contatto con la campagna che ai suoi occhi costituiva un Eden di serenità e pace, di sentimenti semplici e puri. Insegnò prima all’università di Bologna, poi a Pisa ed infine subentrò a Carducci nella cattedra a Bologna. Morì di cancro allo stomaco il 6 aprile 1912. La visione del mondo La formazione di Pascoli fu essenzialmente positivistica, tale precisione si nota nell’ossessiva precisione con cui nei suoi versi usa la nomenclatura ornitologica e botanica di impianto positivistico. In Pascoli si riflette quella crisi della scienza che caratterizza la cultura di fine secolo, segnata dall’esaurirsi del positivismo e dall’affermarsi di tendenze spiritualistiche e idealistiche. Anche in lui sorge una sfiducia nella scienza come strumento di conoscenza; si apre l’ignoto, il mistero, l’inconoscibile, verso cui l’anima si protende ansiosa, tesa a captare i messaggi enigmatici. Gli oggetti materiali hanno un rilievo fortissimo nella poesia pascoliana: i particolari fisici, sensibili sono filtrati attraverso la visione soggettiva del poeta in tal modo si caricano di valenza allusive e simboliche, ma rimandano sempre a qualcosa che è al di là di essi, all’ignoto. Corrispondenze arcane, si instaurano così legami segreti fra le cose. La poetica del Fanciullino Da questa visione del mondo scaturisce la poetica pascoliana, che trova la sua formulazione nel saggio “Il Fanciullino”, pubblicato sul Marzocco nel 1897. Pascoli era convinto che in ogni uomo si celasse un “Fanciullino” capace di guardare il mondo con stupore, scoprendo legami inconsueti tra le cose, rovescia le proporzioni per poter vedere o per poter ammirare. Nell’adulto il fanciullino scompare, mentre resiste nel poeta che non indaga la realtà, ma “dialoga” con essa e che ha il compito di svelare al lettore ciò che si cela dietro le apparenze: in questo il poeta appare come un “veggente”, non inteso come voce nazionale unificante come lo intendeva Carducci, bensì colui che può rendere la poesia uno strumento generalizzato a ogni ceto e carattere interpretando i grandi sentimenti collettivi. Da qui si affaccia la concezione della poesia “pura”, cioè assolutamente spontanea e disinteressata capace di ottenere effetti di suprema utilità morale e sociale. La sintassi di Pascoli è diversa da quella della tradizione poetica italiana. Il linguaggio è fortemente innovativo,
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