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Vita e opere Verga e contesto storico, Schemi e mappe concettuali di Italiano

Descrizione vita e opere di Giovanni Verga con un focus al contesto storico dell'epoca, utili per ripassare in vista della maturità

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 24/04/2024

aicha-louanda
aicha-louanda 🇮🇹

11 documenti

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Scarica Vita e opere Verga e contesto storico e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! Quadro storico Negli ultimi decenni dell'ottocento la rivoluzione industriale fece un salto di qualità: -Diffusione dell’acciaio -> per una produzione più rapida ed economica; -Utilizzo del petrolio-> utilizzato come fonte di energia; -Invenzione del motore elettrico-> porta al decollo delle industrie chimiche (scoperte in campo medico); -Estensione rete ferroviaria; -Navi a vapore -> comportano trasporti più rapidi e sicuri; -La richiesta di materie prime porta al bisogno di nuovi mercati-> quindi le potenze europee colonizzano il mondo (=Canale di Suez, 1869); -Africa-> interamente colonizzata da francesi e inglesi; -Asia-> i paesi restano formalmente indipendenti devono solo accettare le condizioni commerciali dei colonizzatori; -Stati Uniti e Giappone-> emergono per il loro sviluppo industriale; Recessione economica: -Crollo della borsa di Vienna; -Nascono le concentrazioni industriali che controllano l'intero ciclo produttivo di un articolo, questo porta alla perdita di numerosi posti di lavoro. Le persone abbandono le loro terre per cercare fortuna (esempio negli Stati Uniti). Nei paesi più industrializzati nascono organizzazioni per la difesa dei lavoratori. Le politiche protezionistiche favoriscono gli sgravi fiscali. Il patriottismo dell'ottocento porta ad un acceso nazionalismo-> che credeva che la propria nazione avesse il diritto di affermarsi sopra le altre. Nascita del regno d’Italia -> avvenuta in modo rapido e imprevisto, si scelse di estendere i territori sistema amministrativo del Piemonte (la decisione si rivelò negativa per il meridione). -confisca terreni religiosi-> i contadini esercitavano dei diritti su quelle terre; -aumento delle tasse; -servizio militare obbligatorio-> sconosciuto nel regno borbonico; È per questo che nel sud nasce una guerriglia contro il regno. Crisi di fine secolo -> moti di protesta per le dure condizioni di vita, che vengono repressi dall'esercito malamente, quindi per vendetta ci sono molti attentati fra cui uno che uccide Umberto I e sancisce la fine di un’epoca. Il romanzo Il pregiudizio-> viene creato da Madame Bovary di Flaubert, uno dei vertici della letteratura, l’esistenza della protagonista ha una piega tragica, e viene fatta risalire ai romanzi che leggeva da giovane Emma. Si pensava che il romanzo trattasse un genere pericoloso incline a corrompere le anime dei lettori, trascinandoli al vizio. Letteratura di massa: -lingua più semplice e accessibile; 1 -somma di tutti i generi letterari; Si afferma soprattutto nei paesi con un alto tasso di alfabetizzazione. Feuillettons -> romanzi di massa/ storie d’amore e d’avventura. Salgari-> autore Sandokan, descrive posti esotici anche se non viaggia. Eroe-> i suoi piani vengono intralciati dal contesto storico e sociale difficile. Eroe-mondo -> rapporto conflittuale. Sentimento romantico incline ad una soluzione favorevole all’eroe. Prospettiva disincantata -> preferisce la catastrofe che si abbatte sull’eroe e lo annienta. L’eroe rimanere e non perde i suoi attributi di grandezza. La grandezza anche nella sconfitta si manifesta nel coraggio usato per affrontare le situazioni drammatiche-> la marcia in più dell'eroe scatta nel lettore un meccanismo di identificazione. Tipi di eroe: -Esemplare (opere romantiche)-> portatore dei valori civili utili al consolidamento della coscienza nazionale. -Eccezionale (opere che contestano la morale borghese) -> si oppone alle idee e ai valori della società in cui vive. -Problematico (opere riguardanti le trasformazioni sociali del periodo) -> vive con disagio i cambiamenti della società. Il positivismo Vera e propria rivoluzione culturale, la scienza viene preferita rispetto alla religione e alla filosofia. Ci sono delle convinzioni ottimistiche secondo le quali la scienza può debellare tutte le ingiustizie sociali e le sofferenze. Regola principale del positivismo -> stare ai fatti per formulare leggi universali; Scienza-> atea e impegnata a smantellare i capisaldi della fede. -Periodo-> Unità d'Italia (1861) attentato al re Umberto I (1900). -Mentalità fiduciosa nelle risorse dell'uomo che riesce a dominare la natura. -Scienza nuova religione. -Teorizzata dal filosofo francese Compte. Post unità d’Italia L’Italia dell’ottocento -> Risorgimento I letterati sono i principali esponenti che formano la coscienza patriottica. La letteratura rappresenta direttamente l'Italia povera e depressa e c’è l’impegno di riprodurre fedelmente il vero come Manzoni che cercava il vero storico. Clima post unitario-> questione nazionale + mentalità scientifica. Differenze tra il popolo italiano vengono notate dagli scrittori che iniziano a maturare una sensibilità localistica-> dovevano studiare gli uomini. Per la prima volta le dinamiche sociali e la natura umana vennero studiate. Letteratura italiana postunitaria Voleva ritrarre tutto l'uomo e tutta la società (istinti, passioni e sogni…). Ciclo -> sperimentazione, serie di romanzi legati tra di loro da un disegno organico. 2 Il naturalismo e il verismo Il termine verismo allude allo sforzo da parte dell'autore di documentare in maniera fedele lo squallore di ambienti e condizioni di vita della plebe cittadina. La letteratura verista prese le mosse dalla scapigliatura (cioè realismo a tinte forti, indagine sociologica e denuncia) e fu influenzato dal naturalismo francese. La poetica del naturalismo rappresenta tutti gli aspetti della vita con scrupolo documentario e crudo realismo e formulò una poetica dell’impersonalità -> secondo la quale l’autore è come uno scienziato che registra imparzialmente il reale. Introdusse nella letteratura una mentalità scientifica rigorosamente materialistica e deterministica attirata dal caso clinico. Il maestro del romanzo naturalista fu Emile Zola con la sua idea del romanzo come laboratorio sperimentale. Il verismo si ispirò al naturalismo ma ebbe tratti propri, dovuti al rifiuto della visione materialistica e deterministica del positivismo-> in più i veristi ripresero e perfezionarono l'idea dell’impersonalità. • Honoré de Balzac Nei suoi romanzi ci fornisce un immenso affresco della Francia contemporanea e conferisce una struttura organica in modo da formare un grande ciclo unico, collegando i romanzi insieme mediante la ripresa di alcuni personaggi. Osserva e giudica la storia e la società contemporanea senza il filtro della religione con l'occhio dello scienziato piuttosto che con quello di Dio. Lascia tre importanti insegnamenti: -lo scrupolo documentario-> lo studio competente e minuzioso di tutti gli aspetti della vita; -il crudo realismo della rappresentazione; -la narrazione clinica -> per fornire l'inventario esaustivo di una determinata società in una determinata epoca; • Gustave Flaubert Scrive Madame Bovary nel 1857. L’impersonalità dell'opera non doveva serbare traccia dell’autore, non traspare nulla delle convinzioni e dei sentimenti dell’autore. Egli non deve appropriarsi dei personaggi, non li deve giudicare e non deve venire allo scoperto, deve scomparire. Il narratore onnisciente della tradizione romanesca agisce dietro le quinte e la sua presenza è quella di uno scienziato impassibile che prende nota con cura di tutto ma non parla mai in prima persona, per assicurare una trascrizione in parziale. • Hippolyte Taine Era un filosofo positivista con fiducia in scienza e progresso, a lui si deve soprattutto l'introduzione nella letteratura di una mentalità scientifica e di una visione rigidamente materialistica e deterministica dell'essere umano. Lo scrittore ai suoi occhi prima ancora che artista deve essere uno scienziato. La condotta del protagonista dipende da tre fattori principali: la razza, l'ambiente sociale e il momento storico-> sulla base di questi fattori occorre costruire i personaggi e le vicende che li vedono coinvolti tenendo conto del contesto storico e sociale in cui ciascun soggetto cresce e si forma. 5 • I fratelli de Goncourt Sono i precursori diretti del naturalismo, scrivono il romanzo “Erminie Lacerteux” prendendo spunto da una storia vera, quella della loro stessa domestica di cui solo dopo la morte avevano appreso la tristissima doppia vita. Volevano raccontare un caso clinico, il caso di una serva che precipita fino all’alcolismo, al furto e alla prostituzione per essersi innamorata di un uomo indegno. La costa più importante da sottolineare di questo romanzo è la scelta di un caso ricorrente, di donne appartenenti ai ceti più bassi finite male a causa di un amore sbagliato, nel romanzo i fratelli studiano non solo gli sviluppi catastrofici di una relazione affettiva ma anche il decorso di una malattia nervosa. • Emile Zola Ne “I Rougon-Maquart” si occupa da un punto di vista biologico e sociale di una famiglia durante il periodo storico del secondo impero, ne deriva una rappresentazione della società francese contemporanea attraverso le vicende toccate ai membri dei due rami divergenti di un medesimo ceppo familiare. Per dare la massima efficacia alla teoria scientifica della trasmissione ereditaria delle tare Zola immagina che essi discendano entrambi da una comune capostipite, una donna isterica che ha avuto figli sia dal marito Rougon, un contadino, sia dall'amante Maquart, contrabbandiere violento e alcolizzato. L'autore destina il ramo legittimo della discendenza all'ascesa sociale e alla fortuna economica mentre i frutti della relazione adulterina vengono segnati dalla brutalità, dal vizio e dalla malattia. Rispetto allo scienziato il romanziere gode di un privilegio-> il fatto che mentre i veri esperimenti possono fallire, quelli del narratore sono sempre riusciti perché sono fittizi e il personaggio resta una creatura immaginaria generata dallo scrittore che non può sfuggire al destino che gli serva il suo inventore burattinaio. La lezione di Zola ebbe molto successo nella Milano scapigliata, agli scapigliati piacque molto l'insistenza con cui lo scrittore francese parlava del marciume della società perché vi leggevano un intervento di denuncia sociale. Entrarono in contatto con l'opera di Zola due letterati siciliani Giovanni Verga e Luigi Capuana infatti solo questa coppia si può chiamare legittimamente con il nome di veristi. L'influsso di Zola e della poetica naturalista sulla narrativa di Capuana è facilmente avvertibile nel romanzo “Giacinta” del 1879 dove racconta le storie delle conseguenze prodotte nella vita affettiva di una donna dalla violenza subita da bambina. Nei veristi italiani troviamo il rifiuto del carattere sperimentale del romanzo, dal naturalismo assorbono il canone dell’impersonalità. Nei “Malavoglia” di Verga l’impersonalità viene portata ad un livello di applicazione così radicale da non averne più neppure lontanamente l'eguale di alcuno scrittore naturalista. I naturalisti avevano assunto rispetto alla materia trattata, l'atteggiamento freddo e distaccato ma non avevano saputo rinunciare del tutto al modulo tradizionale del narratore onnisciente che si fa carico in prima persona di descrivere e raccontare, Verga nei “Malavoglia” invece retrocede a tal punto da scomparire del tutto, consegnando il racconto interamente nelle mani dei personaggi di cui adotta di volta in volta il linguaggio e il punto di vista. I veristi non condividevano l'ideologia progressista di Zola infatti erano moderati in politica e pessimisti in filosofia -> convinti che il mondo non sarebbe mai potuto cambiare ed è anche per 6 questo che piuttosto di occuparsi delle masse contadine e delle lotte operaie (cioè di aspetti più moderni e dinamici dello sviluppo), preferiscono di gran lunga ambientare le loro vicende in un sud ancora arretrato e rurale. Alimentarono soprattutto il filone della narrativa regionale in sintonia con l'esplorazione non solo letteraria delle tante realtà storico culturali che sopravvivevano nello stato unitario. I veristi tornano agli uomini e ai casi della loro terra d'origine dalla quale si erano materialmente allontanati, trasferendosi a Milano in cerca di fortuna. Questa distanza dal mondo evocato costituisce un ulteriore peculiarità della poetica verista rispetto al modello di Zola in cui invece l'esigenza scientifica dello studio dal vero imponeva per forza di cose un'immersione totale nell'ambiente da ricostruire nel romanzo e quindi una descrizione dettagliatissima. Verga struttura i suoi romanzi all'interno di cicli come i francesi e come protagonisti preferisce delle famiglie, mentre Capuana utilizza dei protagonisti singoli e passa in rassegna una quantità di personaggi dalla psiche malata e morbosa, perseguitati dalla gelosia e ossessionati dei sensi di colpa. Alla fine degli anni 80 il verismo aveva esaurito la sua energia per lasciare libero capo al nuovo clima culturale che si sarebbe affermato nel decennio seguente sotto la bandiera del decadentismo. 7 Verga non vuole studiare gli effetti dell'ereditarietà come stava facendo Zola, ma il suo scopo è piuttosto quello di formare un affresco della vita italiana moderna dalle classi infime alle più altolocate. Il ciclo si doveva comporre dei cinque romanzi: -“Padron ‘Ntoni” -> poi diventato “I malavoglia” -“Mastro Don Gesualdo” -“La duchessa de Leyra” - “L’Onorevole Scipioni” - “L'uomo di lusso” Però rimase incompiuto perché Verga non riuscì ad andare oltre il “Mastro Don Gesualdo” e della terza opera “La duchessa de Leyra” ci resta solo la bozza dei primi capitoli. I cinque romanzi progettati da Verga avrebbero dovuto legarsi tra di loro mediante la ripresa di alcuni personaggi in modo da formare un ciclo non solo tematico ma anche familiare. Es. il dottor Scipioni (nei Malavoglia)-> un giovane brillante avvocato che ha aperto uno studio legale a Catania è il futuro protagonista del quarto romanzo intitolato “L’Onorevole Scipioni”. Isabella è la protagonista di “La duchessa de Leyra” e l’onorevole Scipioni è uno dei suoi figli legittimi nati da una relazione con un cugino (=che era il protagonista di “L'uomo di lusso”). Il fatto di trovare Scipioni già avvocato ne “I malavoglia” e appena in fasce nel “Mastro Don Gesualdo” ci fa capire che i cinque romanzi non sono disposti in sequenza cronologica -> dato che la vicenda de “I malavoglia” cade all'indomani dell'unità d'Italia mentre quella del “Mastro Don Gesualdo” è ambientata in epoca risorgimentale. È fondamentale la prefazione al ciclo dei vinti perché costituisce in primo luogo l'esposizione della filosofia della storia che presiede all'interno all'intero progetto. Verga enuncia la propria visione del mondo, quello dei vinti appare un ciclo a tesi -> in cui lo scrittore si prefigge di mostrare attraverso una serie di vicende, esistenza di una legge universale che governa tutti i destini umani. Ogni romanzo avrebbe dovuto fornire prova e conferma di questa legge. L’impersonalità è una strategia narrativa adottata per conferire la massima credibilità alla vicenda raccontata, generando nel lettore l'illusione di trovarsi di fronte ad un fatto nudo e schietto. Secondo Verga la società umana è dominata dal meccanismo della lotta per la vita (il concetto di lotta per la vita era stato descritto dal filosofo Hobbes nello stato di natura). Questo stato di natura non ha nessuna legge quindi gli individui che ne fanno parte sono mossi dai loro istinti e danneggiano gli altri per soddisfare i propri desideri. Di fatto lo stato di natura è uno stato di guerra di tutti contro tutti, dove la lotta per la vita è l'unico movente delle azioni umane. ->Per questo Verga afferma che la generosità disinteressata, l'altruismo e la pietà sono valori ideali, gli uomini in realtà sono mossi dall'interesse e dalla volontà di sopraffare gli altri, questa è una legge di natura universale e immodificabile e non si possono dare alternative alla realtà. La lotta accanita di tutti contro tutti provocata dalla ricerca del meglio è la grande spinta che alimenta lo sviluppo lineare della storia e l'evoluzione della civiltà. Il progresso non è affatto indolore, si paga a caro prezzo e non conosce i vincitori, se non effimeri che magari riescono a imporsi in una circostanza ma che comunque alla fine avranno la peggio-> è il destino che abbraccia senza eccezione tutte le fasce sociali. 10 Il fatto che Verga non sia riuscito a completare il ciclo è a causa della difficoltà insormontabile di scrittura connessa all'abolizione del narratore onnisciente, infatti rinunciando al narratore onnisciente Verga doveva fare a meno anche dell’introspezione -> dunque non poteva entrare nella coscienza dei personaggi nel descriverne pensieri e sentimenti a meno che questi non si manifestassero per qualche via all’esterno. Finché si trattava di mettere in scena una piccola comunità di pescatori (come ne “I malavoglia”) risultava facile renderne la psicologia perché si limitava a sentimenti molto elementari e a comportamenti del tutto spontanei e trasparenti. Ma progredendo nella scala sociale l'educazione e la civiltà rendono la psicologia dei personaggi più complessa, piena di sfumature, la soffocano e la reprimono per ragioni di pudore e galateo. Verga non è riuscito ad andare oltre il “Mastro Don Gesualdo” perché il metodo così efficacemente testato sull'umanità di basso rango faceva misero naufragio tra i silenzi e le buone maniere dell'alta società. I malavoglia È il primo romanzo del Ciclo dei Vinti e viene scritto nel 1881. Racconta le vicende accadute ad una famiglia di pescatori siciliani in un piccolo villaggio marinaro in provincia di Catania. In realtà la famiglia si chiama Toscano, quindi Malavoglia è u soprannome anche abbastanza fittizio visto che sono sempre stati grandi lavoratori. L'unico componente della famiglia diverso è il giovane N’toni, uno dei nipoti. Era un ragazzo pigro, che è destinato a diventare l'eroe problematico del romanzo, ed è in costante conflitto con le regole di vita che i malavoglia tramandano. Tutto procede normalmente finché la famiglia non si lascia allettare dalla prospettiva di un facile guadagno commerciale con la compravendita di una partita di lupini. Durante il trasporto in mare però, una tempesta improvvisa si abbatte sulla barca di famiglia e il figlio del patriarca, Bastinazzo muore e il carico finisce in fondo al mare. Lo zio usuraio dato che non poteva essere risarcito decide di far pignorare la casa dei Malavoglia. Tuttavia la famiglia non si perde d'animo e riesce a recuperare la barca, ma poco dopo un nuovo naufragio li costringe a diventare nullatenenti e a causa della loro condizione economica vengono emarginati dei compaesani. N’toni decide di cambiare vita e vuole tentare la fortuna lontano dal suo paese, ma una volta tornato frequenta brutte compagnie e viene arrestato dopo aver accoltellato una guardia. Nello stesso tempo muore anche il padrone N’toni (il patriarca della famiglia) in una corsia d’ospedale. La situazione della famiglia migliorerà in seguito, grazie al nipote Alessi, che riesce a riscattare la casa e a riprendere la sua vita da pescatore. L'interesse economico è il motore principale dell'intreccio romanzesco che coinvolge tutti i membri del villaggio. Non viene presa decisione che non corrisponde ad un calcolo preciso e le persone valgono nella misura della loro ricchezza (=I malavoglia sono stimati finché sono ricchi invece quando vanno in rovina, tutti si allontanano). I sentimenti che esulano dalla logica dell'interesse non possono avere libero corso -> anche l'amore rimane sepolto perché mancano i presupposti economici per tradurlo in una richiesta ufficiale di matrimonio, infatti Mena, una delle nipoti, viene promessa ad un uomo che non ama perché è uno dei migliori partiti del paese. Ogni personaggio vive sigillato nel suo mondo assolutamente impermeabile ai problemi degli altri, ognuno cura i propri interessi insensibile alla sorte altrui. 11 L’egoismo viene elevato a morale e vari personaggi ne fanno pubblica professione proprio in occasione dei rovesci che si abbattono sui protagonisti, balza all'occhio con assoluta evidenza la più completa estraneità degli altri. Il romanzo ruota proprio intorno a questo motivo principale: l'attrattiva devastante esercitata dal mito del progresso. N'toni manifesta un'insofferenza crescente nei confronti del duro mestiere di pescatore toccatogli di sorte. Nella grande città infatti è rimasto affascinato dal lusso e dalla ricchezza e si è fatto l'idea che per lui e la sua famiglia sarebbe possibile vivere agiatamente senza far nulla dalla mattina alla sera -> da quel momento ha come chiodo fisso quello di diventare ricco e per farlo scappa dal paese dalla famiglia per compiere la propria esperienza di vita, toccando con mano le difficoltà e le asprezze del mondo -> intraprende un percorso di formazione in piena regola. Il suo tentativo di fare fortuna si risolve in un completo fallimento che non basta a placare il suo miraggio di una facile ricchezza infatti tenta la via del contrabbando con risultati disastrosi. Il cammino di formazione del giovane protagonista del romanzo giunge ad un esito drammaticamente negativo dato che il mito della ricchezza lo ha corrotto -> infatti lui il “vinto” e viene travolto dal progresso (=romanzo di de-formazione). La colpa di N’toni consiste nella violazione di quella legge del destino che impone a ciascuno di accontentarsi della propria condizione di partenza senza aspirare a cambiamenti. La filosofia della paziente accettazione di quello che si è trova il massimo interprete nel nonno che incarna “l'ideale dell'ostrica che si attacca lo scoglio sul quale la fortuna li ho lasciati cadere” -> il nonno dei malavoglia è il portatore di una visione immobile e statica del mondo secondo la quale il figlio di un pescatore non potrà mai fare altro nella vita (=infatti parla per proverbi, il nuovo lo spaventa e lo insospettisce). Il vecchio predica al nipote una brutta fine ammonendolo che lontano dalla famiglia e dal paese si perderà e Verga senza apparire ne sposa l’ideologia confermando tutte le pessimistiche previsioni sul conto del nipote. Il protagonista alla fine arriva a comprendere che il nonno aveva ragione, si pente della propria condotta e rimpiange la vita dura ma serena del pescatore. Accetta la sua condizione di emarginato come proprio nuovo destino auto-escludendosi dalla famiglia e dal villaggio e condannandosi alla vita da zingaro preannunciatagli dal nonno. Nel mondo di Verga non c'è redenzione possibile: chi ha sbagliato deve pagare. La gestualità e le pose dei personaggi sono teatrali, Verga ci mostra una psicologia in azione e crea ritratti dal vivo dei personaggi assolutamente veritieri. Tiene conto scrupolosamente anche della cultura, delle tradizioni e dei costumi dei suoi attori creando effetti di realtà locale e introducendo certe usanze e tratti caratteristici della mentalità meridionale (come le circostanze che disonorano una persona). Nonostante la sua ricerca di effetti della realtà Verga cerca di evitare l'impiego del dialetto per non perdere la sua dimensione di scrittore nazionale, quindi adotta una lingua colloquiale molto vicina al parlato piena di locuzioni idiomatiche, comprendendo anche errori grammaticali accettati nel parlato, aggiungendo singoli termini o modi di dire che rinviano alla lingua e alla cultura del territorio creando così dei punti di tangenza tra italiano e dialetto. 12 Molto importante nella novella è la tecnica di scrittura dello straniamento -> il punto di vista del narratore non riesce a concepire i sentimenti autentici del protagonista come l'amore verso il padre o l'amicizia con ranocchio, il narratore è portavoce della visione di un mondo disumano. La novella scaturisce la visione pessimistica di Verga secondo la quale la vita è una vera e propria lotta secondo la legge del più forte -> questa concezione emerge dalle riflessioni dello stesso Malpelo. Probabilmente Malpelo rispecchia il pensiero di Verga che accetta questa realtà e non sa porvi rimedio. Malpelo lavora in una cava con il padre, Mastro Missciu. Il nome Malpelo è talmente tanto utilizzato che addirittura la mamma sembra essersi dimenticata il suo vero nome. La mamma sospetta che il figlio non le dia tutti i soldi che guadagna ma in realtà non è così (=per questo veniva spesso picchiato dalla mamma e dalla sorella=botte a scopo educativo) -> anche il padrone di Malpelo le aveva confermato che i soldi erano veramente quelli, così pochi. Il padrone della cava pensa che Malpelo sia un monello e che tutti schivano. Di fatto lo tengono a lavorare per pietà, perché nella cava era morto il papà di Malpelo. Mastro Misciu o Misciu Bestia -> veniva sfruttato da tutta la cava e per la povertà accetta di lavorare all’abbattimento di un pilastro e proprio una sera quel pilastro gli cade addosso e muore (=è proprio Malpelo che trova il padre e cerca di togliergli le macerie di dosso). Dopo la morte del padre Malpelo si affeziona ad un giovane zoppo, Ranocchio, che anche lui lavorava alla cava-> ma anche il giovane viene a mancare poiché si ammala di tisi. Malpelo, allora da solo assume il compito di esplorare una galleria abbandonata =non ne uscirà vivo. La Lupa (Canto I dell’inferno, anche lì la lupa magra) La novella viene pubblicata in una rivista nel febbraio del 1880. Dalla descrizione di Verga, la lupa è una donna che esprime una sensualità animalesca -> emerge anche il tema della lussuria, del peccato e del demonio (= infatti viene descritta come una donna con gli occhi da diavolo), infine vediamo anche l'aspetto della desiderabilità attraverso le labbra fresche e rosse della lupa. La lupa ha una figlia, Maricchia, che viene definita come una poveretta, una ragazza buona e brava che però piange sempre -> perché essendo figlia della lupa nessuno vuole maritarla, sebbene fosse benestante. La lupa (=Gna Pina->il vero nome della Lupa è Pina, Gna è un termine spagnolo che significa signora) si innamora di un ragazzo (=Nanni) più giovane che inizialmente non si interessava a lei, ma lei lo seguiva nei campi e lo guardava mentre lavorava -> la lupa verso il giovane provava molto desiderio ma inizialmente lui non la badava. Un giorno la lupa confessa il suo amore a Nanni che però dice di essere innamorato di Maricchia, quindi la lupa decide di far incontrare la figlia con il ragazzo che si mostra da subito interessato a lei principalmente per la sua dote -> Maricchia però non era innamorata del ragazzo, ma la madre la obbliga. I comportamenti della lupa sono condannati da tutti in paese -> nonostante questo continua a desiderare il genero -> gli porta del vino durante il lavoro nei campi (=quando faceva talmente tanto caldo che nessuna donna usciva). -> lui ogni tanto cede ai comportamenti della Lupa e tra i due si instaura un rapporto morboso. 15 Maricchia capisce la situazione tra i due e decide di denunciare la madre perché ormai si era innamorata del marito e lo voleva con sé-> e per questa situazione Nanni viene minacciato di galera. Poco dopo, Nanni riceve al petto il calcio di un asino e sembra rischiare la vita -> il parroco ri rifiuta di fargli l’estrema unzione a meno che la Lupa non lasci l’abitazione -> la donna se ne va e Nanni non muore. Nanni non riesce a divincolarsi dalla lupa e vuole allontanarla per non cadere nella tentazione ancora. Fa di tutto per liberarsi di lei: ma non se ne libera -Chiede aiuto al brigadiere e al parroco -Paga delle messe -Si confessa a Pasqua Il finale è aperto-> non si capisce se la lupa sia morta o no. La novella è una tragedia rurale immersa nella società arcaica siciliana, il problema principale è quello eroico-sentimentale ed è presente il tabù dell’incesto. La novella è impostata sul meccanismo della regressione (come in Rosso Malpelo), il narratore si colloca al livello mentale e culturale dell’ambiente rappresentato. L’ottica popolare dà alla Lupa una fisionomia sinistra, trasformandola in un essere maledetto-> ritorna il mito della donna fatale, ma trasferito in ambito rusticale -> è come se Nanni fosse vittima di un incantesimo. La Lupa è descritta come una diversa, un’emarginata dalla società -> è estranea alla legge della roba tant’è che sacrifica la figlia, la sua dote e i suoi averi per aver quello che desidera. Il fatto che la morte della Lupa non sia raccontata mostra che la narrazione si arresta al momento culminante. Lettera a Farina p.H236 Costituisce in realtà un’enunciazione di poetica a sé stante, in cui Verga si preoccupa di chiarire i suoi intenti di scrittore. Vi definisce il punto cardine di tutta la sua poetica verista cioè l’eclissi del narratore onnisciente. La scomparsa del narratore tradizionale risponde ad un bisogno di obiettività -> l’impersonalità è infatti la prima garanzia dell’atteggiamento neutrale da osservatore esterno. In questo modo l’autore si pone sul medesimo piano del lettore. Verga, tuttavia, lascia intendere che all’origine di ogni opera c’è comunque un autore-> quindi l’eclissi del narratore onnisciente è solo un accorgimento tecnico. Verga possiede la sua visione del mondo (quella per la quale tutti gli uomini gli appaiono dei vinti), e la veicola nelle sue opere senza darlo a vedere, anzi facendo in modo che il lettore abbia l’impressione di essere lui stesso a trarre il sugo della storia. 16
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