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VITA, OPERE E FILOSOFIA DI ARISTOTELE, Appunti di Filosofia

Vita di Aristotele, il suo rapporto con platone, la metafisica, le lettere totale e fondamentale, l'essere e le sue categorie, la sostanza, la causa delle cose, immanenza e trascendenza, la dottrina del divenire e la critica a parmenide, la concezione di dio, primo motore immobile. PER LA FISICA ARISTOTELICA VEDERE L'ALTRO DOCUMENTO NEL MIO PROFILO

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 30/08/2023

sofia-umana-4
sofia-umana-4 🇮🇹

20 documenti

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Scarica VITA, OPERE E FILOSOFIA DI ARISTOTELE e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! IL CONTESTO STORICO: Gli anni che separano Aristotele da Platone non sono molti, ma il tempo in cui Aristotele vive è profondamente diverso da quello in cui viveva Platone, anche se è vero che non passano tanti anni da Platone è vero però che la situazione sociale e politica era completamente diversa dell'epoca di Aristotele, La Grecia aveva conosciuto il tramonto delle poleis (già presente durante Platone che però ora sembra ormai irreversibile) , perché i territori greci erano stati assorbiti da un organismo statale più vasto: l’impero Macedone di Filippo il Macedone, padre di Alessandro Magno. Il cittadino greco, persa la polis, la libertà nelle Polis viene meno perde interesse per la politica, perché le decisioni non vengono più prese da un’assemblea cittadina, ma dal governo centrale cioè dall’imperatore. I cittadini non devono più interrogarsi su quale sia il bene per la propria città, perché tutte le decisioni vengono prese “dall’alto”. Gli interessi dei greci si spostano verso altro lontano dalla politica è per questo che emergono nei pensatori nuovi interessi conoscitivi ed etici. LA VITA; Aristotele nasce in Grecia(a Stagira) nel 384 a.c. ed entra nella scuola di Platone a 17 anni, rimanendovi per 20 anni, fino alla morte del maestro avvenuta alle 347, quando lasciò l’Accademia. un periodo di tempo molto lungo per imparare la filosofia del suo maestro e anche per realizzare la sua personale teoria filosofica che parte si discosta dalla filosofia del suo maestro che qualcuno Addirittura ha puntato il dito contro Aristotele ritenendolo ingrato nei confronti del suo maestro, in realtà Aristotele pur facendo una sua personale filosofia è comunque sempre molto legato al suo maestro.. Nel 342 fu chiamato da Filippo, re di Macedonia, per assumere l’educazione di suo figlio, Alessandro Magno. Fu proprio Aristotele, probabilmente, a instillare nel giovane Alessandro la convinzione della superiorità della cultura greca e della sua capacità di dominare il mondo. Quando però l’impero di Alessandro assunse i connotati di un principato orientale, si staccò da lui e tornò ad Atene a distanza di 13 anni per essere sempre al suo servizio(e lì però mantiene comunque un ottimo rapporto con il re macedone e grazie a questa importante amicizia ebbe l'opportunità di avere a disposizione molti strumenti per le sue ricerche filosofiche), dove fondò una scuola: il Liceo, dotata, oltre che dagli edifici e dal giardino, di una passeggiata o peripato, da cui prese il nome di Scuola “peripatetica”. Purtroppo però nel 323 a.c. Alessandro morì e questa morte porto a una forte Insurrezione del partito nazionalista ateniese contro il dominio dei Macedoni; Aristotele era in pericolo perché tutti sapevano dell'amicizia con il re appena morto e scappò da Atene: Aristotele morì un anno dopo nel 322 avanti Cristo per una malattia allo stomaco  IL RAPPORTO CON PLATONE, Entrambi sono appartenuti all’età classica ,ma contrariamente a Platone, Aristotele era già proiettato verso l’epoca successiva, quella Ellenistica; in più lui visse come vediamo in un periodo socio-politico molto difficile per i greci, queste importanti differenze portarono i due filosofi ad avere una concezione differente della filosofia, dello scopo e della sua struttura.  Platone crede fermamente nello scopo politico della filosofia (tant’è che concepisce il filosofo come l’eletto = un reggitore e legislatore della città, che deve portare conoscenza ed educazione a tutti gli ignoranti, schiavi incatenati dentro la caverna),  In Aristotele non riscontriamo questa esigenza anche perché come abbiamo detto i greci con la dominazione macedone avevano perso interesse nei confronti della politica, riversando le proprie riflessioni su altri argomenti come l’etica e la conoscenza,(vede la filosofia avulsa dalla realtà, come conoscenza slegata dalla realtà “che si disinteressa ad essa”. Diventa un sapiente, un professore, uno scenziato della conoscenza, della sapienza e per questo è focalizzato sull’insegnamento e sulla ricerca filosofica.). Questa differenza causa quindi un diverso modo di concepire la struttura del sapere e della realtà=> per Platone il mondo è visto con un punto di vista verticale e gerarchico= distingue fra mondo delle cose e mondo delle idee->dove al suo interno c’è una distinzione ben precisa, inizialmente Aristotele segue le orme del suo maestro ritenendo che l’oggetto della filosofia sia il Divino: poi cambia completamente prospettiva, assumendo un punto di vista orizzontale e unitario dove tutte le scienze, tutte le realtà sono poste allo stesso livello, non esiste quindi più una gerarchia ma tutto è posto sullo stesso piano e assume la stessa dignità gnoseologica(teoria della conoscenza indaga il modo in cui l’uomo conosce il mondo/la realtà). La sua visione unitaria della realtà prevede anche una suddivisione di questa unità in tante piccole regioni e ognuna di esse costituisce l’oggetto di studio di un gruppo di scienziati che hanno dei propri principi= quella unità che costituita da una serie di regioni costituisce un’enciclopedia del sapere grazie al quale si scopre la multiformità dell’essere). Inoltre, Aristotele, figlio di un medico, ha una propensione per le scienze naturali e per l’osservazione empirica del reale che a Platone, più interessato alla matematica, manca. LA METAFISICA.. Aristotele suddivide le Scienze in tre gruppi:  quelle teoretiche: abbiamo la metafisica, la fisica e la matematica.. sono quelle scienze che studiano il necessario attraverso un metodo dimostrativo e che hanno lo scopo di conoscere la realtà in modo disinteressato  quelle pratiche  quelle poietiche è fondamentale sottolineare che Aristotele non utilizza mai la parola “Metafisica” questo termine fu utilizzato per la prima volta prima volta nel 1 secolo D.C. da Andronico di Rodi per posizionare i libri di Aristotele che seguivano quelle di fisica; Infatti il termine (meta tà physika) significa dopo i libri di fisica Sono quegli scritti di Aristotele che si occupano di quella che il filosofo chiama “filosofia prima“ => ossia quella filosofia che va ad indagare le profondità del reale, le cause ultime del reale, che studia tutto ciò che c'è al di fuori di ciò che percepiamo con i nostri sensi e di ciò che possiamo dimostrare attraverso la fisica (è per questo che questo ambito è stato poi chiamato metafisica oltre la fisica.). La filosofia prima è la filosofia dove tutte le Riflessioni e le indagini hanno inizio. la materia=> ciò di cui una cosa è fatta, il suo quid. Se io ho un tavolo di legno la sua materia è il legno Forma= essenza della sostanza Aristotele chiama sostanza non solo il singolo ma anche solo la forma stessa. La sostanza può allo stesso tempo essere un oggetto di scienza; Tutti gli esseri sono sostanze, quindi hanno tutti lo stesso valore. Ogni scienza ha per oggetto una sostanza se tutte le sostanze hanno lo stesso valore, allora tutte le scienze hanno lo stesso valore->concezione orizzontale del sapere. LA CAUSA DELLE COSE:LE QUATTRO CAUSE: Per Aristotele la conoscenza e la scienza nascono dalla «meraviglia» di fronte all’essere e consistono nel rendersi conto della causa delle cose e sia la conoscenza che la scienza si occupano di delineare quelle che sono le cause delle cose il perché delle cose CONOSCERE LA CAUSA DELLE COSE SIGNIFICA CHIEDERSI IL PERCHE’ DI UNA COSA. MA… UNA COSA PUO’ AVERE DIVERSI PERCHE’! DUNQUE ESISTONO DIVERSI TIPI DI CAUSE. ARISTOTELE NE ENUMERA QUATTRO. a) la causa materiale=> si occupa della materia che abbiamo visto nella scorsa puntata essere ciò di cui una cosa è costituita.. b) la causa formale=> la causa formale invece si occupa della forma che abbiamo visto essere l'essenza di una cosa per l'uomo la forma è la natura razionale dell'uomo la nostra specie è caratterizzata da questo, c) la causa efficiente=> è la causa che può dare inizio ad un cambiamento o alla quiete In altre parole la causa efficiente la causa che origina qualcosa; d) la causa finale=> è lo scopo a cui una cosa tende: nel caso di una statua che è la forma fatta da un artista cioè causa efficiente con il bronzo che è materia Per uno scopo cioè la causa finale, le quattro cause alla fine sono specificazioni della sostanza la sostanza è infatti la vera causa dell'essere.. Aristotele e Platone, Secondo Aristotele Platone ha il merito di avere riconosciuto la causa formale delle cose, ma… Platone aveva collocato l’essenza delle cose al di fuori delle cose e, così facendo, ha complicato il discorso. Le idee infatti sono inutili doppioni delle cose, perché sono realtà che si aggiungono alle realtà sensibili (che già di per sé pongono il problema della loro giustificazione). In questo modo Platone si ritrova a dovere giustificare due diversi ordini di realtà e a spiegarne i rapporti: un lavoro doppio! Le idee compIicano invece di chiarire. Aristotele critica Platone perché ritiene che non abbia spiegato bene il modo in cui le idee, che sono separate dalle cose, possano essere causa delle cose. I concetti di imitazione e partecipazione sono solo inutili giri di parole! Mancano di quella concretezza che è tipica di Aristotele! Infatti Aristotele ritiene che IL PRINCIPIO DELLE COSE NON PUO’ CHE RISIEDERE NELLE COSE STESSE, OSSIA NELLA LORO FORMA INTERIORE. Al posto delle idee, viste come paradigmi (modelli) trascendenti delle cose, Aristotele pone le «forme», intese come strutture immanenti degli individui. Ad es. l’umanità non è un’idea trascendente, che esiste nell’iperuranio, ma semplicemente la specie biologica immanente negli individui. IMMANENZA E TRASCENDENZA: La Scuola di Atene dipinta da Raffaello Sanzio celebra il sapere umano e la conquista del bello. Papa Giulio II incaricò il maestro di rappresentare una scena ambientata nel mondo classico per indicare le radici della civiltà romana. LA DOTTRINA DEL DIVENIRE E LA CRITICA DI ARISTOTELE A PARMENIDE.. Colui che riteneva l'esistenza del divenire Anche perché tutto scorre secondo lui Panta Rei è tutto un divenire invece Parmenide sosteneva che il divenire forse una cosa impensabile dal punto di vista logico perché è pensabile solo ciò che è mentre ciò che non è Non può essere pensato e siccome il divenire rappresenta il futuro però nel presente non è Esso non può essere pensato. Aristotele ribatte alla concezione del divenire come una cosa di impossibile sostenendo che il divenire non implica un passaggio dal non-essere all'essere e viceversa il divenire è invece un passaggio da un certo tipo di essere a un altro tipo di essere, Quindi se Parmenide è la sua scuola ritenevano che il divenire è non essere e non può essere pensato proprio perché non è, Aristotele re del divenire sul piano dell'essere come un passaggio che si sviluppa sullo stesso piano dell'essere da un certo tipo di essere ad un altro. Quindi per Aristotele esiste un'unica realtà che è l'essere e il divenire è una modalità dell'essere.. per Aristotele esistono quattro tipi di movimento chiamati così indicando il divenire: il movimento che consiste nello spostamento e nella traslazione di un corpo da un posto a ad un posto B, movimento è l'alterazione di una qualità di una sostanza, il movimento cioè l'aumento o diminuzione di una certa quantità della sostanza, il movimento sostanziale che sarebbe per il pensiero di Aristotele il movimento di generazione e corruzione ossia nel divenire dei suoi due massimi estremi la vita da un lato e la morte dall'altro che va ad intaccare la sostanza perché la sostanza nasce o muore Attenzione però non proveniamo da non essere né tantomeno andiamo nel non essere cambiamo semplicemente piano d'essere e per poter spiegare meglio questo concetto del divenire nel piano dell'essere Aristotele Conia due nuovi concetti quello di Potenza quello del secondo del l'atto.. La potenza è quella possibilità che la materia prenda forma, la potenza è la possibilità che la materia assuma una determinata forma L'atto, invece, è la realizzazione di questa potenza ossia la concretizzazione di una materia che prende una determinata forma Ad esempio se vediamo un pulcino L'uovo che era la materia rappresenta la ossia la possibilità che quella materia diventi sostanza, mentre il pulcino è l'atto quindi la forma ossia la concretizzazione di questa sostanza Aristotele chiama l'atto entelechia cioè la realizzazione o la perfezione attuata e per lui è ontologicamente superiore alla Potenza Perché ne rappresenta la causa o meglio lo scopo Quindi alla classica domanda è nato prima l'uovo o la gallina, Aristotele risponderebbe Sicuramente la gallina perché è l'atto, è la realizzazione di quella Potenza che è caratterizzata dalla materia c'è l'uovo.. IL DIVENIRE E LA MATERIA PRIMA COME PURA POTENZA; Tutti i movimenti che avvengono in natura vanno da una materia (punto di partenza del divenire) a una forma (punto di arrivo). Ma spesso il punto di arrivo di una cosa è contemporaneamente punto di partenza di un’altra cosa: il pulcino è potenza rispetto alla gallina, ma è atto rispetto all’uovo! Questa catena non può risalirsi all’infinito, ma presuppone certamente due punti estremi: Una materia prima che sia pura potenza cioè quel qualcosa che dà inizio a tutto come causa efficiente (non pensate a una materia specifica, es. il ferro, perché quella è già atto, ma a una materia-madre, che non ha ancora alcuna determinazione tale da renderla riconoscibile… che non sia ferro, né carne, né pietra, ecc.) Una forma pura o atto puro che sia la perfezione completamente realizzata, cioè quel qualcosa che rappresenta il fine a cui tutto tende e dunque è la causa finale del divenire.. LA CONCEZIONE ARISTOTELICA DI DIO.. Per Aristotele Esiste Dio, si e lui lo vuole dimostrare attraverso la teoria del movimento che tutte le cose del mondo sono in movimento e sono mosse da qualcos'altro può con un effetto a catena quella cosa nuova e quell'altra che a sua volta muove in quell'altra ancora ed via dicendo ma non all'infinito perché secondo Aristotele c'è un primo motore immobile che fa partire il movimento che è appunto Dio Ma com'è il Dio aristotelico e filosofo attribuisce a Dio diverse caratteristiche, diversi attributi per l'appunto: Innanzitutto Dio è atto puro senza Potenza ricordi che abbiamo detto che la potenza è quella possibilità di dare forma alla materia Dio e senza questa potenza perché se l'avesse dovrebbe essere soggetto al divenire non è soggetto al divenire Dio è sempre e comunque è atto puro è immobile perché non è Infatti soggetto e movimenti sulla terra delle cose in movimento Dio non ha materia e quindi pure a forma e sostanza incorporea proprio perché non ha materia, Dio non è soggetto al divenire perché è eterno ed è la causa di tutti i movimenti. Come fa Dio ad essere un motore immobile a muovere le cose del mondo, Aristotele risponde a questo problema dicendo che Dio non è la causa efficiente quindi non dà un impulso come un macchinario ma è la causa finale ossia lo scopo ed è l'oggetto d'amore finale ossia lo scopo l'obiettivo ed è oggetto d'amore tra un po' come quando l'oggetto amato e che rimane immobile determina Comunque il movimento dell'amante che si muove verso l'oggetto amato c'è quindi una ricerca spasmodica di un movimento che spinge il mondo Verso Dio quindi nella concezione aristotelica non è Dio che forma ma è il mondo che aspirando a Dio si autodetermina attraverso le varie forme del mondo L'obiettivo è sempre quello che è della materia nascono forma e che questa forma si muova Verso Dio perché Dio è l'entità perfetta, compiuta, eterna è pura è lì che c'è la massima forma di intelligenza e di compiutezza, Una forma pura o atto puro che sia la perfezione completamente realizzata, cioè quel qualcosa che rappresenta il fine a cui tutto tende e dunque è la causa finale del divenire, costituisce la sostanza più alta dell’universo: la sostanza immobile e divina
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