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Vittorio Alfieri: autobiografia e opere letterarie, Appunti di Italiano

L'autobiografia di Vittorio Alfieri, scrittore italiano del XVIII secolo, e le sue opere letterarie, in particolare le tragedie. Alfieri racconta la sua vita divisa in due epoche e la sua scelta di dedicarsi alla letteratura. informazioni sulla sua infanzia, adolescenza, giovinezza e virilità, sui suoi viaggi e le sue relazioni amorose, sulla sua conversione alla letteratura e sulle sue opere. Inoltre, Alfieri critica la nobiltà e la tragedia francese e sostiene l'importanza dei sentimenti rispetto alla razionalità.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 26/10/2023

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anna-pischianz-1 🇮🇹

20 documenti

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Scarica Vittorio Alfieri: autobiografia e opere letterarie e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! VITTORIO ALFIERI anche per Vittorio alfieri ci avvaliamo della sua autobiografia. Opera letteraria. Vuole comunicare al lettore quanto sia stata eroica la sua scelta di dedicarsi alla letteratura e in particolare alla tragedia. Nasce ad Asti nel 1749, nella sua autobiografia dice di essere nato il 17 gennaio, ma in verità è nato il 16. Prima ragione: data del battesimo. Seconda opzione: dicendo essere nato il 17 gennaio vorrebbe far capire al lettore che è nato un po’ sfortunato (17 numero sfortunato); Nasce in una famiglia ricca e aristocratica, considerata da lui una fortuna, perché il fatto di essere ricco gli consentirà di non dipendere da nessuno, vivere liberamente e di non dover lavorare per un mecenate. Gli consentirà di criticare il servilismo della nobiltà 700esca, senza essere accusato id invidia. Autobiografia: divisa in due epoche. Epoca I ed epoca II. Epoca I divisa in 4 parti; l’epoca II è una continuazione della quarta parte. La prima parte ha come titolo “puerizia” e ha come sottotipo “nove anni di vegetazione”, ricorda di aver perso da piccolo il padre, di aver avuto un’infanzia solitaria, malinconica, aveva idee di suicidio. L’unico conforto è la sorella giulia che però viene mandata in convento per essere istruita. Seconda parte “adolescenza” - “otto anni di ineducazioni “Nel 1758 alfieri deve lasciare la famiglia per andare a studiare nella reale accademia di Torino, in cui i ragazzi venivano educati per entrare a fr parte dell’esercito. Dice che non gli viene insegnato nulla, sono tuti asini. Nel 66 dopo aver completato, capisce che non entrerà nell’esercito. Terza parte “giovinezza-10 anni circa di viaggi e dissolutezza”. Alfieri viaggia perché spinto da una grande inquietudine. Torna qualche volta a Torino. Bisogna ricordare che rimane disgustato dalle corti europee, i sovrani gli sembrano tiranni. (disgustato da Metastasio che si inginocchia a Maria Teresa; e Caterina 2 a san Pietroburgo). ...?. i posti che apprezza solo posti solitari, sono i deserti dell’Aragona (in spagna). e foreste della Scandinavia. Dissolutezze perché: in olanda e Inghilterra ha due storie d’amore con due donne sposate, anche quando torna a Torino inizia una relazione con una donna sposata che li chiama “odiosamata”, perché si sente molto attratto ma anche soggiogato (si sente schiavo della passione che lo lega alla donna). per questo suo disagio scrive una tragedia che chiama “cleopatra” (come Antonio). La tragedia sarà da lui giudicata come un tradimento, ma dalla stesura di questa tragedia capisce che scrivere tragedie è un modo per scrivere sé stesso. I personaggi hanno statura eroica e vengono rappresentati conflitti che sono inconciliabili e alfieri è un uomo di grandi contrasti, molto appassionato e anche in conflitto con il mondo, con la propria epoca. Cosi dal 1776 comincia la quarta parte della sua vita “Virilità” e sono 30 anni circa di composizioni, traduzioni e studi vari. Alfieri si rende conto che per scrivere bisogna studiare; inizia una conversione alla letteratura. Alfieri comincia a studiare, riprende il latino con un insegnante che gli fa leggere i grandi autori, che sono molto difficili ma stimolanti. (Inizia anche a studiare il greco, è appassionato “alle vite parallele” di Plutarco, che accosta personaggi romani e greci.). Per convincersi a studiare fa cose particolari, si taglia i capelli a metà (cosi non usciva di casa); si fa legare alla sedia dal servitore. sì traferisce in toscana e decide di spiemontizzarsi, di abbandonare l’uso del piemontese e del francese, vuole impadronirsi del fiorentino, per questo cede tutti i suoi beni dalla sorella, dalla quale riceve una rendita per poter vivere senza preoccuparsi del denaro. Il soggiorno in toscana è importante perché nel 1777 a Firenze alfieri conosce Luisa Solberg d’Albany, che lui definisce il degno amore. si lega profondamente ma non si sente assoggettata. Luisa era sposata con un aristocratico francese 30 anni più grandi. I primi 10 anni furono difficoltosi. Inizia ascrivere tragedie, ad ogni tragedia composta si comprava un cavallo. Nel 1790 alfieri si trasferisce a Parigi con la donna e assiste alla rivoluzione francese, da cui rimane deluso, perché vede la volgarità del popolo e l’affermarsi del ceto borghese. Nel 92 rientra in Italia e si stabilisce a Firenze, dove vive gli ultimi anni della sua vita. Cura “l’epoca seconda”. La interrompe nella primavera 1803. Avrebbe voluto scrivere la parte della senilità dopo i 60 anni. Alfieri è estraneo rispetto al clima culturale della sua epoca. In un’epoca contrassegnata dal culto della ragione è un uomo appassionato. Considera le persone razionali delle persone fredde. Pe alfieri bisogna seguire il cuore e i sentimenti. In parte rientra nel per romanticismo, per il rifiuto della razionalità. Alfieri non è religioso però non si accontenta della realtà in quanto tale tensione all’infinito= romantico. Egli rispetta le regole della tragedia classicista (tempo luogo azione), ma è molto passionale; critica la tragedia francese perché riflettono molto (quindi razionalità): pag. 651 “tacito orror di solitaria selva” come spesso avviene nei sonetti tradizionali (a cui si ispira alfieri) c’è una divisione in due parti. Nelle due quartine rapporto con la natura, nelle terzine lo giustifica spiegando il suo rapporto con gli uomini nelle quartine dice di provare piacere, una dolce tristezza nel rifugiarsi in selve solitarie e silenziose che suscitano orrore e paura, ma egli trova in questi luoghi conforto, rifugio superiore a quello che provano le belve quando si rintanano con i loro figli. Insistenza sul concetto di orrore nella seconda quartina riprende il termine selva all’interno di due parole derivate (inselva-rinselva), come dante, però come Petrarca anche Alfieri ama la solitudine, ma non cerca locus amoenus, va in posti scuri e orridi. (quindi reinterpreta Petrarca, pet andava in posti più armoniosa). L’idea della natura è preromantica. Quanto più egli si addentra nelle selve, più serenità trova, spesso ricorda quell’esperienza, vive quell’azione anche in modo psicologico. Un’esperienza fisica che egli riproduce a livello mentale per trovare la stessa serenità. Poi alfieri spiega di non detestare per l’odio degli uomini, e perché è convinto di non avere difetti, anzi in se stesso ne vede tanti. Ma ama rintanarsi in luoghi solitari perché detesta la sua epoca vile e si sente liberato dall’oppressione tirannica solamente in luoghi solitari. (per alfieri l’epoca è caratterizzato come un’epoca tirannica, la vede come un giogo. Si sente solo in un mondo che accetta di assoggettarsi al potere tirannico). Titanismo: i titani sono degli esseri che si ribellano all’autorità di Zeus, il titano più famoso è …, il creatore degli uomini, che dal fuoco agli uomini e per questo viene punito, legato ad una roccia e un’aquila gli va a mangiare il fegato che si rigenera continuamente; tormento continuo. Atteggiamento a chi i ribella ad un’autorità in fondo consapevole che sarà schiacciato dall’autorità, chi si ribella non è disposto a collaborare. I titani vanno incontro alla sconfitta, che è quasi un piacere durante il romanticismo. Pag. 663 “Bieca, o Morte, minacci? E in atto orrenda” Il sonetto è costruito su un’apostrofe alla morte, che vien sfidata a dare il colpo fatale al poeta. C’è un atteggiamento titanico, …. che prima o poi risulterà vincitore. Anche in questo sonetto alfieri ci tiene a presentarsi a presentarsi come una personalità eccezionale contro un’epoca mediocre. Si sente eccezionale, sfida la morte. Pensa che sia intollerabile nascere, non morire. Morire lo toglierebbe da tante angosce. Morte, cosa aspetti a interrompere la mia vita vergognosa, che io trascino in catene, cosa aspetti …Liberami dia re, che traggono orrore e potere dalla vigliaccheria della maggioranza che li spinge ad essere feroci, a prevenire a lenta ribellione dei pochi. Il discorso ha un carattere politico (machiavelli dice che il principe trae forza dalla massa, alfieri questo lo vede nella sua epoca.) (alfieri non si sposa perché vorrebbe dire assoggettarsi al potere, e non voleva far nascere figli in quell’epoca)
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