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"vita" Vittorio Alfieri, Dispense di Letteratura Italiana

Riassunto "Vita" scritta da Vittorio Alfieri Diviso per capitoli e con le datazioni in ordine cronologico

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 15/10/2023

Emily_C
Emily_C 🇮🇹

16 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica "vita" Vittorio Alfieri e più Dispense in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Riassunto libro “Vita” Vittorio Alfieri PARTE PRIMA INTRODUZIONE: - Ci spiega il motivo per cui ha deciso di mettere per iscritto la sua vita 1. Farsi conoscere da qui pochi che hanno letto e apprezzato le sue opere (sopravvivenza della propria memoria) e quindi l’amore verso sé stessi, 2. Voler evitare che dopo la sua morte uno scrittore qualunque raccolga la sia vita in un volumetto qualsiasi con il solo scopo di trovare consensi nel mercato editoriale *SOCIOLOGIA DEL MERCATO EDITORIALE - Il suo obiettivo è scrivere della sua vita con la maggiore onestà possibile, ma qualora non riuscisse ad essere effettivamente sincero ometterà determinati avvenimenti per non essere ridotto a mentitore. - Lui stesso autorizza il lettore ad andare oltre, ossia a saltare parti di testo laddove diventi troppo prolisso, soprattutto nella parte della vecchiaia dove la ragione a volte può venir meno. EPOCA PRIMA – PUERIZIA: abbraccia nove anni di vegetazione. Capitolo primo; Nascita e parenti (1749) - Ci dà i suoi natali e ci descrive in breve la sua discendenza paterna - Accenni al rapporto con la sorella e la madre Capitolo secondo; Reminiscenze dell’infanzia (1752: 3 anni) - il primo ricordo è dello zio che gli dava i confetti (1754: 5 anni) - Si ammala di dissenteria e si trasferiscono nella casa del patrigno - il fratellastro più grande viene mandato nel collegio dei Gesuiti - Prima sensazione di malessere (per la sorella) di cui Alfieri ha memoria: lui la descrive come un dolore vero e proprio che noi oggi chiameremo trauma della separazione. (1755:6 anni) - soffre per la lontananza dalla sorella - Prima testimonianza della sua tendenza allo studio: viene affidato ad un precettore, don Ivaldi che gli insegna a leggere, scrivere e far di conto; se non per Cornelio Nepote e Fedro era un precettore piuttosto ignorante. (poi cambierà insegnate) Capitolo terzo; Primi sintomi di un carattere appassionato - Non va più a trovare la sorella e dunque ne soffre; pian piano supera la cosa poiché frequenta la chiesa del Carmine dove ci sono i fraticelli, che essendo molto giovani, nel volto gli ricordano la sorella. - Episodio in cui sostituisce nel vocabolario di greco e latino la parola frate con padre. (1756=7 o 8 anni) - Essendo un giorno malinconico prova a mangiare dell'erba del giardino di casa si pensando fosse cicuta. Ovviamente sarà scoperto e punito. Capitolo quarto; Sviluppo dell’indole indicato da vari fattarelli (tra i 7 o 8 anni) - Punizione esemplare della reticella. - Veniva portato a messa facendogli indossare la reticella. La prima volta alla chiesa del Carmine la seconda volta alla chiesa di San Martino - La vergogna di talmente tanta che ci stette male e la punizione non venne più applicata. - Aveva comunque un carattere particolare poiché venne punito quando, la nonna essendo in visita da loro, chiese cosa volesse per regalo e lui disse nulla con fare arrogante e venne dunque punito. Capitolo quinto; Ultima storietta puerile - Passa l'estate con il fratellastro, il marchese di Cacherano, con il quale avrà un piccolo incidente in casa (sbatte la testa sul camino facendo gli esercizi alla prussiana). - Conoscenza per la prima volta dell’invidia, poiché il fratellastro essendo più adulta riceveva più attenzioni, e di come essa possa sfociare in due direzioni: o nell’odio e nel mettersi in competizione con gli altri. - L’invidia era verso il suo fratellastro Marchese di Cacherano, il quale essendo più grande di lui era nel collegio dei Gesuiti e più avanti negli studi. - L’anno dopo il fratellastro si ammalò di Tisi e venne riportato a casa dove morì poco tempo dopo ma Alfieri non lo vide più nemmeno prima della morte. - Lo zio paterno si accorse della necessita di far istruire il giovane e suggerì alla madre di farlo entrare all’accademia di Torino, la quale ne fu molto addolorata. - Viene affidato ad un certo alessandrino, Andrea. Piange durante tutto il viaggio e beve dall'abbeveratogli insieme ai cavalli. - Sottolinea l'importanza del ricordarsi che dentro di noi c'è un bambino. EPOCA SECONDA – ADOLESCENZA: abbraccia otto anni d'ineducazione. Capitolo primo; Partenza dalla casa materna, ed ingresso nell’Accademia di Torino, e descrizione di essa (1758: 9 anni) - Partenza dalla casa materna. Apprezza il viaggio in carrozza e nota come i cavalli corrano più velocemente rispetto all’andatura a cui è abituato quando va in giro con la madre. - Il bambino è dapprima spaesato dell’arrivo nella nuova casa poi dopo pochi giorni manifesta la natura irrequieta, tanto che anzi che aspettare ottobre viene mandato all’accademia ad agosto anzi che ad ottobre. - Spiega il suo ingresso nell’accademia e descrive come i ragazzi sono divisi; dice che più che un collegio sembrava una locanda. - Dice che gli insegnati stessi erano poco motivati all'insegnamento e soprattutto non possedevano una formazione del sapere pratico che teorico. Capitolo secondo; Primi studi, pedanteschi e mal fatti (1759: 10 anni) - Bambino sottoposto alla tirannide del servitore e dal controllore della camerata. - Viene controllato il suo livello di studio risulta ammesso al secondo livello. - Descrive i suoi primi anni al collegio e sottolinea come, sotto certi aspetti lui fosse più preparato dei suoi stessi maestri - Entra in competizione (emulazione che lo sprona) con i suoi compagni ma invano poiché nessuno ha una preparazione sufficientemente degna per potergli insegnare qualcosa. - Durante il corso dell’anno gareggiava con i suoi compagni, con il solo scopo di primeggiare. - Venne a conoscenza dell’Ariosto, con i suoi scritti divisi in 4 tomi, rubandoli. - Si scambiava i tomi dell'Ariosto con un suo compagno in cambio della porzione di pollo durante i pasti domenicali. - Lui si rammarica di non riuscire a leggere l’Ariosto, scritto in una lingua a lui conosciuta piuttosto che tradurre le Georgiche o l’Eneide. - I volumetti gli vennero confiscati Capitolo terzo; A quali de 'miei parenti in Torino venisse affidata la mia adolescenza - Primi due anni in accademia, peggiorano le sue condizioni di salute e non impara molto più di quello che già non sapeva. - Quando andava a trovare lo zio paterno, trascorreva del tempo con il Conte Benedetto con il quale intratteneva discorsi di rilevanza culturale. - Chiacchierare con lo zio lo reputava noioso e irritante per via del suo accento toscano; via con lui a Napoli - Sono anni in cui il suo studio si riduce ancora di più. Capitolo quarto; Continuazione di quei non-studi (1760=11 anni) - Studia sempre meno e sta sempre peggio di salute - Non sopporta i suoi compagni che lo chiamano “carogna. - Recupera l’Ariosto dal Sotto Priore - Parla dei suoi canoni aristotelici e spiega la tecnica dell’intreccio - Parla di alcuni scrittori quali: Tasso (non gli piaceva), Metastasio (primo autore di corte del 700 e autore di melodrammi), Annibal Caro, (aveva fatto una traduzione positiva dell’Eneide apprezzata da Alfieri) e Goldoni (apprezzava le commedie). - Faceva i compiti ad un suo compagno in cambio di due palle di gioco, prima li faceva fedelmente poi ci inseriva degli errori, il più famoso fu il “potebam” che costò al tipo una beffa da parte di tutta l’accademia e che lo indusse a farsi i compiti da solo. (1761=12 anni) Capitolo quarto; Fine del viaggio in Italia e mio arrivo a Parigi. - Va da Venezia a Padova, dove vi è la tomba del Petrarca, passa sempre annoiato per Vicenza, Verona, Mantova e poi Milano, riducendosi nuovamente a Genova. - Arriva ad Antibo per mare e una volta sbarcatovi va a Marsiglia e poi a Parigi Capitolo quinto; Primo soggiorno a Parigi (1767=19 anni) - Arriva in agosto ma le sue aspettative vennero deluse dal fatto che Parigi non era come se la aspettava: - le costruzioni e le architetture di per sé non gli piacevano, le definiva delle barbarie - le chiese le definì sudice e gotiche - le donne parigine erano brutte e mal truccate - solo i giardini gli piacevano - La su impressione di Parigi gli è rimasta impressa anche a distanza di anni - La necessità di cambiare sempre posto era dettata dalla sua angoscia e dal dolore continuo. - Nel gennaio decide di partire per Londra per poi riuscire ad apprezzare il bello in città come Napoli, Roma, Venezia, Firenze. (1768=20 anni) - Conosce Luigi XV che però ai suoi occhi sarà sempre troppo spocchioso e altezzoso Capitolo sesto; Viaggio in Inghilterra e in Olanda. Primo intoppo amoroso - Parte da Parigi in compagnia di un cavaliere suo compaesano: era il cugino dell'Ambasciatore di Parigi. - Durante tutto il viaggio vede Londra raccontò le sue imprese amorose essendo lui molto egocentrico e sicuro di sé. - Sbarcarono a Dover. In Inghilterra intanto assistiamo alla rivoluzione industriale che simboleggiava il passaggio dall'antico regime al mondo moderno. - Londra è il primo paese che gli piace, dopo Bologna; infatti, parla di un diffuso benessere generale. - A giugno riparte alla volta dell'Olanda, dove per la prima volta cade in quello che lui stesso definisce un intoppo amoroso. - Sempre in Olanda conobbe Don Iosè d'Acunha, grazie al quale decise di riaprire i libri, iniziando con Machiavelli, che sarà una fonte di ispirazione per le sue tragedie. - Si innamora di questa donna che era già sposata ma che di fatto lo ricambiava, tuttavia ella, essendo sposata con un ricchissimo uomo sempre in viaggio, fu costretta a seguirlo lasciando Alfieri con una semplice lettera che lo fece stare davvero male. - Per alleviare il dolore che provava chiese che gli venisse praticato il salasso. cercò di morire dissanguato se il fedele servitore Elia non fosse intervenuto. - A settembre decise di rimettersi in viaggio alla volta del Piemonte Capitolo settimo; Rimpatriato per mezz'anno, mi do agli studi filosofici. (1768=20 anni) - Legge le opere di Rousseau, di Montesquieu e di Helvetius per impegnarsi in qualcosa (1769=21 anni) - Tenta di leggere l'Eloisa ma tuttavia non llo finisce. - Il cognato cercava di farlo maritare con una donna: questa poi deciderà di maritarsi con un uomo più ricco di Alfieri. lui stessa ne sarà contento perché sapeva che se si fosse sposato non avrebbe più composto Capitolo ottavo; Secondo viaggio, per la Germania, la Danimarca e la Svezia - Parte alla volta di Vienna con un breve soggiorno a Torino e nel luglio in Ungheria dove però non apprese nulla. - Conoscendo il conte di Canale avrebbe potuto conoscere il celebre poeta Metastasio ma tutta via rifiuta sapendo che era al soldo dei potenti. - A settembre si muove alla volta di Praga e Desdra , per poi passare alla volta di Berlino dove conobbe Federico II. - Fa poi un viaggio a Nord tra Amburgo e la Danimarca per toccare anche Copenaghen. - Legge i dialoghi dell'Aretino e a fine marzo parte per la Svezia. Capitolo nono; Proseguimento di viaggi.Russia,Prussia di bel nuovo, Spa, Olanda e Inghilterra - A maggio partono per la Finlandia per toccare anche Pietroburgo e approdare poi a d Upsala. Quando arrivano in Svezia sono costretti a sostare per tre giorni nella terra del ghiaccio essendo appunto bloccati nel mare ghiacciato: questo aumento parecchio il suo senso di malinconia e angoscia che lo costringeva a spostarsi di continuo. Legge il Voltaire. - Conosce Caterina Seconda che definisce la Clitennestra Filosofessa. - Da San Pietroburgo passa poi a Danzica e Francoforte. - Comprò due cavalli e poi fece ritorno in Olanda per vedere il suo caro amico d'Acunha. Parte poi alla volta di Londra. Capitolo decimo; Secondo fierissimo intoppo d'amore a Londra (1771=21 anni) - Si innamora di Penelope Pitt, una delle donne più ragguardevoli di Londra; ella aveva un marito gelosissimo che però era solito viaggiare - L'unico modo che Alfieri aveva di vederla era di andare al Teatro Dell'Opera Italiana. - Alfieri soffriva per la lontananza dalla donna e così i due trovano un modo per passare la notte insieme: Alfieri lascia il cavallo in un'osteria poco lontana e poi procede a piedi. - Durante una gara di cavallo di fa male - In una delle sue visite alla donna si fa scoprire dal marito di lei, lui nega ogni cosa e finiscono a fare un duello con le spade, dove Alfieri rimane ferito. - Il marito di lei li fa spiare poiché i due si rivedono ancora: il marito però non le fa una scenata ma invece pretese il divorzio dalla moglie. Capitolo undici; disinganno orribile - Viene a sapere il giorno seguente ciò che è successo il giorno prima grazie ad Elia: egli lo aveva cercato in ogni dove, prima dal principe di Masserano, poi dal Caraccioli virgola e poi al Teatro dell'Opera italiana. - Quando lo trovo era il momento esatto in cui il marito stava entrando in casa ed essendo armato di spada temeva che avrebbe ucciso Alfieri. - Alfieri continua a sapere delle vicende del divorzio grazie ai servitori della Pitt, poiché erano vicini di casa: viene anche a sapere, dalla donna stessa, si ella aveva avuto una relazione con lo stalliere del marito: Ne soffrirà molto. - Decide di lasciarla la sera del venerdì poiché sapeva che i due non avrebbero potuto essere altro che amici. - Tornato a casa lesse tutta la vicenda su un giornale di Londra e si arrabbiò con la donna: dopo essersi arrabbiato decisero di interrompere la loro relazione anche in ragione del fatto che la donna stava partendo per la Francia. Decise così di accompagnarla fino a Rochester dopodiché lui tornò in Inghilterra. - Venne poi a sapere che il marito divorzio completamente da lei. Tuttavia, si meravigliò del fatto che il marito offeso non volle né ucciderlo o multarlo come avrebbe giustamente potuto fare. Capitolo dodici; Ripreso il viaggio in Olanda, Francia, Spagna, Portogallo e ritorno in patria - Tediato nell'animo riparte in cerca di un po' di pace va in Spagna, sostando prima in Olanda a far visita al suo caro amico d'Acunha e per non far sfogare i primi caldi. - Passa per Bruxelles e va a Parigi, dove rimane per un mese intero e piacendogli meno della prima visita. Ebbe l'opportunità di conoscere Rousseau, ma la rifiuta perché temeva una scortesia da parte dell'uomo. - Comprò dei volumetti di autori che non aveva mai sentito ma che da lì a poco sarebbero divenuti popolari suo malgrado; tuttavia, si mise a studiare per circa sei mesi opere e autori quali: Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Tasso e Macchiavelli. - Prosegue il viaggio arrivando in Spagna verso la fine di agosto. Barcellona fu la prima città dove si trattenne di più dopo Parigi e durante il viaggio in carrozza riprese la lettura del Montaigne. Una volta arrivata a Barcellona non avendo con sei cavalli inglesi ne compro due. Siccome i viaggi per le poste con le carrozze erano noiosi decise di intrattenersi leggendo il Don Chisciotte. - Volgeva poi per Saragozza e Madrid e una volta giunto a Madrid decise di proseguire il percorso con il suo cavallo, mandando avanti i suoi servitori affinché al suo arrivo gli facessero trovare tutto pronto. - Incontrò un ragazzo di ritorno dall'olanda con il quale strinse amicizia e racconta poi di una sua “pazza bestialità” fatta ad Elia. - Preparandolo per la notte, Elia gli tirò i capelli, Alfieri perde la testa e gli tira in tempia un candeliere: i due poi si sfidano in una sorta di duello con le spade ma non muore nessuno. - Difatti Elia avrebbe potuto ucciderlo ma non lo fece, neanche nella notte: Alfieri se ne vergognò sempre tanto. - Rimasto a Madrid non vide nulla della città e tuttavia decise di ripartire per Lisbona dove arrivò a Natale l'effetto che gli fece fu simile a quando vide Genova, seppur appariva chiaramente distrutta dal terremoto. - A Lisbona rimase per circa 6 settimane, ma se non fosse stato per l'incontro con l'Abate Tommaso di Caluso, sarebbe rimasto per 10 giorni. - Grazie a questa amicizia, Alfieri si avvicina ancora di più agli studi, anche in ragione del fatto che l'abate non gli faceva pesare il fatto di essere ignorante. - l'abate stesso nota come in lui ci fossero le capacità di poter scrivere e comporre ma Alfieri non lo prende sul serio. - Si sposta poi alla volta di Siviglia e poi ancora a Cordoba: rintraccia sia nei territori spagnoli e in quello portoghesi ancora una originalità nei costumi - Giunge per una seconda volta a Barcellona, dopo un viaggio di 30 giorni consecutivi; vende uno dei suoi cavalli dopo che si era azzoppato durante un viaggio, vende l'altro ad un banchiere di Barcellona, in cambio di una cambiale. - Tuttavia, non apprezzerà mai l'arte dei banchieri e la loro classe sociale: si presentano come gentile e poi ti usano per fare i loro comodi. - Fa un viaggio continuo fino ad arrivare ad Antibo e poi imbarcarsi per Genova, dove rimane per tre giorni e tornare in Torino. Capitolo tredici; Poco dopo essere stato rimpatriato, incappo nella terza rete amorosa. Primi tentativi di poesia - Rientra dopo i cinque anni di viaggio ben allargato di idee e rettificato il suo modo di pensare tuttavia non era interessata ad impieghi diplomatici. Il suo stesso genere lo cercò di trovare un impiego alla Camera del re ma lui rifiutò. (1773 = 23 anni) - Alla fine dell'anno prende casa in Torino ed entra in contatto con alcuni giovani con i quali parlavano di ogni cosa. - Intanto continuava la divagazione tra donne e cavalli, i quali aveva acquistato per più di 12 e decise che presumibilmente era ora di sottrarsi agli orrori della noia della sazietà e dell'ozio. - Ritrovò una vecchia fiamma che aveva conosciuto, in termini di amicizia quando era in cui era il primo appartamento dell'Accademia. Capitolo quattordici; Malattia e ravvedimento - Alla fine del ‘ 73 si ammalò gravemente di un male non meglio riportato ma tuttavia ebbe un intoppo amoroso intorno al gennaio del ‘74 con la suddetta signora che anch'ella si ammalò e lo stesso Alfieri gli fece da compagnia. (1774 = 24 anni) - Durante la convalescenza della signora incominciò a scrivere la Cleopatra poiché a casa delle donne c'erano molte razze egiziani, tuttavia, dopo che la donna si riprese i due litigavano sempre più spesso e lui decise di andarsene a Milano no le donne lo fece sentire in colpa e lui cercò di restare il meno possibile a Milano. Capitolo quindici; Liberazione vera. Primo sonetto (1775 = 25 anni) - Torna da Milano nel 1775 di notte per non farsi vedere e compone il primo sonetto ruppe con la signora, vedendo la cosa indispensabile per riuscire a far qualcosa della tua vita. Conobbe padre Paciaudi che lo aiutò negli iniziali componimenti. EPOCA QUARTA: VIRILITÀ: Abbraccia trenta e più anni di composizione, traduzione studi diversi Capitolo primo; Ideate, e stese in prosa francese le due prime tragedie, il Filippo e il Polinice. Intanto un diluvio di pessime rime (1775 = 26 anni) - Dato il suo carattere ostinato ed indomito che nel corso degli anni lo avevano trascinato in alcuni guai, decide di rimettersi finalmente a studiare, mosso da un istinto di recuperare quello che non corso degli anni non aveva appreso. - Ricomincia a studiare da zero affiancato da un maestro che di tanto in tanto lo tediava. - Si pone come obiettivo quello di studiare la lingua italiana, quella che parlavano i suoi contemporanei nella sua zona. - Intorno an 1775 riesce a recitare il Filippo e il Polinice, in italiano, le quali erano state stese da lui in francese suo malgrado. - Messa in scena della Cleopatra che però agli orecchi di Alfieri risulta sgradevolissima, ma che tuttavia non lo abbattono, pubblica La Cleopatra in un’edizione del 1783. - Capì che la lingua toscana non faceva per lui e continuò a comporre poesie senza tuttavia usare il toscano. - Inizia a scrivere ma siccome non ricordava lo schema delle terzine dantesche, le prime 12 le scrisse liberamente e poi corresse l’errore. - Soggiorno a Monginevro, nell’agosto del ‘75, dove decide di riprendere la lingua francese e ritrova l’abate Aillaud che lo aveva in precedenza accompagnato in uno dei suoi viaggi e aveva cercato di farlo avvicinare alle lettere. - Ricevette la notizia che si il fratello del Gori che poi successivamente il Gori stesso si ammalarono e morirono in breve tempo; lesse le lettere in compagnia della sua donna, che aveva raggiunto e che anch’essa si era addolorata tantissimo. Capitolo quindici; Soggiorno in Pisa. Scrittovi il Panegirico e il Trajano ed altre cose - La sua donna tornò in Italia - Lui in Pisa si mise a leggere il Panegirico a Traiano di Plinio il Vecchio che tanto lo prese da scatenargli un impeto di rabbia che lo inspirarono a scrivere. Lasciò questa composizione intatta per alcuni giorni per poi riprenderla e trovarsi soddisfatti del proprio lavoro. Capitolo sedici; Secondo viaggio in Alsazia, dove mi fisso. Ideativi e stesi i due Bruti, l’Abele. Studi caldamente ripigliati - La sua amata va a Parigi, dove aveva i parenti e Alfieri la raggiunge fino all’inverno quand’ella è costretta a tornare in Alsazia. - Il fatto di essere lontano e allo stesso tempo vicino alla donna amato lo getta nello sconforto che viene subito consolato dal rimettersi a scrivere. - Compone altre tragedie quali: “Sofonisba”, “Mirra”. - La sua donna, appena lui ebbe finito le varie stesure, le scrive dicendole che ha assistito allo spettacolo del Bruto di Voltaire ma che non le fosse piaciuto tantissimo; Alfieri finge di non conoscere tale Bruto di Voltaire e approfitta dell’occasione per stendere il suo Bruto. - A dicembre riparte e continua la stesura dei suoi lavori Capitolo diciassette; Viaggio a Parigi. Ritorno in Alsazia, dopo aver fissato con il Didot in Parigi la stampa di tutte le diciannove tragedie. Malattia fierissima in Alsazia dove l’amico Caluso era venuto per passare l’estate con noi - Raggiunge la sua amata in Alsazia - Aveva steso il Bruto Primo e aveva riverseggiato ma in lingua francese la “Sofonisba”, dopo averla fatta leggere ad un suo amico. - Decide di dare in stampa le sue tragedie e lascia al Didot il manoscritto delle prose - Li raggiunge il Alsazia l’amico Caluso, per poi ripartire alla volta di Ginevra e loro invece rimasero in Svizzera. - Riceve una lettera dalla madre, la quale aveva mandato Caluso da Alfieri per convincerlo a sposarsi con una ragazza di buona famiglia: Alfieri ovviamente rifiuta - Alfieri si sloga un polso e poi si ammala di dissenteria Capitolo diciotto; Soggiorno di tre e più anni in Parigi. Stampa di tutte le tragedie. Stampa di molte altre opere in Kehl - Dà alle stampe le altre tragedie, tranne l’Abele, ma si stabilisce, con dimora fissa a Parigi. - La sua amata viene a sapere della morte del di lei marito Capitolo diciannove; Principio dei tumulti di Francia, i quali disturbandomi in più maniere, di autore mi trasformano in ciarlatore. Opinione mia sulle cose presenti e sulle cose future di questo regno - Essendo stati convocati gli stati generalo, c’era molto tumulto in Francia e questo rallentava il lavoro della stamperia, nel caso specifico di Alfieri, poiché questi erano impegnati in altro. - Alfieri vuole affrettare le cose, per far sì che si rimanga nei tempi prestabiliti e ci riescono ma subito c’è un altro evento che li preoccupa. - Viene a sapere che le sue opere cominciano ad arrivare e che non dispiacciono; tuttavia, decide di non montarsi la testa - Essendo giunto alla fine dell’epoca quarta dice che nonostante il rimbambimento e le poche cose da scrivere, seguirà una parte quinta - Prega, inoltre, colui che in futuro entrerà in possesso di suddetta opera di farne quello che meglio crede. - La sua opera di fatto è nata con l’intento di far conoscer qualcosa in più al lettore qualora ne fosse interessato, anche se inizialmente è volta solo a fare da specchio con sé stesso. - Tuttavia, si dispiace un po’ perché avrebbe preferito parlare più ampliamente del suo impegno che del suo disimpegno. PARTE SECONDA Continuazione dell’EPOCA QUARTA PROEMIETTO - Dice di aver rireso quanto scritto in Parigi, in tre anni e di voler continuare a narrare quelle cose degne di lode che aveva fatto negli anni successivi, aggiungendo dunque capitoli all’epoca quarta. Capitolo venti; Finita interamente la prima mandata delle stampe, mi do a tradurre Virgilio e Terenzio, e con qual fine il facessi - Trovandosi a Parigi, un po’ annoiato dal non riuscire a comporre nulla, decide di, per pure diletto di mettersi a tradurre alcuni passi dell’Eneide; poi prendendoci gusto oltre che tradurla interamente si mise a tradurre il Terenzio: aveva infatti lo scopo di voler creare un verso comico, anche se impiegherà molto. - Fece un viaggio sulle alpi con la sua amata per distrarsi dal tedio portatogli dalla faccenda delle stampe delle tragedie - Vedono che in Parigi è difficile viverci per le tensioni politiche e partono alla volta di Londra Capitolo ventuno; Quart viaggio in Inghilterra e in Olanda. Ritorno a Parigi dove ci fissiamo davvero, costretti alle dure circostanze - Nell'aprile del ‘91 ripartirono per Parigi, quando il re si da alla fuga; passando per Oxford e poi Dover, dove Alfieri incontrò Penelope Pitt, con la quale parlò brevemente fino al loro arrivo a Calais - Dopo che i due si lasciarono, Alfieri e la sua amata proseguirono per Bruxelles dove Alfieri ricevette la risposta della lettera precedentemente inviata alla Pitt - Ad ottobre i due arrivarono finalmente a Parigi. Capitolo ventidue; Fuga da Parigi, donde per la Fiandre e la Germania tornati in Italia ci fissammo in Firenze - Trovandosi a Parigi, Alfieri si fa recapitare i suoi libri che aveva lasciato in precedenza; si trova ad essere sempre angustiato e malinconico - Riceve le ultime lettere dalla madre che sperava di rivederlo presto ma ella morirà nell’aprile del 1792 - Nel frattempo, c’erano le prime rivolte sociali in Francia, dopo la cacciata del re e quindi il crollo della monarchia; dunque, si iniziano i preparativi per la partenza da Parigi per le Fiandre. - Prima di riuscire a valicare il confine della Francia vengono fermati da dei rivoltosi che li accusano di portarsi via le ricchezze del re e di lasciarli così, allora Alfieri inizia a sventolare i passaporti italiani e raggiunti poi da delle guardie riescono a ripartire. - La sua donna per riprendersi dallo spavento volle stare un po’ con la sorella a Bruxelles. - Ad ottobre erano a Francoforte e a dicembre si stabilirono in Firenze. Capitolo ventitré; A poco a poco mi vo rimettendo allo studio. Finisco le traduzioni. Ricomincio a scrivere qualche coserella di mio, trovo casa piacentissima in Firenze; e mi do al recitare - È contento di essere ritornato a Firenze per via della lingua familiare - Si riavvicina allo studio e pian piano riprendono a vivere decentemente - Di tutto il suo patrimonio librario, dopo l’incidente per uscire dalla Francia, rimase con circa 150 volumetti di piccole edizioni, cosa che accrebbe il suo ozio intellettuale - Si diede alla recitazione con una piccola comitiva in una casa privata, cosa che lo fece ancor più allontanare dallo studio Capitolo ventiquattro; La curiosità e la vergogna mi spingono a leggere Omero, ed i tragici greci nelle traduzioni letterali. Proseguimento delle satire, ed altre storielle. - Si diede alla lettura di Omero e di Pindaro poiché egli fosse poeta tragico e attore ma non li aveva mai letti. - Intorno al ‘96 scisse altre rime e nel frattempo continuava con il Terenzio e con il Virgilio - Animo tediato per l’invasione dei francesi in Italia. Capitolo venticinque; Per qual ragione e con quale scopo mi risolvessi finalmente a studiare da radice seriamente da me stesso la lingua greca - Desidera imparare la lingua greca ma tutta via non riesce a tenere gli occhi fissi sull’alfabeto che l’amico Caluso gli aveva scarabocchiato su un foglio durante una visita. - Pensando quindi al fatto si essersi spesso avvicinato a territori greci, si impuntò e decisi di mettersi a studiare; in quasi un anno volle provare a scrivere qualcosa - Si appassionò di Platone, Erodoto e pian piano volle imparare i metri di Orazio - Tuttavia, era costantemente tediato dal nemico francese in Italia. Capitolo ventisei; Frutto da non aspettarsi dallo studio serotino della lingua greca: io scrivo (spergiuro per l'ultima volta ad Apollo) l’Alceste seconda - Alfieri continua a studiare il greco e a scrivere qualcosa in greco; si appassiona in particolar modo ad Euripide e ne scrive non una ma ben due versioni dell’Alcesti, chiamandoli Alcesti prima e seconda. - Si rimette in contatto con l’Abate di Caluso: manda alla sorella un ritratto fatto da le Fabre con una scritta in greco di Pindaro. Questa fa chiamate l’amico Caluso per tradurla e si rimettono in contatto. - Ci sono ancora delle tensioni politiche anche se è stata firmata la pace di Campoformio: Alfieri inizia a scambiarsi delle lettere con il Ginguenè per conto dell’abate Caluso. Capitolo ventisette; Misogallo è finito. Rime chiuse colla Telutodia. L’Abele ridotto; così le due Alcesti e l'ammonimento. Distribuzione ebdomadaria di studi. Preparo così, e munito delle lapidi sepolcrali aspetto l'invasione dei francesi, che segue nel Marzo ‘99. - Cresceva il pericolo per via dell'invasione francese e, dato questo pericolo si induce a scrivere delle lapidi sepolcrali sia per lui che per la contessa d'Albany. - Continua con le traduzioni del Virgilio, abbandona il Sallustio. In Firenze continua a copiare le traduzioni in greco e il testo si dedica poi ad Omero traducendolo in latino e tratta anche il Pindaro al quale sottrae tempo per dedicarsi sia ad Eschilo che Sofocle. Capitolo ventotto; Occupazioni in villa. Uscita dei francesi. Ritorno nostro in Firenze lettere del Colli. Dolore mio nell'udire la ristampa prepararsi in Parigi delle mie opere in Kehl, non è mai pubblicate - oppresso dalla tirannide trova l'unica consolazione nella letteratura e si mette a limare le due Alcesti. - il conflitto propone fine al suo infelice stato intorno a luglio quando intanto ha uno scambio epistolare con lo zio e con il Ginguenè Capitolo ventinove; Seconda invasione. Insistenza noiosa del General letterato. Pace tal quale, per cui mi scemano dal quanto le angustie sei commedie ideate ad un parto. - Nell'ottobre del 1800 nonostante ci fosse la pace i francesi invasero di nuovo la Toscana, lui si chiuse in casa uscendo solo per fare una passeggiata. Capitolo trenta; Stendo un anno dopo averle ideate la prosa delle sei commedie; ed un altro anno dopo le verseggio; l'una e l'altra di queste due fatiche con gravissimo scapito della salute. rivedo Labate di Caluso in Firenze. - Viene a sapere della morte del nipote, figlio della sorella Giulia che lo afflisse moltissimo e che lo spinse ad interrogarsi su quale sorte sarebbe capitata se fosse morta la sorella o lui. - decide quindi di sistemare amichevolmente l'assicurazione della sua pensione in Piemonte. - Nell'estate del 1802 si mise a verseggiare delle commedie e dopodiché si ammala per poi rimettersi Capitolo trentuno; intenzioni mie su tutta questa seconda mandata di opere inedite. Stanco, esaurito, pongo cui fini ad una nuova impresa; atto più a disfare, che a fare, spontaneamente esco dall'epoca quarta virile, ed in età di 50 ½ mi dò per vecchio, dopo 28 anni di quasi continuo inventare, verseggiare, tradurre e studiare - invanito poi bambinescamente dell'avere quasi che spuntata la difficoltà del greco, invento l'ordine d’Omero e me ne creo autokeir Cavaliero. - Dice di essere giunto a parlare della sua vita e che pone fine alla stesura della sua opera. - Si occuperà intorno ai sessant'anni di tradurre della vecchiaia di Cicerone, essendo il più adatta alla sua età. - parla infine di aver creato un ordine di libri detto l'ordine di cui lui se ne fece Cavaliere.
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