Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Vittorio Alfieri, Appunti di Italiano

Vita, opere, pensiero e analisi di alcune opere di Vittorio Alfieri

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 24/11/2021

flavia-virgitto
flavia-virgitto 🇮🇹

4.4

(7)

21 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Vittorio Alfieri e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! LA VITA Vittorio Alfieri nacque ad Asti il 16 gennaio 1749 da una famiglia ricca che gli garantì una buona rendita, dandogli la possibilità di dedicarsi alla letteratura. Studiò presso la Reale Accademia di Torino, ma negli anni a venire ne fu molto insoddisfatto. Terminati gli studi fece una serie di viaggi in Europa ed ebbe modo di rendersi conto del sistema monarchico, per cui nacque la sua avversione verso la tirannide. Paesi come l’Inghilterra e l'Olanda suscitarono in lui un sentimento di maggiore simpatia perché erano esempi di maggiore libertà civile. Viaggiò molto perché sentiva una certa irrequietezza, un sentimento di scontentezza e di vuoto che lo portava a muoversi spesso come alla ricerca di un fine, uno scopo alla sua vita. Questo sarà poi identificato da Alfieri con la vocazione poetica, destinata a riempire tutto il resto della sua vita. Tornato a Torino, egli conosce la marchesa Gabriella Turinetti, con la quale ebbe un rapporto tormentato e doloroso. Nel 1772 fonda con alcuni amici una sorta di società letteraria e inizia la stesura di alcune tragedie, la prima, Antonio e Cleopatra ebbe un grande successo. In seguito si reca a Firenze dove si immerge nella lettura dei classici latini e italiani, e dove conobbe Louise Stolberg alla quale si lega con un rapporto stabile ed equilibrato. Con lo scoppio della Rivoluzione francese fu animato da sentimenti di giustizia, tanto che scrisse un’ode per la presa della Bastiglia. Ma, con il periodo del terrore e con la dittatura imposta dagli stessi rivoluzionari ebbe una grande delusione. Lasciò Parigi per trasferirsi a Firenze dove visse in solitudine i suoi ultimi anni con un odio profondo verso la Francia che intanto si era impadronita dell’Italia con Napoleone. Morì a Firenze nel 1803. I RAPPORTI CON L’ILLUMINISMO Le basi della formazione intellettuale di Alfieri sono ancora decisamente Illuministiche ma allo stesso tempo, se ne distacca. Innanzitutto egli ripugna il culto della scienza, il razionalismo scientifico soffoca la violenza emotiva e passionale in cui egli ritiene consista la vera essenza dell’uomo, e spegne anche il fervore dell’immaginazione, da cui solo può nascere la poesia. La filosofia dei lumi mirava ad un’equilibrata regolamentazione razionale della vita passionale, Alfieri, invece si ribella ed esalta a dismisura la passionalità sfrenata, senza limiti. Alfieri, pur non avendo una fede positiva è mosso da un fondamentale spirito religioso, che si manifesta in un’oscura tensione verso l'infinito. Mentre l’Illuminismo è pervaso da un ottimismo fiducioso nelle sorti dell’uomo, la visione di Alfieri insiste sulla miseria impotenza umane. Nel suo aristocratico rifiuto dello spirito borghese teso all’utile e all'interesse materiale, egli vede nello sviluppo economico solo l'incentivo al moltiplicarsi di una massa di gente meschina e incapaci dai alti ideali e forti passioni. Dopo aver auspicato inizialmente la fine dell’ancien regime, lo rimpiange negli anni della maturità, non riconoscendosi nel nuovo assetto borghese. Concepisce la cultura come espressione di un alto sentire e non come strumento di divulgazione della conoscenza. LE IDEE POLITICHE Alfieri, vagando per 5 anni tra i vari paesi europei, puntualmente, si scontra con il clima opprimente dell’assolutismo monarchico. In quel mondo dell’Ancien regime Alfieri si trova in urto sia con ciò che esiste, l’assolutismo, sia con ciò che è destinato a sostituirlo, l'assetto borghese. L'odio contro la tirannide, che è il punto centrale di tutta la sua riflessione, non è la critica di una forma particolare di governo ma il rifiuto del potere in sé, in assoluto e in astratto. Anche il concetto di libertà, che egli esalta contro la tirannide, non possiede precise connotazioni politiche, economiche, giuridiche ma resta astratto e indeterminato. La riprova di questa astrattezza dell’ideale di libertà, che non può coincidere con nessuna forma definita di ordinamento politico, è che Alfieri si entusiasma per le rivoluzioni del suo tempo nel loro primo slancio insurrezionale che distrugge il vecchio ordine dispotico, ma appena esse si assestano in un ordine nuovo assume atteggiamenti disillusi e sdegnosi. Lo scontro filosofico che avviene in Alfieri non è tanto quello fra tirannide e libertà, ma fra due sfaccettature dell’animo di Alfieri stesso: da un lato è possibile osservare l’idea del superuomo, il nobile individualista in costante ricerca del desiderio di affermazione personale, dall’altro quel costante pessimismo dovuto alle forze imprevedibili della natura e del destino che provocano nell'uomo un’incontenibile malinconia. Titanismo e pessimismo possono essere facilmente interpretate come due diversi aspetti del carattere di Alfieri: il desiderio di superare costantemente i limiti che di fronte all’impossibilità genera un senso di sconfitta e di impotenza, oltre che al senso di colpa proprio per avere tentato di superare quell’umano limite. LE OPERE POLITICHE Il trattato Della tirannide, in due libri, esamina prima le caratteristiche della tirannide e delle forze che la appoggiano (il consenso dell’aristocrazia, l’esercito, la casta sacerdotale), così rievoca il pensiero machiavelliano; poi si occupa di quali comportamenti debba tenere un uomo libero dalla tirannide: o si isola e vive sdegnosamente appartato, o si uccide come gesto estremo di libertà, o tenta l'impresa coraggiosa e titanica del tirannicidio. Nel discorso alfieriano si delineano due figure: l'individuo ed il tiranno, opposti ma simili in quando entrambi tendono Alfieri scrisse diciannove tragedie. Nel Filippo sotto le vesti del sovrano spagnolo del ‘500 Filippo II, compare per la prima volta il mito del tiranno, immagine polemica di un potere che esercita una feroce, mostruosa oppressione. Nella sua volontà di imporre il suo incontrastato dominio, anche a costo di uccidere il figlio Carlo, Filippo è la prima incarnazione tragica dell’individualismo alfieriano. Alfieri trasse l'argomento del Polinice dalla mitologia greca. La storia è quella del conflitto fra i fratelli nemici Eteocle e Polinice, figli di Edipo e Giocasta, per il trono di Tebe: essi finiranno per uccidersi reciprocamente, lasciando la madre nella disperazione. L'ambizione dei due fratelli di salire al trono diviene brama di grandezza, individualismo sfrenato, vi è anche un senso oscuro e tragico del fato che condanna all’infelicità Antigone, loro sorella. La storia di Antigone costituisce la continuazione della vicenda di Eteocle e Polinice. Antigone, nonostante i divieti del nuovo re Creonte, decide di dar loro onorata sepoltura; per questo è vittima dell’ira di lui, che la fa mettere a morte, e a nulla vale il tentativo di salvarla messo in atto da Emone, figlio dello stesso Creonte, innamorato di lei. Qui viene approfondito il tema del fato come simbolo di negatività del vivere. In Antigone si manifesta il rifiuto di una realtà che contamina il ristabilimento della propria purezza attraverso la scelta della morte. Saul è una tragedia di argomento biblico: propone la storia del re Saul e della sua gelosia nei confronti di David, che ha sposato sua figlia Micol e che egli teme possa far ombra al suo prestigio e alla sua autorità di sovrano. Dopo aver nominato David capo del suo esercito, Saul, ossessionato da una smania di dominio assoluto, lo scaccia, e fa anche mettere a morte il sommo sacerdote, accusato di appoggiare David. Rimane così sempre più solo, preda del rimorso e di paurosi vaneggiamenti. Quando, approfittando dell'assenza di David, i nemici Filistei attaccano Saul, il vecchio re viene sconfitto e non gli resta che darsi la morte. In apparenza la tragedia ripropone il conflitto, tipicamente alfieriano, fra tiranno (Saul) e uomo libero (David). In realtà, il vero conflitto è quello combattuto all’interno del personaggio di Saul, dilaniato da opposte passioni; i suoi avversari, David e Dio, sono in effetti proiezioni del suo io diviso: egli infatti al tempo stesso ama David, in cui vede se stesso da giovane, e lo odia, spinto dall’invidia e dalla gelosia. Più in profondità, il conflitto nell’anima di Saul è combattuto fra il delirio di onnipotenza del re e i limiti della sua condizione umana, in particolare la vecchiaia e la morte. Il suicidio finale è assieme vittoria, in quanto estrema affermazione della volontà del sovrano, e sconfitta, in quanto resa dell’uomo ai propri limiti. Mirra è incentrata su una vicenda tratta dalle Metamorfosi di Ovidio: Mirra ama di una passione incestuosa il padre Ciniro, re di Cipro. Per tentare di dimenticare l'empia passione, accetta di sposare Pereo, ma durante la cerimonia cade in preda al delirio e crede di vedere intorno a sé le Erinni, le terribili dee persecutrici dei colpevoli. Pereo, ormai sicuro di essere odiato da Mirra, si uccide. Ciniro, convinto che la causa di tutto sia l'amore di Mirra per qualcuno di cui non vuole rivelare il nome, la incalza con numerose domande; Mirra tenta per l'ultima volta di nascondere il suo grande segreto, ma alla fine si lascia sfuggire la verità. Ciniro fa il gesto di allontanarsi inorridito, ma la ragazza si slancia verso di lui, gli strappa dal fianco la spada e si trafigge. La tragedia alfieriana è tutta centrata sul conflitto interiore della protagonista, divisa tra la passione incontrollabile che la dilania e la purezza del suo affetto filiale: a differenza di quanto avviene nelle Metamorfosi, l'amore incestuoso non viene consumato ma conduce Mirra al suicidio.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved