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Vittorio Alfieri, biografia e opere, Appunti di Italiano

Biografia di Vittorio Alfieri con riferimenti al contesto storico d'appartenenza; revisione sintetica delle opere : satire, commedie e tragedie, con analisi di alcuni passi

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 15/06/2023

rebecca-plesescu
rebecca-plesescu 🇮🇹

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Scarica Vittorio Alfieri, biografia e opere e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! LETTERATURA Alfieri Vittorio Alfieri nasce nel 1749 ad Asti, da una famiglia dell'aristocrazia, benestante, che gli permette fin dall'infanzia di ricevere una vita agiata, nel lusso, e studi adatti. Ciò che lo caratterizza è fin dalla prima infanzia la volontà ferrea e caparbia, un temperamento passionale, ribelle, "volli, volli, fortissimamente volli", ma al tempo stesso un animo solitario e tempestoso, per la nota malinconica della sua personalità, compie i suoi studi a torino, viene iscritto dalla famiglia all'accedemia reale di torino, che dava una preparazione militare, ma fornica al contempo una formazione di base. Sarà frequentata dal 1758 al 1767 (si trasferisce bambino). Terminato il percorso compie il cosiddetto gran tour, pratica comune agli aristocratici del tempo, è un viaggio in giro per l'europa, dopo gli studi. Egli conosce nuove culture e realtà, egli però non è mosso dalla fame di conoscenza, ma dall'irrequietezza che lo porta a non sentirsi mai appagato e soddisfatto; deve sempre trovare un nuovo scopo. Arriva fino alla russia, e proprio in questa fase itinerante, sviluppa la sua ideologia: odio per la tirannide monarchica, vista come i vari governi assolutistici europei, anche i cosiddetti assolutismi illuminati, le considerava tirannidi mascherate, i sovrani concedevano ai sudditi delle riforme, che egli percepisce con più disprezzo, poichè nell'assolutismo tradizionale, il popolo percepisce di essere schiacciato ed è tentato di ribellarsi. Mentre nell'ass illuminato non si avverte questo pericolo, dunque è più rischioso. Entra in contatto anche con esempi positivi e virtuosi, soprattutto l'inghilterra, l'olanda, i paesi settentrionali, considerati paesi dove diritti e libertà civili sono rispettati. Alfieri è affascinato anche dai paesaggi nordici, nella sua biografia descrive anche i paesaggi solitari desolati e malinconici, che rispecchiano il suo stato d'animo. Fa riferimento soprattutto alla scandinavia. Tornato nel 1772 si dedica all'attività letteraria, tuttavia sente l'esigenza di completare la sua formazione ; inizia a studiare da autodidatta i classici, è affascinato dallo storico greco Plutarco, autore delle "Vite parallele", in cui racconta le vite dei grandi uomini, eroi straordinari, del mito e della realtà. Ma è dal 1775 che la sua carriera lett subisce una svolta , poichè alfieri scopre la sua vocazione letteraria per la tragedia, nella sua autobiogr. dice di avere una "natura tragica", dice di possedere tutte le caratteristiche che lo portano ad essere un buon tragediografo: sono passione, furore, pianto, le tre disposizioni interiori, che occorre avere per essere un buon tragediografo. Denotano un' indole eccezionale (he aint umile). La prima tragedia in cui si cimenta è antonio e cleopatra, tratta della loro vicenda umana, quella di un amore struggente, passionale, che li conduce alla morte; nei due, alfieri proietta le sue vicende e sentimenti, in particolare si riferisce all'amore passionale per la Marchesa Turinetti, donna aristocratica a cui fu legato per diverso tempo. Tante donne ha avuto ma le storie più importanti sono con la turinetti e la Contessa Louise Stolberg, inizia nel 1776 quando egli si trasferisce a firenze, città della cultura e qui conosce stolberg, è la presa di potere del terzo stato nell'assemblea, egli non concepisce la supremazia borghese, dalla sua visione nobiliare. Lo scontro tra libertà e tirannide è lo scontro tra il bisogno di affermazione di sè e la tirannide sono le forze che si oppongono a questa ansia di formazione. Alfieri ha un' individualita smisurata, oggi si direbbe ipertropico. Egli deve affrontare delle forze oscure interiori, che si identificano con il contesto storico. C'è un forte legame con il tema del titanismo (anticip. romanticismo). La parola deriva dai titani: giganti (es. prometeo), che rivaleggiavano con gli dei e furono loro a ribellarsi a Zeus (il potere, l'autorità). Quindi il titan. è un'ansia di libertà e grandezza, è una forza di ribellione, nel caso di alfieri si esprime con un senso di eccezionalità spirituale, ma si esprime anche con l'insofferenza nei confronti di ogni limite e costrizione, il titano sa di essere destinato alla sconfitta, non è possibile un'affermazione infinita dell'io . L'uomo è un essere finito e ad un certo punto impotente. è evidente che questa forma di titanismo alfieriano è collegata al pessimismo. Queste idee politiche sono contenute un po' in tutta la sua produzione, ma in modo particolare nelle "opere politiche": prima , del 1777, si intitola "della tirannide" ed è una critica al dispotismo. Egli passa in rassegna le basi su cui si fonda la tirannide monarchica: nobiltà, casta sacerdotale, casta militare; e analizza come si deve comportare il libero uomo, colui che non si arrende di fronte alla tirannide, Le soluzioni possono essere il suicidio, in nome della libertà, oppure l'uccisione del tiranno. affronta anche il tema del rapporto tra libero uomo e tiranno, dicendo che entrambi sono creature in qualche modo eccezionali, infatti anche il tir. ha una volontà illimitata di affermare sè stesso. Sono figure speculari, il problema è che quelli che lui definisce i tristi tempi, impediscono la possibilità di affermazione, e allora il lib uomo può dedicarsi come ripiego, alla scrittura/letteratura, che diventa una sorta di surrogato/ripiego dell'azione. La seconda si intitola "dei principi e delle lettere" , 1786, riprende alcune tematiche dell'opera precedente ma analizza in particolare il rapporto tra intellettuale e potere assoluto, se nell'opera precedente è vista come ripiego, qui la scrittura viene vista come unica attività possibile, poichè l'intellettuale per non essere contaminato dal potere, può trovare la sua realizzazione solo nell'attività letteraria, che quindi deve avere una funzione di guida, non tanto per i contemporanei, ma rivolta soprattutto ai posteri, sono trascorsi 9 anni dall'opera precedente, e il suo slancio ribelle è gia temprato. La terza "misogallo", 1793, miso dal greco significa odiare, galli sono i francesi , qindi odio nei confronti dei francesi. L'opera deriva dalla rivoluzione francese, che crea in alfieri disprezzo per i principi illuministici troppo pratici, e la supremazia borghese. Egli difende i privilegi della sua classe sociale , dunque i priv. nobiliari, secondo lui la nobiltà ha il compito di esprimere le grandi virtù, poi afferma di disprezzare la riv francese poichè ha turbato l'ordine sociale, infine afferma che la tirannide borghese e plebea è peggio di quella monarchica. L'avversione verso lo spirito francese può avere la funzione di portare gli italiani alla creazione di uno spirito nazionale, in avversione rispetto alla fr. satire e commedie le satire sono componimenti in versi che alfieri scrive dal 1786 al 1797. è un genere letterario particolarmente aspro, le sue satire sono rivolte principalmente contro gli ideali illuministici che lo disgustavano: fratellanza, filantropismo, uguaglianza tra uomini. Critica alla borghesia, che viene considerata in modo peggiore della tirannide monarchica, per valori come l'utile, il mercantilismo ecc.. il tono è molto vemente, di frequente vengono usati ironia e sarcasmo nei confronti degli oggetti della sua polemica, le commedie invece vengono scritte dal 1800 al 1803, ma questa fase durerà poco poichè egli capisce di non essere portato. Spiccano quelle di tema politico, in 3 critica i sistemi di governo: Ne "l'uno" critica alla monarchia "i pochi" all'oligarchia "i troppi" democrazia La quarta vuole essere costruttiva, "l'antidoto", la soluzione, è una forma mista che tragga dalle tre precedenti gli aspetti migliori, ma dove l'elite sia sempre e comunque aristocratica. La legge deve essere in mano alla nobiltà, non al popolo. Scrive anche commedie di costume sociale ecc... Dopo questa parentesi si dedica esclusivamente alle tragedie elitarismo , "snobbava" il t, pubbl. Sono rappresentazioni a cui assiste un pubblico scelto ed elitario. Alfieri crede nel teatro , ma non in quello del suo tempo, si auspica in futuro possa avere una funzione civile importante, distaccandosi dalla tirannide monarchica , se lo immagina collegato alla rinascita dell'italia e della sua coscenza nazionale, una sorta di utopia. FASI DELLE TRAGEDIE 1. dal 1775, soprattutto tragedie di soggetto mitologico, s'ispira alla sua ammirazione per gli eroi greci, e allo storico greco che scrive "le vite parallele": una serie di biografie dei grandi uomini della mitologia. Il tema prevalente è lo scontro tra liberta e tirannide a; abbiamo tutta una serie di personaggi che rappresentano la figura dell'oppressore. Es. 1.Filippo, (che fa riferimento al sovrano spagnolo filippo V del 500), tratteggiato come un tiranno dalla volontà e ego smisurato, che esercita sui suoi sudditi una forte oppressione, è comunque un eroe. 2. POLINICE (sempre anche titolo della stessa tragedia), nella mitologia greca poli è uno dei figli di edipo e giocasta (è anche la madre di edipo stesso (incesto non consapevole), infatti quando edipo lo scopre si acceca per la disperazione) , con fratello eteocle, antigone e ismene, le sorelle. L'oggetto è lo scontro tra i 2 fratelli per impossessarsi dei regni, una volta che edipo si era allontanto per la vergogna. Fortissima ambizione di polinice di escludere il fratello dal dominio, ego smisurato. L'altro tema è quello del fato, che incombe sulla stirpe macchiata dalla colpa (l'incesto), condurrà a una serie di sciagure,    polinice infatti verrà poi ucciso dal eteocle. 3. dedicata ad ANTIGONE (1777), la figlia di edipo. Ella rappresenta la volontà di riscattare la propria stirpe dalla colpa, e la vicenda è tutta incentrata sullo scontro tra antigone e re creonte (nuovo re di tebe), colui che non vuole far seppellire l'impuro polinice. Creonte è dunque il tiranno, la donna si batte contro l'oppressore, dunque è allegoria della libertà, lei dice che la sepoltura è diritto di natura, al quale si oppone la legge dello stato, che vieta cerimonie funebri per chi è impuro . FUSIS è la legge della natura , a cui creonte per l'appunto contrappone il NOMOS, legge scritta, che ha le sue regole. La tragedia termina con la morte di antigone, che ha funzione catartica, cioè di purificazione. 4. "L'AGAMENNONE", fratello di Menelao, va in guerra per lealtà nei confronti del brodi, La vicenda si incentra sul suo ritorno in grecia, dove trova la moglie Clitemnestra con l'amante Egisto, che fa uccidere il marito appena tornato. Il vero protagonista è la donna, spinta ad agire alle sue passioni e incapace di controllarsi, tanto da arrivare all'uccisione di agamennone. 5. ORESTE è il seguito, il protagonista è il figlio di agamennone, che attraverso il matricidio, rivendica il padre e l'offesa subita. Tema della passione come pulsione della forza interiore, che lo spinge (lo slancio) a compiere un'azione così forte. 6. "VIRGINIA" è l'ultima tragedia di questo filone , ed è tratta non dal mondo greco, ma quello romano, ella ha tutte le virtù di una fanciulla di Roma, rappresenta l'estrema lotta per la libertà , poichè muore pur di non sposare il tiranno, Appio Claudio 2. si apre una fase sperimentale , in cui la visione di alfieri si fa più cupa e pessimistica, anche i personaggi che rappresentano la libertà e l'ansia di affermazione sono descritti in modo negativo; slancio meno vitale 1. 1778 , "RAIMONDO" si riferisce ad un fatto realmente accaduto nel rinascimento, la famiglia dei pazzi aveva cercato di organizzare una congiura contro lorenzo de medici. In questo caso il protagonista raimondo dei pazzi, si oppone alla tirannide monarchica di lorenzo. visto l'esito fallimentare l'uomo arriva al suicidio. 2. 1779 "OTTAVIA" ritorno al mito romano e alla storia. Ella è la moglie di Nerone, che rappresenta il despota, sua moglie invece è l'eroina che gli si oppone, e verrà per questo da lui uccisa. Ottavia è pero rispetto ai prot delle prime tragedie ,molto più fragile, debole . terza fase, conclusiva: crisi dell'individualismo eroico 2 tragedie rappresentative: - il "SAUL" del 1782, sarà rappresentata a parigi nel 1789 e in un secondo tempo, al ritorno in italia, sarà rappr a firenze nel 1792, dove lo stesso alfieri reciterà nel ruolo di saul. Egli è il re di israele, descritto nell'antico testamento, ci viene rappresentato il momento subito prima della guerra tra ebrei e filistei. Gli ebrei sono attaccati tornare in quel modo. Il conflitto tra david e saul non è il solito conflitto tra libero uomo e tiranno, ma è interno, più complicato. Anche quando è sulla scena    e si rivolge ad altri personaggi, Saul parla a se stesso, e come se stesse facendo un monologo. (altro segnale) SCENA 1; ATTO 2 è ambientata all'alba, Saul rimpiange la sua giovinezza, rivelando così tutta la sua fragilita. Dapprima è in scena con Abner, e resta dopo solo. Capiamo dalle parole che la causa del suo malessere è l'ira di dio, è un eroe maledetto angosciato da questo limite, che gli toglie lucidità e lo riempie di angoscie, ecco perchè la sua volontà è sempre oscillante e le parole del consigliere non fanno altro che incentivare i suoi incubi, deliri, tormenti, che raggiungono il culmine quando samuele, un sacerdote, toglie la corona dal capo di Saul e la pone su quello di david, questo gesto apparentemente insignificante fa scaturire la follia del protagonista. Possiamo dunque definire Saul un eroe pre romantico, per il maledettismo che lo caratterizza, Schiller scrive i masnadieri, in cui introduce la figura dell'eroe maledetto in sfida con Dio (movimento dello sturm und drang, la cui tematica viene in qualche modo anticipata da alfieri). ATTO III saul ritorna sulla scena, ancora una volta disperato , si vede cinto da "un'ombra di morte" e riprende a sentire un forte risentimento nei confronti di david, che lui avverte come una minaccia. Poichè è giovane e sente che david è aiutato dal favore divino. Un momento che inquieta saul particolarmente è il dono della spada a david che racconta gli era stata data da uno dei sacerdoti quando è stato allontanato. Saul la legge come congiura e continua a dire che david è il prediletto di dio. L'unica soluzione che vede è eliminare David e restaurare il potere con ferocia. Questa sua crisi di follia è un modo di reagire alla sua frustrazione, impotenza, nei confronti degli ultimi avvenimenti, c'è una grande debolezza dietro al delirio estratti dell'atto terzo. ATTO IV atto finale, del suicidio. Saul torna sulla scena ma questa volta, ulteriormente indebolito, non ha più nulla della fierezza che possedeva ad inizio dramma, ormai è certo della sconfitta. Apprende che gli ebrei sono stati sconfitti dai filistei, dopo il secondo allontanamento di david, e manifesta una nuova forma di eroismo, non consiste nell'essere un tiranno orgoglioso, ma nell'accettazione del proprio destino, anzi andarvi incontro attraverso la scelta della morte, che rappresenta per saul una sorta di catarsi: purificazione. è una catarsi terribile poichè saul si toglie la vita, dopo aver raggiunto l'apice della disperazione. La tragedia si chiude in questo modo. LA VITA , sua autbiografia. La "VITA" viene scritta dal 1797 al 1803, Alfieri scrive una prima parte che a sua volta si divide in sezioni: la puerizia, un latinismo, infanzia; l'adolescenza; giovinezza; virilità, ovvero età adulta (ancor splendore). Scrive una seconda parte che lui definisce prosecuzione della quarta sezione della parte prima. Lo scopo dell'autore è ricostruire com'è nata la sua vocazione letteraria , che è nucleo della sua esistenza. Vocazione come poeta tragico, talmente centrale, che ne parla nei termini di una conversione religiosa. La struttura/impostazione sembra quella delle vite dei santi : agiografie, in cui la conversione viene descritta come illuminazione. In precedenza , dice, che era un animo inquieto, che ha sentito questa vocazione, a cui da quel momento dedica la sua intera vita. Del resto è proprio lui ad usare la parola conversione, poichè egli ha quasi un culto religioso della poesia tragica, per lui è il modo attreverso cui realizzarsi; poichè la poesia è una manifestazione di eroismo, tensione eroica, se ricordiamo quanto importante è l'affermazione, la vocazione poetica risulta perfetta per descrivere ciò. Nel raccontare gli eventi egli sostiene che già nell'infanzia vi erano dei segni, che lui interpreterà successivamente. Lui da bambino era ribelle, si isolava dagli altri, idea della massa, persone comuni da disprezzare, aveva già da ragazzino questa tensione verso grandi obbiettivi, era una personalità molto particolare, rievoca episodi di ribellione all'accademia reale torinese, che percepiva come ambiente oppressivo; vengono descritti tutti gli slanci che rivelano un animo sublime. vi è sempre questo riferimento alla mediocrità degli uomini comuni. Nella "vita" troviamo anche la sua visione pessimistica, data da tutti i limiti che secondo lui
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