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vittorio alfieri e le tragedie, Appunti di Lingue e letterature classiche

descrizione del poeta, vita e opere

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 22/04/2023

angela.petrazzuolo.311
angela.petrazzuolo.311 🇮🇹

4.7

(3)

4 documenti

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Scarica vittorio alfieri e le tragedie e più Appunti in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! Alfieri Come Goldoni viene ricordato per la Commedia, così Alfieri è ricordato per la Tragedia ma, mentre Goldoni ha compiuto una riforma nella Commedia, Alfieri non ha riformato la Tragedia, seguendo il filo di scrittura tragica classico del 500 con le sue tre unità aristoteliche: stesso luogo, stesso tempo e stessa azione (la vicenda doveva limitarsi a un'unica situazione, accaduta in uno stesso luogo e nell'ambito delle 24 ore) e la divisione in cinque atti. Nacque ad Asti nel 1749 da una nobile famiglia di proprietari terrieri. Egli rappresenta la figura dello scrittore che, grazie alle cospicue rendite, può dedicarsi alla letteratura poiché aveva una indipendenza economica. A 9 anni fu mandato a compiere gli studi presso la Reale Accademia di Torino, frequentata da molti giovani della nobiltà piemontese. L’Accademia aveva tradizioni militari e ne uscì col grado di portainsegna ma senza alcun arricchimento culturale furono quelli, a suo stesso dire, «anni di ineducazione» in cui si sentiva «asino, fra asini e sotto un asino». Uscito dall’Accademia compì numerosi viaggi per l’Italia e l’Europa che durarono 5 anni. Visitò prima le grandi città italiane poi Parigi, Inghilterra, Olanda, Austria, Prussia. L’uso dei viaggi, per la nobiltà europea, si inseriva nello spirito cosmopolita e di conoscenza propri dell’età dei Lumi. Ma per Alfieri i viaggi non rientravano in questo spirito illuministico, egli non si spostava per conoscere luoghi, costumi e linguaggi ma era spinto da una smania di movimento e irrequietezza continua ed era accompagnato sempre da un senso di noia, scontentezza e cupa malinconia. Egli stesso nella sua autobiografia narra che non appena giungeva in un luogo, veniva sopraffatto dalla noia e sentiva il bisogno di andare in un altro luogo, quindi provava un impulso di fuga senza fine. Da ciò si delinea il profilo di un animo tormentato. L’esperienza dell’assolutismo. Anche se lo stesso Alfieri, nella Vita (sua opera) afferma che i viaggi, compiuti con questo stato d’animo non gli avevano fatto acquisire vere conoscenze, aveva in realtà potuto accumulare esperienze delle condizioni politiche e sociali dell’Europa contemporanea. È l’Europa dell’assolutismo monarchico e nel giovane irrequieto e ribelle la tirannide monarchica (specie del re di Francia) provocava reazioni negative. A Parigi si irrita per l’atteggiamento simile a un Dio del re di Francia, a Vienna si indigna nel vedere il poeta di corte Metastasio fare l’inchino alla sovrana Maria Teresa e rifiuta di conoscerlo, a Pietroburgo non vuole conoscere la zarina Caterina II. Solo i paesi in cui vede maggiori libertà come Inghilterra e Olanda suscitano in lui una reazione più positiva, ma ciò che lo affascinano sono soprattutto i paesaggi desolati e orridi. A Torino: vita oziosa e inizio attività letteraria. Ritornato a Torino, la sua insofferenza nei confronti di ogni gerarchia, gli impedisce di dedicarsi alle attività politiche e militari della nobiltà. Conduce, quindi, la vita oziosa di un giovin signore chiuso, però, nella sua depressione, solitudine e scontentezza. La depressione viene ulteriormente accresciuta dalla relazione tormentata con la marchesa Gabriella Turinetti. L’unica attività che gli si offre è quella letteraria e aveva cominciato a leggere soprattutto i testi degli illuministi francesi come Voltaire, Rousseau dando così fondamento alla sua avversione anti-tirannica. La conversione letteraria. Il 1775 è l’anno della svolta nella vita di Alfieri, la sua conversione letteraria. Già nel 1774 aveva abbozzato una tragedia “Antonio e Cleopatra” dimenticata subito dopo. Per caso poi il manoscritto gli ritornò in mano e scopre la somiglianza tra la propria relazione con la Turinetti, da cui scaturisce la sua depressione, e quella tra Antonio e Cleopatra e si rende conto che proiettare i propri sentimenti nella poesia costituisce l’unico mezzo per superare i propri tormenti. Portata a termine la tragedia ottiene un grande successo e questo episodio fa scoprire al poeta la sua vocazione di poeta tragico e da quel momento ritrova lo scopo che può dare un senso alla sua vita e placare la sua inquietudine. Si rende però conto di essere ignorante, con una educazione inadeguata e si immerge nella lettura dei classici latini e italiani, si applica allo studio della lingua italiana per imparare un linguaggio adatto alle tragedie che intende scrivere. Per far proprio l’italiano soggiorna a lungo in Toscana e qui conosce Louise Stolberg, contessa di Albany, moglie dell’anziano Charles Edward Stuart, pretendente al trono d’Inghilterra e trova in lei un amore che, insieme alla poesia, può dare equilibrio alla sua vita. Nel 1778 per recidere ogni legame con il Piemonte e con il re di Sardegna che esercitava un controllo oppressivo sulla nobiltà piemontese, rinuncia a tutti i suoi beni in favore della sorella, in cambio di una rendita vitalizia. Nel frattempo si dedica attivamente alle sue tragedie. Tra il 1785 e il 1792 soggiorna a Parigi con la contessa. Lo scoppio della Rivoluzione francese eccita il suo spirito anti-tirannico e saluta con un’ode la presa della Bastiglia – Parigi sbastigliato. Ma presto gli sviluppi della rivoluzione destano in lui disgusto, per quella che egli ritiene una falsa libertà che maschera una nuova tirannide borghese proprio per la violenza della plebe. Nel 1792 fugge da Parigi con la Stolberg e si stabilizza a Firenze dove vive i suoi ultimi anni in solitudine, animato da un odio feroce contro i francesi che si sono ormai impadroniti attraverso Napoleone dell’Italia. Muore a Firenze nel 1803 ed è sepolto a Santa Croce. I rapporti con l’Illuminismo. Le basi della formazione intellettuale di Alfieri sono illuministiche anche se nutre una sorta di insofferenza. Egli rifiuta la scienza poiché il razionalismo soffoca le emozioni e la passione che considera come vera essenza per l’uomo e spegne anche l’immaginazione da cui nasce la poesia che è la più alta forma di arte. Alfieri esalta la passionalità sfrenata, senza limiti, poiché la razionalità illuministica aveva oppresso e represso passioni e emozioni. L’illuminismo, sulla base della razionalità scientifica, sottoponeva a critica la religione tradizionale, Alfieri, pur non avendo una fede positiva, respinge il deismo illuministico ed è mosso da uno spirito religioso che si manifesta verso l’infinito, verso l’assoluto. Quindi, mentre l’Illuminismo è pervaso da un
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