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Vittorio Alfieri, riassunto, Sintesi del corso di Letteratura

riassunto della vita delle opere di Vittorio Alfieri

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 14/11/2019

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4.6

(28)

10 documenti

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Scarica Vittorio Alfieri, riassunto e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura solo su Docsity! Vittorio Alfieri La vita e personalità: Vittorio Alfieri nacque ad Asti nel 1749, da una famiglia della ricca nobiltà terriera. Le sue nobili origini gli consentirono di vivere di rendita e non doversi mai abbassare alla condizione di subordinato. Sin dall’infanzia rivelò una personalità malinconica e solitaria, accompagnata da una forte volontà. Compì i primi studi all’Accademia di Torino, anni ricordati dal poeta come improduttivi e di ‘ineducazione’. Uscito dall’accademia, intraprese numerosi viaggi in Italia e in Europa, che durarono ben 5 anni. Per quanto lo spirito da viaggiatore possa sempre in perfetta armonia con la curiosità e la spinta di conoscenza illuministica, l’evasione di Alfieri è tutt’altro che animata dal sapere. Il suo animo, inquieto e malinconico, sente una continua oppressione che lo spinge a vagare da un luogo all’altro. Lo stesso poeta, nei suoi scritti, afferma il senso di noia e oppressione all’arrivo di una città tanto attesa e la voglia irrefrenabile di raggiungere una meta nuova. Ciò lo porta a vagare senza meta per cinque anni sino al raggiungimento della realizzazione: la vocazione poetica. È questo che riempie la vita di Alfieri, che gli dona un motivo per cui vale la pena vivere, documentarsi, studiare, riempirsi di conoscenza. Infatti, si immerge in uno studio immenso e rapido alla scoperta dei grandi classici, gli stessi che nella sua infanzia egli aveva accantonato con noia e disinteresse. La poesia, la creazione, attraverso la quale il poeta esprime il suo pensiero e il suo animo, è il motivo attraverso il quale Alfieri trova un lieve equilibrio. Il pensiero: le basi della formazione intellettuale di Alfieri sono certamente illuministiche e, per quanto egli si sforzasse di rinnegarle, non poterono non influenzarlo anche solo un minimo. Per la cultura illuminista il poeta prova un senso di sordità e di insofferenza. Rifiuta il freddo razionalismo poiché la vera essenza dell’uomo risiede nell’impeto impetuoso della passione, risiede nel ‘forte sentire’, e solo da esso può nascere poesia. Egli si ribella al controllo razionale della ragione ed esalta la sfrenata passionalità, collocandosi così in un clima preromantico. Egli vede nel progresso economico solo un motivo di accrescimento per una massa di gente arida e meschina, una spinta propulsiva per il materialismo (una delle parole-chiave di quest’epoca). Contrappone ad ogni elemento dell’Illuminismo linee del suo pensiero: al cosmopolitismo contrappone l’importanza dell’isolamento e della propria individualità; al filantropismo oppone il culto dell’umanità eroica, l’importanza del distaccarsi da un gregge di uomini comuni. L’odio contro la tirannide: da questo ambiente soffocante Alfieri fugge, ma ovunque si scontra contro la tirannide, intesa sia come assolutismo monarchico, istituzione politica, ma anche, in senso più ampio, come vero e proprio concetto astratto che abbraccia ogni aspetto della realtà esteriore ed emotiva. L’assolutismo può essere sostituito con l’assetto borghese, il quale viene condannato dal poeta. Alla tirannide si accompagna il concetto di libertà, anche questa intesa nel senso più ampio del termine, come concetto astratto della realtà. Da qui, prende anche forma il titanismo e pessimismo alfieriano, intrinseche della personalità del poeta. Con titanismo si intende un’ansia di infinita grandezza e infinita libertà; questo concetto, tuttavia, si scontra con il pessimismo, cioè la consapevolezza dei limiti umani e della perpetua condizione misera dell’uomo. La smania di grandezza e di magnanimità eroica si scontrano con l’insufficienza umana provocando un forse senso di impotenza. La poetica: nella scrittura tragica Alfieri trova la perfetta espressione della sua malinconica inquietudine e del suo animo irrequieto. La scelta di questo genere e indotta da vari motivi, primo fra tutti la rappresentazione di figure umane eroiche, perfetta per dar voce al titanismo alfieriano. La tragedia era anche considerata il genere più alto e difficile. Questi motivi sembravano una sfida per il poeta. Secondo Alfieri l’ispirazione poetica deriva da uno slancio passionale e ciò si traduce anche nello stile. Sia la struttura che lo stile sono concise, il divagare o il temporeggiare producono solo noia nel lettore. Tutto deve essere breve e chiaro, un massimo concentrato passionale. Lo stile tragico deve distinguersi da quello lirico, il secondo, che si avvicina al canto, è completamente opposto al verso tragico, che risulta duro, aspro e sprezzante: antimusicale. L’andamento è frantumato e poco fluido. La spontaneità è alla base della creazione, l’elemento senza il quale è impossibile far poesia. In Vita il poeta spiega le fasi fondamentali per scrivere una tragedia, i tre ‘respiri’: ‘ideare’, ‘stendere’ e ‘verseggiare’.
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