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Vittorio Alfieri: Biografia e Opere, Schemi e mappe concettuali di Letteratura Italiana

Vittorio alfieri, nato ad asti il 16 gennaio 1749, si dedica alla letteratura dopo anni di viaggi e relazioni amorose. La sua produzione letteraria, composta da tragedie, commedie, poesie e trattati politici, è caratterizzata da un forte autobiografismo e da una forte tensione ideologica. Alfieri si nutre di grandi modelli classici e si distingue da altre istituzioni, fondando un modello di intellettuale sradicato e solitario. La vita e le opere di alfieri, dalla sua infanzia a sua morte, con un focus particolare sulle sue tragedie.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 04/01/2024

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gianni-paparella-2 🇮🇹

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Scarica Vittorio Alfieri: Biografia e Opere e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! VITTORIO ALFIERI Biografia Vittorio Alfieri nasce ad Asti il 16 gennaio 1749. Il padre muore meno di un anno dopo e la madre si risposa dopo poco. Il piccolo Vittorio trascorre l'infanzia nella casa del patrigno, sottoposto ad un'educazione severa. A meno di 10 anni, entra nella Reale Accademia di Torino, ma la carriera militare alla quale la famiglia intende avviarlo non si rivela confacente al suo carattere. Dopo averla abbandonata, Alfieri si dedica a una serie impressionanti di viaggi in Italia e in molti altri paesi europei: una stagione di viaggi negli anni della prima giovinezza appartiene alle prerogative della nobiltà settecentesca. Le testimonianze autobiografiche della vita composta più tardi dall'autore sottolineano l'ansia di cambiare continuamente luogo, il tedio fortissimo, l'amore per l'avventura e per il rischio. A Vienna incontra Metastasio, restando negativamente impressionato dalla sua subordinazione all'imperatrice Maria Teresa e torna stabilmente a Torino. Alfieri ha 23 anni e confessa di essersi fino a quel punto dedicato pochissimo alla propria formazione culturale. Si è dedicato entusiasticamente alla lettura degli illuministi francesi, restando anche suggestionato dalla lettura delle Vite Parallele dello storico greco Plutarco. L'avvicinamento alla letteratura avviene sotto la spinta dell'insofferenza e della ribellione, come desiderio di distinguersi dalle consuetudini sociali, letterarie e anzi di giudicarle, deriderle. Fondata con alcuni altri un'Accademia anticonformista, compone in francese Saggio di giudizio universale in cui mette alla berlina i potenti e gli artisti torinesi. Intraprende poi la stesura di un diario, prima in francese e poi in italiano. Apre una relazione amorosa con una donna sposata durata due anni ed è assistendo questa durante una malattia che Alfieri inizia a comporre la prima scena teatrale, dalla quale sarebbe poi nata la sua prima tragedia, Cleopatra, rappresentata con discreto successo a Torino. A partire dal 1775, si apre il periodo più intensamente creativo di Alfieri che nei sette anni successivi compone 14 delle 19 tragedie approvate. Al sentimento di inadeguatezza culturale, Alfieri risponde con una dedizione allo studio divenuta proverbiale fondata su una rigorosa disciplina e alle difficoltà linguistiche sopperisce con una serie di “viaggi letterari”, come egli stesso li chiama. Vive tra il Piemonte, Siena e Firenze. In quest'ultima città si stabilisce dopo aver conosciuto Luisa Stolberg-Gedern, contessa d'Albany e moglie di Carlo Stuart, destinata a essere la donna della sua vita. soggetto e i progetti di trasformazione politica. La forma più chiara nella quale può esprimersi la ribellione radicale del soggetto è la scrittura letteraria: antitesi irriducibile al potere. Alfieri denuncia ogni compromissione tra letterati e istituzioni, rifiutando il modello dell’intellettuale- cortigiano: fonda un modello di intellettuale sradicato e solitario, avulso dal presente e proteso ad una virtù proiettata in modelli passati. Questo aspetto dell’ideologia alfieriana si trova anche in un altro trattato, Del principe e delle lettere. I limiti della sua ideologia, però, vennero alla luce quando la rivoluzione francese mostrò l’affermazione della nuova borghesia moderna. I rivoluzionari e la Francia divennero i bersagli polemici preferiti di Alfieri, che compose numerose satire tra cui Il Misogallo. IL POETA E L’EROE: LE RIME E LE ALTRE OPERE IN VERSI In Alfieri c’è una tendenza all’autobiografismo che trova una delle sue espressioni più interessanti nelle molte Rime, composte da Alfieri durante l’arco della propria attività di scrittore. La forma privilegiata è quella del sonetto, la cui breve estensione consente un massimo di concentrazione espressiva. Alla base della lirica alfieriana c’è la lezione del Canzoniere di Petrarca: è recuperata però la tendenza ad uno stile nobile, teso ed essenziale, mentre è tralasciata la ricerca di equilibrio. Le due esperienze sono accomunate dalla presenza continua del soggetto lirico, ma in quella di Alfieri l’io si carica di tensione eroica, fierezza e sdegno. Il paesaggio ha funzione di interiorità: la natura di Alfieri è spesso orrida e minacciosa, motivo di tensione ed inquietudine. La forma lirica aspira alla raffigurazione del dissidio. IL TEATRO. LA POETICA TRAGICA Il corpus del teatro alfieriano consta di sei commedie e di 19 tragedie: a quest'ultime viene riconosciuta un'importanza centrale. Le commedie furono composte negli ultimi anni e pubblicate postume nel 1806. L’elaborazione delle tragedie si svolge negli anni più fertili e ricchi della produzione alfieriana. Le ragioni che indussero Alfieri a dedicare il massimo impegno nella composizione delle tragedie sono varie: intanto - una ragione di temperamento: quello di Alfieri era portato naturalmente alla teatralizzazione dei conflitti interiori e alla radicalizzazione, come se i vari personaggi esprimessero, da vari punti di vista, l'identità dell'autore, prestando voci diverse al suo protagonismo eroico. La scelta di misurarsi con il teatro tragico fu inoltre per l'autore come - una vera e propria sfida: mancava infatti alla tradizione letteraria italiana un modello valido a cui riferirsi. La ripresa dei grandi modelli letterari nazionali e la fondazione del nuovo: le due esigenze letterarie più avvertite da Alfieri. Vi erano infine - ragioni ideologiche. Tanto i rapporti interpersonali quanto le dinamiche storico-sociali erano ricordata da Alfieri a una tipologia fissa di tipo contrappositivo fondata su antinomie elementari: bene/male, coraggio/viltà, libertà/tirannide. Lo stesso autore ha fornito esaurienti ragguagli circa il proprio metodo di composizione, articolato in tre momenti ben distinti: <<ideare, stendere e verseggiare>>. La fase dell'ideazione consiste nella scelta del soggetto, nello sviluppo della trama, nella distribuzione della materia atto per atto scena per scena, nell'organizzazione del sistema dei personaggi; la stesura consiste nello svolgimento in prosa dell'azione teatrale e con la versificazione, la tragedia prende l'aspetto definitivo. Il modello adottato da Alfieri è quello classico della tradizione aristotelica: la tragedia presenta unità di luogo, di tempo, di azione; è divisa in 5 atti ed è ridotta a un numero assai ristretto di personaggi. Sia le tre unità aristoteliche, sia il numero ridotto di personaggi (in genere da quattro a sei) rispondono all'esigenza di concentrazione drammatica ed espressiva, in vista della quale è escluso il ricorso (che è frequente invece nel teatro francese) a David come futuro re d’Israele, ma Saul li fa uccidere e minaccia di morte il giovane, che deve fuggire e riaffida i piani ad Abner. Alla fine, davanti alla prevedibile disfatta, si prepara a morire con inutile eroismo. Se tutti i personaggi appaiono come a tutto tondo, dominati da un’unica passione, Saul è un personaggio problematico. Pur vecchio, vuole essere grande ed incontrastato, vuole imporre a tutti la sua forza di re e di eroe titanico; dall’altra è agitato dai rimorsi e ha bisogno di essere rassicurato. Questa ambivalenza si esprime nel rapporto con David, ora amato e ora odiato: egli è una proiezione di Saul stesso, ma anche colui che offusca la sua fama. Se nelle altre tragedie il dissidio era esterno e opponeva due personaggi, qui è interno allo stesso personaggio, segno di evoluzione nella poetica di Alfieri. I tre personaggi hanno in comune il destino di vivere in modo assoluto il senso del dovere, identificato con il rispetto di Saul e della sua volontà; e hanno in comune la necessità di andare contro la propria intenzione e contro i propri affetti pur di tener fede a tale rispetto. Il tentativo estremo di riaffermare se stesso vede Saul allontanare da sé David e sfidare la sorte e la volontà di Dio solo contro tutti, come intendendo dimostrare di poter vincere anche senza David. Saul sposta lo scontro sull’unico terreno nel quale può ancora vincere, il terreno della vita e della morte. Poi segue la Mirra: lo spunto viene tratto da Ovidio, ma enfatizza in chiave tragica il tema dell’incesto. La tragedia alterna la conclusione del mito, rinunciando al consumarsi della passione e dunque alla violazione effettiva del tabù dell’incesto, e rinunciando ovviamente alla trasformazione di Mirra nell’albero profumato che porta il suo nome. Pur circondata dall’affetto di tutti, la giovane Mirra è turbata e cupa. Lo stesso spettatore non ha dati sufficienti a capire la ragione di essa fino alle battute conclusive della tragedia. Attorno a Mirra si stringe la premura della nutrice Euriclea, dello sposo da lei scelto Perèo, della madre Cecri e dell’amoroso padre Ciniro. I fatti riguardano il giorno delle nozze fissate tra Mirra e Pereo. Sia Pereo che i genitori sarebbero disposti a rimandare le nozze per via dell’abbattimento della giovane, ma lei insiste per il compimento nella speranza che l’allontanamento dalla famiglia possa aiutarla. Al dunque, le nozze sono interrotte dal delirio di Mirra che rifiuta lo sposo, il quale per la disperazione si uccide. Mirra rivolge alla amdre parole cariche di odio e le si avvicina il padre, al quale rivela a poco a poco la verità: nutre per lui una passione incestuosa. Subito si trafigge con una spada e muore, disperata per essersi macchiata di una non riscattabile infamia. Né il padre né la madre osano avvicinarsi al corpo della figlia. È del tutto assente l’elemento politico e ogni contrasto interpersonale: il motivo del conflitto nasce all’interno della protagonista. Cerca di reprimere una parte di sé percepita come socialmente inaccettabile e resiste ai continui interrogatori della famiglia, sembra quasi voglia far resistere se stessa alla passione. Una simile vicenda dimostra l’incupirsi dell’ideologia e del mondo affettivo dell’autore: non è più possibile contare su un soggetto unitario e coerente, in nome del quale combattere contro una ingiustizia. La contrapposizione tra tirannia e libertà, alla base del soggetto alfieriano, implicava un soggetto forte, eroico, capace di collocarsi su uno die due estremi dle contrasto. Ora ad apparire minato è proprio l’individuo, in preda a lacerazioni interiori e irregolarità morali che lo rendono debole e lo escludono dalla società. Il conflitto tra tirannia e libertà qui si sposa sull’asse innocenza/empietà: Mirra è innocente finché riesce a dissimulare, per gli altri e per sé, la propria passione; diventa empia dal momento in cui la pronuncia. La morta che ella si dà ha il compito di punire l’empietà, senza poter più riscattare l’innocenza perduta. È anche questa una novità del teatro alfieriano, nel quale l’infelice (giusto o iniquo che fosse) poteva comunque trovare nella morte risarcimento e conforto, se non vendetta. Ora, la
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