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Vittorio Alfieri: vita e autobiografia, Schemi e mappe concettuali di Letteratura Italiana

Vita di Vittorio Alfieri + autobiografia "La vita di Vittorio Alfieri da Asti"

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 19/06/2023

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Scarica Vittorio Alfieri: vita e autobiografia e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! VITTORIO ALFIERI VITA, MORTE E MIRACOLI: BOH QUESTA L'HO PRESA DAGLI APPUNTI DI ANDRE: POETICA E STILE+IDEE E TEMATICHE: nasce ad Asti nel 1749; studia legge e letteratura a Torino, ma presto sviluppa una passione per il teatro; viaggia molto in Europa, entrando in contatto con importanti intellettuali dell'epoca e arricchendo la sua cultura; nel 1775, scrive la sua prima opera teatrale, "Cleopatra", che però ha avuto poco successo; nel corso della sua vita, ha scritto numerose opere teatrali, tra cui le celebri "Filippo", "Polinice" e "Oreste"; Alfieri è noto per il suo stile drammatico, appassionato e patriottico; -+affronta temi come l'onore, la libertà e l'amore non corrisposto nelle sue opere; durante il periodo della Rivoluzione francese, Alfieri abbracciato ideali di libertà e indipendenza per l'Italia; infatti, scrive anche opere di carattere politico e filosofico; l'opera più famosa di Alfieri è "Tragedie", una raccolta di cinque tragedie che lo ha consacrato come uno dei principali drammaturghi italiani; ha influenzato molti scrittori successivi e ha contribuito alla formazione dell'identità nazionale italiana; muore nel 1803 a Firenze, ma il suo impatto nella letteratura italiana continua ad essere riconosciuto e studiato ancora oggi; va in Inghilterra e incontra Penelope Pitt, diventa la sua amante e saranno amanti per tanti anni finché il marito non lo scopre e lo sfida a duello e non vince nessuno perché quest'uomo salva Alfieri avendo pietà di lui → nella biografia Alfieri lo elogia per averlo salvato. Va da Penelope che lo consola e gli confessa che ha avuto un primo amore, Aflieri ci resta male ma poi si riprende, il mattino dopo va da lei per fargli tutte cose ma scopre che lei l'ha raccontato a giornali per  essere famosa. Penelope diventa too famous e diventa suora in Francia.  Studia bene l'italiano e si dissocia dal francese, nel 1777 si innamora della Contessa d'Albanie che anche lei è sposata, studia le opere di Viriglio e si dissocia dalla politica, cultura piemontese. Fa un viaggio per fare pubblicità all'opera ma fallisce. Deluso dalla Rivoluzione e MUORE. Alfieri si distingue per uno stile drammatico e appassionato, che si manifesta nella sua scrittura teatrale; le sue opere sono caratterizzate da tensione emotiva, conflitto e pathos; utilizza principalmente il verso sciolto, senza una struttura metrica fissa, per ottenere maggiore libertà espressiva e un ritmo naturale; LA VITA DI VITTORIO ALFIERI DA ASTI: IN GENERALE: NEL PARTICOLARE: PARTE PRIMA: INTRODUZIONE: il suo linguaggio è semplice ed essenziale, evitando l'ornamentazione; cerca di comunicare le emozioni in modo diretto ed efficace; mostra un forte patriottismo e affronta tematiche politiche nelle sue opere; esprime un amore appassionato per la patria e sottolinea l'importanza della lotta per l'indipendenza italiana; pone l'individuo al centro delle sue opere, esaltando la forza del carattere e l'autodeterminazione: i suoi protagonisti affrontano dilemmi morali e contrasti interiori; Alfieri esplora temi come l'onore, la libertà e la passione amorosa; analizza la lotta tra dovere e desiderio, le tensioni tra le convenzioni sociali e le emozioni personali; sebbene segua la struttura teatrale classica con atti e scene, le sue opere si distinguono per lo stile e la profondità emotiva; autobiografia in cui l'autore racconta la sua vita, le sue esperienze e le sue opere, fornendo un'introspezione nel suo percorso personale e intellettuale; il testo si apre con una descrizione della città natale di Alfieri, Asti, e delle sue prime esperienze e influenze familiari; Alfieri poi racconta del suo percorso di studi, dei suoi viaggi in Europa e dei suoi incontri con importanti figure intellettuali dell'epoca; l'autobiografia prosegue con la narrazione delle esperienze personali e dei momenti cruciali della vita di Alfieri, compresi i suoi amori, le sue passioni politiche e le sue lotte interiori; Alfieri esplora anche le sue opere teatrali, i loro temi e le loro reazioni da parte del pubblico; l'opera si conclude con una riflessione sul significato e l'eredità della sua vita e delle sue opere; Alfieri esprime la sua visione della letteratura come mezzo per esprimere la passione e la verità, e come strumento per influenzare il cambiamento sociale e politico; CAPITOLO 4: sviluppo dell’indole indicato da vari fattarelli: la privazione della sorella aveva causato tristezza e serietà nel narratore; le visite alla sorella erano diventate sempre più rare a causa degli impegni scolastici; la solitudine era stata alleviata dalle visite alla chiesa del Carmine, dove si poteva ascoltare musica e osservare i frati; il narratore sviluppò un amore innocente per i giovani novizi del Carmine, che avevano visi simili a quelli delle donne; questo amore per i novizi divenne così intenso da distrarre il narratore dagli studi e dagli altri impegni. il narratore corresse i dizionari sostituendo la parola "frati" con "padri" per nobilitare i giovani novizi; questo amore segreto per i novizi contribuì a creare un umore malinconico nel narratore, che iniziò a dominare la sua personalità; a causa di una disposizione malinconica, il narratore mangiò dell'erba amara nel tentativo di lenire il dolore interiore, che poi vomitò nel giardino per sbarazzarsene; la madre del narratore notò i suoi occhi rossi e gonfi e gli chiese cosa fosse successo; nonostante l'iniziale resistenza, il narratore confessò di aver mangiato l'erba, causando preoccupazione alla madre; il narratore fu punito e costretto a rimanere in camera, alimentando ulteriormente la sua malinconia; l'autore descrive la sua natura contraddittoria e mutevole durante la sua infanzia: era spesso taciturno e tranquillo, ma a volte diventava loquace e vivace; era ostinato e restìo quando si confrontava con la forza, ma pieghevole nei confronti di consigli amorevoli; aveva paura di essere rimproverato e si vergognava facilmente, ma diventava inflessibile quando veniva contrariato; l'autore ricorda tre episodi significativi che riflettono il suo carattere: uno riguarda una punizione in cui doveva indossare una reticella da notte per andare in chiesa; questo lo faceva sentire così tanto triste che alla fine si ammalò; l'autore riflette sul motivo di tanto dolore e si rende conto che temeva di essere giudicato dagli altri e di essere visto in quel modo da quei giovani frati; un altro episodio riguarda la visita della nonna, che gli chiese cosa desiderasse; non riuscì a rispondere e disse "niente" più volte, nonostante tutti cercassero di farlo cambiare idea; anche se si pentì di aver rubato un ventaglio in seguito, non fu punito come quando si rifiutò di chiedere qualcosa alla nonna; CAPITOLO 5: ultima storietta puerile: l'autore racconta anche la sua prima confessione, che era molto difficile per lui perché doveva rivelare i suoi segreti a una persona che conosceva appena; durante il pranzo successivo, si sente giudicato dalla madre e non riesce a pronunciare la penitenza che gli era stata imposta durante la confessione (cioè prosternarsi davanti alla madre e chiederle perdono per tutte le mancanze passate); alla fine, l'autore sviluppa un forte risentimento nei confronti del confessore e perde interesse per il sacramento della confessione; questi episodi ritraggono vividamente il carattere del narratore e mostrano le sue reazioni estreme, la sua timidezza, l'orgoglio e la sua inclinazione a evitare punizioni o situazioni imbarazzanti; il narratore racconta di quando suo fratello maggiore, il marchese di Cacherano, venne in vacanza ad Asti; Alfieri aveva otto anni, mentre suo fratello ne aveva circa quattordici; non essendosi mai conosciuti prima, il narratore non provava amore per suo fratello, ma iniziò a sviluppare una certa inclinazione verso di lui a causa della sua compagnia; tuttavia, iniziò a provare invidia nei confronti del fratello, poiché quest'ultimo era più grande, aveva più libertà, denaro e attenzioni dai genitori; questa invidia non si traduceva in odio verso il fratello, ma desiderava ardentemente avere le stesse cose senza toglierle a lui; il narratore descrive la sottile differenza tra l'invidia cattiva che si trasforma in odio verso chi possiede qualcosa di desiderato e il desiderio innocente di emulazione o competizione per ottenere le stesse cose. il narratore racconta delle loro interazioni durante l'estate, che erano caratterizzate da momenti di divertimento e litigi, ricevendo sia doni che pugni dal fratello; durante un giorno caldo, mentre giocano ad imitare il esercizio militare, il narratore cade e si ferisce la testa su un oggetto nel caminetto; la ferita era lunga e profonda, lasciando una cicatrice visibile sopra l'occhio sinistro; non avvertendo subito il dolore inizialmente sta calmo e dice al fratello di non dire nulla, quando però sente il sangue scorrere sul suo viso inizia ad impanicarsi; la ferita richiede diverse settimane per guarire e il narratore deve rimanere al buio per alcuni giorni per proteggere l'occhio; durante la convalescenza, il narratore va in chiesa con una fasciatura sulla testa e non prova ripugnanza a mostrarla in pubblico, forse perché l'idea del pericolo vissuto gli dava una certa soddisfazione o perché associava una qualche idea di gloria alla ferita; EPOCA TERZA: CAPITOLO 8: secondo viaggio, per la Germania, la Danimarca e la Svezia: CAPITOLO 9: proseguimento di viaggi. Russia, Prussia di bel nuovo, Spa, Olanda e Inghilterra; dopo circa un anno, il fratello maggiore si ammala gravemente e muore di tisi; nel frattempo, lo zio paterno del narratore decide di piazzarlo nell'Accademia di Torino per un'educazione migliore; la partenza del narratore coincide con la morte del fratello, e la madre è profondamente addolorata: il narratore sente il dolore della madre ma è anche attratto dall'idea di viaggiare e vedere cose nuove; durante il viaggio, il narratore piange e, durante una sosta per cambiare i cavalli, beve acqua dall'abbeveratoio dei cavalli, affermando che un buon soldato deve abituarsi a fare cose del genere; il narratore conclude affermando che questa prima fase della sua infanzia sarà inutile per coloro che considerano l'infanzia come qualcosa di insignificante, dimenticando che l'uomo adulto è una continuazione del bambino; l'autore ottiene la permissione del re per intraprendere un viaggio a Vienna nel maggio del 1769; durante il viaggio, riflette sulle cose del mondo e trova conforto nella lettura dei Saggi di Montaigne; la sua mancanza di conoscenza della lingua latina e la perdita di familiarità con la lingua italiana lo frustrano; arriva a Vienna e trascorre l'estate lì senza imparare nulla; fanno un breve viaggio in Ungheria per vedere una parte del paese; si dedica all'ozio, evitando l'amore e frequentando diverse compagnie; gli viene offerta l'opportunità di incontrare Metastasio, ma la sua avversione per i poeti che si vendono alle autorità lo fa rifiutare; continua il viaggio verso Praga, Dresda e Berlino, dove nutre un profondo disgusto per l'ambiente militare; viene presentato al re di Prussia, provando solo indignazione e rabbia; prosegue verso Amburgo, Danimarca e Copenaghen, dove apprezza l'attività commerciale e industriale; si rallegra nel parlare italiano con il ministro di Napoli in Danimarca e legge i Dialoghi dell'Aretino e Plutarco; riprende il viaggio verso la Svezia, sperimentando un inverno rigido e paesaggi suggestivi; si affascina per la Svezia e la sua popolazione e trova interessante la forma di governo del paese; continua a godere del divertimento della slitta; forma un'idea generale sulla Svezia, riconoscendo la corruzione politica e la mancanza di libertà efficace; prosegue il viaggio, divertendosi con le slitte e apprezzando l'estrema parte settentrionale del paese; CAPITOLO 15: liberazione vera. Primo sonetto: il protagonista, il giorno seguente, legge un articolo su di lui che rivela pubblicamente la storia dell'infedeltà della donna; lo aveva usato per diventare famosa; lui la insulta e poi torna da lei, ma alla fine decide di lasciarla e accompagnarla in un monastero in Francia; tornato a Londra, il protagonista scopre che il marito ha avviato il processo di divorzio; nonostante tutto, il marito non cerca vendetta violenta e il protagonista apprezza la sua generosità; il protagonista riflette sulle conseguenze dolorose del suo amore e del tradimento subito; inizia descrivendo il suo ritorno a casa dopo una noiosa serata all'opera, dove era stato trattenuto nel palco di una donna odiosa; era così stufo di questa relazione che decise di rompere definitivamente i legami con lei; tuttavia, non riusciva a trovare la forza di mantenere questa decisione, nonostante i suoi tentativi di distogliere la mente dalle ambasciate e dai ricordi; quindi, decise di rimanere a casa, osservando ogni giorno dalla finestra la signora e ascoltando le sue conversazioni, senza cedere a nessuna forma di contatto; per rendere la sua risoluzione più concreta, scrisse una lettera a un amico che non vedeva da molto tempo, spiegando la sua decisione e allegando una ciocca dei suoi capelli come segno di impegno; chiese all'amico di supportarlo moralmente per resistere alla tentazione di tornare indietro; durante questo periodo di isolamento, il narratore passò i primi quindici giorni nella sua casa, vietando qualsiasi forma di comunicazione con il mondo esterno; alcuni amici lo visitavano, ma lui non si lamentava verbalmente della sua situazione, anche se il suo contegno e il suo volto rivelavano il suo stato d'animo; cercò di distrarsi leggendo e andando a cavallo, ma non riusciva a concentrarsi né sulla lettura né su qualsiasi altra attività; dopo due mesi, un'idea si manifestò nella sua mente: quella di dedicarsi alla scrittura poetica; iniziò a lavorare su una tragedia ispirata al suo stato d'animo, basata sul personaggio di Cleopatra; consultò alcuni amici che avevano competenza nella poesia italiana per ottenere consigli e suggerimenti; EPOCA QUARTA: CAPITOLO 19: Principio dei tumulti di Francia, i quali sturbandomi in più maniere, di autore mi trasformano in ciarlatore. Opinione mia sulle cose presenti e future di questo regno. durante questo periodo, il narratore si sentiva desideroso di imparare e dimostrare il suo talento letterario; la scrittura gli offriva una via di fuga dalla sua infelice passione amorosa e gradualmente riacquistò la lucidità mentale; non era più costretto a legarsi alla sua sedia per evitare di fuggire da casa sua; per superare la sua debolezza emotiva, il narratore si impegnò in modi strani e bizzarri; ad esempio, si mascherò da Apollo e si esibì in un ballo pubblico, cantando dei versi che aveva scritto; queste azioni stravaganti servivano a ostacolare il suo ritorno alla relazione di cui voleva liberarsi definitivamente; il narratore descrive anche il suo interesse crescente per la gloria letteraria e il suo impegno nello studio della poesia italiana; dopo mesi di lavoro e consultazioni con amici, completò una tragedia che intitolò "Cleopatra"; il primo atto della tragedia fu inviato al padre Paciaudi per ottenere il suo parere; sebbene il padre Paciaudi avesse delle riserve, il narratore decise di perseverare e riscrivere l'opera; la tragedia fu poi rappresentata a Torino il 16 giugno 1775; questo evento segnò un momento significativo per l'autore e per l'accademia di cui faceva parte, poiché diede loro l'opportunità di presentare il loro lavoro al pubblico e di condividere la loro passione per il teatro; la rappresentazione teatrale potrebbe aver portato alla luce il talento dell'autore e consolidato la reputazione dell'accademia nel panorama culturale dell'epoca; riporta un resoconto dettagliato delle esperienze dell'autore durante un periodo di agitazione politica e sociale in Francia, a partire dall'aprile 1789; l'autore esprime preoccupazione per i tumulti che insorgono quotidianamente a Parigi dopo la convocazione degli Stati Generali e teme che possano impedirgli di completare le sue edizioni letterarie; descrive il suo disappunto nei confronti degli artigiani della tipografia del Didot, che si sono trasformati in politici e si dedicano alla lettura delle gazzette e all'elaborazione di leggi anziché al lavoro di composizione e stampa; l'autore lamenta la mancanza di sicurezza e tranquillità nella società francese, nonché il declino della libertà e la presenza di politici incompetenti; esprime il suo disgusto per la corruzione e la mancanza di intelligenza pratica nella gestione degli affari pubblici, citando le parole di Machiavelli; l'autore si sente impotente di fronte alla prepotenza militare e all'arroganza degli avvocati che pretendono di difendere la libertà; PARTE SECONDA: EPOCA QUARTA: CAPITOLO 30: Stendo un anno dopo averle ideate la prosa delle sei commedie; ed un altr’anno dopo le verseggio; l’una e l’altra di queste due fatiche con gravissimo scapito della salute. Rivedo l’abate di Caluso in Firenze: l'autore afferma di aver completato le sue tragedie con grande fatica e soddisfazione, ma la situazione politica sempre più instabile e incerta lo fa temere per il futuro; riceve notizie che le sue tragedie sono state pubblicate e ben accolte, ma rimane scettico poiché le informazioni provengono da amici o persone benevole; l'autore desidera ricevere critiche e lodi basate su motivazioni valide e utili per il progresso dell'arte e di sé stesso, ma finora non ne ha ricevute; spiega che ha deciso di pubblicare solo due delle sue opere, "L'America libera" e "La Virtù sconosciuta", riservando le altre per un momento meno turbolento; afferma la necessità di stampare e perfezionare attentamente un libro, ritenendo che i manoscritti non siano libri completi fino a quando non sono stati sottoposti a revisione e stampa rigorosa da parte dell'autore stesso; annuncia l'intenzione di scrivere la propria vita e conclude il brano datato 27 maggio 1790, lasciando intendere che potrebbe completare il resoconto fino all'età di sessant'anni, se la sua carriera letteraria lo permette; se muoressi prima di allora, chiede a un amico di fare ciò che ritiene più opportuno con il suo scritto, inclusa la possibilità di bruciarlo; l'autore esprime anche la volontà che se l'amico decidesse di renderlo pubblico, lo faccia con modifiche di stile ed eleganza, ma senza alterare i fatti già descritti; in sintesi, l'autore narra le sue angosce personali durante un periodo di rivoluzione in Francia, esprime delusione per la situazione politica e sociale del paese e annuncia l'intenzione di scrivere la propria vita come testimonianza di sé stesso e dell'epoca; nel passaggio dell'anno 1800-1801, l'autore riflette sulla seconda metà dell'800, definita funesta e terribile per tutti i galantuomini; dopo una serie di spropositi compiuti dagli alleati, viene firmata una pace che ancora persiste, mantenendo l'Europa in uno stato di armi, timore e schiavitù; la Francia stessa, pur essendo legislatrice per gli altri, è sottomessa a un console perpetuo ancora più duro e infame;
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