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Vita e Opere di Vittorio Alfieri: La Tirannide e Del Principe e delle Lettere, Appunti di Lingue e letterature classiche

Storia della Filosofia ItalianaStoria della Letteratura EuropeaStoria della letteratura italiana

Biografia e analisi dei testi politici e letterari di vittorio alfieri, tra cui 'della tirannide' e 'del principe e delle lettere'. Alfieri, nativo di asti, si distingue per la sua insacificabile sete di libertà e la sua ribellione contro il controllo razionale. In questi testi, egli celebra la superiorità assoluta dello scrivere su ogni altra forma di attività e critica la tirannide, identificandola con ogni tipo di monarchia che ponga il sovrano al di sopra delle leggi.

Cosa imparerai

  • Che argomenti tratta Vittorio Alfieri nel suo trattato 'Della Tirannide'?
  • Come Alfieri descrive la tirannide e perché ritiene che sia preferibile a una tirannide moderata?
  • Come Alfieri presenta la superiorità dello scrivere nel suo testo 'Del Principe e delle Lettere'?

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 05/09/2021

Elepalumbo95
Elepalumbo95 🇮🇹

4.2

(10)

17 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Vita e Opere di Vittorio Alfieri: La Tirannide e Del Principe e delle Lettere e più Appunti in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! Vittorio Alfieri Nacque ad Asti nel 1749 da una famiglia della ricca proprietà terriera. Uscendo dall’Accademia di Torino, seguendo un costume diffuso tra i giovani , quello del BENE compì numerosi viaggi per l’Italia e l’Europa. Ma il giovane non si spostava indotto dalla curiosità ma come spinto da una smania di movimento, da l'intghua-I<|iliX-y24:MeorisiteMiSi delinea così il profilo di un animo tormentatof@\(D! 1775 si colloca la svolta fondamentale, la sua CONVERSIONE come lo scrittore la chiama usando una terminologia religiosa. Data l’insufficienza dei suoi primi studi, gli è però indispensabile munirsi dell’adeguato bagaglio culturale: con volontà si rear pilEglettura dei classici latini e italiani D P0BB0000 000 D'OIDDLUBDOVNGCOO Gli autori che egli aveva letto nella sua giovinezza continuano anche in seguito a determinare il suo orizzonte mentale. Ma, nei confronti di quella cultura del secoloprova una sorda, confusa sofferenza. Innanzitutto egli ripugna il culto della scienza, ha orrore per l’evidenza gelida e matematica, per i gelati filosofisti, il freddo razionalismo scientifico. PV ella a questo controllo razionale e lesalta la passionalità sfrenata, senza limiti. iis ai implacabile e corrosiva la religione tradizionale, approdando in certi casi ad un vago deismo. Alfieri, pur non avendo una fede positiva, respinge tali posizioni ed è mosso da un fondamentale spirito religioso, che si manifesta nel bisogno di assoluto. Se il progresso scientifico lo lascia freddo e scettico, tanto meno lo alletta il progresso economico. Egli vede nello sviluppo economico solo l’incentivo al moltiplicarsi di una massa di gente meschina e arida, incapaci di alti ideali e forti passioni. 00 04d00 BOD0ONON® Anche le idee politiche di Alfieri (avversione contro la tirannide e il culto della libertà) possiedono una matrice illuministica. MEER IO ERRO si stacca nettamente dalla cultura del lumi.pfeGte tO) e a Ei funzione che consentirgli di portare alla luce e di organizzare formalmente un groviglio di impulsi profondi le cui radici sono anteriori ad ogni sistemazione razionale e ideologica. È l’ambiente in cui nasce e si forma a suscitare il suo radicale rifiuto: il Piemonte sabaudo, caratterizzato da un assolutismo paternalistico che esercita un rigido controllo su tutte le forme di vita associata, da un’aristocrazia devota e ligia alla corona, legata alle cariche militari e burocratiche, da una situazione economica e culturale arretrata. Quindi nel pensiero di Alfieri non si scontrano due concetti politici, tirannide e libertà, ma due entità mitiche e fantastiche: [ERRE CE EN EI [percezione di forze oscure che, nell’io stesso, si oppongono a questa espansione@ Già nelle opere propriamente politiche si delinea dunque il {#éWM\{EX}(0) alferiano, un’ansia di infinita libertà che si scontra con tutto ciò che la limita e l’ostacola. In quest’immagine di un io gigantesco, che vuole spezzare ogni limite, si proietta miticamente la stessa condizione storica di Alfieri: il suo conflitto con una realtà politica e sociale mediocre, l’estraneità al suo secolo. Il TIRANNO è la proiezione di un limite che Alfieri trova in se stesso, e che rende impossibile la grandezza: tormenti, angosce, incubi. 00 08000 800000000 È un breve trattato steso di getto nel 1777 e tutto pervaso di un fremente impeto passionale. Inizialmente Alfieri si preoccupa di definire la tirannide, identificandola Corogni tipo di monarchia che ponga il sovrano al di sopra delle leggi@@gamtttà una critica contro l’ideale settecentesco del dispotismo illuminato e riformatore: le tirannidi moderate, a suo avviso, velando la brutalità del potere, tendono ad addormentare i popoli; quindi sono preferibili quelle estreme e oppressive perché, con i loro abusi, suscitano il gesto eroico dell’uomo libero, provocando così l'insurrezione del popolo e portando, attraverso la violenza, alla conquista della libertà. Lo scrittore passa poi a esaminare le basi su cui si poggia il potere tirannico, e le individua nella nobiltà, nella casta militare, mediante cui i sudditi sono oppressi e viene soffocata ogni possibilità di ribellione , e nella casta sacerdotale, che educa a servire con cieca obbedienza. Alfieri affronta inoltre il modo di comportarsi dell’uomo libero sotto la tirannide: per non farsi contaminare dalla Rae questi potrà ritirarsi dalla vita sociale, chiudendosi nella piùl LUctEro atti, potrà ricorrere al gesto eroico del suicidio, oppure potrà uccidere il tiranno. Nel discorso alferiano si delineano due figure gigantesche, il TIRANNO e îl LIBER’ UOMO, in fondo molto simili fra loro, in quanto entrambe tese all’affermazione assoluta della loro individualità superiore. DEL PRINCIPE E DELLE LETTERE È l’opera politica più impegnativa. I 3 libri, ideati sin dal 1778 ma compiuti solo nel iWz:IsMi-gdedicati ad esaminare il rapporto tra lo scrittore ed il potere assolutofi Mentre nella Tirannide, Alfieri celebrava la superiorità dell’agire sullo scrivere e presentava la letteratura come ripiego, con un amaro rimpianto per l’azione liiePrESiyttegiora invece proclama la superiorità assoluta dello scrivere su ogni Alzi ose tisi Omero è più grande di Achille, perché questi, pur avendo compiuto azioni sublimi, non sarebbe stato capace di dare perenne fama a se stesso, mentre questa fama gli è assicurata dal poeta; e il poeta, per cantare l’eroe, deve essere eroe egli stesso. LA B0®00N09 V0AONOA A scegliere la forma tragica come espressione del suo mondo interiore il poeta è indotto da vari motivi. Poiché tradizionalmente la tragedia rappresentava figure umane eroiche ed eccezionali in forme di vertiginosa sublimità, essa appariva il genere poetico più adatto ad esprimere il titanismo alferiano, la tensione verso una grandezza senza limiti. Nel costruire i suoi eroi proiettava se medesimo. 'iViatbsl si colloca in posizione polemica nei confronti della grande tragedia classica) WW&lESSE. Ai tragici francesi lo scrittore rimprovera le eccessive lungaggini che rallentano l’azione raffreddando l’interesse. Secondo Alfieri alla base dell’ispirazione poetica vi deve essere un veemente slancio passionale. Il meccanismo tragico deve recare l’impronta di questo calore, che si manifesta nel dinamismo dell’azione, nella tensione incalzante che precipita verso la catastrofe, senza mai essere interrotta da indugi e rallentamenti. La rapidità della struttura si traduce anche nello stile, che deve essere egualmente rapido, conciso, essenziale. Le battute sono in prevalenza brevi. LE PRIME TRAGEDIE
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