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Vita e Opere di Vittorio Alfieri: Autoritratto e Trattati, Schemi e mappe concettuali di Italiano

Biografia di scrittori italianiStoria della letteratura italianaTeatro italiano

Biografia di vittorio alfieri, scrittore e drammaturgo italiano del settecento. La vita di alfieri, dalla sua infanzia in un ambiente accademico privo di stimoli, al grand tour in europa, alla sua passione per la letteratura e la formazione ideologica. Vengono inoltre presentati i suoi testi, tra cui 'la vita scritta da esso', 'della tirannide' e 'del principe e delle lettere'. Alfieri si presenta come un eroe tragico, nutrito di grandi ideali, ma anche come un critico della società e della tirannide. Il documento include anche una breve descrizione di alcune sue tragedie.

Cosa imparerai

  • Come Alfieri descrive se stesso nella sua opera 'La Vita Scritta da Esso'?
  • Che critica Alfieri della società e della tirannide in 'Della Tirannide'?
  • Che esperienze vive Alfieri durante il Grand Tour in Europa?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 02/04/2022

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chiara-pirozzi-1 🇮🇹

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8 documenti

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Scarica Vita e Opere di Vittorio Alfieri: Autoritratto e Trattati e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! VITTORIO ALFIERI Da pag. 444 a 491 Alfieri nasce nel 1749 da genitori nobili. Entra nella Reale Accademia di Torino e deve distaccarsi dalla madre, questo dolore è attenuato dal desiderio di vivere nuove esperienze (→ esigenza a sperimentare). Alfieri si ritrova in un ambiente privo di calore umano e stimoli culturali, sentendosi quindi limitato dall'ambiente accademico. Alla morte del suo tutore, eredita un grande patrimonio. Dal 1766 al 1772 Alfieri compie il Grand Tour; questi viaggi gli permettono di prendere atto delle condizioni sociali e politiche dell'Europa al tempo delle monarchie assolute. Inizialmente Alfieri non ha gli strumenti linguistici per dare piena espressione alla sua vocazione poetica, ma con forza di volontà e passione si impegna negli studi per migliorare sotto tutti gli aspetti e diventare un autore di tragedie. Alfieri si trasferisce a Parigi, dove vive l'esperienza della Rivoluzione. All'inizio appoggiava i moti rivoluzionari, ma nel momento in cui iniziano ad essere troppo violenti la abbandona. Muore nel 1803. LA VITA SCRITTA DA ESSO Questa opera è un autoritratto umano e intellettuale, in cui Alfieri si descrive ispirandosi alle Confessioni di Rousseau. L'opera è divisa in due parti: la parte prima racconta dell'infanzia fino al 1790, la parte seconda narra gli avvenimenti fino alla sua morte. Nell'introduzione Alfieri afferma di aver deciso di narrare la sua vita spinto dall'amore per se stesso, al contrario dell'usuale dichiarazione di modestia. L'autore seleziona i contenuti per trasmettere un'immagine idealizzata di se stesso. Alfieri si rappresenta come un eroe tragico, nutrito di grandi ideali. L'isolamento e l'amarezza sono i sentimenti che caratterizzano la seconda parte dell'opera, nella quale si intrecciano le vicende della R.F. con quelle della vita dell'autore. I fatti rivoluzionari sono raccontati con un atteggiamento ricco di disprezzo verso i francesi e verso chiunque ne accetti il dominio. Lo stile di quest'opera è spontaneo, dettato dal cuore e non dall'ingegno. Nel discorso si mescolano diversi toni: ironico e autoironico, patetico quando parla delle proprie passioni, e satirico quando parla dei francesi. Alfieri utilizza inoltre numerosi neologismi (termini nuovi), con finalità ironiche e sarcastiche. La passione per la letteratura nasce quando Alfieri ha circa vent'anni; egli comincia a leggere con continuità e afferma la volontà di conoscere per poter pensare, capire e criticare liberamente la società. Inizialmente si dedica alle opere degli illuministi francesi, a cui affianca le letture dei classici. Nel corso dell'adolescenza accumula libri di ogni genere, autore e epoca, dimostrando che la crescita intellettuale dipende dalle scelte autonome del soggetto. La formazione ideologica e intellettuale di Alfieri si forma grazie al pensiero illuminista, ma egli vi imprime un marchio personale. Il rapporto con l'illuminismo è antitetico: egli non lo ripudia totalmente, ma ragiona spesso in opposizione ad esso. Alfieri sostiene infatti la forza dell'irrazionalità e della creatività, non un rapporto meccanico tra causa-effetto, e rifiuta inoltre le collaborazioni con i sovrani illuminati. Per Alfieri il progresso non porta sempre alla felicità, infatti esso è sempre riferito alla borghesia, mentre il popolo non guadagna nulla. Sostiene che la cultura, per quando supportata da strumenti come i giornali e l'Enciclopedia, non raggiunga il suo obiettivo: gli uomini, che il razionalismo ha privato anche del conforto della religione, non vengono educati al valore supremo della libertà ma accettano passivamente la sottomissione. Alfieri inoltre manifesta un sentimento di intolleranza nei confronti di chi non condivide la sua concezione aristocratica della vita, a cui consegue un rifiuto dell'idea illuminista dell'uguaglianza. Secondo Alfieri infatti il principio di uguaglianza è valido solo quando spinge il popolo a riconquistare la propria dignità, insorgendo contro i governi tiranni. DELLA TIRANNIDE Si tratta di un trattato sulla condizione del tiranno e del popolo. Il testo è diviso in due libri, in cui vengono esaminate la figura del tiranno, la struttura dei regimi dispotici e la reazione dell'uomo libero. Il primo libro si apre con una dedica alla divina libertà, l'unica potenza alla quale Alfieri intende sottomettersi. Egli polemizza fin da subito con tutti i letterati che, per avere benefici e protezione, dedicano le loro opere ai signori. Afferma inoltre che, se i suoi tempi non gli vietassero di agire, sostituirebbe la penna con la spada. Alfieri definisce il tiranno con un uomo forte e spregiudicato che esercita un potere illimitato ponendosi al di sopra delle leggi. L'autore sostiene che la tirannide si fondi sul dominio psicologico del timore, distinto in paura dell'oppresso e paura dell'oppressore. L'oppresso non è portato alla ribellione, ma resta paralizzato dalla paura, sviluppando una cieca obbedienza e totale sottomissione al tiranno. Il timore diventa quindi il mezzo attraverso il quale il regnante esercita il controllo sul popolo. Anche la condizione del tiranno è tragica, egli infatti vive tra sospetti e angosce ma nonostante questa paura per i complotti il suo comportamento non diventa più umano, anzi diventa ogni giorno più crudele per prevenire la ribellione. Le armi e la religione sono altri strumenti per sottomettere il popolo all'obbedienza e grazie al loro sostegno il tiranno riesce a mantenere la paura e l'ignoranza. Alfieri sostiene che alla tirannide ci si possa opporre in tre modi: • con l'ozio letterario , ovvero una vita in completa solitudine e autonomia • con il suicidio , inteso come gesto eroico per riaffermare la propria libertà • con il tirannicidio , che rappresenta la riconquista della dignità del singolo individuo. Alfieri però non sostiene questo punto, per lui la tirannide può essere rovesciata solo da un'azione popolare e consapevole. DEL PRINCIPE E DELLE LETTERE L'opera è composta tra il 1778 e il 1786 e approfondisce il rapporto tra l'intellettuale e
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