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Wendy Griswold, Sociologia della cultura, Sintesi del corso di Sociologia Dei Processi Culturali

DEFINIZIONI: DUE MODI DI GUARDARE LA CULTURA Quando i sociologi parlano di cultura intendono: norme (il modo in cui la gente si comporta in una data società) valori (ciò a cui la gente tiene) credenze (modo in cui la gente pensa che il mondo funzioni) simboli espressivi (rappresentazioni delle norme sociali, dei valori e delle credenze)

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

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Scarica Wendy Griswold, Sociologia della cultura e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! Wendy Griswold, Sociologia della cultura 1.DEFINIZIONI: DUE MODI DI GUARDARE LA CULTURA Quando i sociologi parlano di cultura intendono: norme (il modo in cui la gente si comporta in una data società) valori (ciò a cui la gente tiene) credenze (modo in cui la gente pensa che il mondo funzioni) simboli espressivi (rappresentazioni delle norme sociali, dei valori e delle credenze) 1.1 “Quanto di meglio è stato pensato o conosciuto” Approccio umanistico in cui la cultura è destinata solo alla classe alta MATTHEW ARNOLD (1822-1888): ➔ Cultura come studio della perfezione che può rendere la società più umana restituendole bellezza e saggezza. Bellezza e saggezza derivano sia dalla consapevolezza e dalla sensibilità nei confronti di ciò che “di meglio è stato pensato e conosciuto” nell’arte, nella letteratura, nella storia, nella filosofia, sia da una “ragione giusta” (un’intelligenza aperta, flessibile e tollerante). ➔ La cultura fa in modo che le persone possano mettere in contatto la conoscenza con il comportamento e la bellezza. ➔ LA CULTURA PUO’ ESSERE L’AGENTE UMANIZZANTE CHE MODERA LE CONSEGUENZE PIU’ DISTRUTTIVE DELLA MODERNIZZAZIONE 1.2 “Quell’insieme complesso” Approccio delle scienze sociali JOHANN GOTTFRIED HERDER (1744-1803): CAPITOLO 2 – IL SIGNIFICATO CULTURALE (SIGNIFICATO DEGLI OGGETTI CULTURALI) 2.CULTURA E SIGNIFICATO NELLA TEORIA DEL RIFLESSO 2.1 La cultura come specchio La cultura è lo specchio della realtà sociale, quindi il significato di un oggetto culturale sta nelle strutture sociali e nei modelli sociali che esso riflette. 2.2 L’origine greca della teoria del riflesso La teoria del riflesso viene, per la prima volta, espressa da Platone nel libro Repubblica in cui egli sottolinea che dietro ogni apparenza c’è un’idea o una forma. Gli esseri umani confondono apparenze e realtà. Le apparenze derivano dal riflesso. Egli concepisce tre tipi di creatore: 1) Dio (creatore dell’oggetto nella sua forma ideale) 2) Artigiano (creatore dell’oggetto materiale) 3) Pittore (riproduzione dell’oggetto materiale) ➔ Quella del pittore è una copia imperfetta della realtà in quanto si basa su una comprensione irrazionale e mediocre dell’oggetto. L’arte è quindi un ostacolo nel passaggio continuo dell’uomo tra apparenza e realtà, in quanto porta la gente ad un sapere falso. La teoria platonica delle forme ha tre componenti: • Forma (idea) • Apparenza (concretizzazione materiale dell’idea) • Arte (espressione simbolica o culturale dell’idea) ➔ Si forma, così, un diamante doppio: Esso, però, svaluta l’arte in quanto considerata due volte lontano dalla realtà. Aristotele con il suo universalismo suggerisce di ridefinire l’apparenza sostenendo che l’arte non imita il regno delle idee, ma le verità universali circa l’esistenza umana (Pensiero che è alla base della teoria di Arnold). 3.CULTURA E SIGNIFICATO NELLA SOCIOLOGIAMARXI ANA 3.1 “Dalla terra al cielo”: l’approccio materialista alla cultura Premessa dell’idealismo: la cultura è materializzazione di idee, spirito, bellezza e verità universale ed è quindi separata dall’esistenza terrena. HEGEL (1770-1831) o Postulava uno Spirito del mondo che alla fine della storia avanzava verso il suo compimento. o Ogni età ha avuto un carattere unitario perché lo spirito del mondo era allo stesso stadio di sviluppo. o La storia avanza attraverso conflitti tra forze inconciliabili. o Una forza domina (tesi), il suo dominio genera crisi (antitesi), le idee e le forze dominanti sono sostitute da una nuova forza che concilia tesi e antitesi (sintesi), che a sua volta diventerà la nuova tesi. MARX (1818-1883) ▪ All’università di Berlino incontra l’idealismo ▪ Quando si trasferisce in Colonia un libro di un filosofo (Feuerbach) gli fa cambiare radicalmente pensiero. ▪ Religione, valori, arte, idee, leggi, cultura sono tutti prodotti della realtà materiale e bisogna analizzarli in quanto tali. L’influenza opera in entrambi i sensi. Egli cercò di individuare le correlazioni tra credenze religiose e etica per capire come la religione possa influenzare la cultura materiale. 5.1 I protestanti ansiosi e il mondo che essi costruirono Ovunque in europa i protestanti erano attirati dal commercio molto più degli stessi cattolici a causa di due idee religiose: • VOCAZIONE (MARTIN LUTERO) -> Dio ha assegnato, nel suo disegno divino, ad ognuno un lavoro specifico da fare • PREDESTINAZIONE (CALVINO) -> credenza che Dio ha già scelto il destino per tutti e gli uomini non possono farenulla per cambiare il proprio futuro. ➔ L’uomo protestante, quindi, lavorava duramente nella sua professione, ma non spendeva e non si godeva i suoi guadagni e non si riposava perché l’autocompiacenza era sinonimo di dannazione. Questo comportamento così rigido portava a due conseguenze: a) Accresceva il capitale b) Sviluppava un pensiero che vedeva il duro lavoro come una cosa buona 5.2 Lo scambista culturale Weber, quindi, mostrò come un insieme di idee religiose influenzò il modo in cui la gente lavorava, spendeva e si organizzava economicamente. “Sono gli interessi materiali e ideali, e non le idee, a dominare l’agire dell’uomo. Ma le concezioni del mondo create dalle idee hanno spesso determinato i binari lungo i quali la dinamica degli interessi si muove”. ➔ I calvinisti avevano interessi materiali (guadagnarsi da vivere) e ideali (la salvezza). 6.SISTEMI DI SIGNIFICATO O CASSETTA DEGLI ATTREZZI? Sono state fatte all’idea di Weber: 1) È troppo SOGGETTIVO. Wuthnow sostiene che l’approccio di Weber alla cultura implica che il sociologo debba entrare nella mente della persona. 2) Le persone di comportano in modi contraddittori ed è quindi impossibile prevedere le loro azioni. CAPITOLO 3 – LA CULTURA COME CREAZIONE SOCIALE (I CREATORI DEGLI OGGETTI CULTURALI) La concezione della cultura come prodotto sociale ha origine dallo studio di Durkheim riguardo la religione. 1.DURKHEIM E LA PRODUZIONE SOCIALE DELLA CULTURA I sociologi del tempo temevano che presto il mondo sarebbe caduto nell’anarchia e nel caos e la domanda che affollava la loro mente era “cosa può tenere insieme la società?”. Durkheim con la teoria della rappresentazione collettiva pensava di aver trovato una risposta. 1.1 Il problema della vita sociale moderna Nella vita moderna le persone sono differenziate e classificate in diversi modi. Ciò non accadeva nell’antichità in cui tutti facevano lo stesso mestiere, credevano nella stessa religione e negli stessi valori. Questo cambiamento avvenne quando la società iniziò a crescere di dimensione e di densità di individui. Durkheim si chiede: in queste condizioni, come possono stare insieme simili società? Egli non arrivò mai ad una risposta univoca, ma credeva che ogni società avesse un tipo di rappresentazione collettiva che dimostrasse ai suoi membri di essere interconnessi tra loro. 1.2 Legami sociali: il ruolo della religione EMILE DURKHEIM (1858-1917) ➢ analizzò le religioni in quanto le considerava il legame fondamentale tra gli uomini dei tempi antichi. Iniziò i suoi studi dal totemismo degli aborigeni australiani. ➢ la religione è alla base di tutte le categorie del pensiero e sia la religione che le categorie del pensiero sono “rappresentazioni collettive che esprimono realtà collettive. Ciò perché, avendo gli esseri umani sia una componente biologica individuale che una componente sociale condivisa, il nostro senso religioso proviene dalla nostra seconda componente. ➢ La similitudine tra le religioni è che tutte dividono il sacro e il profano ➢ Analizza i totem dei clan, ossia i loro emblemi e arriva alla conclusione che il totem in sé simboleggia: a) il principio totemico (Dio) b) il clan il Dio del clan ed il clan sono la stessa cosa ➢ La società fa sorgere il senso del divino negli esseri umani attraverso: - Il suo POTERE su di noi (rafforzare o inibire le nostre azioni) - La sua FORZA POSITIVA 3) Alcune innovazioni hanno più probabilità di altre di istituzionalizzarsi CAPITOLO 4 – PRODUZIONE, DISTRIBUZIONE, E RICEZIONE DELLA CULTURA (SISTEMI DI PRODUZIONE E RICEVITORI DEGLI OGGETTI CULTURALI) 1.LA PRODUZIONE DELLA CULTURA Durante gli anni Settanta alcuni sociologi industriali iniziarono ad applicare i loro modelli nell’analisi dei sistemi economici. PETERSON descrive questo nuovo approccio come “un complesso apparato interposto tra i creatori della cultura e i consumatori”. 1.1 Il sistema dell’industria culturale HIRSCH ▪ Elaborò un modello (sistema dell’industria culturale) per analizzare l’insieme di organizzazione che produce articoli culturali di massa. ▪ Gli oggetti culturali di massa hanno alcune caratteristiche in comune: - Incertezza della domanda - Tecnologia relativamente economica - Eccedenza di aspiranti creatori cultura 1.2 Mercati culturali PETERSON Un nuovo grande mercato porta alla diminuzione della specificità artistica di un genere, oppure ad una maggiore differenziazione culturale (ES: country). I mercati influenzano la produzione culturale , ma non sempre escludendo gli oggetti culturali che spesso possono coesistere in mercati paralleli. Modernizzazione, urbanizzazione con guerra, pestilenza e rivoluzione economica sono le occasioni di creatività culturale di più grande impatto. 2.LA PRODUZIONE DI IDEE I creatori producono un eccesso di oggetti culturali che competono per l’attenzione del pubblico nello stesso modo.WILLIAM E DENISE BIELBY Analizzano come i programmatori dei network televisivi sviluppino pacchetti interpretativi come serie da trasmettere in prima serata. o Gli autori-produttori elaborano idee che presentano ai dirigenti dei network, inserzionisti e le presentano in termini di reputazione delle persone coinvolte e di genere di programma. o Le reputazioni sono fondamentali per prevedere quale sarà lo show scelto o Nelle prime fasi di questo processo non c’è un prodotto, ma sono un’idea Alcuni periodi e luoghi sono più ricchi di produzione ideologica e dal momento che c’è un eccesso di offerta, le idee devono competere per le risorse. Wuthnow descrive la competizione per le risorse come selezione (simile a quella darwiniana). La selezione che ha successo diventa stabile attraverso le istituzioni (quando lo stato o qualche altro potente attore istituzionale introduce l’ideologia nella prassi). Non tutte le idee promettenti, però, ottengono l’istituzionalizzazione. 3.LA RICEZIONE Il successo finale di un oggetto culturale dipende dai ricevitori culturali che ricavano da esso i loro significati. 3.1 I pubblici e le culture di gusto GANS Propone di chiamare il pubblico “cultura di gusto” senza presumere nulla circa le loro caratteristiche sociali o demografiche. BOURDIEU La cultura può essere considerata una forma capitale il capitale culturale può essere accumulato e investito e può essere convertito in capitale economico. LAMONT Studia i francesi e gli americani di classe media in due grandi città (Parigi e New York) e in due cittadine di provincia. il capitale culturale era più considerato a Parigi, nelle città di provincia era più importante il capitale morale per decidere chi ammirare e gli americani generalmente apprezzano il denaro più dei francesi. ➔ La ricezione di diversi tipi di oggetti culturali è spesso stratificata per classe sociale ➔ La gente può, consciamente o no, utilizzare la cultura per difendere i propri vantaggi sociali o per superare gli svantaggi 3.2 Orizzonti di aspettative ❖ Concetto ideato da JAUSS ❖ Ci aiuta a comprendere come un oggetto culturale possa essere interpretato in maniera differente da persone con conoscenze ed esperienze sociali e culturali diverse ❖ Suggerisce che ogni evento può essere trasformato in un oggetto culturale attribuendogli un significato ❖ La sfida dei produttori di significati sta nell’attirare l’attenzione dell’orizzonte di aspettative del pubblico tramite il framing. Se essi riescono a 1.LA COSTRUZIONE DI UN’IDENTITA’ COLLETTIVA L’identità può essere oggettiva o costruita ed è malleabile, fluida, soggetta all’interpretazione. MELUCCI ➢ L’identità collettiva è un PROCESSO ➢ Identità collettiva: “è una definizione interattiva e condivisa prodotta da diversi individui interagenti interessati all’orientamento del loro agire così come al campo di opportunità e vincoli in cui tale agire avviene” ➢ Quando un’identità collettiva viene attivata, produce un modo di pensare condiviso ES: razza ed etnia L’etnia è un oggetto culturale con diversi creatori e ricevitori, tutti che costruiscono significati differenti. Le differenze etniche e razziali sembrano naturali, che scaturiscono da un fattore genetico, MA sono COSTRUZIONI CULTURALI. ➔ Etnia e razza sono costrutti artificiali, il prodotto di contingenze storiche. Esse, però, producono molta influenza motivazionale e molti “noi” il cui influsso devia il nostro comportamento e pensiero. A causa di questo gli stati e i gruppi eterogenei devono trovare modi per riconoscere e celebrare la diversità culturale creando una cultura comune, di cui i diversi gruppi etnici e razziali sono subculture. 2.LA COSTRUZIONE DI UN PROBLEMA SOCIALE 2.1 Creare noie La cultura impone significato creando ordine. I sistemi culturali trasformano eventi ed oggetti culturali con significati specifici per ogni cultura. La SOFFERENZA umana viene trasformata in oggetto culturale significativo, il quale viene poi visto come un problema sociale. Questa trasformazione permette agli individui di cercare soluzioni (l’esistenza di un problema implica l’esistenza di una soluzione). ES: Se consideriamo la povertà un problema sociale: ▪ Diventerà oggetto culturale ▪ Verrà letta entro un orizzonte di aspettative ▪ Verrà interpretata ▪ Si cercherà di individuare il suo autore ▪ Si cercherà una soluzione Se, invece, non la consideriamo come un problema sociale: le sue dolorose conseguenze possono essere alleviate, ma non viene ricercata alcuna soluzione. 2.2 Dal fatto all’evento al problema sociale La creazione di un oggetto culturale è simile alla creazione di un evento (rapporto tra un accadimento ed una struttura creato dall’interpretazione). Per creare un oggetto culturale e poi ridefinirlo come problema sociale, esso deve essere articolato come un insieme di idee tra loro intersecanti. (trasformazione di fatti in oggetti culturali) ES: problema sociale della guida in stato di ebbrezza: ➔ USA: l’oggetto culturale/problema sociale è il guidatore ubriaco perché ha fatto pessime scelte e perché imputare la colpa al sistema non fa parte della cultura americana. La risposta a questo disagio sono le organizzazioni ad esempio la MADD per tutelare in particolare i giovani. ➔ NIGERIA: il problema sociale sono le strade scoscese e disconnesse e i locali danno la colpa ad entità sovrannaturali (streghe). Per i nigeriani si ovvia al problema NON usando le strade invece di aggiustarle. 2.3 La carriera di un problema sociale Essendo i problemi sociali culturalmente definiti, allora è ragionevole pensare che aumentino e calino in popolarità nel corso del tempo. HILGARTNER e BOSK o Hanno cercato di spiegare cosa faccia in modo che i problemi sociali sorgano e arrivino ad un declino o Immaginano un’arena pubblica in cui ha luogo una competizione tra quelli che potrebbero essere i problemi sociali più rilevanti o La competizione si realizza in due forme: 1)definizione ed inquadramento dello stesso problema 2) cattura dell’attenzione nelle istituzioni le cui risorse sono limitate o Le situazioni definite problemi sociali hanno caratteristiche: - Sono o possono essere drammatizzate - Trattano di temi portanti culturalmente - Politicamente vitali o I vincitori di questa competizione possono essere definiti problemi sociali ampiamente riconosciuti o ES: AIDS dell’organizzazione e contribuiranno ad conseguire gli obiettivi comuni. • SELEZIONE IN FASE DI RECLUTAMENTO (TEORIA CULTURALE): viene chiamato da Hochschild “lavoro emotivo” nel suo studio sugli assistenti di volo in cui nota come le organizzazioni cercavano lavoratori che fossero simpatiche ed estroverse e le addestravano a fornire le giuste risposte emotive. • TENTATIVI STRUTTURALI E CULTURALI: come nella compagnia ingegneristica ad alta tecnologia studiata da Kunda. La truttura dell’azienda era decentralizzata e in continuo cambiamento così da essere compatibile con il self-managment (le autorità non sono importanti), decisionalità e creatività orientata al profitto. • CREAZIONE DI ATTORI ESEMPLARI E STORIE ORGANIZZATIVE: gli attori modello è un oggetto culturale: contemporaneamente un modello del comportamento buono e un modello per gli altri membri dell’organizzazione. 1.2 Culture di solidarietà e ambiguità Esistono culture organizzative condivise su larga scala nelle organizzazioni, anche se non sono necessariamente unitarie perchè come abbiamo visto le organizzazioni hanno subculture che possono diventare la base di conflitti. Esse si consolidano tramite storie che servono per organizzare la propria esperienza. Si sono identificati sette tipi di racconti che si ritrovano in una grande varietà di organizzazioni pubbliche e private su regole infrante, sull'umanità o sulla mancanza di umanità del datore di lavoro, su dipendenti che arrivano ai vertici, su incendi, su trasferimenti, su errori dei dipendenti, sull'abilità dell'organizzazione di gestire gli ostacoli. Queste storie vengono raccontate per millantare l'unicità della propria organizzazione, anche se sono spesso. Ogni tipo di storia ha visioni positive e negative ed esprime le contraddizioni e i dualismi propri della vita organizzativa. Esprimere le tensioni legate all'incertezza all'ambiguità della vita nell'organizzazione può servire ad ammorbidirle. Le storie (sia nella versione positiva che in quella negativa) producono solidarietà tra chi le condivide. I lavoratori si portano al lavoro le proprie identità collettive esterne e si crea un'infintà di tensioni avulse dalla vita nell'organizzazione. E le subculture all'interno dell'organizzazione possono frammentarsi lungo le linee etniche e di genere. Il Manager che detiene il potere simbolico di spiegare le cose cerca di scoraggiare tali fratture che operano irrazionalmente contro l'equivalenza funzionale. Ma il potere simbolico organizzativo può arrivare solo fino ad un certo punto. La principale divisione è quella che passa proprio tra management e lavoratori, con poche posizioni intermedie (che presuppongono comunque lealtà divise) eccetto questi casi esistono distinzioni pratiche e simboliche nette tra il primo ed il secondo gruppo. • Che influenza ha la divisione tra lavoro e management sulla formazione di subculture entro un organizzazione? Innanzi tutto si può dire che la chiara coscienza di classe immaginata da Marx non è poi così marcata ovunque: negli USA anche i membri della classe operaia tendono a inserirsi nella classe media mentre in Giappone lo scarto esiste ma la socializzazione tra operaio e manager colma lo scarto. Possiamo quindi assumere che le solidarietà di classe non siano poi così rilevanti per l'analisi organizzativa anche se non totalmente irrilevanti perchè emergono nelle lotte che oppongono datori di lavoro e lavoratori: durante scioperi e licenziamenti le culture della olidarietà emergono. Tale cultura della solidarietà persiste a lungo anche dopo la crisi. >Caso delle infermiere del Vermont< • Cosa ne è della cultura manageriale? Rappresenta solo la cultura nazionale o è specifica del management? Max Weber suggerisce entrambe le opzioni: lo spirito del capitalismo è rimasto anche dopo che si è estinto il suo nesso con la religione e si è esteso in tutta la società (come dimostrano le lezioni date in fase di socializzazione:un penny risparmiato è un penny guadagnato ecc.) I manager oggi cercano di negoziare la loro posizione attraverso imbrogli morali, ai livelli più alti un'etica burocratica ha sostituito l'etica protestante, e questa subcultura manageriale favorisce un'astrazione crescente dalle funzioni organizzative e un ascetismo psicologico attraverso cui il ruolo di manager si separa da quello di padre e amico ovvero il lavoro è nettamente separato da relazioni familiari e extralavorative. Esistono, quindi, due tipi di cultura organizzativa: quello consensuale e quello conflittuale: ▪ nel primo l'armonia è la norma e la dissidenza è un problema che chiama soluzioni: un modello chiaramente funzionalista ▪ nel secondo i gruppi sono pensati come aventi interessi diversi, la linea di divisione passa attraverso management e lavoratori, ma anche tra etnie, genere, religione -> queste divisioni possono originare culture della solidarietà e generano conflitti inter-organizzativi: un modello marxista e delle sociologie del conflitto. ▪ Martin ha poi elaborato un terzo modello: della frammentazione--> qui le organizzazioni sono bersagliate da ambiguità e le persone adottano prospettive multiple: ogni persona è il nodo di una rete di più gruppi, categorie e culture--> questioni diverse attiveranno identità diverse. 2.LE ORGANIZZAZIONI IN CONTESTI CULTURALI Quale rapporto esiste tra un'organizzazione e il contesto culturale in cui opera? In quest'area di ricerca l'accento oscilla tra cultura e struttura. Le teorie sociologiche della burocrazia alla Max Weber affermano che la tendenza è verso un unico modello ad alta efficienza: posizioni gerarchicamente ben definite, specializzazione funzionale, separazione dell'aspetto personale da quello burocratico. Questa è la struttura del tipico organigramma di una azienda o del governo. Questo modello burocratico variava fortemente da luogo a luogo: emerse dunque la tesi del carattere nazionale che come premessa assumeva che le culture dei diversi luoghi influenzavano le tendenze delle organizzazioni al punto da farle anche muovere verso soluzioni inefficienti. >Caso della burocrazia francese per la tesi del carattere nazionale< Paradossalmente stanno accadendo entrambe le cose 1.TECNOLOGIE E COMINITA’ CULTURALI Comunità: —Qualcosa che possiamo localizzare su una mappa (ha proprietà spaziali), le comunità sono significative: oggetti culturali per i loro membri e anche per chi non lo è. — Un'entità relazionale: persone legate da reti di relazioni di comunicazione, d'amicizia, di lavoro ecc. I membri di una comunità di questo genere possono risiedere in qualsiasi luogo, non conoscersi direttamente face to face ma si considerano membri di tale comunità: costituiscono dunque una comunità autocosciente: comunità gay, ebraica. La cultura può tenere insieme una comunità per secoli: anche quando dispersa dalle forze sociali. ➔ Cosa succede alle comunità in tempi di rivoluzione culturale? Oggi siamo in piena rivoluzione culturale: quella delle comunicazioni elettroniche a livello globale. 1.1 Le culture orali Caratterizzate da un tipo di comunicazione faccia a faccia e da un sapere fortemente condiviso e tramandato e conservato tramite la sua continua ripetizione: grande uso dei proverbi e nascita della poesia epica che fanno da ausilio alla memoria. Nelle culture orali il vocabolario tende al concreto e la storia viene rinegoziata per fini pratici--> il mito e la storia sono fusi insieme. La comunità che sostiene la cultura orale è normalmente di tipo territoriale e su piccola scala, un ordine sociale indifferenziato in cui la coscienza comunitaria e individuale è quasi totalmente sovrapposta. In grande misura noi viviamo ancora in un mondo orale: le culture della famiglia e dei vicinati sono quasi totalmente orali. Inoltre molta della cultura delle istituzioni e delle organizzazioni è orale (le storie aziendali). 1.2 L'impatto dell'alfabetizzazione ➢ (Prima rivoluzione culturale: sistemi di scrittura fonetica) --> quelli di scrittura non fonetica sono diffusi sin dall'antichità ma non costituiscono rivoluzione culturale in quanto limitati ad esclusive elites intellettuali (necessità di memorizzare migliaia di simboli).La semplicità degli alfabeti ha promosso una diffusione su larga scala dell'alfabetizzazione. (Soprattutto sulle classi dedite al commercio). ➢ (Seconda rivoluzione culturale: invenzione della stampa a caratteri mobili)--> rende possibile un ampliamento di scala: il passaggio dai manoscritti al testo stampato permise una democratizzazione della conoscenza dell'alfabeto in occidente e permise la trasmissione e la comparazione del sapere. Rese di fatto possibile la modernità. Due delle conseguenze intellettuali dell'alfabetizzazione sono: La separazione della storia dal mito (una volta scritta è difficile cambiarla) Un crescente individualismo basato sul sapere specializzato: nelle società alfabetizzate la gente è stratificata in base a cosa ha letto (quali attestati di studio ha ecc.) Le comunità relazionali esistevano già prima della stampa ma essa le ha fortificate e la diffusione di idee stampate permette di aderire a più comunità relazionali. La stampa: ❖ ha aperto le porte alla nascita della nazione: la coscienza nazionale è emersa in Europa occidentale grazie alla diffusione delle lingue vernacolari sulla carta stampata. ❖ È stata anche una delle cause della diffusione del nazionalismo e di particolari identità nazionali. 1.3 I media elettronici Le comunicazioni elettroniche (compresa la radio) hanno segnato la Terza rivoluzione culturale che ci ha condotto dall'era moderna a quella postmoderna. Tutte le tecnologie di comunicazione elettronica sia a senso unico che a doppio senso condividono queste caratteristiche: Mettono in comunicazione persone situate in posti lontani in tempo reale e possono raggiungere grandi numeri di persone. Permettono l'espressione diretta di idee ed emozioni rendendo possibili un'immediatezza e un'intimità senza Democratizzano l'accesso culturale in termini spaziali e temporali (un individuo può vedere un concerto registrato, quando e dove vuole) Democratizzano l'accesso culturale fondato sull'istruzione (per esempio un analfabeta può informarsi sul mondo tramite i tg.) Le conseguenze sociali dei media elettronici derivano proprio da queste 4 caratteristiche: ▪ Grazie all'ampiezza e all'immediatezza della trasmissione elettronica d'informazione è possibile, con i media, influenzare l'opinione pubblica (propaganda) ▪ L'effetto di intimità non era previsto e contribuì alla conservazione ed alla proliferazione delle comunità relazionali, abbattè inoltre diverse barriere sociali (con la chiacchiera nei talk show per esempio). Lavorare sull'emotività in tv può portare alla lunga ad una esensibilizzazione nei confronti per esempio della sofferenza (tanto proposta dalla tv) > Caso dei bimbi affamati dell'africa< ▪ L'effetto di democratizzazione dei media ha avuto grande impatto sociale: la stampa tende a segmentare il pubblico e i centri culturali delle università tendevano a istituire periferie e centri, tutto questo sta cambiando: la televisione per esempio tende ad essere vista da pubblici immensi, dispersi ed indifferenziati. >Caso della Cina e dell'effetto di democratizzazione dei media elettronici<
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