Potreste farmi il riassunto di questo testo?Fatelo bene perché è l'ultima interrogazione.Siccome ho pochissimo tempo per studiarlo,fatelo molto riassunto ma allo stesso tempo devo dire tutto(o almeno quasi tutto).4.7. LA CONCEZIONE ARISTOTELICA DI DIO. Nella Metafisica (e nella Fisica) Aristotele fornisce una prova dell'esistenza di Dio che diverrà celebre. Aristotele, basandosi sulla cinematica, ossia la teoria generale del movimento, afferma che tutto ciò che è in moto è necessario sia mosso da altro. Quest'altro poi, se è a sua volta messo in moto, è necessario sia mosso da altro ancora. Ovviamente, in questo processo di rimandi, non è possibile risalire all'infinito. Per cui ci deve per forza essere un principio assolutamente «primo» e «immobile», causa iniziale di ogni movimento possibile. Aristotele identifica il «motore immobile» richiesto dal movimento con Dio, riferendogli una serie di attributi strettamente connessi tra loro: • Dio è atto puro, ossia atto senza potenza, poiché dire potenza è dire possibilità di movimento, mentre Dio, essendo immobile, non può essere soggetto al divenire. Come tale, esso non può contenere in sé alcuna materia, dato che la materia sta alla potenza come la forma sta all'atto. • Dio è pura forma o sostanza incorporea. Secondo Aristotele Dio non muove come causa efficiente, cioè comunicando un impulso, ma come causa finale, cioè come oggetto d'amore, allo stesso modo in cui l'oggetto amato, pur rimanendo immobile, determina il movimento dell'amante verso di sé. Quindi Dio è un Perfezione o una Forma che, pur rimanendo impassibile, esercita una forza calamitante sul mondo, comunicandogli il movimento. Per spiegare qual è il senso preciso dell'anelito del mondo verso Dio, da cui nasce sia il movimento sia l'ordine delle cose, Aristotele afferma che i protagonisti della storia dell'universo sono due; da un lato abbiamo la materia prima, che essendo priva di forme, e quindi "affamata" di esse, tende verso la forma e la perfezione, dall'altro lato abbiamo Dio, che è la Forma e la Perfezione stessa, che "attrae" verso di sé la materia prima. Di conseguenza, l'universo è lo sforzo della materia verso Dio e quindi, in pratica, un desiderio incessante di prendere forma. Per cui, nell'universo aristotelico, non è tanto Dio che ordina o forma il mondo, ma è piuttosto il mondo che, aspirando a Dio, si auto-ordina e auto-determina, assumendo le varie forme delle case. Dio, che è Atto puro, Sostanza incorporea, Essere eterno e Causa finale del mondo, rappresenta la realtà di ogni possibilità e costituisce un'entità perfetta e totalmente compiuta. A questa perfezione massima deve appartenere, evidentemente, il genere di vita più alto ed eccellente. La vita migliore è quella dell'intelligenza, alla quale l'uomo si solleva solo per brevi periodi, mentre Dio ne gode continuamente. Ma cosa pensa Dio? Egli, essendo perfetto, non può che pensare alla perfezione stessa, ossia se medesimo. Dio sarà dunque pensiero del pensiero. Secondo Aristotele Dio non muove come causa efficiente, cioè comunicando un impulso, ma come causa finale, cioè come oggetto d'amore, allo stesso modo in cui l'oggetto amato, pur rimanendo immobile, determina il movimento dell'amante verso di sé. Quindi Dio è un Perfezione o una Forma che, pur rimanendo impassibile, esercita una forza calamitante sul mondo, comunicandogli il movimento. Per spiegare qual è il senso preciso dell'anelito del mondo verso Dio, da cui nasce sia il movimento sia l'ordine delle cose, Aristotele afferma che i protagonisti della storia dell'universo sono due; da un lato abbiamo la materia prima, che essendo priva di forme, e quindi "affamata" di esse, tende verso la forma e la perfezione, dall'altro lato abbiamo Dio, che è la Forma e la Perfezione stessa, che "attrae" verso di sé la materia prima. Di conseguenza, l'universo è lo sforzo della materia verso Dio e quindi, in pratica, un desiderio incessante di prendere forma. Per cui, nell'universo aristotelico, non è tanto Dio che ordina o forma il mondo, ma è piuttosto il mondo che, aspirando a Dio, si auto-ordina e auto-determina, assumendo le varie forme delle case. Dio, che è Atto puro, Sostanza incorporea, Essere eterno e Causa finale del mondo, rappresenta la realtà di ogni possibilità e costituisce un'entità perfetta e totalmente compiuta. A questa perfezione massima deve appartenere, evidentemente, il genere di vita più alto ed eccellente. La vita migliore è quella dell'intelligenza, alla quale l'uomo si solleva solo per brevi periodi, mentre Dio ne gode continuamente. Ma cosa pensa Dio? Egli, essendo perfetto, non può che pensare alla perfezione stessa, ossia se medesimo. Dio sarà dunque pensiero del pensiero.